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Gianluca Faelutti

Tutti i record dell’UFC

Chi ha più KO in carriera, chi ha dato più colpi, chi ha più sconfitte…

Ci sono tanti modi per guadagnarsi un posto nella storia delle MMA, avere la cintura alla vita è uno di questi ma ci sono stati – ci sono e ci saranno sempre – fighter in grado di occupare un posto indelebile nella memoria collettiva degli appassionati, persino loro malgrado, anche senza aver mai avuto la gloria dei più grandi. 

 

Fra stakanovisti dell’ottagono con un numero di incontri impressionante, grandi specialisti della sottomissione o del colpo risolutore, mitragliatrici umane, disumani incassatori, fighter dalla carriera infinita, campioni con regni eccezionalmente longevi, talenti straordinariamente precoci, ma anche serie di sconfitte ai limiti del dramma sportivo e match che si sono risolti in un batter d’occhio, la storia delle MMA è piena di eventi memorabili e di numeri, che finché non verranno superati, avranno in essa un posto privilegiato. 

 

Questo pezzo raccoglie i record più pazzi e significativi della storia dell’UFC, la più importante promotion di questo sport relativamente giovane ma con già una storia fatta di figure leggendarie e incontri epici. 

 

 

Più vittorie per KO/TKO: 12

Matt Brown – Derrick Lewis – Vitor Belfort

 

Un peso leggero, un medio e un peso massimo condividono uno dei record più prestigiosi: il maggior numero di finalizzazioni attraverso i colpi in tutta la storia della UFC, ben dodici. Iniziamo dal primo, Matt Brown è stato il perfetto prototipo di “technical brawler”, come ama definirsi, ossia un fighter che abbina all’aggressività molto elevata tipica dei primi picchiatori un bagaglio tecnico di tutto rispetto. Brown è stato sinonimo di spettacolarità e ferocia, un fighter selvaggio, ma anche di grande intuito, capace sempre di cogliere come pochi altri il momento più propizio per chiudere l’incontro, quello che in gergo si chiama, in modo un po’ brutale, “l’odore del sangue”, l’istante di maggiore difficoltà del proprio avversario, la scintilla che innescava la sua offensiva rabbiosa, ma mai fuori controllo. 

 

 

Dodici finalizzazioni attraverso i colpi in UFC sono un’enormità e forse lo sono ancor di più in relazione alla categoria di peso, visto che non ha mai superato in carriera le 170 libbre, ma è stata proprio la sua aggressività, fatta di ginocchiate, gomitate dallo stand up, ground and pound furiosi, ad aver elevato Brown come fighter, rendendolo ancor più pericoloso di quanto le sue pur ottime qualità gli avrebbero consentito.

 

Vitor Belfort, con il suo fisico ultra esplosivo e poderoso e uno stile di combattimento molto aggressivo è stato uno spauracchio nella divisione dei pesi medi. I suoi primi tre incontri in UFC, quando questo sport era ancora ai suoi albori, si sono conclusi con tre KO tecnici alla prima ripresa, che lo hanno presentato al mondo come uno dei fighter più temibili in circolazione. Il prosieguo della carriera lo definirà come uno dei più grandi artisti del KO che la storia ricordi: memorabile forse più di ogni altro anche per la sua importanza, il KO nettissimo ai danni di Rich Franklin che decise chi sarebbe andato a sfidare il campione. Anderson Silva, con Jon Jones, saranno gli unici ostacoli che si riveleranno per lui insormontabili. 

 

 

Nel 2013 otterrà un piccolo record decisamente unico, tre KO consecutivi nello stesso anno solare per calci alla testa, uno più devastante degli altri: quello ai danni di Luke Rockhold, un benvenuto che l’esordiente statunitense difficilmente riuscirà a dimenticare.

 

 

Lewis invece è un peso massimo piuttosto rude, tutt’ora in attività, con un fisico che non fa immediatamente pensare a quello di un atleta. Nonostante la pancia prominente, però, è un fighter sorprendentemente agile e i suoi colpi, spesso risolutivi, sembrano comparire dal nulla per poi esplodere nel modo più inaspettato e devastante. In carriera l’80% delle sue vittorie è arrivato prima del limite, proprio grazie ai suoi colpi, perché a Lewis basta davvero pochissimo per fare suo un match, un piccolo calo di attenzione da parte dell’avversario, un momento favorevole, un lampo ed ecco che in pochi istanti il suo sfidante si trova a terra privo di coscienza, mentre Lewis, con lo sguardo truce, inizia la sua selvaggia esultanza.

 

Più finalizzazioni e più sottomissioni: 17 e 14

Charles Oliveira

 

Forse non è il nome che vi aspettavate. È quasi sbalorditivo scoprire che nelle sue 19 vittorie in UFC soltanto due volte Oliveira è andato ai punti, contro Jeremy Stephens e, recentemente, contro Tony Ferguson, comunque letteralmente asfaltato dalla prestazione del brasiliano e salvatosi miracolosamente da diverse situazioni quasi impossibili.

 

Decisiva al fine di raggiungere questo record straordinario è la sua predisposizione alle sottomissioni: Guillotine choke, Anaconda Choke, Rear-Naked Choke, Triangle choke, Oliveira è il re degli strangolamenti, e questa qualità gli è valsa il raggiungimento di un altro importantissimo record, ovvero quello del maggior numero di sottomissioni (14). Anche i suoi pugni, però, possono essere devastanti, come ha dimostrato nel suo ultimo incontro con un’aggressione brutale ai danni di Chandler, dopo un primo round complicatissimo. 

 

 

Fighter a lungo sottovalutato, oggi si è imposto a suon di finalizzazioni come uno dei migliori pesi leggeri della divisione, arrivando anche a conquistare la cintura dopo il ritiro di Khabib. Considerando che ha soltanto 31 anni, non troppi in uno sport come le MMA, il suo record di finalizzazioni, e non meno importante, quello del maggior numero di sottomissioni in futuro potrebbero crescere ancora e diventare inavvicinabili per chiunque. 

 

Più incontri combattuti in UFC: 37

Jim Miller

 

Jim Miller è un uomo che ama combattere. Non è così scontato: ci sono fighter che vivono l’incontro come un sacrificio per arrivare ad un obiettivo, e chi, come Miller, sembra davvero divertirsi durante il combattimento, godere visceralmente di quello spettacolo di sangue, di quella scossa di adrenalina che si deve provare quando la gabbia si chiude e si resta soli di fronte al proprio avversario. 

 

In pochi incarnano come Jim Miller il fascino primordiale del combattimento, l’idea che possa essere una delle più intense espressioni della vitalità umana. È la risposta alla domanda se valga davvero la pena combattere, perché Miller, con i suoi 37 incontri in UFC non ha mai nemmeno intravisto sogni titolati, non è mai sembrato entrare in gabbia per scalare una vetta, raggiungere un traguardo o persino arricchirsi, bensì perché sembrava amarne ancor più di altri l’essenza, non tanto dunque la soddisfazione della vittoria, quanto la gioia per il combattimento stesso. 

Più incontri vinti ai punti: 12

Georges St-Pierre

 

Georges St-Pierre è stato uno degli atleti più vincenti della storia delle MMA e ha ottenuto le sue vittorie nel modo più pragmatico. Per lui stare dentro l’ottagono era tutt’altro che un divertimento, lo stesso valeva per l’attesa, spesso snervante, che accompagnava l’avvicinamento ai grandi appuntamenti e probabilmente è stato proprio questo approccio così razionale e al contempo ossessivo, a renderlo così perfetto nella scelta e nell’applicazione dei gameplan. 

 

Ridurre al minimo indispensabile i rischi, far valere sistematicamente i propri punti di forza contro i limiti del proprio avversario, essere wrestler contro gli striker e viceversa, forse non sempre questo suo modo di stare nell’ottagono si è tradotto in spettacolarità, ma ha contribuito certamente a renderlo uno degli atleti più influenti nell’evoluzione delle MMA con il suo approccio intelligente, strategico, calcolato con il quale ha edificato il proprio lungo dominio e che tanti altri fighter emuleranno per costituire i loro successi. 

 

Non essendo un grande incassatore, e non potendo vantare una grande predisposizione al KO, GSP fondava le proprie vittorie su una supremazia assoluta per tutta la durata dell’incontro, in virtù anche di una tenuta atletica senza pari, un aspetto che ci richiama ad un altro elemento avanguardistico di Georges St-Pierre, ossia il suo essere un atleta molto prima che un picchiatore.

Più vittorie in UFC: 23

Donald Cerrone

 

Se St-Pierre era un calcolatore, Miller un selvaggio, Cerrone sembra invece sempre entrare nell’ottagono per un’allegra scazzottata fra amici. Da una parte si diverte, dall’altra deve rendere sostenibile una vita colma di costose avventure, così lo abbiamo visto combattere in continuazione in questi anni e in categorie di peso differenti. È possibile che questa attitudine abbia un po’ limitato le proprie ambizioni ed è anche probabile che un percorso più lineare gli avrebbe fornito qualche occasione in più di arrivare ad una sfida titolata, ma ci avrebbe altresì privato di quella spensieratezza con la quale il cowboy ha affrontato anche le sfide più complicate, facendoci quasi sempre divertire. 

 

 

Ventitré vittorie però non sono solamente figlie del suo stakanovismo, nè della spregiudicatezza con la quale accettava gli incontri, ma anche del suo valore tecnico, atletico, mentale, sconfiggendo fighter del calibro di Stephens, Miller, Alvarez, Brown, Medeiros, Iaquinta, Cerrone ha dimostrato di essere un grande in questo sport, con o senza cintura alla vita.

Più main event disputati: 18

Randy Couture

 

Dal 21 Dicembre del 1997, UFC Japan, quando sconfisse Maurice Smith per decisione, fino a UFC 109, quando uscì ancora vittorioso contro Mark Coleman, nel 2010. In mezzo tredici anni nei quali Couture è rimasto al top, come certificano le diciotto presenze nei main event. Già soltanto combattere diciotto incontri targati UFC è un’impresa per pochi, ma farlo nel match più importante di una card principale significa avere avuto una continuità di rendimento per un lasso di tempo così lungo che solo un campione e un professionista straordinario come Randy Couture poteva raggiungere.

Più knockdown: 20

Donald Cerrone

 

Donald Cerrone è anche il fighter ad aver totalizzato più knockdown in UFC, emblema di una stile spregiudicato, sempre volto a voler divertire, uno stile che forse qualche volta lo ha esposto a qualche rischio evitabile, ma che lo ha contraddistinto come un fighter elettrizzante da guardare e anche per ciò amatissimo dal pubblico. Cerrone ha ottenuto diversi dei suoi knockdown attraverso i calci, il suo high kick destro è sempre stato rapido, imprevedibile, tecnicamente ineccepibile e soprattutto mortifero e tante sono state le gambe piegate dal suo devastante impatto e i fighter storditi dalla fulminea soluzione del Cowboy, fatto sta che venti knockdown sono un’enormità, un traguardo dunque adatto ad una grande personalità come Cerrone.

Più tempo trascorso in posizione dominante e maggior numero di atterramenti: 2 ore, 42 minuti e 4 secondi; 90 takedowns

Georges St-Pierre

 

St-Pierre ha passato due ore e quarantadue minuti in posizione dominante. Atterrava i propri avversari con facilità talvolta disarmante, e infatti è ancora suo il record di maggior numero di atterramenti portati a segno in UFC, ossia 90, un numero davvero spaventoso, ed è interessante scoprire che la straordinaria efficacia dei propri atterramenti dipendeva in parte da un’eccezionale gestione delle distanze maturata dal suo background nel karate, ma a rendere la sua lotta un fattore ancor più devastante era anche la sua capacità di stabilizzare.

 

Una volta atterrati i propri avversari infatti, il canadese difficilmente perdeva il proprio vantaggio. Quella era la sua comfort zone, da lì poteva far valere il suo incessante ground and pound, tentare sottomissioni e nel frattempo sfiancare il proprio avversario, renderlo innocuo, ma anche aggiudicarsi la ripresa, visto che nel precedente regolamento il controllo aveva un valore maggiore nell’assegnazione di un round. 

 

Questa sua strategia gli è costata, qualche volta, qualche critica forse un po’ ingenerosa da parte di chi giudicava che GSP facesse ampio uso di lay and pray, ovvero di controllo fine a se stesso. In realtà il suo ground game è stato spesso straripante e forse con la sola eccezione del match contro Carlos Condit, St-Pierre a terra non ha soltanto dominato e sconfitto avversari di grande prestigio, ci ha fatto anche divertire!

Tempo trascorso in posizione dominata: zero secondi

Le capacità lottatorie di Kamaru Usman sono fra le cose più impressionanti che si possano osservare oggi dentro un ottagono. Usman atterra a piacimento i propri avversari, emblematico il match contro Tyron Woodley che prima di quella sfida era stato atterrato una volta soltanto in carriera, ma contro Usman passò più di 18 minuti a terra, a subire l’incessante ground and pound del fighter africano.

 

Non è però soltanto l’incredibile capacità di imporre il proprio ground game a spiccare, questo record infatti parla delle sue qualità difensive nelle fasi di lotta e ci dice che, nonostante Usman abbia affrontato l’élite dei lottatori, ovvero wrestler eccezionali come Colby Covington e Tyron Woodley, piuttosto che grappler estremamente tecnici come Rafael dos Anjos o Gilbert Burns, la sua difesa agli atterramenti non è mai stata scalfita. Usman è sempre rimasto in piedi, oppure sopra i suoi avversari, cioè nelle fasi di lotta, è stato perennemente nella posizione dominante e mai in quella dominata. 

 

 

Aiutato da un fisico assolutamente impressionante, è però la sua caratura tecnica, la lucidità e l’audacia con la quale affronta queste fasi a renderlo inarrivabile nelle fasi di ground game. Queste statistiche certificano come Usman  sia nell’olimpo delle MMA, al pari di mostri sacri come Khabib Nurmagomedov, Daniel Cormier e Georges St-Pierre.

Più incontri vinti di seguito: 16

Anderson Silva

 

La striscia vincente più lunga della Storia UFC è, senza dubbio, anche la più spettacolare, grandiosa, epica. Perché sebbene Anderson Silva abbia vinto sempre, contro chiunque, e per un lasso di tempo che sembrava non finire mai, il suo record è stato sempre in qualche misura offuscato dallo splendore delle vittorie stesse. I numeri non sono mai bastati per spiegare la grandezza di Silva. 

 

 

Era la cosa più vicina al misticismo che si fosse mai vista dentro un ottagono. Silva non si accontentava di vincere, voleva giocare con il proprio avversario, schernirlo, umiliarlo; non si limitava a dimostrare la propria superiorità, voleva provare che nessuno era degno di condividere l’ottagono con lui.

 

Eppure, nonostante uno stile di combattimento così sfrontato e spettacolare che lo ha sempre spinto a rischiare, nessuno è ancora riuscito a superare la sua impressionante striscia di vittorie consecutive e se anche un giorno qualcuno dovesse riuscire a eguagliarla, è impensabile che ne possa pareggiare la bellezza. 

 

A ribadire la spettacolarità di Silva c’è anche un altro record, ovvero il maggior numero di bonus Knockout of the night, cioè ben 7 Ko sono stati premiati come i migliori dell’evento, un altro elemento che certifica in modo inequivocabile la bellezza dello stile del brasiliano.

Più tempo passato nell’ottagono: sette ore, 55 minuti e 9 secondi

Frankie Edgar

 

Indomito, coraggioso, umile. Disposto a qualunque cosa pur di raggiungere gli obiettivi che si è posto durante la propria straordinaria carriera. Frankie Edgar ha sempre evocato una sensazione di sofferenza dentro l’ottagono, come se a lui fosse richiesto un sacrificio più grande rispetto agli altri, come se la sua grandezza fosse fatta soprattutto di dolore e sopportazione, perché a fronte di un talento senz’altro riconoscibile, ma non eccezionale, Edgar è riuscito ad arrivare, grazie ad una determinazione fuori dal comune, dove altrimenti non gli sarebbe stato consentito. 

 

Talvolta però a Edgar è sembrato quel tipo di fighter a cui è mancata una lira per arrivare al milione. Nonostante una grande completezza come, un wrestler asfissiante e una notevole abilità strategica, Edgar ha finito per perdere sia due volte sia contro Benson Henderson, a causa di una discrepanza fisica, sia contro Josè Aldo, per un divario tecnico evidente.   


Non che Edgar non si sia tolto grandi soddisfazioni dentro l’ottagono, come la cintura strappata dalla vita di BJ Penn e poi difesa anche in una trilogia dai risvolti epici come fu quella contro Gray Maynard, emblematica del suo carattere guerriero, ma si ha sempre avuto la sensazione che Edgar meritasse qualcosa di più, che la sua abnegazione legittimasse un prestigio ancora maggiore. Eppure non c’è appassionato di MMA che non provi un profondo rispetto per questo indimenticabile combattente.

Più vittorie in incontri titolati: 14

Jon Jones

 

Jon Jones è il fighter che ha vinto più incontri titolati nella storia delle MMA. Un dominio incontrastato che dura ormai da un decennio, ossia da quando un giovanissimo Jones fece a pezzi con una facilità irrisoria un’icona di questo sport come Mauricio Rua. 

 

 

Da quel momento tanti grandi sfidanti si sono avvicendati, alcuni di livello assoluto come Daniel Cormier, nessuno però è riuscito a strappargli la cintura. L’immensa difficoltà e dunque il valore di questo record sta nel fatto che ogni incontro titolato racchiude in sé complessità maggiori sia per quanto riguarda il valore del contendente, spesso il forte e il più in forma in quel momento, che per quanto concerne l’aspetto mentale, perché la pressione e sempre maggiore e alla lunga, difendere un titolo dagli assalti dei migliori fighter in circolazione può diventare logorante.

 

Con tutte le ombre che non possiamo ignorare e che hanno caratterizzato la carriera di Jon Jones, non si può non rendere merito ad uno dei fighter più completi e uno dei migliori atleti che questo sport abbia mai conosciuto.

La sottomissione più veloce: 9 secondi

Oleg Taktarov

 

Bisogna tornare agli albori di questo sport, quando ancora era in una fase embrionale ed ogni combattente si faceva rappresentante di una specifica disciplina, quando, ancor prima di chiedersi chi fosse il combattente più forte, la discussione si spostava su quale disciplina fosse più congeniale ad un combattimento che fosse il possibile libero da tutte quelle limitazioni (sebbene non era e non ne sarà mai fortunatamente privo in termini assoluti) presenti nelle altre discipline.

 

 

Era il Brazilian jiu-jitsu a dominare e questa sottomissione lampo è abbastanza emblematica, anche nell’iniziale scontro stilistico fra wrestling e Bjj, ovvero il tentativo imprudente di Anthony Macias di buttarsi a capofitto in un tentativo maldestro di double leg takedown di rara prevedibilità e la reazione immediata di Taktarov che prima difende e poi intrappola in una guillotine choke il malcapitato avversario che dopo un’esigua resistenza cede registrando la sottomissione più veloce nella storia UFC.

Il KO più veloce: 5 secondi

Jorge Masvidal

 

 

Se esiste un record imbattibile è proprio questo, perchè anche in linea teorica è quasi impossibile figurarsi una dinamica più efficace per mettere KO un avversario nel minor tempo possibile. Masvidal corre in modo selvaggio contro Askren che quasi chiede di farsi buttare giù. 

 

Masvidal a dire il vero fa dapprima un paio di passi laterali nei quali ostenta una sicurezza che trasuda arroganza, poi scatta all’improvviso e appena il bersaglio è vicino prende il volo aiutandosi anche con il movimento della gamba di richiamo e impatta Askren che, con il suo più che inopportuno cambio di livello per tentare un irragionevole takedown, finisce per facilitare enormemente il compito del suo avversario che lo colpisce con una ginocchiata volante (flying knee) tramortendolo sul colpo.

 

Nell’istante in cui avviene l’impatto sullo schermo non è ancora apparso il conteggio ufficiale del cronometro che determina la durata del round, nel fermo immagine appare ancora la scritta che indica la prima ripresa quando Askren è proteso in avanti in una posizione anomala e Masvidal sembra quasi tentare di saltarlo colpendolo in pieno alla testa. 

 

Se lasciamo scorrere l’immagine Masvidal si capovolge in aria e ricade a circa un metro dal suo sfidante, tanto che deve compiere un balzo per somministrargli una dose spaventosa di pugni in ground and pound, che l’arbitro, colto in parte di sorpresa, non riesce ad evitargli.

 

Se l’intervento dell’arbitro fosse stato più tempestivo o se addirittura avesse potuto scegliere l’istante esatto per far terminare l’incontro allora i secondi esatti sarebbero stati 3, ma essendo un essere umano ad arbitrare gli incontri la finalizzazione non poteva che essere registrata con un paio di secondi di troppo. 

Il Ko più veloce in un match titolato: 13 secondi

 

Il KO più veloce nella storia dei match con in palio una cintura UFC è anche uno dei più iconici, spettacolari, inaspettati. La rivalità fra il campione dei pesi piuma Josè Aldo, che dominava la categoria da quasi un decennio, e Conor McGregor, nel momento del suo massimo splendore, aveva generato un’attesa che pochi match, nella storia di questo sport, erano stati in grado di raggiungere.

 

L’hype era stato sapientemente fatto lievitare dalla promotion a suon di confronti pubblici, sfruttando le qualità attoriali di Conor McGregor che padroneggiava lo show come un grande frontman, mentre Aldo, chiaramente a disagio, sembrava prendere le sue provocazioni un po’ troppo sul serio, lasciandosi forse già influenzare dai suoi mind game. Lo slittamento del match, causa proprio l’infortunio di Aldo, e la conquista del titolo ad interim da parte dell’irlandese ai danni di Chad Mendes finirono per prolungare ancor di più un’attesa che era diventata spasmodica.

 

McGregor come al solito aveva azzardato il suo pronostico, stavolta con una minuzia di particolari che risulteranno profetici: «Lo vedo troppo teso, lo vedo estendersi troppo, essere eccessivamente aggressivo (…). Andrà giù al primo scambio». 

 

Come tutti sappiamo, le cose andranno esattamente così, il 12 Dicembre 2015, Aldo si estenderà davvero un po’ troppo su quel colpo, trovando pronto il gancio sinistro mancino di Conor McGregor che a fine match dirà: «Aldo è potente e veloce ma la precisione batte la potenza, il tempismo batte la velocità, tutti i giorni della settimana».

La sottomissione più veloce in un match titolato: 14 secondi

Ronda Rousey

 

Ronda Rousey ha mostrato per molti anni una superiorità quasi imbarazzante per le proprie avversarie. Non ci si chiedeva se le avrebbe sconfitte, quello era troppo scontato, ci si chiedeva quanto sarebbero durate. Sicuramente poco. Sara McMann costretta a soccombere sotto i suoi colpi dopo un minuto e sei secondi, Alexis Davis finalizzata in 16 secondi, Cat Zingano, appunto, sottomessa in soli 14 secondi, Bethe Correia demolita in 34 secondi. 

 

 

Era invincibile Ronda e arrogante. Umiliava le proprie avversarie e troppo spesso non sentiva il dovere di concedere loro l’onore delle armi, ma la sua superiorità non aveva precedenti nella storia di questo sport. Il suo Judo applicato alle MMA sembrava un rebus insolubile per chiunque se lo trovasse davanti. Lo era stato certamente, quella notte, anche per una campionessa esperta, forte, caparbia come Cat Zingano che nonostante la grande carriera alle spalle finì per correre, incauta, nelle fauci della sua predatrice, come se Ronda generasse una paura così grande, da non vedere l’ora di affrontarla, pur di dissolvere un’attesa psicologicamente logorante.

 

 

Proprio un dominio così assoluto è stato forse uno dei motivi di uno dei tracolli più improvvisi e drammatici di questo sport, una caduta tanto rovinosa che in qualche misura ha rischiato di appannare la sua grandezza, che questo record invece ha il merito di ricordare in modo indelebile.

Maggior numero di colpi a segno: 2848

Max Holloway

 

Chi se non quella mitragliatrice umana di pugni di Max Holloway poteva dominare questo record. Max Holloway è sempre stato impareggiabile nella propria categoria di peso per ritmo, intensità e appunto frequenza di colpi. Le sue offensive si prolungano, a dismisura, senza tregua, per tutta la durata dell’incontro. Mani velocissime, un ottimo allungo, una percentuale di colpi a segno impressionante se messa in relazione al volume rendono le sequenze di Holloway devastanti. 

 

Combinazioni imprevedibili, in virtù sia della capacità di variare costantemente la direzione dei colpi, ma anche grazie alla multidirezionalità del suo footwork che gli permette di colpire da angolazioni sempre diverse, coniugando così elusività ed efficacia offensiva. Nel match contro Brian Ortega, ad esempio, Holloway era andato a segno con 307 colpi su 507 tentati dei quali 290 significativi raggiungendo il maggior numero di colpi in un singolo incontro. 

 

Numeri che sembravano irraggiungibili, invece Holloway, nella sua ultima apparizione contro Calvin Kattar ha siglato un nuovo record, che sembra semplicemente irreale: 447 colpi a segno (445 significativi) su 746 tentati, record che si somma anche ad un altro record, ovvero la più grande discrepanza di colpi fra sé e il proprio avversario, ovvero 312. Piuttosto sbalorditivo che dall’altra parte ci sia stato qualcuno capace di incassarli, ma questa è un’altra storia.

 

 

Un’ultima cosa. In quello stesso match Holloway raggiunse anche un altro record, ossia quello di maggior numero di calci mandati a segno in un match: 117, staccando di ben 25 calci la seconda impresa, quella di Junior Dos Santos contro Ben Rothwell.

Maggior numero di colpi a segno dal ground game: 100

Neil Magny 

 

Fu una seconda ripresa tremenda quella che Magny impose a un Hector Lombard che così bene aveva figurato nel primo round, andando ad un soffio dal ottenere il KO del proprio sfidante, pagando poi un calo fisico che lo ha sempre contraddistinto durante la propria carriera, figlio forse di una muscolatura fin troppo possente.

 

Centoquattordici colpi sono un’enormità in un solo round, la stragrande maggioranza arrivò proprio dalla top position, o meglio dall full mount, ovvero dalla guardia piena, la posizione più dominante che si possa ottenere in una fase di lotta e nella quale Lombard finì per affogare in una gragnuola di colpi che l’arbitro, Steve Perceval, avrebbe probabilmente fatto meglio ad interrompere, salvaguardando il futuro sportivo di Lombard. Fatto sta che il secondo round terminò proprio con Magny che, rialzatosi dalla schiena di Lombard, si lamentò platealmente di perché diamine l’incontro non fosse stato interrotto.

 

A conti fatti difficile dargli torto. Il match si concluse nella terza ripresa con un Lombard quasi incapace di reggersi in piedi. Un record che con un po’ di buonsenso ci saremmo volentieri risparmiati.

Il più grande comeback in termini di colpi: 82 colpi

Derrick Lewis vs Alexander Volkov

 

 

Se valutiamo con l’ausilio dei numeri quale è stato il più grande comeback della storia UFC, dobbiamo basarci per forza sulla discrepanza di colpi incassati fra il vincitore dell’incontro e il proprio sfidante prima della finalizzazione. In questo caso ad aver ribaltato le sorti dell’incontro è stato Derrick Lewis, esattamente il prototipo di combattente capace di incassare un numero inverosimile di colpi prima di sfoderare dal cilindro il coniglio che lascia sbalordito il pubblico e privo di sensi il suo sfidante. 

 

Del resto, quando si possiede una potenza del genere nei colpi è più facile avere fiducia nelle proprie possibilità di stravolgere l’andamento di un match. Basta un lampo, o un errore del proprio avversario e un esito che fino ad un attimo prima sembrava scontato viene totalmente sconvolto.

 

Maggior numero di premi Fight of the Night: 8

Nate Diaz

 

Fighter altamente spettacolare, incassatore sbalorditivo, diesel se ce n’è mai stato uno. Strafottente, caparbio, provocatore, i suoi match sono al contempo degli show, la sua modalità zombie lo rende capace di reggere colpi che avrebbero steso un bufalo e quando l’offensiva avversaria cala leggermente d’intensità Nate capisce che è arrivato il suo momento e inizia la sua appassionante opera di demolizione fatta di martellanti jab, tanta dirty boxe, e qualche schiaffo per rendere ancor più umiliante il suo momento favorevole, con un volume di colpi altissimo e un modo di colpire anomalo a rendere più imprevedibili le sue soluzioni.

 

 

La bellezza della sua MMA sta soprattutto nel ritmo e nella capacità di ribaltare le sorti di un incontro. Per questo, nonostante il più giovane dei fratelli Diaz non abbia raggiunto in carriera risultati così importanti, specie se rapportati al proprio talento, è uno dei fighter più amati e anche i suoi haters non si perderebbero un suo incontro per niente al mondo.

Maggior numero di difese titolate consecutive: 11

Demetrious Johnson

 

Per un tempo che semplicemente sembrava non finire Demetrious Johnson è stato inavvicinabile per tutti gli altri sfidanti che venivano ridicolizzati, sportivamente parlando, dallo strapotere tecnico, fisico, mentale del più grande peso mosca nella Storia delle MMA. 

 

Il suo dinamismo, la velocità supersonica delle sue azioni, il ritmo spasmodico delle sue offensive, il footwork multidirezionale così rapido, la precisione dei suoi colpi, il valore assoluto del suo grappling, la gestione intelligente di ogni fase del combattimento, tutti elementi che lo hanno reso a lungo un campione dominante, un tempo nel quale nessuno ha avuto effettive chance di strappargli la cintura. 


DJ, personaggio positivo da ogni prospettiva lo si guardi è sempre stato un grande esempio di dedizione e sportività e se forse militando nella categoria di peso più leggera e dunque endemicamente meno seguita non ha sempre avuto le attenzioni che meritava, qualche volta l’interesse è sceso anche per i suoi troppi meriti e per quel solco che aveva creato fra sé e i propri sfidanti in quegli anni di dominio.

Campione più anziano: 45 anni

Randy Couture

 

Randy Couture è stato un fighter leggendario, che è riuscito a riconquistare per cinque volte la cintura UFC sfidando un’infinità di campioni del calibro di Liddell, Ortiz, Belfort, Sylvia, Lesnar; sfide dalle quali non sempre è uscito vincitore, ma nelle quali ha sempre mostrato tutta la sua intelligenza, caparbietà e completezza tecnica. Questo record, ottenuto con la vittoria titolata sul mastodontico Tim Sylvia, (titolo peraltro difeso dall’assalto successivo di Gabriel Gonzaga) parla proprio di questo, di virtù tecniche, ma soprattutto morali, le stesse che lo hanno portato a combattere ad un età davvero avanzata, mettendo però nell’ottagono qualità che in pochi sono stati in grado di offrire. 

Campione più giovane: 23 anni e 242 giorni

Jon Jones

 

Jon Jones è stato il campione più precoce che la storia delle MMA ricordi. Il suo straripante talento ha squarciato la categoria dei pesi massimi leggeri con una facilità disarmante. Fighter che per anni avevano seminato il terrore nell’ottagono più prestigioso al mondo improvvisamente si sono trovati a fare i conti con un avversario che sembrava creato in laboratorio, tanto era geneticamente predisposto al combattimento. Con le sue leve sproporzionatamente lunghe, un baricentro alto che pure in alcun modo ne inficiava le fasi di lotta, i suoi diabolici calci obliqui che rendevano così arduo accorciare la distanza, i gomiti affilati che aprivano ferite spaventose sul volto dei propri sfidanti Jon Jones è da subito diventato l’incubo della categoria. 

 

Forse il paradosso sta proprio qui, in quello che per la stragrande maggioranza di figher è un periodo di formazione, per JJ ha invece coinciso con il suo prime, una versione di Jones sfrontata e feroce che nel tempo ha finito gradualmente per appannarsi, senza però scalfire la propria invincibilità.

Record di sconfitte consecutive in UFC: 7

B.J.Penn

 

Triste, ma anche paradossale che un record tanto negativo appartenga ad un autentico fenomeno del combattimento, un fighter che con una diversa etica del lavoro avrebbe probabilmente ottenuto risultati ancora più grandiosi. 

 

B.J Penn infatti era uno striker dal talento incredibile, con un pugilato tecnicamente sopraffino e una capacità straordinaria di finalizzare immediatamente dopo aver trovato una posizione dominante dal ground game. Ne sanno qualcosa fighter come Diego Sanchez (che subì un massacro memorabile), oppure una leggenda come Matt Hughes, fulminato dopo una ventina di secondi da uno dei suoi lampi.

 

Ad un certo punto però la sua carriera ha iniziato a declinare, sprofondando in una serie di sconfitte che hanno sbiadito l’immagine di un fighter di livello, portando il suo record a un misero 16-14. 


Non fu però soltanto il calo atletico di Penn e la sua scelta di proseguire la carriera a un’età troppo avanzata che lo portarono ad inanellare una tale serie di sconfitte di fila, ma anche una certa presunzione nel voler affrontare soltanto i migliori, quando però la sua condizione atletica li rendeva ormai fuori dalla sua portata. Ed è stato così che, in ordine, Nick Diaz, MacDonald, Edgar, Rodriguez, Siver, Hall, Guida lo costrinsero ad un finale di carriera buio e desolante.

Numero di sconfitte totali: 18

Jeremy Stephens

 

Un numero davvero considerevole di sconfitte per un fighter, ma Stephens ha dato tanto alle MMA. Le 18 sconfitte sono conseguenza anche degli innumerevoli incontri combattuti e di una carriera disputata sempre ad alti livelli.

 

Perché in realtà Stephens è sempre stato un fighter molto duro da battere e, al di là dei suoi ultimi incontri – nei quali non era più sostenuto dalla sua abituale forma fisica impeccabile – ha sempre dato del filo da torcere a grandi avversari. In fin dei conti, questo record negativo non rende giustizia alla sua carriera e al fatto, soprattutto, di aver sempre dato tutto se stesso in ogni incontro. 

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Gianluca Faelutti vive a Cremona, ha 31 anni e per vivere lavora in gioielleria. Con l'occhio per le pietre preziose scrive anche su MMA Talks e partecipa al podcast omonimo.