Matt Brown – Derrick Lewis – Vitor Belfort
Un peso leggero, un medio e un peso massimo condividono uno dei record più prestigiosi: il maggior numero di finalizzazioni attraverso i colpi in tutta la storia della UFC, ben dodici. Iniziamo dal primo, Matt Brown è stato il perfetto prototipo di “technical brawler”, come ama definirsi, ossia un fighter che abbina all’aggressività molto elevata tipica dei primi picchiatori un bagaglio tecnico di tutto rispetto. Brown è stato sinonimo di spettacolarità e ferocia, un fighter selvaggio, ma anche di grande intuito, capace sempre di cogliere come pochi altri il momento più propizio per chiudere l’incontro, quello che in gergo si chiama, in modo un po’ brutale, “l’odore del sangue”, l’istante di maggiore difficoltà del proprio avversario, la scintilla che innescava la sua offensiva rabbiosa, ma mai fuori controllo.
Dodici finalizzazioni attraverso i colpi in UFC sono un’enormità e forse lo sono ancor di più in relazione alla categoria di peso, visto che non ha mai superato in carriera le 170 libbre, ma è stata proprio la sua aggressività, fatta di ginocchiate, gomitate dallo stand up, ground and pound furiosi, ad aver elevato Brown come fighter, rendendolo ancor più pericoloso di quanto le sue pur ottime qualità gli avrebbero consentito.
Vitor Belfort, con il suo fisico ultra esplosivo e poderoso e uno stile di combattimento molto aggressivo è stato uno spauracchio nella divisione dei pesi medi. I suoi primi tre incontri in UFC, quando questo sport era ancora ai suoi albori, si sono conclusi con tre KO tecnici alla prima ripresa, che lo hanno presentato al mondo come uno dei fighter più temibili in circolazione. Il prosieguo della carriera lo definirà come uno dei più grandi artisti del KO che la storia ricordi: memorabile forse più di ogni altro anche per la sua importanza, il KO nettissimo ai danni di Rich Franklin che decise chi sarebbe andato a sfidare il campione. Anderson Silva, con Jon Jones, saranno gli unici ostacoli che si riveleranno per lui insormontabili.
Nel 2013 otterrà un piccolo record decisamente unico, tre KO consecutivi nello stesso anno solare per calci alla testa, uno più devastante degli altri: quello ai danni di Luke Rockhold, un benvenuto che l’esordiente statunitense difficilmente riuscirà a dimenticare.
Lewis invece è un peso massimo piuttosto rude, tutt’ora in attività, con un fisico che non fa immediatamente pensare a quello di un atleta. Nonostante la pancia prominente, però, è un fighter sorprendentemente agile e i suoi colpi, spesso risolutivi, sembrano comparire dal nulla per poi esplodere nel modo più inaspettato e devastante. In carriera l’80% delle sue vittorie è arrivato prima del limite, proprio grazie ai suoi colpi, perché a Lewis basta davvero pochissimo per fare suo un match, un piccolo calo di attenzione da parte dell’avversario, un momento favorevole, un lampo ed ecco che in pochi istanti il suo sfidante si trova a terra privo di coscienza, mentre Lewis, con lo sguardo truce, inizia la sua selvaggia esultanza.