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Alfredo Giacobbe
Innamorati di Maxime Lopez
23 mar 2017
23 mar 2017
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il giovane centrocampista dell'Olympique Marsiglia.
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Alfredo Giacobbe
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È nei momenti di crisi che nasce lo spazio per soluzioni innovative. Di fronte a scelte inusuali gli ottimisti esaltano il coraggio, mentre i pessimisti annusano la disperazione. Il 20 ottobre 2016 Rudi Garcia ha assunto la guida tecnica dell’Olympique Marsiglia, dopo la reggenza ad interim di Franck Passi, che si era prolungata stranamente a cavallo di due stagioni (non è neanche troppo strano se consideriamo che la proprietà è passata di mano proprio durante quei mesi). Al primo, tremendo, impegno ufficiale, tre giorni dopo il suo incarico, Garcia ha rimediato un pareggio per 0-0 contro il PSG di Emery che aveva il gusto di una vittoria.

 

Il coperto 4-5-1 della prima uscita si trasformò nel 4-3-3 della seconda, portato in campo tutt’oggi, con una novità nell’undici titolare: Maxime Lopez, proveniente dalle giovanili dell’Olympique, oltre che marsigliese di nascita, la cui faccia da bambino lo fa sembrare anche più piccolo dei suoi diciannove anni. Dal giorno del suo secondo esordio (Passi aveva concesso al ragazzo scampoli di partita in tre occasioni), Lopez non è più uscito dalla rotazione dei titolari e in campionato ha collezionato 22 presenze, 1 gol e 5 assist, nonché il premio come miglior giocatore della Ligue 1 del mese di dicembre.

 

 



 

Non bisogna farsi ingannare dai brufoli, dalle spalle strette o dal metro e sessantasette d’altezza: Maxime Lopez è già un giocatore vero. Uno di quelli che sembrano giocare con l’argento vivo addosso: un momento è vicino ai difensori o al playmaker, ad offrire una seconda opzione di passaggio; pochi istanti dopo è già di corsa in direzione della porta, col braccio esteso a indicare il passaggio in profondità tra il centrale e il terzino avversari. Lopez si muove continuamente per offrire supporto alla costruzione della squadra: è quel tipo di calciatore invasato, tipo Ander Herrera, con una struttura fisica compatta e nervosa che supporta il suo gioco fatto di continui dai-e-vai.

 

https://www.youtube.com/watch?v=k0wd8X0Jtck

Il modo in cui piega l’istinto alla volontà, anticipando di sinistro dopo aver interrotto la preparazione del calcio col suo piede preferito, è davvero notevole.


 

Lopez sembra più maturo della sua età in campo: le scelte che compie sembrano il frutto di un’esperienza che sui campi da gioco in realtà non ha ancora avuto. È come se avesse memoria di una serie di situazioni di gioco pregresse, ritrovandole in maniera istintiva: «Lopez è uno a cui piace giocare la palla, ha tecnica e visione per farlo. È molto maturo per la sua età ed ha carattere, per questo mi piace» ha dichiarato Rudi Garcia.

 



 

 

Il baricentro basso gli permette di cavarsela in dribbling, quando è necessario sfuggire alla pressione avversaria nelle zone centrali del campo particolarmente congestionate. Ogni 90 minuti Lopez salta l’avversario in media 1,4 volte su 2,3 tentativi, cifre che lo collocano tra le migliori mezze ali del campionato. Lopez non sente la pressione degli avversari, non butta mai la palla anche quando è aggredito e invita sempre i compagni a servirlo, muovendosi incontro al portatore di palla o allargandosi nello spazio liberato dal proprio terzino.



Lopez è un destro naturale e la sua tecnica di calcio è molto particolare: la sua rincorsa sembra quasi rallentare prima di colpire il pallone, il gesto si compatta come per raccogliere tutte le energie. Con la caviglia rigida e uno swing ridotto del piede colpisce il pallone imprimendo un effetto simile a quello di una biglia da biliardo battuta in testa: la sfera prende una scia arcuata che poi spiove precisa in area di rigore.

 



 

 

La precisione dei suoi lanci dalla strana parabola è sorprendente, riesce a far picchiare il pallone sul petto di un compagno o farlo rimbalzare davanti alla sua corsa. Ora che i suoi compagni hanno imparato a conoscerlo, quando Lopez alza la testa scattano in avanti, come fanno i running-backs verso la “end zone” per offrire soluzioni ai lanci del loro quarterback. Lopez è attento nelle scelte di passaggio, ma ha una predilezione naturale per il gioco verticale.

 

 



 

Una delle cose che mi ha fatto innamorare di Maxime Lopez è che, per uno strano contrappasso, alcuni dei punti di forza del gioco ne costituiscono contemporaneamente anche i punti deboli.

 

La sua continua ricerca degli spazi tra le maglie dello schieramento avversario lo porta lontano dalla sua zona di competenza, e spesso il Marsiglia subisce il contropiede proprio dove la sua struttura è resa più debole da una mancata copertura preventiva. In questi casi il busillis è tanto semplice da formulare quanto difficile da risolvere: una maggiore disciplina tattica aiuterebbe Lopez a tenere protetta la sua squadra e a preservare energie, ma rischierebbe di snaturarne le caratteristiche migliori?

 

La sicurezza che mostra nel volere sempre palla addosso per giocarla, prendersi responsabilità, ergersi a principio della manovra offensiva, lo porta a prendere rischi anche eccessivi. Prima o poi la fortuna presenterà il suo conto, per certe leziosità che Lopez si concede anche ai limiti della propria area di rigore.

 

La sua struttura fisica non lo rende irresistibile nei contrasti, infatti Lopez è già piuttosto restio ad ingaggiare un duello tutto di fisico. Per fare un paragone con Verratti, uno dei migliori centrocampisti del campionato francese, e che condivide con Lopez una struttura fisica simile: l’italiano tenta 6,4 tackle di media ogni 90 minuti, mentre Lopez va a contrasto solo 3,4 volte/p90; entrambi hanno una percentuale di successo simile (57,8% per Verratti, 58,8% per Lopez).

 

La testa dovrebbe sopperire alle mancanze atletiche, ma le letture del gioco di Lopez nelle fasi di difesa posizionale non sono ancora precise. Lopez intercetta 1,6 palloni/p90, una cifra che lo posiziona lontano dalle migliori mezze ali del campionato. Il paragone con Verratti lascia ben sperare: l’italiano compie 1 intercetto di media ogni 90 minuti, mostrando nei numeri un punto debole da sempre del suo gioco nel quale Lopez è già più avanti.

 

 



 

Radio Mercato (che ormai trasmette su tutte le frequenze, 24/7) è in fibrillazione: Maxime Lopez sarebbe già in quota

, dove rileverebbe l’eredità di Iniesta (o il buco mai colmato da André Gomes, a seconda dei punti di vista). I catalani avrebbero addirittura tentato di strapparlo all’Olympique già nello scorso mercato di gennaio. Peccato per i beninformati che giorni fa lo stesso Lopez abbia

una detonazione ancora più potente: «Mi vogliono al Liverpool come rimpiazzo di Philippe Coutinho. Ho anche già incontrato Steven Gerrard».

 

Una scelta sbagliata ora potrebbe pregiudicare la carriera di Lopez. Il marsigliese è un giocatore associativo, che sarebbe a suo agio nelle dinamiche del calcio spagnolo. Non ci sarebbero neanche difficoltà linguistiche: suo padre è spagnolo e Maxime sarebbe addirittura eleggibile per la nazionale delle “Furie Rosse” (oltre che per la Francia, per diritto di nascita, e per l’Algeria, per via della madre).

 

La pensa allo stesso modo Samir Nasri, suo precursore all’OM e ora al Siviglia, che ha aggiunto anche un consiglio: «Lopez è uno a cui piace toccare la palla, secondo lo stile spagnolo. Però gli consiglio di restare all’OM il più a lungo possibile». Se lo augura sicuramente Garcia che intorno alle capacità in potenza del ragazzo, oltre a quelle consolidate di vari Payet, Gomis e Thauvin, spera di costruire le basi di una nuova epoca d’oro per l’Olympique di Marsiglia.

 

 

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