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Top XI: Ligue 1 2016/17
28 giu 2017
28 giu 2017
I migliori giocatori del campionato francese, scelti ruolo per ruolo (senza quelli di PSG e Monaco).
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L’ultima stagione di Ligue 1 è stata una delle più aperte e combattute degli ultimi anni. In parte si deve al

di Emery, che si è dovuto inchinare alla stagione sontuosa del Monaco, ma il resto della verità è da ritrovarsi nel generale innalzamento tecnico e tattico del campionato francese. Anche togliendo le prime due della classe, la Ligue 1 rimane comunque un campionato di alto livello.

 

Il Nizza ha addirittura accarezzato la possibilità di conquistare il secondo posto nella fase finale della stagione, ma anche Lione e Marsiglia hanno vissuto delle buone stagioni, con la prima che è arrivata fino alla semifinale di Europa League e la seconda che, attraverso il recente cambio di mani societario, sembra poter puntare in alto, come l’acquisto di Payet a gennaio conferma. D’altra parte, anche il resto del campionato è stato molto equilibrato: tra il quarto e il decimo posto a fine stagione la distanza è stata di appena 14 punti (in Serie A, per dire, sono stati 24) e anche la lotta per non retrocedere è stata aperta fino all’ultimo, con cinque squadre coinvolte fino all’ultima giornata.

 

Per dare merito alla profondità tecnica del campionato francese ho quindi deciso di escludere i giocatori di PSG e Monaco da questa Top XI. Allo stesso modo, ho tenuto fuori anche i giocatori che hanno vissuto una grande stagione ma che abbiamo già trattato su queste pagine,

del Bordeaux e

del Marsiglia.

 



 



 

Yoan Cardinale ha un viso da Little Italy anni ’50 e un fisico tozzo da giocatore di tornei dilettantistici, eppure è uno dei portieri rivelazione dell’ultima stagione insieme a Pelé del Marsiglia e a Lafont del Tolosa, nonché uno dei portieri dalle maggiori prospettive di tutto il campionato francese. Cardinale è giovanissimo (23 anni) - e questo tende a pagarlo soprattutto in una certa incoscienza nelle uscite, sia alte che basse - ma è uno dei migliori in Ligue 1 per riflessi e soprattutto posizionamento, forse la qualità in cui eccelle di più. A volte le capacità predittive di Cardinale sono talmente buone che il portiere francese fa fatica a direzionare le respinte verso l’esterno dell’area.

 



 

Anche nel gioco con i piedi Cardinale è un portiere del tutto moderno (è secondo tra i portieri titolari della Ligue 1 per accuratezza della distribuzione dietro a Trapp, con una percentuale dell’81%), capace di prendersi grandi responsabilità.

 

Se riuscirà a lavorare sui suoi limiti in futuro, Cardinale ha tutto il tempo per diventare uno dei migliori portieri della Ligue 1 nonché uno dei pretendenti futuri per la porta della nazionale francese.

 



 



 

Avere una difesa a quattro con un terzino che attacca e uno che rimane ancorato ai due centrali è un trend tattico molto affermato nel calcio contemporaneo. Nel 4-2-3-1 di questa Top XI il ruolo del terzino offensivo è ricoperto da Kévin Malcuit, esterno francese di origini marocchine. Malcuit è di gran lunga il difensore che compie più dribbling in Ligue 1, 2.23 ogni 90 minuti, un dato talmente eccezionale che nei cinque principali campionati europei viene superato in questa statistica solamente da Mitchell Weiser e João Cancelo.

 

È un terzino con una grande progressione con il pallone tra i piedi, molto veloce e creativo, che però si prende sempre qualche rischio di troppo nel difendere sempre e comunque in avanti. La gestione dei tempi di aggressione e attesa è ancora da migliorare, quindi, anche se questo non significa che Malcuit sia facile da superare: il terzino del Saint-Etienne è infatti tra i primi dieci difensori della Ligue 1 per contrasti vinti (2.28 ogni 90 minuti).

 

Il suo percorso verso i palcoscenici più importanti è stato lungo e accidentato (era nelle giovanili del Monaco prima di passare alcuni anni nel calcio francese minore), ma dopo questa stagione il processo di maturazione di Malcuit forse si è concluso.

 







 



 

I vivai francesi sembrano non poter smettere di produrre talento e, per quanto riguarda i difensori centrali, Gnagnon, insieme a Sarr del Nizza, è una delle promesse più grandi (è del ’97). Gnagnon è un centrale dalla grande elasticità e dall’aggressività degna di un pitbull. Nonostante sia ancora molto giovane, il difensore francese ha già una grossa consapevolezza di come utilizzare il proprio corpo, di come usarlo per ostacolare l’avversario, caratteristica che lo porta ad un livello già molto alto nell’uno contro uno.

 




 

Anche in impostazione Gnagnon è un difensore nient’affatto banale. Il suo destro non è ancora del tutto perfetto, e al momento viene utilizzato principalmente nel gioco lungo, ma ha un grosso potenziale su cui poter lavorare per il futuro.

 



 



 

Nonostante sia anch’egli un destro, Christopher Jullien, giovane centrale del Tolosa con un recente passato in Bundesliga, quest’anno ha giocato prevalentemente a sinistra. Jullien è un centrale di difesa enorme (196 centimetri per quasi 90 chili), praticamente imbattibile nei duelli aerei (è terzo in Ligue 1 in questo fondamentale con 3.57 duelli aerei vinti ogni 90 minuti), e dal tempismo quasi perfetto nel mettere il proprio corpo tra l’avversario e il pallone. Quest’ultima è una caratteristica che Jullien ha probabilmente sviluppato per difendersi dalla sua macchinosità nella copertura della profondità, inevitabile vista la stazza e il baricentro alto.

 



 

Jullien ha anche un piede raffinatissimo, utilizzato prevalentemente nel gioco lungo. Vedere gli arcobaleni che dipinge nel cielo dalla linea di difesa riconcilia con l’antica e bistrattata arte del lancio lungo.

 

Al suo attivo anche 5 gol stagionali, praticamente tutti di testa, che per un centrale di difesa non sono affatto male. Sui calci piazzati, insomma, è ai limiti dell’indifendibile.

 



 



 

Marçal è un terzino brasiliano dal fisico compattissimo e dalla grande corsa. Le doti fisiche lo rendono praticamente insuperabile in velocità e nella copertura della profondità.

 

Se difensivamente è molto affidabile, Marçal ha invece un’interpretazione offensiva del proprio ruolo abbastanza meccanica: scarsamente creativo, il terzino del Guingamp tende più che altro a scorrere ininterrottamente sul binario di sinistra, dove supera gli avversari quasi esclusivamente con la corsa. Nonostante ciò, ha un grandissimo cross, fondamentale che gli ha procurato un dato irreale nei passaggi chiave (è secondo tra i difensori della Ligue 1 in questa statistica: 1.57 ogni 90 minuti) e ben 8 assist.

 

Un profilo molto simile, sia fisicamente che tecnicamente, è quello di Lucas Lima del Nantes. Dalla sua ha due anni di carta d’identità in più da sfruttare.

 



 



 

Se togliamo il centrocampo virtuosissimo del PSG, in Ligue 1 non esiste un centrocampista migliore nella gestione del possesso di Seri. Il centrocampista del Nizza possiede un’eleganza innata nel gestire l’alternanza tra gioco corto e gioco lungo, un piede molto fine e una grande forza nel difendere il pallone spalle alla porta. È quarto tra tutti i giocatori della Ligue 1 per passaggi riusciti (73.85 ogni 90 minuti, con un’accuratezza del 90%).

 

E questo senza dimenticare la sua grande creatività nell’ultima trequarti, che gli permetterebbe di mettere la palla in uno spazio libero davanti a un muro di mattoni (anche il dato sui passaggi chiave, 1.93 ogni 90 minuti, è discretamente alto per quello che è di fatto un mediano), e il gran tiro.

 

Seri era nella Top XI

, dove lo definivamo un aspirante tuttocampista. Per fare il salto nel grande calcio europeo dovrà lavorare per togliere quel “aspirante”. Il suo lavoro difensivo senza palla, infatti, al momento è ancora carente. Il centrocampista del Nizza è piuttosto lento e soprattutto non è sempre impeccabile nel muoversi senza palla quando c’è da aggredire l’avversario in avanti. Forse come vertice basso di un centrocampo a tre potrebbe colmare definitivamente questa distanza.

 

 







 

È impossibile parlare di Sanson senza iniziare dalla sua anomalia statistica di quest’anno. Il centrocampista del Marsiglia è il giocatore che ha fatto più assist in Ligue 1, 14 (sì, 14), talmente tanti che tra i cinque principali campionati europei a farne di più sono stati solo Forsberg (19), De Bruyne (18) e Eriksen (15). L’anomalia statistica, dicevo, è che Sanson ha ricavato i suoi 14 assist da un totale di appena 42 passaggi chiave (esattamente un terzo: cioè ogni tre passaggi chiave realizzava un assist), mentre per Forsberg ce ne sono voluti 75 (cioè un assist ogni quattro passaggi chiave), per De Bruyne 83 (poco più di uno ogni cinque), per Eriksen 96 (circa uno ogni sette).

 




 

Sul dato ha influito anche l’abilità realizzativa dei suoi compagni (solo Thauvin e Gomis insieme hanno segnato 35 gol in campionato), ma la tecnica e la visione di gioco di Sanson sono davvero sopraffine (crescere accanto a Payet forse aiuta). A questo, tra l’altro, il centrocampista del Marsiglia abbina una capacità di muoversi in spazi stretti fuori dal comune, una progressione con il pallone che è allo stesso tempo potente ed elegante.

 

Anche in fase di recupero del possesso Sanson è un giocatore non banale, nonostante le statistiche in questo senso siano invece ancora piuttosto pallide. Se migliorerà ulteriormente nella difesa in avanti la Francia finirà per ritrovarsi un altro centrocampista di altissimo livello.

 



 



 

Quella di quest’anno, con 15 gol e 11 assist in tutte le competizioni, è stata di gran lunga la migliore stagione di Thauvin, almeno da un punto di vista realizzativo. Di questo va dato merito a Rudi Garcia, che ha sicuramente un talento nel rigenerare le motivazioni di giocatori sfibrati, e l’ala del Marsiglia aveva quel tipo di carriera che il calcio contemporaneo aveva finito per cannibalizzare troppo presto.

 

Thauvin ha appena 24 anni ma aveva già alle spalle un giro a vuoto al Newcastle. Quest’anno, in una stagione comunque complessa, ha saputo massimizzare il suo talento, mettendolo a disposizione di una squadra che a fine ottobre era nella parte destra della classifica.

 

Se la sua progressione palla al piede, il suo dribbling e il suo tiro dalla distanza siano davvero capaci di fargli fare il salto verso un livello di calcio più alto è ancora presto per dirlo. Per adesso accontentiamoci di questo passo in avanti, che comunque include piccole gemme come questa.

 



 



 



 

Ryad Boudebouz è tutto fuorché un giocatore perfetto: è narcisista, accentratore, eccessivo e spesso ridondante. Questo non vuol dire, però, che vederlo con la palla tra i piedi non sia un piacere assoluto. Inserirlo in questa Top XI è un

che dopo qualche gif sono sicuro che comprenderete.

 

Boudebouz ha un potere creativo sconfinato. È il primo in Europa per numero di passaggi chiave (108 totali, una media per 90 minuti irreale di 3.33) in una squadra che quest’anno è finita appena 6 punti sopra la zona retrocessione. Se calcoliamo che quest’anno il Montpellier è arrivata al tiro 484 volte, questo vuol dire che poco meno di un quarto di quei tiri è nato da un’invenzione di Boudebouz.

 



 

A questo aggiungete i numeri da circo, i trick nello stretto e i cambi di direzione improvvisati (anche la media dribbling è considerevole: 2.59 ogni 90 minuti). Con le gambe fini e il suo gioco sulle punte, assomiglia ad una mantide che si aggira tra gli steli d’erba mentre supera gli avversari in spazi stretti. Il resto,

, passa in secondo piano.

 



 



 

Dopo la pausa di piacere che ci siamo concessi con Boudebouz, con Saint-Maximin rientriamo nel mondo fisico e brutale del calcio contemporaneo.

 

Saint-Maximin è un’ala giovanissima (20 anni) di proprietà del Monaco quest’anno in prestito al Bastia. Ha un’esplosività fisica impressionante e la sua progressione col pallone a volte sembra bruciare l’erba. In Ligue 1 nessuno dribbla più di lui tra i giocatori con più di 650 minuti di gioco (4.55 dribbling ogni 90 minuti!) e anche nei maggiori campionati europei bisogna scomodare nomi come Neymar e Hazard per arrivare a cifre di questo tipo.

 



 

Saint-Maximin ha anche

dalla distanza, con cui quest’anno ha segnato tre gol in campionato. Il suo problema, se così si può definire, è che è un prodigio fisico e tecnico talmente grande (una superiorità che nella Francia Under 20 diventa addirittura ridicola) che spesso si dimentica che il calcio è un gioco collettivo. A Saint-Maximin manca un allenatore che gli insegni a massimizzare il proprio talento grazie e in funzione di una squadra. Leonardo Jardim potrebbe essere quell’allenatore.

 





 



 

Dopo una lunga incubazione al Lione, Alexandre Lacazette sembra finalmente aver completato il proprio processo di maturazione, che con ogni probabilità lo porterà in uno dei club più importanti del mondo (Atletico Madrid? Arsenal?).

 

Molte volte si sottolinea il talento dell’attaccante francese mettendo l’accento sulla sua associatività, sulla sua tecnica tra le linee, sulla sua creatività. Sulla sua capacità, insomma, di incarnare quello che ormai viene comunemente definito come attaccante moderno. Il numero di gol viene spesso relegato ad essere un optional aggiuntivo, una sorpresa gradita ma sostanzialmente successiva.

 

Ma non si può parlare di questa stagione di Lacazette senza mettere in conto il suo incredibile exploit realizzativo. In Ligue 1 solo Cavani ha segnato di più, in una stagione in cui Lacazette ha segnato 37 gol in tutte le competizioni, spesso decisivi per gli esiti delle singole partite, e quindi anche della stagione del Lione, che è stata positiva principalmente per merito suo.

 



 

È solo pesando i gol, sia in quantità che in qualità e in peso specifico, che si capisce la straordinarietà della stagione di un attaccante così completo e coinvolto nella manovra come Lacazette.

 

 

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