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Michele Tossani
Lasciateci credere nel Frosinone
21 set 2023
21 set 2023
Sono solo quattro partite ma la squadra di Di Francesco sta già facendo sognare.
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Michele Tossani
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IMAGO / IPA Sport
(foto) IMAGO / IPA Sport
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Dopo quattro partite il Frosinone ha già messo insieme 7 punti, frutto di due vittorie (contro Atalanta e Sassuolo), un pareggio (con l’Udinese) e una sola sconfitta (all’esordio contro i campioni d’Italia del Napoli). Pochi, anzi, diciamola tutta: nessuno avrebbe scommesso su una partenza così lanciata da parte di una squadra che unanimemente veniva considerata tra le ultime forze se non proprio l'ultima del nostro campionato, di certo la candidata più seria alla retrocessione. Ogni anno la Serie A sembra avere almeno una squadra condannata in partenza, e il Frosinone sembrava quella di quest'anno.

D’altra parte, motivi legittimi per dubitare del Frosinone ce n’erano, a cominciare dal mercato. Nella sessione estiva infatti il direttore sportivo Guido Angelozzi, non potendo contare su un budget di primo piano, si è affidato a un certosino lavoro di scouting e a un'accelerazione delle trattative nelle ultime settimane di mercato, rivoluzionando completamente la squadra che l’anno prima aveva conquistato la promozione vincendo il campionato di Serie B sotto la guida di Fabio Grosso.

Il mercato frusinate è stato tra i più random dell’intera Serie A. Sono arrivati al Benito Stirpe giocatori con alle spalle le storie più disparate come i vari Abodu Harroui, Riccardo Marchizza, Simone Romagnoli, Marvin Cuni, Marco Brescianini, Giorgi Kvernadze, Mehdi Bourabia, Arijon Ibrahimovic, Reinier, Caleb Okoli, Matías Soulé, Pol Lirola, Kaio Jorge, Enzo Barrenechea, e forse sto dimenticando qualcuno. In pratica, per affrontare la difficile sfida della permanenza in Serie A, il Frosinone ha scelto di costruire una rosa composta quasi esclusivamente da scommesse. Per il resto sono arrivati prestiti provenienti da squadre importanti e qualche veterano.

Anche la scelta della guida tecnica è stata una scommessa personale di Angelozzi. Partito Grosso, il direttore ha voluto affidare la panchina a una sua vecchia conoscenza, quell’Eusebio Di Francesco la cui carriera, dopo il picco della semifinale Champions conquistata con la Roma, si è persa dietro una serie di scelte infelici e di esoneri. L'allenatore abruzzese finora si è dimostrato pronto a cogliere questa occasione (forse l'ultima in Serie A) facendo ottimo uso di questa rosa eterogenea, con calciatori che, sulla carta, consentono di mutare il piano gara in funzione dell’avversario di turno o del momento della partita.

La vittoria più prestigiosa del Frosinone ottenuta finora.

Dal punto di vista tattico, Di Francesco è rimasto fedele al suo sistema base, vale a dire quel 4-3-3 fatto di tagli e verticalizzazioni che lo ha contraddistinto fin dagli inizi della sua carriera da allenatore, e questa fiducia incrollabile nelle proprie idee, nonostante la recente storia di fallimenti, credo si possa descrivere come un pregio. Certo, qualcosa l'allenatore abruzzese ha modificato, dimostrando di non essere rimasto impassibile di fronte alle novità proposte dal calcio contemporaneo durante il periodo di sosta forzata che lo ha visto fermo dal settembre del 2021, vale a dire dall’esonero subito a Verona.

La maggiore novità introdotta dal pescarese nel suo gioco risiede nella costruzione dal basso, che serve al Frosinone ad attirare la prima pressione avversaria e a creare così le premesse per andare a risalire il campo velocemente attraverso transizioni lunghe. Questo approccio non impedisce alla squadra di andare diretta quando pressata, tanto è vero che i portieri del Frosinone hanno una percentuale di palloni lunghi giocati del 48% in fase di costruzione, contro una media del 46.50% del resto della Serie A. Una volta portata palla in zone più avanzate di campo, si tornano a vedere quelle giocate verticali caratteristiche delle squadre di Di Francesco. Anche in questo caso sono di supporto i dati: se si escludono quelli effettuati nel primo terzo di campo, il Frosinone muove in avanti il 38% dei propri passaggi, a fronte di una media del 33.75% delle altre squadre di A.

Insomma, al netto dei cambiamenti già detti apportati alla costruzione dal basso, il Frosinone rimane sostanzialmente una squadra molto diretta. Il loro tempo medio per azione offensiva (8.84 secondi) è superiore soltanto a quello di altre cinque squadre mentre il dato relativo alla media di passaggi effettuati per sequenza d’attacco (3.23) colloca il Frosinone ancora nella parte bassa della relativa classifica.

Certo, in fase di non possesso Di Francesco ha dovuto fare delle concessioni, abbassando il baricentro per lunghe fasi della partita e abbandonando l'idea di un pressing alto continuo sugli avversari. Secondo i dati StatsBomb, infatti, il Frosinone è penultimo per PPDA, il dato che misura l'altezza e l'efficacia del pressing sul possesso avversario. Un piccolo tradimento per i seguaci di ferro dell'allenatore pescarese ma un compromesso che comunque ha funzionato, vista la rosa dei ciociari. Non sono comunque mancate fasi di pressing alto che hanno ricordato il Di Francesco dei primi tempi, durante le quali ha messo in difficoltà squadre anche molto rodate come l'Atalanta.

Il pressing provato dal Frosinone contro l'Atalanta, ripreso dalla camera tattica. Si vede come la squadra ciociara stringa molto verso il lato della palla, andando forte sui riferimenti vicini al portatore.

I giocatori chiave

Come in tutte le squadre di Di Francesco, anche per il Frosinone vale la massima per cui il successo passa per l'unità e la convinzione nello sforzo collettivo. Lo abbiamo visto in tutte queste prime quattro partite giocate, ma soprattutto nell'ultima contro il Sassuolo, contro cui il Frosinone ha recuperato ben due gol di svantaggio con un crescendo esaltante di abnegazione e convinzione nei propri mezzi.

È vero però che ci sono alcuni giocatori che stanno stupendo, superando ogni più rosea aspettativa. In difesa per esempio si sono già messi in luce elementi come il confermato Anthony Oyono, il rientrante Ilario Monterisi (tornato in Ciociaria a titolo definitivo dal Lecce dopo il prestito dello scorso anno) e i nuovi arrivati Marchizza e Romagnoli. Questo quartetto forma la linea difensiva titolare del Frosinone, che finora ha concesso 5.89 non-penalty expected goals, un numero molto alto, inferiore solo a quello del Sassuolo. È un campione ancora piccolo di partite, quindi non del tutto significativo, se non del gran momento di forma che sta mettendo in mostra anche Stefano Turati - per adesso uno dei migliori portieri della Serie A sia per differenza tra post-shot expected goals e gol effettivamente subiti (0.51, peggio solo di Montipò, Sommer e Falcone) che per percentuali di tiri parati (76%).

In mediana si sta imponendo Barrenechea. L’ex juventino (che all’arrivo a Frosinone ha fatto notare la diversa intensità degli allenamenti di Di Francesco rispetto a quelli ai quali era abituato) è il play che mancava alla squadra per far girare il centrocampo. L’argentino dirige il traffico davanti alla difesa con buona proprietà tecnica (86.7% di passaggi completati) dimostrandosi un valido aiuto anche in fase difensiva.

In attacco invece la notizia è Matías Soulé. Il talento argentino, in prestito dalla Juventus, ha giocato le ultime due partite, risultando determinante nella rimonta contro il Sassuolo (da 0-2 a 4-2). Il numero 18 del Frosinone viene utilizzato da Di Francesco sulla destra, zona dalla quale il giocatore può tagliare centralmente per sfruttare il suo sinistro nel mezzo spazio.

Il lavoro dei giocatori offensivi consente al Frosinone di recapitare con continuità la palla negli ultimi sedici metri di campo. Un dato a conferma della facilità con cui la squadra di Di Francesco riesce a risalire il campo e a creare occasioni da gol sono i passaggi effettuati in area avversaria: ben 2.75 per 90 minuti, miglior ottavo dato della Serie A sopra a squadre come Lazio, Milan e Torino.

Gli scenari futuri

Ma cosa aspettarsi dal futuro? Il Frosinone può essere davvero una delle sorprese di questa Serie A o presto ricorderemo questo momento di entusiasmo come una cotta estiva? Difficile dirlo, di sicuro però è vero che il Frosinone sta conquistando punti in maniera non casuale, mettendo in mostra ottime prestazioni. Di Francesco, partendo dal suo 4-3-3 e grazie al lavoro del DS Angelozzi, ha preparato una squadra più flessibile di quanto non ci si aspettasse dal tecnico abruzzese, in grado di adattarsi a ogni situazione con efficacia. Alla rigidità tipica di una certa struttura zemaniana (che fa parte del DNA del primo Di Francesco allenatore) il tecnico dei ciociari ha dunque aggiunto ingredienti propri di un calcio più moderno e fluido.

Così abbiamo visto il Frosinone attaccare difendendosi in avanti, per creare delle transizioni brevi, ma anche gestire palla nelle fasi iniziali del possesso per andare poi ad attaccare la profondità. Già prima dell'inizio del campionato proprio la raffinatezza della prima costruzione era stata già segnalata nella sua guida da Jacopo Azzolini e queste prime giornate stanno confermando i passi in avanti fatti da Di Francesco in questo senso.

L'utilizzo del terzo uomo in costruzione da parte del Frosinone. La ricerca di questo tipo di uscitaa è una delle novità che Di Francesco ha aggiunto al suo playbook.

Il Frosinone sembra potersi difendere con discreta efficacia anche più in basso, accettando più lunghe fasi di difesa posizionale grazie a un’abnegazione commovente da parte dei suoi giocatori. Un esempio è l’esterno offensivo uruguaiano Jaime Báez, che nel secondo tempo contro l’Atalanta, per resistere alla pressione della squadra di Gasperini, ha giocato praticamente da terzino aggiunto.

Certo, arriveranno tempi di magra, soprattutto se il solo talento di Turati non dovesse sostenere l'overperformance difensiva della sua squadra, ma i segnali offensivi sembrano incoraggianti. Il Frosinone in queste prime quattro partite ha fatto registrare un dato di non-penalty goals per 90 minuti di 1.08, sopra il dato medio della Serie A e peggio di sole altre sette squadre. Anche qui bisognerà vedere quanto questi dati reggeranno sul medio-lungo periodo ma, insomma, è bello intravederci un futuro di una squadra che cerca di segnare un gol più dell'avversario invece che provare a subirne uno in meno.

Non sarebbe una grande storia se il Frosinone si salvasse in questo modo? Se Di Francesco facesse questo miracolo?

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