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Fabio Barcellona
Quanto fanno male cinque minuti di Juve
08 mar 2018
08 mar 2018
La Juventus è stata in difficoltà per lunghi tratti del doppio confronto, ma alla fine è riuscita a sfruttare ogni debolezza del Tottenham per conquistare la qualificazione.
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Fabio Barcellona
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La struttura offensiva della Juve è troppo rigida e poco mobile. L’abilità in pressing del Tottenham consente a Son ed Eriksen di controllare due avversari, lasciando Dier e Dembélé a presidiare il centro e a proteggere i centrali difensivi.


 

La risalita del pallone è stata faticosa e quasi esclusivamente affidata alle iniziative individuali di Douglas Costa (ben 10 dribbling tentati, di cui 3 senza successo, compreso quello del rigore invocato al diciassettesimo minuto) e, in misura minore, di Alex Sandro (3 dribbling riusciti su 5 tentati).

 


La mappa dei palloni recuperati dal Tottenham. Come all’andata gli Spurs hanno recuperato 31 palloni nella metà campo avversaria (via Wyscout).


 





 



 



 



 



 


Dier tira fuori Pjanic ed Eriksen occupa lo spazio alle spalle del centrocampista bianconero. Khedira marca da vicino Dembélé e lascia Alli libero di ricevere tra le linee. A complicare le cose per la Juve, i movimenti di Kane che abbassano la linea difensiva bianconera rendendo complesso tenere la squadra corta.


 

 



 


La pass-map del Tottenham evidenzia bene la zona di costruzione e di creazione della superiorità posizionale nel quadrilatero di destra costituito da Sanchez, Trippier, Dier ed Eriksen.


 





 



 





 





 



 



 


Il 4-2-3-1 della Juve apre spazi centrali sguarniti da Dier e Dembélé.


 



 



 


La nuova strategia di pressing del Tottenham contro il 4-2-3-1 della Juve lascia solo Kane contro Barzagli e Chiellini. Quest’ultimo ne approfitta all’istante imbucando per Higuain dopo una conduzione palla.


 



 





 



 


Con meno della metà dei tiri effettuati la Juve ha quasi pareggiato gli expected goal del Tottenham.




 

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