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Daniele Manusia
La rinascita di novembre di Maguire
08 dic 2023
08 dic 2023
La Premier League ha eletto Maguire miglior giocatore del mese di novembre.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Offside Sports Photography
(foto) IMAGO / Offside Sports Photography
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Dopo 34 secondi di gioco di Fulham-Manchester United, giocata a Craven Cottage lo scorso 4 novembre, Harry Maguire riceve un passaggio orizzontale all’altezza del centrocampo. La palla arriva da sinistra, dal compagno di reparto Johnny Evans. Con le sue movenze sempre un po’ elefantiache - un Dumbo cresciuto, che non fa più tenerezza a nessuno, pagato ottanta milioni dal circo più fatiscente della Premier League - lascia scorrere il pallone e si gira verso la fascia destra. Wan-Bissaka è a pochi metri da lui in diagonale, un passaggio che più banale non si potrebbe, Maguire però mette la palla in fallo laterale. Si sarebbe potuto pensare a un errore genuino, a una di quelle gaffe inspiegabili che lo hanno reso celebre su TikTok, se solo non si fosse immediatamente piegato sulle ginocchia chiedendo soccorso. In realtà, Maguire aveva ricevuto un colpo alla testa poco prima. Il fatto è che persino un errore gratuito e senza senso di quel tipo sarebbe stato verosimile per Harry Maguire, o quanto meno per la reputazione che si è costruito in questi ultimi anni. La partita con il Fulham è stata la quarta in cui Maguire è partito titolare in campionato, dopo che una serie di infortuni ha costretto Ten Hag a dargli un’altra chance, e dopo che le sue buone prestazioni hanno spinto l’allenatore olandese a preferirlo a Raphaël Varane. Quella partita lo United l’ha vinta 1-0 con un gol al novantesimo di Bruno Fernandes e Ten Hag a in conferenza ha detto di Maguire: «Ha giocato una grande, grande partita. Davvero un’ottima prestazione. Ha mostrato autorevolezza con e senza palla, sono veramente contento della partita di Harry». Tre partite dopo - tre solide partite dopo - a fine novembre, Harry Maguire è stato premiato come miglior giocatore della Premier League. È presto per dichiarare finito l’incubo kafkiano di errori e meme in cui Maguire era finito, ma insomma è già un bel passo avanti rispetto a pochi mesi fa.

Anche quando le cose vanno bene Maguire diventa meme.

Con Harry Maguire il problema non è avere la memoria corta, quanto non avere del tutto più idea del fatto che si stia parlando di un essere umano in carne ed ossa, con una sua storia, una sua formazione e delle abilità che lo hanno portato ad occupare la posizione che occupa oggi. Che non è, cioè, un prodotto della nostra fantasia, un prodotto di internet. Siamo passati dal definire tra di noi “scarsi” giocatori dei club d’élite sapendo di esagerare, dall’usare iperboli del tipo “vent’anni fa questo non avrebbe giocato neanche in Eccellenza” per giocatori internazionali - nel caso di Maguire parliamo di un semifinalista in una Coppa del Mondo e di una finalista in un Europeo - sapendo che, appunto, si trattava di iperboli, al dire quelle stesse cose senza nessun secondo livello di lettura. Credendoci veramente. Come se fosse davvero possibile che improvvisamente il mondo del calcio sia impazzito e per ragioni di marketing, moda, incompetenza, dirigenti e allenatori si siano ridotti a prendere sul serio una specie di finto-calciatore. Come se lo United avesse preso IShowSpeed, lo YouTuber tifoso di Ronaldo, come se Maguire fosse stato prima un meme e poi, solo dopo, un calciatore d’élite. Va detto che la realtà sa essere crudelmente simile alle nostre fantasie. Lo scorso settembre - due mesi prima che venisse eletto giocatore del mese, cioè - durante l’amichevole giocata in Scozia (vinta 3-1 dall’Inghilterra) Maguire metteva dentro la sua stessa porta, alle spalle di Ramsdale, un innocuo cross rasoterra. I tifosi scozzesi allora hanno iniziato a celebrare con dei sarcastici olé i suoi passaggi. La partita precedente, contro l’Ucraina, anche se Maguire non c’entrava niente nel gol di Zinchenko, è comunque circolato uno screenshot (a proposito, siamo sempre contro gli screenshot) in cui, alla fine dell’azione, sembrava abbracciare e marcare il compagno di reparto Marc Guéhi. C’è sempre qualcosa che sembra complottare nell’ombra per rendere ridicolo Maguire, anche se il trattamento che subisce da pubblico e media ha smesso da tempo di sembrare divertente. Persino il fatto che dopo la partita con la Scozia sia intervenuta sua madre a difenderlo, beh, è un po’ ridicolo per un trentenne gigantesco, rinforza implicitamente l’idea che sia un bambinone fragile e inadeguato. Anche se la madre ha detto cose serie e condivisibili: ha detto che quello che subisce il figlio è «vergognoso e inaccettabile in ogni campo della vita», vero, e che se lui è in grado di sopportarlo non è detto che altri lo siano. Southgate, che ha continuato a convocarlo in nazionale anche quando allo United non giocava, lo ha sempre difeso, definendo “ridicole” le critiche che subisce, ma anche Lewis Dunk, che ha giocato al centro della difesa con Maguire contro la Scozia, un difensore con l’aria ben più minacciosa e old school di Maguire, ha detto, semplicemente, che questo tipo di trattamento è «ingiusto». Maguire ha tirato avanti anche quella volta. Come aveva resistito alle pressioni che quest’estate volevano spingerlo ad accettare offerte per lui sconvenienti pur di lasciare Manchester (ricordiamo che lo scorso aprile sono arrivati a minacciarlo di fargli esplodere la casa). Così come aveva accettato, lo scorso luglio, la decisione di Ten Hag di togliergli la fascia da capitano - comprensibile tutto sommato, considerando che Maguire era la quarta o quinta scelta in quel momento - pur dichiarandosi “estremamente contrariato”. Insomma siamo arrivati a un punto in cui le cose gli sono andate talmente contro, in cui la tempesta di merda, se mi passate il termine per restare contemporanei, è diventata così forte e intensa, da dover riconoscere a Maguire delle ammirevoli capacità di resistenza.

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Il premio di miglior giocatore del mese di novembre in Premier League in un certo senso sembra indicarci che Harry Maguire ha quasi fatto il giro completo. Che la sua storia è passata dall’essere ridicola a tragica a inspiring. Forse. In Italia di sicuro non siamo ancora pronti. Dopo l’ultima partita con il Chelsea, vinta 2-1, gli è stato accollato il gol di Palmer - in coppia con Onana, un altro bersaglio bello grosso e facile da prendere su cui si spara volentieri - anche se a marcarlo era Lindelof e in realtà Maguire era al centro dell’area a provare a fare da scudo a una conclusione dritta (Palmer, o Parker come è scritto in quello stesso articolo, invece ha incrociato il tiro, tra l’altro con grande precisione). Certo, anche solo se si guardano le sue ultime tre o quattro partite ci sono decine di interventi simili in cui Maguire blocca il tiro o devia il cross, in cui sempre con quelle movenze un po’ da Frankstein prova a ballare al ritmo di alette tecniche che cercano di farlo impazzire ma lui, magari piantato con i piedi in orizzontale come è meglio non fare, in qualche modo trova il tempo dell’intervento. Ma che importa, chi le guarda queste cose? O le migliaia di palle che respinge di testa, i passaggi con cui mostra a volte una freddezza notevole? A chi importa sottolineare come Maguire, sì proprio lui, sembri in questo momento il giocatore più calmo e sicuro della difesa del Manchester, il più affidabile, almeno in attesa del rientro di Lisandro Martinez (con cui, a questo punto, dovrebbe giocare in coppia)?

«Non avrei potuto vincerlo senza l'aiuto dei miei compagni, dello staff dello United e dei tifosi. Il vostro amore e supporto non passa inosservato e lo apprezzo molto». Con queste parole Maguire ha ricevuto il premio di giocatore del mese di novembre.

Niente di eccezionale, certo. Che Maguire non sia capitato nel posto ideale, dopo aver lasciato Leicester, ormai lo abbiamo capito. Maguire è emerso come centrale di difesa di sinistra abile nel portare palla in avanti e Ten Hag lo schiera a destra limitandolo all’impostazione sul posto, con i passaggi. Continua ad eccellere nel gioco aereo (vince l'82% dei suoi duelli di testa secondo Statsbomb) ma paga la fragilità difensiva dello United che espone i suoi limiti di mobilità e copertura di grande distanze. Anche in mezzo al mese di novembre con tre vittorie su tre partite di campionato c’è stata la sconfitta pazza di Copenaghen in cui Maguire ha causato un rigore, ne ha procurato un altro per lo United e ha respinto la palla da cui è arrivato il tiro del 3-4 finale. Non solo non è migliorato negli ultimi anni ma semmai ha ingrandito i propri difetti, ma non è solo colpa sua. Nessuno è veramente al sicuro dai tranelli della vita. Forse questo, per quanto banale, è quello che ci dice veramente la storia di Maguire. Che ancora non è finita, badate bene: con grande probabilità quest’estate arriverà da titolare all’Europeo che l’Inghilterra proverà a vincere e anche adesso, seppur così incasinato, lo United è ad appena tre punti dal City (dopo la sconfitta con l’Aston Villa che gli ha fatto perdere tre posizioni in classifica). Tutto può succedere ma Harry Maguire sembra aver capito che la sola cosa veramente importante è come reagiamo a quello che la vita ci propone: lui resterà al suo posto, in campo se Ten Hag glielo permetterà, cercherà di limitare i danni quando attaccanti veloci il doppio di lui lo punteranno in campo aperto, respingerà i cross e i tiri che vedrà partire, cercando di non mandarli alle spalle del proprio portiere. Farà del suo meglio. Anche nelle peggiori condizioni possibili. Anche quando i suoi tifosi lo fischieranno, se lo fischieranno di nuovo (come hanno fatto quelli inglesi lo scorso marzo e quelli dello United nelle amichevoli estive). Questo, almeno questo, gli va riconosciuto come eccezionale. Qualcosa non da tutti. Qualcosa che lo rende davvero speciale.

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