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Quanto vale davvero Sergej Milinkovic-Savic
02 mar 2020
02 mar 2020
Il valore del serbo va ben oltre i gol.
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12 min
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Lo scorso 27 febbraio Sergej Milinkovic-Savic ha compiuto 25 anni: un’età che secondo vari modelli di sviluppo rappresenta il picco atletico e tecnico della carriera di un centrocampista. Difficilmente Milinkovic sarà più forte di così dal punto di vista fisico, una dimensione del suo gioco con cui domina il nostro campionato ormai da tre stagioni. Al contempo quest’anno sembra aver raggiunto una maturità tattica che prima non aveva, e che gli ha regalato una continuità di rendimento che non ha avuto neanche nella sua migliore stagione.

Il serbo è in un momento chiave del suo percorso come calciatore, e vale la pena cercare di fare una valutazione di uno dei migliori giocatori della Serie A.

Il percorso di Milinkovic-Savic

Milinkovic è alla sua quinta stagione alla Lazio, che lo ha prelevato dal Genk nell’estate del 2015, strappandolo, fresco vincitore del mondiale Under-20, alla concorrenza della Fiorentina con un’offerta da 10 milioni di euro più il 10% della futura rivendita. Il club belga lo aveva acquistato per un milione di euro l’estate precedente dal Vojvodina, squadra serba famoso per essere storicamente una delle più grandi fucine di talenti dei Balcani. Per fare qualche nome, sia Vujadin Boskov che Sinisa Mihajlovic sono cresciuti nello stesso settore giovanile di Milinkovic, così come Dusan Tadic dell’Ajax.

Già a inizio carriera, il serbo si era dimostrato un centrocampista prolifico, capace di segnare 4 gol nella sua prima stagione da professionista col Vojovodina, giocando però poco più di 1000 minuti complessivi per una media da 0,35 gol per 90, più da attaccante che da centrocampista centrale. Anche nella sua unica stagione al Genk, in cui veniva schierato principalmente a centrocampo nel 4-2-3-1, ha segnato 5 reti complessive, di cui due nei playoff della Jupiler Pro League, per una media da 0,27 gol per 90.

Arrivato alla Lazio, è diventato titolare alla quinta giornata. Stefano Pioli lo schiera trequartista, giocando in mezzo a Felipe Anderson e Keita Baldé. Se ne intravedono le doti che lo rendono speciale, soprattutto la rara combinazione tra tecnica e fisicità. Ma è comunque una stagione di adattamento, dove non brilla e segna appena 1 gol in campionato e 2 in Europa League.

La sua carriera svolta con l’arrivo di Inzaghi che gli trova un nuovo ruolo nel centrocampo a tre del suo 4-3-3 che poi diventerà 3-5-2. Milinkovic, che dichiara di dare il meglio di sé da trequartista, si mette a disposizione del suo nuovo allenatore e comincia ad ambientarsi nel nuovo ruolo da mezzala destra. È la prima stagione di dominio nel nostro calcio: segna 7 gol e firma 7 assist tra campionato e Coppa Italia, in cui trascina la Lazio in finale segnando alla Roma nell’andata della semifinale Derby, per poi ripetersi al ritorno con un altro gol e un assist. La sua valutazione su transfermarkt sale a 22 milioni di euro (giugno 2017), ma il prezzo di mercato realistico per strapparlo alla Lazio si aggira già sui 40/50 milioni.

È però nella stagione seguente che il serbo si erge a tiranno dei centrocampi della Serie A e non solo, polverizzando il suo record precedente con 14 gol e 8 assist in tutte le competizioni. Se già nel 2016/17 contribuiva con 0,41 gol ogni 90 minuti (0,34 expected goals + expected assists per 90), sale addirittura a una media di 0,51 tra gol e assist (0,49 xG + xA), quasi irreale per una mezzala del calcio italiano. Il 2017/18 rimane tuttora la sua migliore stagione e, nonostante l’eliminazione della Serbia ai gironi del Mondiale russo, il presidente Claudio Lotito dichiara di aver rifiutato un’offerta da 110 milioni di euro, superiore al prezzo pagato dal Manchester United per riportare a casa Paul Pogba.

Una cifra quasi impossibile da rifiutare anche per un club che nel 2018 fatturava 192,9 milioni. Ma Milinkovic rimane ancora a Roma: distratto dalle voci di mercato (forse) e fiaccato da una stagione infinita conclusa solo a luglio inoltrato (sicuramente), non riesce però a dar seguito alle grandi prestazioni dell’anno precedente e sembra essersi perso.

Il suo contributo realizzativo nel 2018/19 scende a 0,30 gol più assist per 90 ma ciò che è più evidente è il suo mancato impatto sulla partita: più che la sua forza e le sue giocate. Si mette invece in mostra per i tanti errori e per un calo di forma che a dire il vero coinvolge tutta la Lazio. Mantiene comunque un contributo invidiabile da 0,46 xG + xA ogni 90 minuti.

In questa stagione però, anche grazie ad un ritiro e una preparazione fisica regolare, cosa che non era stata possibile nell’estate precedente, Milinkovic-Savic è tornato sui suoi livelli. Al suo contributo realizzativo stellare (0,42 gol + assist per 90, frutto di 5 reti e 7 passaggi decisivi in tutte le competizioni e 0,39 xG + xA) si aggiungono le tante dimensioni del suo gioco che lo rendono fondamentale per la Lazio anche per l’apporto nella costruzione del gioco.

Un giocatore unico

Milinkovic-Savic è un calciatore che segna e fa segnare. E lo fa in partite importanti, come quest’anno contro Juventus e Inter. Ma sarebbe un errore concentrarsi sui gol e tralasciare tutti gli aspetti con cui ha un impatto sulla partita.

Anche fuori dal calcio italiano, andando in campionati più fisici, sono pochi i centrocampisti di 1,91 con la sensibilità del suo piede. Il serbo sa giocare sia lungo che corto e seppur abbia una tendenza naturale a cercare passaggi rischiosi, come conferma una percentuale di passaggi riusciti praticamente sempre sotto l’80%, negli ultimi anni ha migliorato le sue decisioni e imparato quando forzare e quando invece riciclare il possesso. Rimane comunque un giocatore che offre il meglio di sé quando interpreta il gioco in verticale.

Assist pazzesco per Immobile, con un pallone liftato a superare tutta la difesa del Genoa.

Il suo contributo nel far progredire la manovra non si limita solo a fungere da punto di riferimento nei duelli aerei, quando la Lazio non trova alternative per far risalire il campo, ma soprattutto nel lavorare palloni sporchi, difenderli col fisico e magari trovare una traccia di progressione tutt’altro che banale.

Il filtrante tra centrale e terzino avversario per premiare la corsa di Lazzari è ormai un classico.

La sua sorprendente capacità nello stretto, l’eleganza nel controllo, anche di suola e le “pause”, gli permettono di tenere lontani gli avversari dalla sfera e di scegliere le linee di passaggio che più gli aggradano.

Ha poi migliorato notevolmente il gioco spalle alla porta, cosa che a inizio carriera, nonostante la stazza, non gli riusciva poi così bene, e sa giocare a muro per far salire la squadra. Oltre alle gambe forti, usa bene anche le braccia per bilanciarsi e far leva sugli avversari. Non è raro vederlo ricevere marcato per poi girarsi verso la porta avversaria sfruttando la sua forza, un tipo di giocata che a pochissimi riesce con questa continuità.

La qualità e la rapidità delle sue esecuzioni lo rendono adatto a combinare con gli altri giocatori offensivi. Completa pochi dribbling nel vero senso del termine, ma difficilmente ne sbaglia uno (1,3 per 90 con una percentuale di successo del 76% in questa stagione). Le sue conclusioni sono potenti e precise e possiede ottimi tempi di inserimento che ne fanno una minaccia quando attacca l’area di rigore.

Il gol in Lazio–Juventus è da attaccante vero: movimento perfetto ad attaccare la profondità, controllo perfetto nonostante la pressione di De Ligt e Szczesny battuto.

In fase difensiva rimane un giocatore non del tutto affidabile, soprattutto contro avversari più dinamici, con cui va in difficoltà. Difendere all’indietro non è il suo forte, ma sa rendersi utile nel pressing, situazioni in cui si applica con una certa costanza. Ha inoltre migliorato le sue letture delle linee di passaggio avversarie, tanto che nelle ultime due stagioni si assesta a 1,5 intercetti per 90 minuti.

Forse, in termini di dinamismo, Milinkovic-Savic non è sullo stesso livello dei freak atletici che abbiamo visto negli ottavi di Champions League (Alphonso Davies, Erling Haaland) ma è a suo modo un giocatore estremamente contemporaneo, che è un peccato non vedere ogni anno in Champions League.

Il mercato dei centrocampisti

Un po’ come le sue prestazioni sul campo, anche il suo valore di mercato su Transfermarkt è in risalita: dopo aver toccato un picco da 90 milioni nell’estate del 2018, è crollato a 65 a giugno dello scorso anno, prima di risalire a 70 milioni all’ultima rilevazione di dicembre, stima che lo colloca al 6° posto assoluto tra i centrocampisti. Ma quanto è realistico un prezzo di questa entità?

Sempre secondo il database del più famoso sito di calciomercato, sono solo 26 i giocatori che nella storia hanno comandato un prezzo superiore ai 70 milioni di euro. Tra questi, appena tre sono centrocampisti centrali o mediani nella definizione di transfermarkt: Paul Pogba (105M), Frenkie De Jong (75M) e Rodri (70M). Se invece consideriamo anche i trequartisti, il numero sale a 7: vanno infatti aggiunti Coutinho (145M), Zinédine Zidane (77M), Kevin De Bruyne (78) e James Rodriguez (76M).

Se allarghiamo lo spettro dell’analisi, sono solo 15 i centrocampisti (mediani, centrali e trequartisti) ad essere costati almeno 50 milioni di euro.

In blu i centrocampisti acquistati da squadre della Liga, in arancione da squadre della Premier League e in grigio dalla Super League cinese.

Di questi nessuno è mai stato acquistato da una squadra di Serie A, di Bundesliga o di Ligue 1 (Di Maria è escluso dall’elenco in quanto considerato centrocampista di destra da Transfermarkt). Solo Real Madrid e Barcellona in Spagna, Manchester United, Manchester City, Tottenham, Liverpool e Chelsea in Inghilterra, oltre a Shangai SIPG e JS Suning in Cina hanno mai sborsato una cifra simile per aggiungere un centrocampista alla propria rosa. Inoltre, gli unici due centrocampisti provenienti dalla Serie A costati almeno 50 milioni sono Jorginho (dal Napoli al Chelsea), Kakà (dal Milan al Real Madrid), Pogba (dalla Juventus al Manchester United) e Zidane (dalla Juventus al Real Madrid).

Questo non vuol dire che la valutazione di 70 milioni per Milinkovic-Savic sia sballata, anche perché è altamente probabile che con la corrente inflazione del calciomercato aumenterà il numero di centrocampisti di talento venduti a cifre simili, ma che bastano due mani per contare le squadre che storicamente hanno speso così tanto per un giocatore nel suo ruolo.

Va poi sottolineato come, nelle ultime stagioni, la tendenza dei grandi club sia quella di acquistare giocatori molto giovani, solitamente Under-21, pagandoli spesso un prezzo superiore a quello di mercato, scommettendo sul loro potenziale. La ratio dietro a questa nuova strategia è quella di garantirsi giocatori da formare nel club, piuttosto che acquistarli quando il loro talento è già esploso.

D’altronde, per un club, i calciatori sono asset finanziari: si può investire su un giocatore già pronto, più costoso ma meno rischioso, seppure comunque esposto a imprevisti come potenziali infortuni e difficoltà di ambientamento, oppure di speculare acquistando un giocatore under-21, sicuramente più rischioso ma relativamente meno costoso, nella speranza che aumenti il suo valore in tempi brevi.

Il Real Madrid è un esempio lampante di club che ultimamente ha adottato entrambe le strategie. Nelle ultime tre stagioni i Blancos hanno acquistato i 18enni Vinicius Junior (45M), Rodrygo (45M) e Reinier (30M), e i primi due sembrano già essere colpi vincenti, ma anche il 28enne Eden Hazard, che è costato 100 milioni ma non ha avuto l’impatto sperato a causa di una serie di infortuni, confermando i dubbi di chi lo riteneva un giocatore che aveva ormai superato il suo picco fisico-atletico.

A 25 anni, Milinkovic è in una situazione ambigua: è al massimo della sua carriera - e in questo senso rappresenta un ottimo investimento per qualsiasi club - ma ha già un prezzo altissimo per un centrocampista, che potrebbe essere dunque considerato un rischio troppo alto dai pochissimi acquirenti potenziali. Non ha mai manifestato la volontà di voler lasciare la Lazio ed è vincolato al club capitolino da un contratto fino al 2024: due fattori che giustificano le richieste molto alte, ma rappresentano un ostacolo importante per la maggior parte delle squadre europee.

Dove potrebbe trasferirsi

Fatte le dovute premesse proviamo a sbilanciarci nella ricerca di potenziali acquirenti. Innanzitutto le principali squadre della Premier League, anche se nessuna destinazione sarebbe ovvia. Il Chelsea ha adottato una politica di valorizzazione dei talenti cresciuti nell’Academy, ma concluso il ban sul mercato potrebbe essere interessato a una mezzala con le caratteristiche di Milinkovic, anche perché sembra aver bisogno di giocatori di livello assoluto dopo la cessione di Hazard. Il Tottenham è tutt’altro che certo di partecipare alla prossima Champions; così come il City che potrebbe però essere una destinazione plausibile se Guardiola decidesse di puntare su un centrocampista molto diverso da quelli già a sua disposizione. Il Manchester United ha appena acquistato Bruno Fernandes e dovrebbe comunque cedere uno dei suoi costosi (e deludenti) centrocampisti per fargli spazio; il Liverpool non ha palesi necessità in mezzo al campo, a meno che non decida di anticipare la fine del proprio ciclo promuovendo un ricambio della rosa.

In Italia ci sarebbero praticamente solo la Juventus, che ha però appena annunciato 50,3 milioni di perdite nell’ultimo semestre, e l’Inter che ha presentato il più alto fatturato della sua storia e che ha dimostrato la volontà di spendere cifre importanti con l’acquisto di Romelu Lukaku, ma che ha comunque una situazione finanziaria ancora in evoluzione su cui un acquisto del genere avrebbe un impatto enorme.

Detto che la Cina è tagliata fuori dal nuovo regolamento sugli stipendi, rimarrebbero dunque i “soliti” Barcellona e Real Madrid, oltre al Paris Saint-Germain e al Bayern Monaco. Proprio il club tedesco potrebbe essere una destinazione ideale, sia perché negli ultimi anni ha deciso di (non) colmare un vuoto a centrocampo con i prestiti di James prima e di Coutinho poi, sia perché era già pronta a battere il proprio record per accaparrarsi Leroy Sané la scorsa estate e per la prossima ha già nel mirino un centrocampista da 100 milioni come Kai Havertz.

Concluso questo esercizio di fantamercato, è bene sottolineare come la Lazio rimanga la squadra perfetta per Milinkovic-Savic. Inzaghi gli ha trovato una collocazione tattica ideale, la squadra è cresciuta fino a rimettere in discussione le gerarchie del calcio italiano e la partecipazione alla prossima Champions League è praticamente già cosa certa (per Fivethirtyeight la probabilità è maggiore del 99%). Ma nel calciomercato tutto può succedere e come sa bene Claudio Lotito pecuniae omnia parent.

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