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Top XI: Russia 2018
20 lug 2018
I migliori giocatori del Mondiale, scelti ruolo per ruolo.
(articolo)
14 min
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1. Thibaut Courtois

In un Mondiale avido di nuovi giocatori da scoprire, un grande tema è stato quello della rinascita, a partire da quella di Thibaut Courtois, che ha vinto il premio di miglior portiere del Mondiale dopo una stagione non entusiasmante al Chelsea. Courtois ha saputo gestire senza troppe sbavature il possesso basso del Belgio, un aspetto tecnico in cui ha dimostrato di non eccellere, ma soprattutto è tornato ad essere decisivo tra i pali, dove aveva costruito la sua ascesa al calcio europeo, prima all’Atletico Madrid e poi al Chelsea.

Il grande Mondiale di Courtois è stato evidente soprattutto nelle ultime due partite del Belgio, contro Brasile e Francia, dove la squadra di Martinez ha preso solamente 2 gol nonostante i 4.5 Expected Goals subiti. Il talento del portiere del Chelsea - quella incredibile elasticità da canna di bambù con cui riesce a coprire tutto lo specchio della porta nonostante la legnosità del suo corpo - è fuoriuscito soprattutto nella parata in allungo con la mano di richiamo sul tiro a giro di Neymar, nei secondi finali del quarto di finale con il Brasile. Senza quella parata, chissà se il Belgio, che partiva da un parziale di 2-0, sarebbe riuscito a tenere mentalmente ai supplementari.

Con ogni probabilità sarà quell’immagine che solidificherà il ricordo del Mondiale di Courtois negli anni a venire, forse come il momento in cui la sua carriera è tornata a scalare le vette del calcio mondiale dopo una breve parentesi.

2. Sime Vrsaljko

Dopo una stagione deludente all’Atletico Madrid, senza strafare Sime Vrsaljko è stato il miglior terzino destro del Mondiale. All’interno di un sistema perfettamente codificato - possiamo dire magari che la Croazia non giocava un bellissimo calcio, ma sicuramente ha giocato un calcio molto organizzato - Vrsaljko è stato messo in condizione di fare quello che sa fare meglio: correre, difendere e crossare. Tra i terzini è stato quello con più intercetti, 12, e con 68.8 chilometri percorsi in 6 partite è stato uno dei giocatori con più metri percorsi.

La sua miglior partita è stata forse la semifinale contro l’Inghilterra. Prima ha servito a Perisic l’assist per il pareggio con un cross molto preciso dalla trequarti, poi nei supplementari ha salvato sulla linea un colpo di testa di Stones che sembrava poter indirizzare la partita, dimostrando come sia un terzino in grado di incidere nelle due fasi.

Pur non appartenendo alla nuova vulgata dei terzini particolarmente associativi, Vrsaljko ha garantito alla Croazia la fisicità necessaria per gestire una competizione così stressante e logorante. Nel corso del torneo non si è mai risparmiato: ha menato e si è fatto menare. Anche fuori dal campo ha mantenuto alta l’idea virile che abbiamo della sua squadra: «Ho visto gli argentini cadere a terra e piangere come ragazze. Siamo stati migliori e abbiamo avuto le occasioni migliori» ha detto dopo la vittoria della Croazia sull’Argentina.

L’Inter sembra fortemente interessata al suo acquisto, in un ruolo in cui è ancora scoperta. Alla luce delle 6 partite disputate da Vrsaljko in questo Mondiale sarebbe davvero un’ottima scelta.

5. Andreas Granqvist

Granqvist ha 33 anni e da quest'anno è tornato a giocare all’Helsinborg, la squadra della sua città, da cui era partito per una carriera modesta, davvero modesta. Wigan, Groningen, Genoa e Krasnodar: in nessuna di queste squadre ha dimostrato di essere un centrale difensivo di alto livello. Con pochi capelli, la barba di tre giorni, le spalle grosse e un po’ ingobbite, Granqvist sembra un difensore consumato dai tanti anni di mestiere in mezzo all’area di rigore, a respingere i cross che gli avversari si ostinano a mettere nel mezzo. Niente lasciava presagire che potesse giocare un Mondiale di questo livello.

La Svezia è una delle squadre che in Russia è riuscita ad andare oltre sé stessa grazie alla grande organizzazione difensiva, difendendosi bassa e ripartendo in maniera organizzata e non precipitosa. Tutto è partito però dalla gigantesca coppia di centrali, Lindelof e Granqvist. In un’epoca di centrali difensivi che sanno fare tutto, veloci, tecnici, potenti, Granqvist incarna l’idea del difensore massiccio efficace per un semplice fatto quantitativo: i chili e i centimetri che riesce a frapporre tra gli avversari e la porta.

Granqvist detiene, assieme a Ignasevich, il record di spazzate del Mondiale (tra quelli che non sono arrivati in finale): 37, 7 e mezzo per partita. Del resto in un Mondiale che non è stato in linea con l’avanzamento tattico del calcio attuale non stupisce che a spiccare sia stato un centrale difensivo così retrò. Granqvist comunque ha delle abilità tecniche da non trascurare ed è sempre stato preciso e freddo col pallone tra i piedi, oltre che dal dischetto: suoi i due rigori decisivi per la vittoria del girone della Svezia. Sua moglie ha partorito proprio il giorno di Svezia-Svizzera, lui è rimasto in Russia: «Mia moglie sta benissimo, è una donna forte», ha detto Andreas Granqvist, una brava persona.

4. Raphael Varane

Nel video dello spogliatoio della Francia durante la pausa tra il primo e il secondo tempo della finale, dopo il lungo discorso tattico di Deschamps, sono tre i giocatori a parlare al resto del gruppo, e cioè Griezmann, Pogba e Varane. Il centrale del Real Madrid, però, è quello che più degli altri cerca di caricare i compagni, urlando e battendo le mani sul tavolo prima che la squadra torni in campo: «Non siate troppo nervosi sulle posizioni, è la testa che conta! Bisogna essere positivi, crederci. La vinciamo questa partita!».

Durante il Mondiale la leadership in campo di Varane non si è vista con la stessa chiarezza di questo video ma è stata evidente, soprattutto nella naturalezza con cui ha guidato una linea difensiva che era continuamente messa sotto stress dagli strappi in transizione dei suoi giocatori offensivi. La tranquillità che ha trasmesso al resto della linea difensiva, quel concentrarsi più sulla “testa” che sulle “posizioni”, credo sia l’eredità più importante che Varane ha portato con sé da Madrid.

Per una Nazionale con un gioco così poco strutturato come quello della Francia, in cui la capacità dei giocatori di interpretare ogni volta le singole situazioni di gioco è risultata fondamentale, l’abitudine di Varane a dover equilibrare un sistema poco organizzato ha fatto la differenza più della sensibilità tecnica nella costruzione dell’azione e della velocità nella copertura della profondità.

3. Ludwig Augustinsson

Non sono stati molti i terzini sinistri a spiccare in questo Mondiale. C’erano Johan Mojica, della Colombia, annullato però da Trippier agli ottavi di finale. Lucas Hernandez, che però è stato forse il meno brillante nell’undici titolare della Francia. Chadli e Ashley Young hanno giocato bene, ma dentro in cui potevano giocare a tutta fascia, coperti da una difesa a tre.

Per questo abbiamo voluto premiare Ludwig Augustinsson, un terzino sinistro che più classico non si può. Mancino, bravo a interpretare il ruolo con etica calvinista e intensità fisica. Augustinsson - che abbiamo già inserito tra le scoperte del Mondiale - è perfetto per chi ama i terzini solidi e senza fronzoli, che fanno tutto mediamente bene senza spiccare particolarmente in niente. Ha un ottimo piede sinistro, con cui mette in area cross pericolosi anche dalla trequarti offensiva, e grande corsa che lo fa correre bene sul binario. Non è creativo, né nelle scelte di passaggio né nelle conduzioni palla al piede. È un giocatore da cui sai sempre cosa aspettarti, e questo è il suo principale punto di forza (e limite).

Ludwig Augustinsson è il terzino sinistro perfetto del Top XI di un Mondiale in cui le squadre hanno pensato innanzitutto a minimizzare i rischi.

8. Luka Modric

Il miglior giocatore del torneo, che ha ritirato il premio incapace di sorridere ai fotografi. Quello che più di tutti ha giocato come se si fosse trattato del torneo della sua consacrazione. Modric ha 32 anni e con il Real Madrid ha vinto tutto quello che poteva vincere, è sembrato in calo in una stagione interlocutoria per tutta la squadra, resa memorabile dalla terza Champions League vinta consecutivamente. Poi ha giocato un Mondiale in cui in ogni singolo tocco, in ogni singolo passaggio, è parsa evidente una qualità diversa - ed è stato il giocatore ad aver giocato più minuti di tutti e ad aver fatto più passaggi della Croazia arrivata in finale. Anche arrivando secondi, questo Mondiale è l’apice della carriera di Modric, il torneo in cui la sua icona (da disegnare rigorosamente mentre colpisce con l’esterno del piede destro) è entrata nella memoria di tutti i tifosi del mondo.

6. Paul Pogba

Difficile scegliere tra Pogba e Kanté vista la loro complementarità in questo Mondiale. Pogba però ha sorpreso tutti con una costanza e un’influenza sulla sua squadra che in molti non immaginavano potesse avere. Il momento trovato in finale, quando dopo aver lanciato Mbappé con una palla di 50 metri che come una zip ha aperto la Croazia, dopo aver calciato di destro, ha tirato di sinistro sulla respinta, è stato il coronamento di un Mondiale per niente egoista. Pogba ha sbagliato anche molto ma la sua vittoria in questo Mondiale non sta nell’aver convinto tutti di essere uno dei migliori centrocampisti al mondo - impossibile - quanto nell’aver mostrato di essere un giocatore di squadra, un calciatore vistoso, estroverso, con qualità straordinarie, ma che prima della propria gloria personale cerca quella di squadra. Per la carriera di Pogba, ci sarà un prima e un dopo Russia 2018.

10. Eden Hazard

Il Belgio ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre, ha giocato la partita più “divertente” del Mondiale (con il Giappone) e la più “interessante” (con il Brasile). Al ritorno in patria sono stati accolti come se avessero vinto la coppa e finalmente c’è uno straccio di prova all’ipotesi che sì, in effetti, la generazione di calciatori nati tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 era dorata. Cioè, ricca di talenti straordinari. Su tutti in questo Mondiale ha brillato il talento di Hazard, che contro il Brasile ha mostrato anche la sua utilità lontano dalla porta. Eden Hazard è stato il giocatore che più di tutti gli altri nel Mondiale è sembrato in grado di far ammattire qualsiasi avversario in qualsiasi momento.

7. Antoine Griezmann

Griezmann è stato il giocatore chiave della squadra che ha vinto la Coppa del Mondo. In una squadra iper-atletica, dove sono spiccate le doti aeree di Varane Umtiti, gli strappi palla al piede di Pogba, l’elasticità di Kanté, le accelerazioni di Mbappé, Griezmann si è distinto per un talento cerebrale. In mezzo a giocatori che si trovano più a proprio agio a correre senza pensare, Griezmann ha dettato i tempi e i modi dell’attacco francese. Con Giroud che spingeva indietro la difesa, si aprivano sulla trequarti gli spazi in cui Griezmann poteva cucire una manovra fin troppo travagliata. Col pallone tra i piedi o senza, Griezmann non ha sbagliato una scelta, accelerando e rallentando i tempi di gioco a seconda delle esigenze della squadra.

Il Mondiale di Griezmann si è giocato nei dettagli: nei suoi smarcamenti sulla trequarti, nei tagli verso la fascia per creare densità in zona palla, nei riciclo dei palloni sporchi, nelle piccole conduzioni con cui allungava la squadra nei momenti in cui la Francia non riusciva a uscire dal proprio guscio. Ha fatto sempre quello che serviva alla squadra, nel momento in cui serviva. È stato il giocatore più “collettivo” di una squadra abituata a pensarsi individualmente, un esponente del fioretto in un Mondiale di tiratori di sciabola. Senza contare poi la sua abilità sui calci piazzati, che a fruttato due assist assolutamente decisivi (contro l’Uruguay e il Belgio) e ha provocato l’autogol di Mandzukic nel gol che ha aperto la finale.

Griezmann ci ha lasciato anche una prestazione iconica, quella contro l’Uruguay, dove ha servito l’assist dell’uno a zero e segnato il gol del due a zero. Griezmann ci ha mostrato di quante pieghe si compone una partita di calcio, e che lui può esplorarle tutte con grande raffinatezza. In questo momento è forse il principale favorito per vincere il Pallone d’Oro, mentre prima del Mondiale non era neanche all’interno del discorso. Questo per dire quanto è stato speciale il campionato del mondo di Antoine Griezmann.

11. Ivan Perisic

Ivan Perisic è arrivato al Mondiale dopo una stagione interlocutoria. Se è vero che i numeri finali erano stati quelli di un giocatore di altissimo livello (11 gol e 11 assist in Serie A), è vero anche che il suo campionato sembrava averlo definitivamente inquadrato come un’ala fisica e discontinua. Il grande Mondiale con la Croazia ha invece gettato una nuova luce sul suo talento, restituendoci un giocatore nuovo, almeno ai nostri occhi - un topos della squadra di Dalic, che sembra aver dato nuova vita anche ad altri giocatori che sembravano non aver più niente da chiedere alla propria carriera come Vida, Subasic e Vrsaljko.

Il gioco di Perisic con la Croazia, in realtà, non è cambiato molto rispetto a quanto faceva con l’Inter: ricezioni molto larghe, vicino alla linea del fallo laterale; isolamento con il terzino avversario; progressioni palla al piede; e cross bassi sul secondo palo. Il salto di qualità, più che altro, è stato mentale: Perisic è stato il capocannoniere della Croazia insieme a Mandzukic, ed è sembrato salire di livello tecnicamente mano a mano che la sua squadra aveva più bisogno delle sue prestazioni.

I due splendidi gol contro Inghilterra e Francia, in semifinale e finale, sono ancora nei nostri occhi a incorniciare questa sua evoluzione, che l’Inter spera possa diventare definitiva maturazione.

9. Kylian Mbappé

Ok questa è un po’ una forzatura. Kylian Mbappé ha giocato gran parte delle partite del torneo partendo dalla posizione di esterno destro (difendendo sulla linea di centrocampo) e non punta centrale e per un giocatore che deve attaccare frontalmente gli spazi aperti fa tutta la differenza del mondo. E però, Mbappé ha giocato anche vicino a Giroud e di fatto è stato l’attaccante ombra della squadra di Deschamps, il riferimento più avanzato da cercare una volta ripulita la palla. In effetti, la nostra ambiguità si lega all’ambiguità di Mbappé stesso, che pur avendo la tecnica per giocare con la linea laterale vicina e fare il lavoro di rifinitura di un trequartista esterno, diventa veramente Mbappé quando attacca gli ultimi metri di campo. Diciamo che se gioca come ha giocato questo Mondiale starà ai suoi allenatori (Tuchel innanzitutto) trovare il modo migliore per utilizzarlo e se nel nostro 4-2-3-1 vuole decentrarsi per prendere palla non c’è nessun problema. D’altra parte il nostro ricordo di Mbappé al Mondiale si farà via via meno dettagliato, ci dimenticheremo della sua posizione precisa e rimarrà quell’impressione che ci dava ogni volta che entrava in possesso del pallone, una scarica elettrica che attraversava le nostre schiene e quelle dei suoi avversari. Un’esperienza eccezionale se non unica - è stato il primo sotto i vent’anni a segnare in una finale dopo Pelé - che Mbappé ha vissuto col sorriso, divertendosi dal primo all’ultimo minuto.

Panchina

12. Jordan Pickford

Il portiere più giovane di sempre (24 anni) a mantenere la porta inviolata in una partita del Mondiale, con il fisico meno da portiere (persino Courtois lo ha stuzzicato sull’altezza). Eppure ha convinto tutti, grazie a un gioco con i piedi eccezionale e una presenza carismatica tra i pali. Certo è sorprendente per l’Inghilterra, ma Pickford è stato uno dei migliori portieri del Mondiale (insieme a Ochoa, che merita almeno una menzione, Schmeichel e Subasic, finale a parte).

13. Harry Maguire

È stato un Mondiale di grandi colpitori di testa, e Maguire è stato il più grande tra loro. È, insieme a Dzyuba, il giocatore che ha vinto più duelli aerei.

14.Emil Forsberg

In una squadra che si difendeva bassa per ripartire, Forsberg è stato fondamentale per dare un minimo di qualità alla Svezia. Prima di spegnersi contro l’Inghilterra, ha giocato un paio di partite d’alto livello, con un’interpretazione del ruolo che più moderna non si può.

15. Mario Fernandes

Brasiliano naturalizzato, Mario Fernandes ha brillato nel ruolo che nell’immaginario collettivo meno associamo ai brasiliani, mentre il Brasile si vedeva costretto a schierare Fagner.

Il gol del pareggio nei minuti finali del supplementare della partita contro la Croazia poteva farlo entrare nell'empireo degli eroi russi.

16.N’Golo Kanté

Come detto, insieme a Pogba hanno formato la coppia di centrocampo più completa del Mondiale. Forse il miglior centrocampista difensivo al mondo, oggi.

17. Shinji Kagawa

La classe e l’eleganza di Kagawa, nella razionalità del Giappone di Nishino, sembrava quasi fuori tempo. Contro il Belgio ha giocato una partita da incorniciare, e se non altro quella partita è servita a ricordarci che tra i più forti trequartisti al mondo c’è anche lui.

18. Edinson Cavani

Resterà il dubbio su come sarebbe andata con la Francia se Cavani non avesse dato forfait. Fino a quella partita è stato il centravanti più in forma e più decisivo in un Mondiale in cui quasi tutti gli altri centravanti hanno faticato. Ha giocato con un’energia e una voglia che ha solo lui, che lo rendono indifendibile, l’equivalente calcistico di un fenomeno naturale che possiamo solo guardare mentre accade: un temporale rumoroso, una slavina sul fianco della montagna opposta a quella dove stiamo sciando.

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