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Guida al Roland Garros maschile
27 mag 2019
27 mag 2019
I protagonisti, gli outsider e tutto quello che c'è da sapere sul Grande Slam su terra.
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23 min
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Possiamo considerare Nadal l’assoluto favorito? Cosa gli si può mettere contro?

In un’ipotetica griglia di partenza di questo Roland Garros, Rafael Nadal partirebbe ancora una volta in pole position. La sua tradizione positiva in questo torneo e ovviamente in questa superficie, oltre che l’allungamento delle partite al meglio dei 5 set, sono certamente i fattori che più determinano ancora Nadal come favorito, alle soglie dei 33 anni, per vincere il suo dodicesimo Roland Garros.

Oltre a questo concorre uno stato di forma in fase crescente durante la stagione dei grandi tornei su terra, un po’ all’opposto rispetto allo scorso anno. In questa primavera Nadal ha messo in mostra un rendimento altalenante, inspiegabile per certi versi. A Montecarlo Nadal è partito forte contro Bautista Agut ma successivamente, all’improvviso, ha giocato due brutte partite contro Pella ai quarti - che non ha in teoria un gioco per lui così fastidioso - e Fognini in semifinale, che si sono poi ripercosse negativamente sui match più lottati dei due tornei successivi.

La sua condizione è iniziata a salire dopo la prima brutta partita a Barcellona, contro Leonardo Mayer, e l’ascesa è poi proseguita a Madrid e soprattutto a Roma, dove Nadal si è dichiarato soddisfatto anche del suo livello di gioco soprattutto nella finale contro Novak Djokovic. In precedenza aveva sottolineato anche a parole il miglioramento del suo stato di forma, biasimando la sua prestazione nella sconfitta contro Fognini a Montecarlo ma non in quella contro Thiem a Barcellona. I suoi problemi forse sono sembrati più di natura mentale che fisica, ma l’autorevolezza con cui si è imposto contro Tsitsipas - una settimana dopo averci perso a Madrid - e Djokovic a Roma lo pone ancora in condizione di superiorità rispetto agli altri.

Nadal a Montecarlo è sembrato perdere tutto il suo gioco, forse anche per qualche postumo dell’infortunio al ginocchio che lo ha costretto a fermarsi a Indian Wells. Tra Barcellona e Madrid lo spagnolo ha invece recuperato la sua continuità, ma per ritrovare la sicurezza anche nei colpi di conclusione Nadal ha dovuto aspettare le fasi finali di Roma e soprattutto la partita contro Djokovic, che da sempre lo obbliga a un gioco più propositivo.

I dritti giocati da Nadal nel primo set della semifinale di Roma contro Tsitsipas. Ha giocato tantissimo in manovra in diagonale verso il rovescio del greco e ha cambiato in lungolinea praticamente solo per tirare i vincenti (più di un vincente su 3 colpi giocati in lungolinea, cioè 7 su 20). In finale contro Djokovic si è invece fatto più aggressivo.

Nadal sembra avere una vera a propria autostrada verso la finale. Praticamente tutti gli avversari più pericolosi - Thiem, Zverev, del Potro e Fognini, oltre ovviamente a Djokovic, ma anche altre possibili mine vaganti come Khachanov, Edmund, Coric e Shapovalov - sono finiti nella parte opposta di tabellone. Molti degli avversari in teoria più quotati che sono nella sua parte - tra cui Nishikori e soprattutto Cilic e Wawrinka - non stanno invece vivendo fasi esaltanti delle loro carriere. Ecco quindi che l’unico a poterlo insidiare prima della finale sembra essere uno tra Federer e Tsitsipas in semifinale - meno chance per Medvedev negli eventuali quarti - ma entrambi possiedono caratteristiche di gioco che in linea teorica non sembrano sufficienti per stare sopra il livello di Nadal sulla terra battuta al meglio dei 5 set.

Quali sono le carte che può giocarsi invece Djokovic?

Ecco allora che praticamente il vero torneo di Nadal potrebbe iniziare in semifinale, o addirittura in finale, dove potrebbe aspettarlo il grande rivale Novak Djokovic in quella che sarebbe la rivincita dello scorso Australian Open nonché la nona finale Slam tra loro due e la terza al Roland Garros (più la vera e propria finale anticipata in semifinale nel 2013). Djokovic ha dichiarato di puntare al Grande Slam quest’anno. Per riuscirci, nel caso, dovrà passare la prova più difficile per un tennista: battere Nadal sulla terra battuta al meglio dei 5 set, impresa però riuscita nel 2015 e sfiorata nel 2013.

Come Nadal anche Djokovic è sembrato in crescita, anche se ha lasciato qualche perplessità a Roma. A Montecarlo il serbo ha proseguito sull’onda lunga delle incertezze dei due Master 1000 americani sul cemento, perdendo contro Daniil Medvedev dopo aver giocato un primo set onestamente vergognoso. In conferenza stampa a Roma ha poi indicato nella vittoria in semifinale di Madrid contro Dominic Thiem il momento che gli ha permesso il giorno seguente di giocare una stupenda finale contro Tsitsipas in cui sembrava avere il totale controllo dei rischi che prendeva, soprattutto nel primo set.

A Roma invece la partita contro del Potro ha evidenziato come Djokovic sia ancora un passo indietro a livello atletico rispetto all’Australian Open. Nella finale contro Nadal si è anche vista qualche scoria dei due terzi set consecutivi giocati dal serbo nei quarti e nella semifinale, contro i due argentini del Potro e Schwartzman. Ma quando Djokovic nel 2011 scoppiava di salute non ebbe problemi a recuperare il giorno dopo la lunghissima semifinale contro Murray e a battere Nadal. Del resto il serbo ormai va per i 32 anni e sembra anche aver perso un po’ di elasticità nel coprire il campo, fondamentale per tamponare il dritto di Nadal sul lato sinistro.

In generale Djokovic negli ultimi tempi sembra soffrire un po’ più del solito le palle arrotate, come gli era capitato contro Kohlschreiber a Indian Wells e anche nella semifinale da lui vinta contro Thiem a Madrid, e questo è un problema che potrebbe tornare in caso di campi soleggiati e secchi, dove la palla salta ancora di più. A Roma contro Nadal la netta superiorità dello spagnolo sulla diagonale sinistra è testimoniata da due statistiche estremamente eloquenti: Nadal ha prevalso per 23-8 negli scambi sopra a 9 colpi e soprattutto Djokovic ha commesso 24 errori di rovescio contro i 5 dello spagnolo in tutta la partita.

Uno dei tanti errori di rovescio di Djokovic sulle palle cariche di dritto di Nadal. Durante la partita ha provato a sfuggire a questo mismatch in tutti i modi, a volte giocando scellerate palle corte, altre volte invece alzando in maniera esagerata la traiettoria, puntualmente schiacciata a terra dal dritto dello spagnolo.

Per vincere il torneo Djokovic dovrà vedersela con un tabellone complicato ma forse, proprio come gli è capitato a Madrid, un eventuale percorso in cui supera ostacoli difficili senza stancarsi troppo potrebbe caricarlo in vista della finale. Il serbo avrà uno tra Shapovalov, Struff e soprattutto Coric agli ottavi, uno tra Zverev, Fognini e Lajovic ai quarti e uno tra Thiem e del Potro in semifinale. Se dovesse arrivare fresco e carico nell’eventuale finale contro Nadal, sperando in un clima umido e in una terra pesante che farebbe saltare poco la palla dello spagnolo, Djokovic è forse l’unico giocatore ad avere le caratteristiche tecniche, la continuità, l’esperienza e la personalità per uscire vincitore dal confronto contro il grande re della terra battuta.

Come arriva Dominic Thiem a questo Roland Garros?

Prima di arrivare all’eventuale sfida finale tra i due grandi rivali, però, Djokovic dovrebbe vedersela in semifinale con ogni probabilità contro il terzo e forse ultimo favorito per la vittoria del torneo. Quest’anno Dominic Thiem è stato forse paradossalmente più discontinuo rispetto agli anni passati nei risultati sulla terra. Eppure sembra essere più pericoloso sia per Nadal che per Djokovic negli eventuali scontri diretti, avendo migliorato alcuni aspetti del suo gioco anche prima dell’addio del suo vecchio coach Bresnik - e l’arrivo di Nicolas Massu - come il rovescio e la risposta in anticipo.

Il livello potenziale di Thiem è forse quello ammirato a Barcellona, soprattutto nella grande vittoria contro Nadal. L’austriaco in quella partita ha dominato gli scambi con il dritto giocato da qualsiasi posizione e verso qualsiasi direzione, ed è stato anche molto bravo a tenere sulla diagonale sinistra con il rovescio, approfittando però anche di qualche mancanza di sicurezza di Nadal nel trovare profondità e aggressività con il proprio dritto. Eppure Thiem si è dimostrato - forse per l’ennesima volta - un giocatore che ha bisogno di troppi riferimenti per poter rendere.

Dopo aver ceduto a Lajovic a Montecarlo, a Madrid ha rischiato di perdere contro Federer da favorito, giocando un pessimo primo set e soffrendo gli anticipi e le continue variazioni dello svizzero. A Roma ha perso contro Verdasco faticando molto di più sul lato sinistro rispetto alla sfida contro Nadal a Barcellona. In conferenza stampa si è anche lamentato dei ritardi che ha dovuto subire nella sua programmazione per via dell’organizzazione del torneo che non si rassegnava alle previsioni nefaste, ritardi che gli avrebbero precluso la possibilità di effettuare massaggi prima della partita contro Verdasco, dimostrando come forse alcuni giocatori abbiano bisogno di essere più meticolosi di altri.

In ogni caso, nonostante un rendimento un po’ a singhiozzo, Thiem sembra avere un tabellone accessibile fino alla semifinale. Potrebbero sorprenderlo forse solo un Edmund ispirato nel terzo turno o Verdasco agli ottavi nel re-match di Roma, mentre il primo scoglio abbastanza duro potrebbe essere rappresentato da Del Potro ai quarti. L’argentino, tuttavia, contro Djokovic a Roma è sembrato crollare fisicamente dopo le due ore e potrebbe soffrire la distanza al meglio dei 5 set al rientro dopo diversi mesi di stop. Di Thiem sarà importante testare anche la tenuta mentale, visto che forse per la prima volta viene seriamente accreditato come un possibile vincitore di uno Slam, ma le armi per fare male sia a Djokovic che a Nadal sembrano esserci.

Quale risultato dovrebbe raggiungere Zverev per non considerare il suo torneo un fallimento?

Per ritrovare fiducia e continuità di risultati, Alexander Zverev si è iscritto al torneo di Ginevra dopo la sconfitta nella sua prima partita a Roma contro Matteo Berrettini. In terra svizzera Zverev ha vinto il torneo faticando come ormai solito fare in questa stagione difficile. Si è aggiudicato la finale contro Jarry al tie-break del terzo set, dopo aver vinto solo al terzo set anche contro Delbonis in semifinale e con uno degli ultimi in ordine cronologico ad essere riusciti ad uscire dalla melma dei Challenger, il boliviano Hugo Dellien.

Anche nel primo turno a Ginevra contro Gulbis, nonostante il 6-2 6-1 registrato, Zverev ha faticato nei primi game soprattutto con il dritto come gli è capitato praticamente in tutte le partite di questa stagione su terra: dalla vittoria contro Hurkacz a Madrid - che gli ha sostanzialmente regalato la partita - fino alla sconfitta contro Berrettini, che lo ha spesso stuzzicato sul dritto giocandogli dei back a favore di vento «perché lui non va veloce con la mano», come detto dal romano a Sky.

La mano “lenta” sul dritto gli ha sempre causato problemi in uscita dal servizio in caso di risposte profonde, un problema che sembrava risolto a fine 2018. In questo caso invece per colpa di questo difetto Zverev concede il primo set contro Berrettini a Roma

Il dritto sembrava invece il colpo maggiormente migliorato con l’arrivo del super-coach Ivan Lendl, anche se recentemente Zverev ha detto di aver assunto Lendl perché suo padre è «il migliore allenatore del mondo ma non è mai stato in finale in uno Slam, mentre Ivan porta esperienza in certe situazioni». Il che starebbe a significare che non è stato per merito di Lendl che Zverev ha messo in mostra evidenti e costanti miglioramenti nella sicurezza e nella velocità del dritto alle scorse ATP Finals. Non è però riuscito a consolidare questi progressi in questo inizio di 2019 per una serie di problemi personali: dalla rottura della relazione con la sua fidanzata ai problemi di salute del padre che fino a Madrid non ha potuto seguirlo.

Questo periodo di crisi interiore ha quindi prodotto risultati negativi per via di una minore sicurezza ed efficienza del dritto. Zverev si è irrigidito nella preparazione e nell’esplosione verso la palla; si è preso sempre meno rischi - contro Hurkacz ha scagliato solo 8 vincenti di dritto in 3 lunghi e laboriosi set - ma senza più una condizione fisica all'altezza di quella degli ultimi due anni. Zverev si è ora “normalizzato” ed è attaccabile da molti giocatori dalla sua parte di tabellone.

A Parigi non dovrebbe avere problemi fino al terzo turno, dove rischia di incontrare Lajovic che lo scorso anno lo portò al quinto - e nel frattempo ha messo in cascina la finale 1000 a Montecarlo. Dovesse superarlo agli ottavi troverebbe uno tra Bautista Agut e soprattutto Fognini, contro cui partirebbe forse sfavorito visti gli stati di forma attuali e il recente precedente favorevole all’italiano a Montecarlo. Nei quarti, poi, ci sarebbe Djokovic. Zverev in carriera finora ha ottenuto solo una volta l’accesso ai quarti di uno Slam - proprio a Parigi l’anno scorso - quindi confermare il risultato del 2018 sarebbe come vincere il torneo.

Tsitsipas può vincere? Ci sono altri possibili outsider?

Dopo un periodo - a cavallo tra Indian Wells e Montecarlo - dove ha avuto un breve reflusso psicologico negativo dovuto ai troppi tornei di inizio stagione, Stefanos Tsitsipas è tornato da Madrid a incamerare i risultati che giustificano la sua posizione ormai stabile tra i top 10. Soprattutto ha mostrato enormi miglioramenti dal punto di vista atletico e ha confermato anche quest’anno quella maggiore continuità che la terra gli può permettere di avere soprattutto dal lato del rovescio, con un’apertura abbastanza ampia e tanto top spin generato.

Soprattutto per poter caricare il rovescio, Tsitsipas - nello specifico a Madrid - ha giocato la risposta alla seconda 2 metri e mezzo più indietro rispetto a Djokovic. Eppure sulla terra questo gli ha permesso di vincere più punti (48% contro 44% di Djokovic) oltre che, ovviamente, di tirare più forte (15 km7h più veloce) ma da una posizione più lontana.

Forse, però, la terra rende il gioco di Tsitsipas più costante ma al momento meno brillante nella sua propensione offensiva per poter sfidare alla pari in un match al meglio dei cinque set i tre grandi favoriti del torneo. Soprattutto dal lato del rovescio colpisce la palla troppo vicina al corpo e questo gli impedisce di generare colpi offensivi o vincenti. Anche se il suo gioco rimane molto solido. Nella finale di Madrid contro Djokovic, ad esempio, nonostante la partita straordinaria del serbo Tsitsipas ha messo a referto solo 4 errori di rovescio contro gli 11 di Djokovic, e aveva prevalso per 13-12 negli scambi sopra a 9 colpi. Anche nelle due partite precedenti, ai quarti contro Zverev e in semifinale contro Nadal, Tsitsipas aveva fatto sia meno vincenti che meno errori dei suoi avversari con il rovescio.

Non sarà semplicissimo per lui oltretutto affrontare uno tra Wawrinka e Cilic agli ottavi, giocatori in calo ma pur sempre esperti e pericolosi nella sfida diretta, soprattutto lo svizzero. Ai quarti, poi, si potrebbe rinnovare quella sfida contro Federer carica di fascino e di significati sul passaggio del testimone di un certo modo di intendere il tennis. Ma forse, in questo momento, che Tsitsipas possa vincere il Roland Garros appare uno scenario improbabile.

Chi ha invece sorpreso è stato Juan Martin del Potro, non solo per aver ritrovato un certo livello ma anzi per essere riuscito a portare in campo dei miglioramenti sul lato del rovescio. Del Potro sembra essere riuscito a recuperare ancora di più rispetto a prima la funzionalità del polso sinistro che tre anni fa praticamente non usava più, e questo gli torna utile sulla terra dove la palla va anche un po’ spinta e lavorata e non è sufficiente impattarla in avanti anche in modo abbastanza piatto. In aggiunta a questo contro Djokovic l’argentino ha messo in mostra anche un’accresciuta sicurezza con il rovescio lungolinea in top, anche nei punti importanti, che può cambiare nettamente le sue prospettive nello scambio sia in manovra - per uscire dalla diagonale sinistra e partire a martellare di dritto - sia in conclusione.

Del Potro ha però mostrato segni di cedimento fisico nella sfida contro Djokovic e potrebbe non essere ancora completamente pronto per competere al meglio dei 5 set. Il sorteggio non è stato benevolo e potrebbe regalargli insidie sia al primo turno contro Jarry che nell’eventuale terzo turno contro l’esuberanza e la freschezza di Davidovich Fokina. Ma se dovesse invece aver recuperato ulteriore brillantezza in questa settimana, dopo il torneo di Roma, Del Potro potrebbe dire tranquillamente la sua sia negli ottavi contro Khachanov o Klizan, sia ai quarti contro uno tra Monfils, Verdasco e anche lo stesso Thiem. Senza dubbio tutti e tre i grandi favoriti del torneo lo temono come forse nessun altro.

Cosa dobbiamo aspettarci da Federer dopo 4 anni dalla sua ultima presenza al Roland Garros?

Se ho inserito solo Tsitsipas e del Potro tra i possibili outsider, la ragione - oltre al pessimo stato di forma di gente come Wawrinka, Cilic, il solito Dimitrov e in generale anche per la superiorità di Nadal, Djokovic e Thiem - è che risulta difficile inserire Roger Federer tra le possibili sorprese di un torneo dello Slam. Eppure forse per la prima volta dopo tanti anni Federer approccia a un Major senza alcuna pressione, forse con la consapevolezza di non avere alcuna possibilità di vincere, ma lo fa sia per non perdere troppo ritmo partita a Wimbledon e, chissà, forse anche per godersi l’atmosfera del Roland Garros per l’ultima volta nella sua carriera di giocatore.

Il rendimento di Federer ha sorpreso in positivo, frutto di una condizione atletica nettamente migliore rispetto all’anno scorso e al 2016, ma frutto anche di una completezza tecnica che lo rende competitivo anche sulla sua superficie meno congeniale, ma sulla quale alcune delle sue soluzioni risultano perfino più efficaci rispetto ai campi veloci. Sulla terra Federer può comunque esaltare le sue capacità nel servizio in kick, nelle palle corte, nell’apertura degli angoli stretti sia con il dritto che con il rovescio, e anche il suo dritto negli ultimi anni è diventato più arrotato dopo una leggera modifica del movimento.

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La differenza di altezza del servizio in kick di Federer dopo il rimbalzo aumenta sulla terra rispetto al cemento. A Madrid ha registrato un’altezza media di ben 24 centimetri superiore rispetto a Miami. Di conseguenza ha ottenuto risposte mediamente più corte e ha potuto colpire il primo colpo all’uscita dal servizio circa mezzo metro più avanti.

Nonostante il passare degli anni Federer abbia conservato quella brillantezza atletica che gli permette anche sulla terra di esasperare l’anticipo - come visto soprattutto a Madrid nei quarti di finale contro le terribili rotazioni di Thiem - e di riuscire a trasformare il campo in terra quasi in un campo veloce. Anche se, va detto, dalla parte del rovescio non riesce forse a essere così costante nel cercare la palla in avanti e nella distanza lunga potrebbe soffrire se pressato su quel lato, come visto anche ieri da metà secondo set in poi nella partita vinta contro Lorenzo Sonego.

Per Federer potrebbe esserci qualche problema di questo tipo al terzo turno contro il vincente tra Berrettini e Ruud, due giocatori che con il loro dritto manovrano molto bene sulla terra, mentre gli ottavi di finale contro uno tra Mayer, Kohlschreiber e Schwartzman potrebbero presentargli meno insidie. Poi ai quarti la soglia del livello dovrebbe ancora alzarsi: ci sarà uno tra Tsitsipas, Wawrinka, Tiafoe o meno probabilmente Cilic, prima della grande sfida contro Nadal in semifinale che, purtroppo, rischierebbe di deludere le aspettative in termini di incertezza del risultato.

Questo Roland Garros con ogni probabilità sarà per Federer un torneo di rodaggio in vista di Wimbledon, il vero obiettivo stagionale, ma se Nadal dovesse incepparsi a sorpresa come dieci anni fa contro Soderling il torneo di Parigi potrebbe regalargli l’ennesima finale Slam. In ogni caso, vista l’assenza di pressioni da favorito, è lecito aspettarsi molte partite giocate con scioltezza e, quindi, molto spettacolo in campo.

A parte Tsitsipas, fra i NextGen da quale tennista possiamo aspettarci l’exploit migliore?

Il Roland Garros 2019 non sarà forse lo Slam dove verrà lanciata definitivamente la nuova scuola canadese. Felix Auger-Aliassime - che poteva essere competitivo anche sulla terra - ha dato forfait per i postumi di un problema all’inguine patito nella finale di Lione contro Benoit Paire. Al suo posto entra un altro dei ragazzi terribili della sua generazione: Alejandro Davidovich Fokina, salito alla ribalta nel recente torneo di Estoril e dal rovescio robusto e fluido, ispirato a quello di Djokovic. Davidovich Fokina è stato anche fortunato: ha pescato l’australiano Jordan Thompson al primo turno e due giocatori molto anziani e in fase discendente come Ivo Karlovic e Feliciano Lopez nell’eventuale secondo turno. Davidovich Fokina non parte battuto neanche nell’eventuale terzo turno contro Jarry o del Potro - a seconda delle condizioni fisiche dell’argentino - per cui ha la chance di sfruttare la sua fortuna di lucky loser per mettersi in mostra.

Non sarà forse il torneo buono per la scuola canadese anche perché Shapovalov ha pescato forse il giocatore più forte tra quelli esclusi dalle teste di serie, ovvero Jan Lennard Struff. Ho assistito dal vivo alla loro sfida a Montecarlo, vinta proprio da Struff al terzo set, ed era evidente come la palla del tedesco, anche se meno fluida e brillante, sia più pesante di quella del giovane canadese, che la soffriva soprattutto dal lato del proprio rovescio. Oltre a questo, Shapovalov ha mostrato in quella come in altre partite di non aver ancora messo a posto la propria continuità di gioco e in uno Slam sulla terra appare difficile esca vivo da un tabellone che lo vedrebbe opposto anche ad Albot al secondo turno e Coric al terzo.

Con la sconfitta inaspettata di Frances Tiafoe contro Krajinovic, qualche speranza legittima va riversata su Casper Ruud, se dovesse battere Berrettini. Il norvegese, classe ’98 anche lui, ha un dritto poderoso e a Roma ha dimostrato di non soffrire più di tanto - almeno sulla terra - le variazioni di ritmo contro Evans e Kyrgios. Per questo motivo, se battesse l’italiano al secondo turno, potrebbe riservare più di una minaccia a Federer in virtù del suo dritto estremamente carico e costante in manovra, anche se potrebbe essere puntato da Federer sul proprio rovescio.

Non sarà forse il torneo di Alexei Popyrin e né quello di Miomir Kecmanovic. L’australiano è forse ancora troppo leggero per la terra battuta e al secondo turno sembra avere la strada sbarrata contro il più robusto ed esperto Laslo Djere. Kecmanovic ha battuto Kudla al primo turno ma anche lui sembra chiuso da Goffin al secondo turno. Difficile ottenere un buon risultato anche per Alex de Minaur: il mattatore dell’ultima stagione australiana, arrivato agli ottavi di finale dell’ultimo Wimbledon, ha una palla troppo piatta e leggera per la terra battuta e non ha una grande capacità di aprire gli angoli. De Minaur ha vinto un primo turno agevole contro Klahn ma sembra anche lui chiuso al secondo turno da Carreño Busta.

Difficile dare qualche chance al giovane qualificato svedese Mikael Ymer, che ha un dritto davvero troppo leggero per la terra battuta, mentre un altro classe 2000 - il tedesco Rudolf Molleker - potrebbe ritagliarsi una soddisfazione al primo turno nella sfida contro Bublik, giocatore più adatto al veloce, ma sarebbe poi totalmente chiuso da Thiem al secondo turno. Qualcosa in più può invece sperare il giovane talentuoso Corentin Moutet, che ha vinto il primo turno contro il qualificato Vatutin e, pur partendo sfavorito al secondo turno sia con Andreozzi che con Pella, potrà dare sfoggio del suo estro anche grazie alla spinta del pubblico di casa.

A proposito di giovanissimi, da seguire il torneo junior con Lorenzo Musetti testa di serie numero 1 e favorito assoluto - anche in virtù delle sue caratteristiche tecniche - se dovesse mancare Jannik Sinner. L’altoatesino non ha ranking ITF ma potrebbe partecipare in virtù della sua classifica ATP - è il migliore under 18 al mondo, al numero 215. A quel punto i due, se piazzati in parti opposte di tabellone, sembrano favoriti per ripetere un’interessante e spettacolare sfida come quella delle pre-qualificazioni a Roma sul Pietrangeli, giocandosi ancora una volta tra di loro - Giulio Zeppieri sembra ancora leggermente più indietro - lo scettro di principale alfiere della rinascita del tennis italiano attraverso la generazione 2001-2002.

Lo scorso anno abbiamo conosciuto l’exploit di Cecchinato. Possiamo aspettarci una performance simile da parte di un italiano quest’anno?

Nella giornata di ieri purtroppo abbiamo già salutato Cecchinato, schiacciato dal peso delle aspettative, da un ritardo di condizione dovuto a qualche problema fisico prima della primavera e dalle caratteristiche dell’anziano Nicolas Mahut, inattivo da tempo in singolare ma spinto dal pubblico, dal suo serve and volley e dal suo gioco anticipato, che hanno attanagliato la risposta di Cecchinato.

Oltre a Cecchinato hanno lasciato il torneo - in modo più prevedibile - anche Fabbiano contro Cilic e Sonego contro Federer, mentre ce l’ha fatta Matteo Berrettini in 4 set dopo aver rischiato di finire sotto per 2 set a uno contro Pablo Andujar, uno dei giocatori più pericolosi tra gli esclusi dalle teste di serie. Berrettini che anche ieri ha ricordato perché, oltre a essere in forma, è un giocatore dalle prospettive molto interessanti soprattutto sulla terra: al di là del grande servizio ha mostrato ancora una volta una grande capacità di spingere con il dritto arrotato anche negli angoli stretti e di giocare con continuità precisissime palle corte, mentre la terra battuta tampona le sue lacune più evidenti, ovvero la risposta al servizio e i dritti giocati in fase difensiva spostandosi verso destra.

Berrettini ha però pescato una sezione di tabellone da cui sembra non poter uscire vivo. Dovrebbe avere altri problemi contro Ruud al secondo turno e al terzo turno eventualmente arriverà Federer. Non sono due partite impossibili per l’italiano ma è chiaro che, da testa di serie, il sorteggio non lo abbia favorito più di tanto, per cui resta molto improbabile - almeno per quest’anno - che possa essere lui a ripetere un’impresa à la Cecchinato.

Ecco allora che il giocatore più accreditato a ripetere i risultati del palermitano dello scorso anno è il più atteso, Fabio Fognini, che complice anche lo scarso stato di forma di Cilic punta a Parigi ad entrare in top 10 per la prima volta in carriera. Fognini avrà insidie al terzo turno contro Bautista Agut e agli ottavi contro Lajovic o Zverev, ma in questo momento sembra poter partire favorito contro tutti questi giocatori, se dovesse aver recuperato dal problema alla gamba che lo ha un po’ limitato Roma. Se dovesse arrivare ai quarti, dove lo aspetterebbe Djokovic, Fognini guadagnerebbe 180 punti in classifica avvicinandosi proprio alla top 10.

Dopo essersi qualificato in seguito a un surreale terzo set dell’ultimo turno contro Dustin Brown, Salvatore Caruso sembra chiuso già al primo match contro Jaume Munar, ed eventualmente anche da Simone al secondo turno. Compito difficile anche per Travaglia, che potrebbe sfruttare la palla leggera sulla terra di Mannarino per batterlo al primo turno, ma si ritroverebbe poi chiuso da Monfils al secondo turno. Per Simone Bolelli sarebbe un enorme successo arrivare al terzo turno sfruttando le incertezze di Pouille al primo e Klizan al secondo, ma potrebbe più realisticamente fermarsi al primo match.

Stesso destino sembra quello di Andreas Seppi: l’altoatesino si è indebolito fisicamente - dopo qualche problema che gli anni passati lo ha costretto a infiltrazioni - e all’età di 35 anni sembra ormai competitivo solo sul veloce, dove può sfruttare di più il suo timing e la sua fluidità di braccio e meno il suo fisico. Affronta Fognini al primo turno in un derby in cui parte sfavorito, ma come spesso accade tra due giocatori che si conoscono benissimo c’è qualche speranza in più per lo sfavorito. Una conoscenza minuziosa dei punti deboli del giocatore più forte può essere un vantaggio.

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