Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Maurizio Gaddi
Top XI esclusi dal Mondiale 2018
13 giu 2018
13 giu 2018
L'incredibile formazione dei giocatori non convocati dalle Nazionali del prossimo Mondiale.
(di)
Maurizio Gaddi
(foto)
Dark mode
(ON)

I campionati del mondo dovrebbero raccogliere i migliori giocatori del calcio mondiale, eppure in Russia non potremo vedere giocatori dall’enorme talento come Sané, Nainggolan, Morata o Icardi. Ogni Mondiale porta con sé storie di decisioni difficili per i commissari tecnici e quello di Russia non ha fatto eccezione; le scelte che hanno fatto discutere maggiormente nella vigilia del Mondiale sono quelle del ct francese Didier Deschamps, non a caso tre undicesimi della formazione sono proprio transalpini. Se da un lato la sua posizione era quella più scomoda, vista l’enorme quantità di talento a disposizione della Francia in questa generazione d’oro, alcune esclusioni rimangono difficili da giustificare.

 

L'ex ct della Spagna Julen Lopetegui, invece, ha preferito giocatori che ritiene più adatti al sistema che la federazione da anni applica fin dalle giovanili rispetto alle grandi stelle. Lopetegui prima della Nazionale maggiore aveva guidato quella U-21 ed è stato quindi naturale convocare Odriozola, Iago Aspas, Lucas Vazquez e Rodrigo – che conosce dalle giovanili - al posto di giocatori più affermati a livello internazionale come Bellerin, Marcos Alonso, Fabregas, Suso e Callejon, ritenuti meno utili alla causa in un contesto già pieno di giocatori molto talentuosi. La decisione di lasciare fuori Morata per portare Rodrigo e Iago Aspas è destinata a far discutere molto anche durante il mondiale. In altri casi – come quelli di Nainggolan e Sané – l’esclusione sembra essere arrivata per rapporti problematici con commissari o vertici federali.

 



 

Abbiamo fatto un esercizio semplice, in cui tanti si sono spesi in questi giorni: immaginare una formazione di giocatori lasciati a casa dai propri selezionatori e spiegare perché non saranno in Russia, in alcuni casi però è stato veramente difficile capirlo. Il modulo è un 4-4-2 e probabilmente una squadra così non avrebbe problemi ad arrivare avanti nel torneo.

 



 



 

L’ex portiere del Manchester City due anni fa ha scelto di rimettersi in gioco con la maglia del Torino in un campionato diverso come quello italiano con l’intenzione di interrompere la parabola discendente che aveva preso da un paio di stagioni, conscio che con ogni probabilità non sarebbe rientrato nei piani di Guardiola. Dopo una stagione altalenante in Italia, Hart ha scelto il West Ham, sperando che giocare da titolare in patria gli avrebbe garantito quel posto che Southgate non aveva ancora mai messo in dubbio. E così è stato, almeno fino a maggio, quando l’ex commissario tecnico dell’Under 21 ha deciso di premiare il miglior rendimento stagionale di tre portieri che hanno mostrato più affidabilità di Hart in Premier League, ma senza alcuna esperienza a livello internazionale. Pickford, Butland e Pope non hanno mai disputato nessuna competizione con la maglia inglese a differenza dell’ex Torino, che ha difeso i pali dell’Inghilterra da Euro 2012 in poi totalizzando oltre 75 presenze. Per questo motivo, la sua esclusione si può definire una sorpresa.

 

Solitamente all’interno di una competizione come un Mondiale solo uno dei tre portieri convocati scende in campo e l’esperienza di un veterano come Hart lo rendeva probabilmente più adatto al ruolo di terza scelta rispetto a Nick Pope, portiere alla prima stagione da titolare in Premier League. Tuttavia Southgate ha deciso di

del giocatore del Burnley: «

ai tre ragazzi che hanno avuto una stagione migliore. Abbiamo pensato fosse meglio scegliere tutti in giocatori in base al merito».

 



Nella finale del Mondiale del 2010 la Spagna schierò sulle corsie difensive un adattato Sergio Ramos e il diligente ma modesto Joan Capdevila. Se questo non impedì alla Roja di battere l’Olanda e vincere la competizione, la situazione otto anni dopo è sicuramente più rosea in questo ruolo. Negli ultimi anni i settori giovanili spagnoli hanno prodotto tantissimi terzini interessanti: i primi sono stati Azplicueta e Jordi Alba, seguiti da molti altri come Carvajal, Bernat, Bellerin, Odriozola, Marcos Alonso e José Gaya. È naturale quindi che alcuni di questi giocatori non siano potuti andare in Russia e Lopetegui ha provato ad aggirare in parte il problema rinunciando al quarto centrale difensivo grazie alla duttilità di Azplicueta. A farne le spese sono stati Bartra, Inigo Martinez e Javi Martinez, rimasti a casa, mentre non è mai stato in dubbio il posto di Jordi Alba e Carvajal, nonostante quest’ultimo sia uscito infortunato nella finale di Champions League. Così a giocarsi i due posti rimanenti – uno a destra e uno a sinistra – sono rimasti Bellerin, Odriozola, Sergi Roberto, Marcos Alonso e Monreal. Sulla sinistra la discriminante è stata l’esperienza internazionale quasi nulla del giocatore del Chelsea, che ha vestito la maglia della Nazionale maggiore solo in un’occasione per dodici minuti e anche per questo Lopetegui ha preferito l’esperienza di Monreal.

 

Sulla destra il discorso è stato più complesso, dato che negli anni passati Azpilicueta, Carvajal e in parte Juanfran hanno chiuso la strada ai giovani come Sergi Roberto e Bellerin, che non sono riusciti ad andare oltre le tre presenze nella Nazionale maggiore; se il primo non è mai stato vicino alla convocazione perché il commissario tecnico non è mai stato convinto di poterlo impiegare nella linea difensiva come gioca nel Barcellona, Bellerin è stato preso in considerazione, ma una stagione non indimenticabile con l’Arsenal e la contemporanea esplosione di Alvaro Odriozola gli hanno fatto perdere la prima occasione di partecipare a una grande competizione internazionale.

 

La scelta di Lopetegui ha sicuramente una buona dose di rischio visto che

- che ormai da anni è il terzino titolare di una delle big di Premier League – rappresenta una strada più sicura rispetto a Odriozola, che quest’anno ha disputato la prima stagione come prima scelta della Real Sociedad sulla corsia. L’ultima beffa per il giocatore dell’Arsenal è arrivata quando

in Russia il centrocampista Rodri e il centrale difensivo Vallejo, vanificando così anche le speranze di Bellerin di poter subentrare al posto di Carvajal nel caso in cui il giocatore del Real non dovesse riuscire a recuperare in tempo dall’infortunio.

 






 



Come Bellerin anche Mustafi ha pagato i problemi difensivi dell’Arsenal, a cui ha accompagnato diverse prestazioni non sufficienti a livello individuale. L’ex difensore di Valencia e Sampdoria sembrava avviato verso una brillante carriera con la maglia della Germania - con la quale ha vinto il Mondiale del 2014 - e il suo posto tra i quattro centrali difensivi della squadra tedesca sembrava consolidato dopo le convocazioni per Euro2016 e per la Confederations Cup dello scorso anno, ma dopo il trasferimento all’Arsenal Mustafi non è mai riuscito a fare il definitivo salto di qualità che ci si aspetta da un centrale pagato 40 milioni di euro. Low ha preferito affidarsi al blocco Bayern formato da Boateng, Hummels e il nuovo acquisto Sule, che ha giocato bene alla prima stagione con i bavaresi. Come alternativa a Kimmich sulla destra - ruolo che Mustafi ha ricoperto nel Mondiale in Brasile - Low ha invece ritenuto più solido Rudiger. L’ultima maglia disponibile era quella di quarto centrale, ma anche qui l’ex Valencia è stato scavalcato nelle gerarchie di Low da due giocatori più giovani di lui: Matthias Ginter e Jonathan Tah, con il giocatore del Leverkusen che è stato tagliato dal ct proprio nell’ultimo giorno possibile per nominare i 23 componenti della rosa.

 



Didier Deschamps ha fatto diverse scelte coraggiose per la lista finale dei convocati. Nel reparto dei difensori centrali il ct francese ha dovuto rinunciare all’esperienza dello sfortunato Laurent Koscielny, che durante la semifinale di ritorno dell’Europa League

sul prato del Wanda Metropolitano. Come Low anche Deschamps ha portato cinque difensori centrali, con il giovane Benjamin Pavard che si giocherà il posto con Sidibé sulla destra nonostante nello Stoccarda abbia giocato prevalentemente come centrale; i due titolari saranno probabilmente Varane e Umtiti, con alle loro spalle l’ex milanista Adil Rami e il prodotto del Psg Presnel Kimbembe, preferiti ad Aymeric Laporte.

 

Quella del giocatore del City è una situazione insolita: a 24 anni non ha mai giocato in Nazionale nonostante sia il secondo difensore più pagato della storia con 65 milioni di euro. Questo lo ha tenuto in bilico per un lungo periodo tra Francia e Spagna: grazie alle origini basche dei suoi avi è cresciuto nelle società affiliate all’Athletic Bilbao e nel 2013 è diventato il secondo francese a vestire la maglia del club dopo Bixent Lizarazu. Laporte ha giocato con tutte le nazionali giovanili transalpine - di cui è stato anche capitano -, ma non è mai riuscito a convincere Deschamps, che lo ha convocato solo una volta senza farlo esordire nei “Bleus".

 

Negli anni trascorsi a Bilbao è diventato idoneo a ottenere la cittadinanza spagnola e, vista l’indecisione del collega francese, Julen Lopetegui nell’agosto del 2016 ha provato a convincerlo a iniziare le pratiche per la naturalizzazione, vedendo in lui il ricambio ideale della coppia Ramos-Piqué, entrambi oltre i 30 anni. Laporte però non ha mai preso in considerazione l’idea di rappresentare la Spagna, conservando la speranza di poter giocare con la Francia il Mondiale in Russia; a gennaio ha scelto il City di Guardiola per aumentare le sue possibilità di impressionare Deschamps, ma le poche presenze in Inghilterra non lo hanno aiutato nella corsa con Kimpembe e Rami, anche se viene difficile pensare che l’ex milanista rappresenti veramente un’opzione migliore di Laporte per la Francia.

 



Dopo due anni ad altissimi livelli, quella 2017/18 doveva essere la stagione della definitiva consacrazione di Alex Sandro tra i migliori terzini del mondo. Nonostante i dati Opta sembrino puntare in questa direzione, le performance di Alex Sandro non hanno rispettato le aspettative.

 





 

Complici le voci di mercato che inseguono il brasiliano dall’estate scorsa e che lo vogliono vicino all’approdo in Premier League (Manchester United o Chelsea), Alex Sandro quest’anno non ha confermato le ottime prestazioni delle stagioni precedenti, tanto che Allegri spesso e volentieri gli ha preferito il sempre affidabile Kwadwo Asamoah.

 

Detto ciò, era comunque lecito aspettarsi che il CT del Brasile Tite potesse portare Alex Sandro al mondiale come prima alternativa a Marcelo, indiscusso terzino sinistro titolare del Brasile. Invece, l’ex allenatore del Corinthians ha optato per un’altra soluzione: nella lista dei 23 dentro Filipe Luis e fuori Alex Sandro.

 

Stiamo parlando di due giocatori con un’interpretazione del ruolo quasi opposta. Alex Sandro ha un approccio spiccatamente offensivo; dall’altra le doti migliori di Filipe Luis, esaltate in questi anni dallo stile di gioco di Simeone, sono proprio in copertura. Di conseguenza, nonostante i tanti problemi fisici che hanno costellato la stagione di Filipe Luis, Tite ha visto in lui un’alternativa tattica a Marcelo, magari da sfruttare anche a partita in corso se il Brasile dovesse aver bisogno di più sostanza in difesa.

 



Prima di parlare dell’esclusione di Payet dalla rosa dei 23 convocati per il Mondiale bisogna fare una premessa: il giocatore del Marsiglia ha

durante la finale di Europa League giocata a Lione contro l’Atletico Madrid con dei tempi di recupero non proibitivi, ovvero tre settimane. Un tempo comunque troppo lungo per Deschamps, che ha dichiarato di non averlo convocato per paura di una possibile ricaduta vista la natura muscolare del problema e non lo ha indicato nemmeno tra le undici riserve; tuttavia il commissario tecnico francese non ha limitato le ragioni dell’esclusione ai problemi fisici e ha aggiunto: «Payet ha fatto vedere delle cose buone nel finale di stagione, ma non ci sono solo cose positive, i primi mesi sono stati più complicati». Queste dichiarazioni – anche alla luce della convocazione di Ousmane Dembélé che non ha visto molto il campo a Barcellona -, hanno creato più di qualche polemica in Francia, dove

nel Marsiglia di Garcia con 10 gol e 24 assist con il Marsiglia di Garcia.

 

La madre dell’ex calciatore del West Ham ha criticato Deschamps anche dal punto di vista umano,

che il figlio non è stato nemmeno avvisato di persona dal ct ed è venuto a sapere dell’esclusione dalla rosa definitiva dalla tv come il resto della famiglia, nonostante due anni fa agli

non pochi problemi all’ex allenatore della Juventus. Dal punto di vista tecnico il ct ha rinunciato a uno dei giocatori più imprevedibili dell’intero panorama mondiale, il primo in Europa per occasioni create in campionato.

 




 

Avere a disposizione un giocatore estroso come Payet in una competizione lunga come un Mondiale rappresenta un vantaggio che probabilmente vale il rischio di non averlo al meglio per le prime partite del girone, soprattutto per come ha dimostrato di saper essere decisivo nelle situazioni delicate che si vengono a creare all’interno delle sfide ad eliminazione diretta.

 

Con il Marsiglia in Europa League è stato decisivo sia nel ritorno dei quarti di finale contro il Lipsia - quando ha realizzato la rete del 2-1 con un meraviglioso gol -, sia nel ritorno della semifinale contro il Salisburgo, quando dal suo piede è partito l’assist per la rete decisiva di Rolando. Payet avrebbe potuto rinunciare a giocare la finale della competizione contro l’Atletico visto il fastidio muscolare con cui è arrivato alla partita, ma ha deciso di scendere in campo conscio della possibilità – poi rivelatasi concreta – di una ricaduta che alla fine gli è costata la convocazione al Mondiale.

dopo la diramazione della lista il giocatore del Marsiglia ha difeso la sua scelta: «L’OM è nel mio cuore e lo rifarei domani, dopodomani, tra sei mesi e tra un anno».

 



 





 

Conosciamo i problemi di Nainggolan fuori dal campo. Se però questo aspetto influisce relativamente sul livello delle sue prestazioni nella sua squadra di club perché dovrebbe essere una discriminante così forte in un ambiente come quello delle nazionali, dove i giocatori sono in ritiro per tutta la durata della coppa del mondo?

 

Non esiste una risposta facile a questa domanda, quello che è sempre stato evidente è la poca stima del ct Roberto Martinez verso Nainggolan, che dopo l’esclusione ha annunciato il suo ritiro dalla Nazionale e

: «Quando è venuto a Roma per incontrarmi ho capito che cercava una scusa per non convocarmi, sosteneva di non avere ancora deciso, ma per me era chiaro che non mi avrebbe convocato».

 

Da quando lo spagnolo è diventato ct Nainggolan ha disputato solo sei partite con la maglia del Belgio, e di queste solo due da titolare; quindi la decisione di Martinez – a differenza di quelle di alcuni dei suoi colleghi – è stata piuttosto coerente con il percorso intrapreso, ma meno con le dichiarazioni fatte prima dell’inizio delle qualificazioni dei Mondiali. Martinez aveva avvisato i suoi che per essere convocati avrebbero dovuto giocare da titolari in un importante campionato europeo, salvo poi portare in Russia Marouane Fellaini - 16 presenze di cui solo 4 da titolare nello United -, Youri Tielemans - 13 da titolare in una stagione al di sotto delle aspettative nel Monaco - e Axel Witsel, che attualmente gioca nel Quanjian in Cina.

 

Senza un risultato positivo per il Belgio, che arriva a questo Mondiale con la sua generazione d’oro all’apice, allora Martinez non potrà non prendersi la responsabilità di aver lasciato a casa un centrocampista del livello di Nainggolan.

 



Se la reazione di Payet all’esclusione dalla rosa definitiva per il mondiale si può definire composta e comprensiva, lo è stata molto meno quella di Rabiot, che dopo aver scoperto di essere stato lasciato a casa si è autoescluso dalla lista delle undici riserve nominate da Deschamps. Una presa di posizione forte a cui è seguita l’immediata

: «Capisco la delusione, ma da qui a prendere una posizione del genere… si è autoescluso e spero che decisioni come questa gli permettano di maturare. Al livello molto alto, non c'è posto per l’emotività, bisogna essere professionisti in ogni circostanza».

 

Il giocatore del Psg non ha accettato le accuse di immaturità del suo commissario e ha risposto con una lettera piuttosto pesante in cui cita i traguardi personali e di squadra raggiunti con i parigini: «Indossare la maglia blu per me è un onore, un vanto. Vincere con la Francia, per la Francia, è una missione. Se ho deciso di ritirarmi dalla lista delle riserve è perché considero la scelta del selezionatore nei miei riguardi non risponda a nessuna logica sportiva perché per tutti questi anni il messaggio era chiaro, sono le prestazioni nel club che aprono le porte nella Nazionale francese».

 



 

Rabiot si riferisce alla scelta di Deschamps di rinunciare a un centrocampista centrale per portare un esterno offensivo in più e alla preferenza finale del ct verso N’zonzi e Tolisso come alternative di Kanté, Pogba e Matuidi. La Francia gioca con il 4-3-3 e Deschamps ha deciso di portare sette attaccanti a fronte di cinque centrocampisti. Rabiot ha messo insieme dei numeri convincenti negli ultimi due anni, soprattutto se rapportati a quelli di Tolisso e N’zonzi. Dall’inizio della scorsa stagione ha registrato 89 presenze con 10 gol e 12 assist nella più forte squadra francese, che gli avrebbero dovuto garantire un posto in Russia, anche se così non è stato.

 






 



 





 

È possibile disputare una stagione da 14 gol e 19 assist, vincere il premio di miglior giovane della Premier League e non essere convocati dal proprio ct per il Mondiale?

 

L’esclusione di Leroy Sané è forse la più clamorosa di questo Mondiale e nemmeno le spiegazioni del ct Low in conferenza stampa sono servite a placare le polemiche sulla decisione di portare Julian Brandt al posto del giocatore del City: «Brandt era alla Confederations Cup, ha giocato ottime partite e ha fatto molto bene anche in allenamento, mentre Sané non è arrivato al massimo della forma in Nazionale e questo può aver inciso». L’analisi un po’ sbrigativa fornita da Low ai giornalisti può nascondere motivi più profondi, come l’amore mai sbocciato tra l’ex giocatore dello Schalke e gli

.

 

Ad aumentare le polemiche

(un po’ fazioso) pubblicato sul sito ufficiale della Bundesliga, che difende la convocazione del giocatore del Bayer Leverkusen al posto dell’ex Schalke. Già dal titolo - “Perché Loew non è folle a scegliere Brandt al posto di Sané” – si capisce l’intenzione di giustificare la decisione del ct tramite un’analisi (poco ortodossa per un sito ufficiale di un campionato) incentrata sul cattivo rendimento di Sané con la maglia della Nazionale.

 

La conclusione a cui si arriva per giustificare la presenza di Brandt al posto dell’ex Schalke è che “il contesto del City lo ha reso un’arma spuntata nel meccanismo vincente della Germania”, mentre Brandt è definito rispetto a Sané come “altrettanto talentuoso ma più duttile e meno complicato”. All’interno dello stesso articolo viene citato l’episodio chiave del rapporto complicato tra il giovane Leroy e Low: «Mentre il prodotto del Leverkusen ha dimostrato la sua efficacia nel sistema di gioco in Confederations Cup, Sané ha rinunciato alla competizione per operarsi al setto nasale».

 

, Sané avrebbe pagato la decisione di rinunciare alla Confederations, contestata da subito dal ct e dal team manager Oliver Bierhoff, che vedevano la competizione come occasione ideale per integrare al meglio i giovani nella Nazionale maggiore. Un motivo sufficiente per rinunciare a uno dei migliori giocatori dell’ultima stagione? Sicuramente un peccato per noi che non potremo vedere in Russia il suo talento e le sue nuove treccine.

 



L’esclusione di Icardi dai 23 dell’Argentina non è stata una vera e propria sorpresa. Il centravanti dell’Inter ha fatto il massimo per convincere Sampaoli a portarlo in Russia, ma non sono bastati né i 29 gol con cui si è aggiudicato la classifica marcatori della Serie A, né l’aver condotto l’Inter alla qualificazione in Champions League. D’altra parte il parco attaccanti dell’Argentina è probabilmente il più competitivo al mondo. Nessun’altra Nazionale può contare contemporaneamente su gente come Messi, Higuain, Aguero, Dybala, Di Maria e Pavon. Per Sampaoli era impossibile fare una scelta senza provocare polemiche.

 

La sensazione è che Icardi si sia giocato lo slot di centravanti con Higuain e che alla fine, nonostante i 13 gol di differenza tra i due in campionato, Sampaoli abbia preferito il Pipita per la capacità di giocare

la squadra e

la squadra senza dover essere a tutti i costi il finalizzatore ultimo del gioco.

 

Dietro all’esclusione del capitano dell’Inter non ci sono però solo motivazioni tattiche. Non è un mistero che Icardi non sia particolarmente benvoluto dalla vecchia guardia della Selecciòn. Tra settembre e ottobre 2017, in realtà, sembrava ci fosse stato un riavvicinamento quando Sampaoli aveva convocato Icardi per le ultime quattro partite di qualificazione alla Coppa del Mondo. Tuttavia la riconciliazione è durata poco: già dalle amichevoli di novembre Icardi è uscito di nuovo dal giro delle convocazioni senza poi farvi ritorno.

 

La carente abilità nel dialogare dentro e fuori dal campo con i compagni ha tolto a Mauro Icardi la possibilità di partecipare al mondiale di Russia 2018.

 



La Spagna è una delle Nazionali con il

(74%): un dato insolito tra le squadre favorite per il mondiale (a eccezione dell’Inghilterra, i cui convocati militano

nella Premier League come da tradizione). Lopetegui ha portato diciannove giocatori dalle squadre della Liga nonostante molti dei grandi giocatori spagnoli giochino all’estero e a farne le spese sono stati talenti come i già citati Marcos Alonso e Bellerin, oltre a Fabregas, Pedro o “italiani” Callejon e Suso.

 

L’assenza che sorprende di più è quella di Morata, non tanto per le prestazioni dell’ex Real Madrid - che dopo il trasferimento milionario al Chelsea in estate non ha mantenuto del tutto le aspettative -, ma per l’assenza di un giocatore con caratteristiche simili alle sue nella rosa definitiva dei campioni del mondo del 2010. Il reparto offensivo è composto da soli quattro uomini (Diego Costa, Rodrigo, Iago Aspas e Lucas Vazquez), accompagnati da tanti trequartisti senza il passo da esterni puri come Isco, Asensio, Iniesta o David Silva, schierato nel vecchio ruolo di ala nell’ultima amichevole contro la Svizzera.

 




 

Diego Costa ha un’interpretazione particolare del ruolo, e in Nazionale non ha sempre convinto. Iago Aspas e Rodrigo – che hanno disputato un’ottima stagione nella Liga con Celta e Valencia – sarebbero riadattati come unica punta. Le caratteristiche di Morata lo hanno sempre reso efficace nel contesto della Roja, dove si è sempre dovuto preoccupare solo di concretizzare la grande quantità di gioco prodotta dai suoi compagni. Morata con la Spagna ha realizzato 13 gol in 23 presenze, mentre da quando il ct è Lopetegui lo score è di 7 reti in 9 partite con sole 6 presenze da titolare. Se nel corso del torneo – e in particolare durante le partite a eliminazione diretta – gli spagnoli dovessero trovare molte difficoltà nel trovare la porta, la mancanza di un giocatore come Morata - anche solo in uscita dalla panchina – potrebbe essere pesante.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura