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Emanuele Mongiardo
Lasciate libero Thauvin
26 apr 2018
26 apr 2018
L'ala dell'OM quest'anno sembra aver fatto il definitivo salto di qualità. Merito anche di un sistema che permette al suo talento di esprimersi liberamente.
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Emanuele Mongiardo
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Mentre il calcio va verso sempre una maggiore codificazione tattica, una squadra continua a vincere tutto apparentemente indifferente alle esigenze sempre più complesse del calcio contemporaneo. Il Real Madrid, come

, «riporta il calcio al suo stato primordiale, in cui, semplicemente, la squadra più forte vince». Pur con le dovute differenze, in Europa League c'è una squadra che prova a vincere grazie a questo stesso principio: l

 di Rudi Garcia non ha un piano di gioco chiaro e definito né in fase difensiva né in fase offensiva. La più grande e ovvia differenza tra il Madrid e il Marsiglia è che la rosa a disposizione di Garcia non è composta da undici fuoriclasse come quella di Zidane. Se l'OM è riuscito a raggiungere le semifinali dell'ex Coppa UEFA, però, è in gran parte merito del talento dei suoi migliori giocatori, fuori scala per la competizione.

 

L'intelligenza di Luiz Gustavo a cavallo tra difesa e centrocampo, l'istinto associativo di Maxime Lopez e, soprattutto, la tecnica di Payet e Thauvin. Payet ha avuto una carriera strana e forse, il ritorno in Francia, dove era esploso con Bielsa, dopo due stagioni tra alti e bassi in Premier League ha dato una piega poco nobile e non all’altezza di uno dei talenti più raffinati del calcio europeo. Thauvin invece sta vivendo oggi, a venticinque anni, una fase cruciale della sua carriera: anche lui è tornato in patria dopo un passaggio a vuoto in Inghilterra, con la maglia del Newcastle, ma da quando è tornato al Vélodrome il suo livello non smette di crescere e ogni settimana i confini delle sue possibilità vengono spostati un pezzetto più in là.

 

Thauvin è sempre stato un giocatore con un particolare gusto per il dribbling e gli orpelli, ma negli ultimi due anni sta raggiungendo un’efficacia offensiva inedita, che lo ha portato a segnare quest’anno 17 gol in 30 presenze in Ligue 1.

 



Thauvin fa parte della classe '93, la generazione da cui è partita la rinascita del calcio francese con la vittoria ai mondiali U-20 del 2013. Una Nazionale che si identifica nell'approccio sorridente al calcio del suo leader, Paul Pogba, e che fiorisce dalle macerie della classe '87, la più dotata e al contempo la più cupa e disgraziata del calcio d'oltralpe. Se la generazione di

e Nasri era quella dei trequartisti ipertecnici figli della banlieue, quella di

e

è una nidiata di attaccanti in grado di toccare il pallone con estrema sensibilità a velocità supersoniche.

 

Thauvin non è un trequartista puro, preferisce ricevere largo col corpo già orientato verso il centro del campo, ha una discreta velocità ma non ha, per fare un esempio, il passo di Coman. Il suo punto di forza è la tecnica nello stretto, che ha limato con pazienza e sacrifici a Chateuaroux, una delle dodici accademie d'élite gestite dalla Federation Francais de Football. Thauvin nel suo piccolo è un anello di congiunzione tra due modi differenti di interpretare il calcio e, proprio grazie alla sue peculiarità, potrebbe rappresentare una risorsa per Deschamps ai prossimi Mondiali, nonostante finora non abbia giocato granché (appena 3 presenze nelle amichevoli, tutte da subentrato).

 

È la peculiarità del talento di Thauvin a renderlo una potenziale risorsa per la Francia. La Nazionale è zeppa di giocatori veloci e tecnici, ma poco inclini ad associarsi in un contesto non troppo definito tatticamente. Anche Thauvin sa essere un eccellente solista, ma a differenza dei suoi connazionali è in grado di creare connessioni con gli altri giocatori anche in assenza di un sistema collaudato. La tecnica è il legante che gli permette di interagire con i compagni anche nei contesti più avversi e che lo rende un calciatore autosufficiente rispetto a qualsiasi tipo di schema preordinato.

 

Non è un caso che sia rinato nel Marsiglia di Rudi Garcia, dove il talento dei giocatori fiorisce spontaneo come il ginepro e l'alloro lungo le coste del Mediterraneo. Garcia, forte di una batteria di trequartisti da Champions League, delega ogni responsabilità in fase offensiva ai piedi dei suoi migliori giocatori. Per esaltare ancora di più la tecnica a disposizione, invita i suoi ad addensare il lato palla in fase di possesso per favorire combinazioni tecniche che permettano di scardinare le linee difensive avversarie. In maniera piuttosto naturale, un giocatore come Payet è libero di muoversi secondo il proprio istinto lungo tutto la trequarti per accrescere la propria influenza sul gioco.

 

Thauvin non copre le enormi porzioni di campo del numero dieci, ma il suo apporto alla fase offensiva dell’OM è altrettanto importante, anche al netto dei gol. In un certo senso, il suo talento è più funzionale al sistema di quanto il sistema squadra non lo sia per lui.

 



 

La costruzione sulla fascia ha il vantaggio di essere più verticale rispetto a una manovra per vie centrali che invece richiederebbe meccanismi più sofisticati in fase di possesso palla. Il grosso svantaggio è il limite rappresentato dalla linea laterale, che naturalmente favorisce il pressing avversario sul lato palla. Senza meccanismi consolidati, l’OM rischia di rimanere sistematicamente vittima del pressing avversario.

 

Thauvin è anche un giocatore che ama venire incontro per ricevere sui piedi e la mancanza di schemi preordinati accentua questo aspetto del suo gioco: è raro vederlo muoversi alle spalle dell'avversario per attaccare la profondità o cercare una ricezione tra le linee, più vantaggiosa per la squadra. Spesso, piuttosto che cercare lo spazio tra linee per creare una nuova opzione di passaggio, arriva a ridosso del compagno in possesso, creando un sovraccarico inutile attorno al pallone che rischia di attrarre ancora di più il pressing avversario.

 

È però proprio in un contesto tattico così claustrofobico che emerge il suo talento, indispensabile per mantenere produttivo l'OM. Thauvin esce dalle situazioni più complicate anche perché può contare su una buona confidenza col piede debole, il destro, e un controllo davvero totale sul suo piede forte, il sinistro. È quasi impossibile togliergli la palla quando la protegge, ed eccelle anche nel primo controllo, decisivo per indirizzare la giocata successiva. La sensibilità del sinistro gli permette di calibrare il controllo secondo l’esigenza del momento e di guadagnare tempo e spazio decisivi per creare squilibri nella difesa avversaria (può pettinare il pallone con la suola o uncinarlo con l'interno). L'obiettivo degli stop di Thauvin è sempre lo stesso: orientare corpo e pallone verso la porta avversaria, la prospettiva perfetta per un giocatore che ama tagliare il campo in conduzione e in grado di saltare praticamente chiunque. E nel caso di Thauvin la tecnica è agevolata da un ottimo uso del corpo: riesce a ricevere spalle alla porta e a virare frontalmente con la rapidità di un felino, dimezzando così il tempo della giocata.

 

Ma il controllo orientato, se ben eseguito, non comporta solo vantaggi individuali. Spostare il pallone in una determinata direzione e con la giusta forza permette di disinnescare il pressing e di disordinare la struttura difensiva avversaria. In poche parole, si possono sfruttare i movimenti difensivi degli avversari per aprire linee di passaggio che altrimenti sarebbero schermate.

 

Facciamo un esempio: il gol del momentaneo 4-2 contro il RB Lipsia. Nei nostri occhi è rimasta la scioltezza con cui Payet ha lasciato di sale il suo avversario e calciato d'esterno sotto l'incrocio. La giocata che permette all'ex West Ham di puntare la difesa tedesca nasce però dai piedi di Thauvin. Payet, che riceve in movimento un passaggio di Maxime Lopez, per anticipare l'uscita di Augustin appoggia in avanti su Thauvin spalle alla porta, circondato da tre avversari pronti ad aggredirlo: Upamecano da dietro, defilato sulla sua destra, Kampl e Bruma davanti a lui, il primo alla sua sinistra, il secondo alla sua destra. La palla non viaggia precisa sui piedi di Thauvin, gli arriva leggermente a sinistra. Compie un piccolo movimento laterale verso il pallone e poi chiude il sinistro per orientare il primo tocco all'indietro e scoprire la palla, senza tenerla sotto il corpo. In questo modo la sfera viaggia in direzione opposta alla corsa di Kampl e Bruma e rende inutile il movimento orizzontale di Upamecano alle spalle. Ma Thauvin non solo evita l'intervento avversario: la corsa diagonale di Kampl ha scoperto la linea di passaggio per il movimento di Payet verso l'area. Thauvin chiude un'altra volta il piatto, stavolta per servire il capitano che si trova in isolamento con Ilsanker.

 

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Purtroppo però, non è sempre possibile giocare d'anticipo sulle intenzioni dei marcatori. Come detto, anche quando porta più giocatori a ridosso del pallone l'OM non cerca di liberare gli spazi tramite scambi di posizione organizzati. Il che facilita le marcature della squadra che difende. Ma Thauvin, pur non essendo un colosso, usa il suo metro e ottanta per trarre il massimo vantaggio anche con un avversario alle spalle. Per proteggere palla non basta comunque essere grossi: bisogna saper resistere ai contrasti e, al contempo, si deve mantenere il controllo sul pallone per volgere a proprio favore la giocata. Thauvin non ha paura del corpo a corpo con l'avversario: riesce e ingobbirsi sul pallone e a prendere bene contatto col marcatore, in più ha un'ottima resistenza ai contrasti.

 

Anche la sua abilità spalle alla porta è dovuta soprattutto alla supremazia tecnica, che si esprime ad esempio nel modo in cui riesce a toccare con frequenza il pallone anche con l'avversario addosso. In caso di raddoppio, grazie al senso per il dribbling, può azzardare soluzioni impensabili in spazi ridotti, trasformando l'inferiorità numerica in superiorità.

 



Thauvin vince il 71% dei suoi uno contro uno, una percentuale migliore di quella di Neymar e Mbappé. Tuttavia, Thauvin è solo quinto per numero di dribbling completati a partita nel campionato francese, (3,4), segno che comunque nell’impianto di gioco del Marsiglia non è facile ritagliarsi lo spazio per saltare l’uomo.

 

D'altra parte non stiamo parlando di uno di quei giocatori che incenerisce gli avversari con la velocità: mentre i suoi compagni di Nazionale quando partono in conduzione sembrano dei fulmini, lui porta palla con calma ed eleganza, come se stesse pattinando sul ghiaccio. La superiorità tecnica di Thauvin e Payet, e la facilità con la quale saltano l’uomo, rendono l’OM imprevedibile in qualsiasi momento della partita. Anche a grandi distanze dalla porta danno sempre l’impressione di poter saltare un paio di avversari e inclinare improvvisamente il campo verso l’area avversaria.

 

Se proprio non c’è lo spazio per tentare il dribbling, allora può decidere di coinvolgere in costruzione i compagni e sfruttarli come parete per proseguire la propria azione palla al piede. Nelle combinazioni sullo stretto emerge peraltro una certa confidenza negli appoggi di prima, anche spalle alla porta. In questo senso l’efficacia e la precisione del suo gioco di sponda si moltiplica se interagisce con due giocatori dal tocco sensibilissimo come Payet e Maxime Lopez.

 

Pur non avendo un’intelligenza spaziale spiccata, Thauvin ama muoversi alle spalle dell’avversario dopo aver scaricato il pallone, per creare triangoli lungo tutta la fascia. Pensa sempre a chiudere l’uno-due e tornare il prima possibile in possesso, perché anche nella sua dimensione associativa, Thauvin mantiene un approccio estremamente individuale al calcio.

 

Thauvin, insomma, vuole incidere il più possibile sulle sorti della squadra, accettando tutti i rischi connessi, rischiando anche di tenere troppo palla attraendo la pressione avversaria. Il ricorso continuo al dribbling e a protezioni palla complicate aumenta il margine d’errore: perde 2,3 palloni a partita, secondo in Ligue 1 nella graduatoria di WhoScored tra i trequartisti/ali con almeno 25 presenze in campionato.

 

Il gioco comunque vale la candela. Senza l’intraprendenza di Thauvin la manovra dell’OM si inaridirebbe, con lui in campo la squadra può costruire senza troppi problemi anche in inferiorità numerica. Prendiamo come esempio un’altra partita d’Europa League, l’andata degli ottavi di finale contro l’Athletic Bilbao. A trenta secondi dal calcio d’inizio Thauvin si trova in possesso largo a destra. Maxime Lopez è vicino a lui, a nemmeno un metro di distanza. Intorno a loro ci sono ben tre giocatori baschi: Balenziaga più basso, Benat alle spalle di Lopez e Susaeta che sta rientrando per attaccare Thauvin.

 

Thauvin accenna la conduzione col sinistro verso il fondo, probabilmente per ritardare l’intervento di Susaeta. A questo punto si trova raddoppiato da Balenziaga e dal capitano rojiblanco, ma improvvisamente scava il pallone con l’esterno sinistro e serve Lopez facendo passare il pallone in mezzo ai due avversari. Prima che il pallone si appoggi sulla coscia del compagno, Thauvin scatta alle spalle di Benat. Lopez in qualche modo chiude il triangolo e la sfera torna tra i piedi del ventisei a cui stavolta basta un controllo con l’esterno del piede forte per passare in mezzo a Benat e Balenziaga. Nel frattempo Ocampos taglia alle spalle del terzino sul lato opposto; Thauvin ha già visto il movimento del compagno e lo serve con un interno liftato che passa tra terzino e difensore centrale. L’ex milanista deve solo spingere in rete.

 



 

La presenza della linea laterale fa poca differenza per un giocatore col talento di Thauvin per cui tagliare dalla fascia verso la trequarti palla al piede è spesso una formalità. Gran parte dei gol di Thauvin partono dalla linea laterale, e nascono da combinazioni o dribbling che gli permettono di condurre verso il centro e costruire tiri da posizioni vantaggiose, meglio se da dentro l’area.

 

Non disdegna comunque il tiro dalla media distanza. Ama calciare soprattutto d’interno sinistro sul secondo palo, mentre sfrutta poco il collo del piede. Va detto che Thauvin è uno di quei giocatori che danno l'impressione di tirare troppo: quest’anno da 42 conclusioni da fuori Thauvin è riuscito a ricavare appena un gol.

 




 

E invece, per quanto sia un giocatore individualista, non va sottovalutato il suo istinto per gli assist. Da posizione decentrata Thauvin riesce ad avere delle buone letture dei movimenti dei compagni in area. Considerando che il Marsiglia attacca cercando la porta con un buon numero di uomini (oltre alla punta, il trequartista centrale e l’esterno del lato opposto si inseriscono contemporaneamente in area) se Thauvin riesce a guadagnare un isolamento all’altezza dei sedici metri, allora può rientrare sull’interno sinistro per crossare, mandando la palla sia sul primo che sul secondo palo, premiando uno degli inserimenti.

 



In un calcio che segue sempre più organizzato l’OM di Garcia viaggia totalmente contromano. Thauvin incarna più di tutti questo spirito di un calcio in cui il collettivo si muove al servizio del talento individuale. Il modo brutale in cui l’OM ha sbattuto fuori dall’Europa League una squadra iper organizzata come il RB Lipsia ci ricorda una volta di più che, al di là di ogni schema, la differenza in campo la fanno i giocatori. Contro il pressing indiavolato dei tedeschi, la tecnica elusiva di Payet e Thauvin è stata un’arma migliore di qualsiasi possesso ragionato.

 

Per Thauvin questa potrebbe essere la stagione del definitivo riscatto. Per quanto all’OM sia libero di seguire il flusso del proprio talento, sarebbe un peccato non vederlo all’opera in un contesto più organizzato che potrebbe esaltare ancora di più alcune sue caratteristiche; un giocatore così abile nel primo controllo, nel gioco spalle alla porta e nelle combinazioni sul corto potrebbe essere letale se imparasse a muoversi alle spalle del centrocampo avversario per cercare ricezioni a ridosso dell’area. Potrebbe migliorare la varietà dei propri passaggi, magari sollecitato da movimenti coordinati dei compagni. La speranza è che, anche in un contesto più organizzato, Thauvin riesca a esprimere liberamente ciò che rende speciale il suo talento.

 

In Nazionale ha davanti a lui giocatori forse più moderni e quotati, ma la sua abitudine a essere determinante in contesti poco organizzati potrebbe fargli scalare le gerarchie. Mentre tutti aspettiamo Mbappé, Dembelé e Pogba, chissà che non sia anche il Mondiale di Thauvin.

 

 

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