Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Perché lo United ha speso così tanto per Bruno Fernandes?
30 gen 2020
30 gen 2020
Il trequartista portoghese è un talento non convenzionale.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)

È scontato dire che sei anni fa, quando Bruno Fernandes giocava sulla trequarti del Novara in Serie B, nessuno avrebbe detto che sarebbe diventato un giocatore da 80 milioni di euro. Non sembrava toccare la palla meglio degli altri e il suo corpo rendeva dubbio che potesse giocare in Serie A. Per noi italiani, conoscitori del nostro campionato, fantallenatori incalliti è stato strano leggere la principale notizia di

di ieri, cioè il passaggio di Bruno Fernandes al Manchester United, che lo ha annunciato specificando che l'accordo si chiuderà solo con il superamento delle visite mediche. Le cifre fanno paura: 55 milioni di parte fissa e 25 milioni di bonus.

 

Solo 3 anni fa Bruno Fernandes passava dalla Sampdoria allo Sporting CP per appena 9 milioni di euro, che a dire il vero all’epoca non sembravano pochi. Noi gli dedicavamo un “coccodrillo” e scrivevamo, mezzi ironici: «Quante prestazioni da 5,5 nel frattempo… quante corse generose e tiri pretenziosi… quanti dribbling stentati e cross sbagliati. Abbastanza dinamico, ma neanche troppo; abbastanza tecnico, ma senza esagerare. Da almeno 4 anni Bruno Fernandes ci poneva di fronte al dubbio amletico: è forte o no?».

 


Da qui lo sembra.


 

Alla Sampdoria in fondo non era neanche sempre titolare. Delle sue 34 presenze nell’ultima stagione ben 11 erano arrivate partendo dalla panchina. Bruno Fernandes era un arnese tattico nelle mani di Giampaolo, che quindi lo alternava ad altri trequartisti nel 4-3-1-2: Ricky Alvarez, Filip Djuricic, Patrik Schick, Dennis Praet. Era riuscito a mettere insieme comunque 5 gol e 2 assist. Sembrava un buon giocatore, niente di più. Aveva già 23 anni, era stato già all’Udinese e al Novara, e in nessuna squadra era spiccato in modo speciale. Non lasciava intravedere grossi margini di miglioramento. Di quella Sampdoria si parlava più di Skriniar, ma soprattutto di Schick, che partì per una cifra quattro volte superiore a quella del portoghese e che era alto, bello e con una classe che appartiene a pochi.

 

Allo Sporting Lisbona, però, Bruno Fernandes è esploso praticamente subito, e ogni settimana dall’Italia ci meravigliamo a vedere i suoi gol da lontanissimo, le sue intuizioni, quel suo modo storto e all’apparenza casuale di essere decisivo. Soprattutto in Europa League il suo status è cresciuto e ha cominciato a fare gol a un ritmo tale che è diventato un giocatore impossibile da ignorare per le grandi squadre sempre alla ricerca di giocatori decisivi. Alla fine della scorsa stagione è stato eletto miglior giocatore del campionato portoghese.

 

Era insomma da circa un anno che circolavano voci su un possibile trasferimento eclatante di Fernandes. Allo United, o al Barcellona che negli ultimi giorni - si diceva - avesse provato a prenderlo per girarlo in prestito al Valencia in cambio del prestito di Rodrigo. Ed Woodward, direttore sportivo del Manchester United, alla fine è riuscito a chiudere una trattativa estenuante, data in chiusura ormai da un mese. Woodward è da molti ritenuto il principale responsabile dell’incredibile serie di errori del Manchester United di questi anni e

anche su questa operazione. Bruno Fernandes diventa così il quinto calciatore più costoso della storia del Manchester United, in una lista che non promette bene: Paul Pogba, Harry Maguire, Romelu Lukaku, Angel Di Maria e Anthony Martial. Nessuno di loro è riuscito a rispettare l’enorme orizzonte di aspettative che il prezzo gli aveva costruito attorno, anche se in modo diverso. Certo, c'è da dire che il Manchester United in questi anni è quasi sempre stata una squadra troppo disfunzionale per metterli nelle condizioni di rendere al meglio. Un cimitero di giocatori promettenti.

 

Bruno Fernandes però ha il pregio di avere un talento autosufficiente anche in contesti disfunzionali, almeno sulla carta. Non perché abbia delle qualità fisiche o tecniche fuori scala, ma perché il suo talento per esprimersi non ha bisogno di un particolare sistema o di associarsi con compagni particolari. Paradossalmente, per Bruno Fernandes, più un contesto è caotico e più potrebbe assecondare il suo talento.

 

Bruno Fernandes non ha un primo controllo delicato, in conduzione è elettrico ma ruvido. Quando calcia sembra non sempre mai colpire la palla in un modo pulito; come se la scheggiasse. Ma è riuscito comunque a trovare un modo per essere estremamente incisivo nel calcio di oggi. La sua produttività offensiva è d’élite: quest’anno ha già realizzato 13 gol e 10 assist; lo scorso anno 24 gol e 14 assist. C’è una specie di salto quantico tra questi numeri e la nostra idea di Bruno Fernandes. O almeno l’idea che ci facciamo di lui quando guardiamo i suoi video. Un centrocampista dal fisico modesto, dall’andatura anfetaminica, irrequieta, mai davvero in controllo tecnico della situazione che lo circonda.

 

Bruno Fernandes mette in crisi le nostre categorie sui calciatori, o almeno quello che ci rimane di categorie mentali che ci siamo formati negli anni ’90. Quella per esempio secondo cui il trequartista deve essere un fine manipolatore degli spazi e dei tempi, un dominatore sensuale del pallone, un architetto dell’ultimo passaggio. Bruno Fernandes non è niente di tutto questo. Il suo modo di manipolare il tempo, per esempio, consiste nell’accelerare la partita il più possibile. Quando la palla finisce tra i suoi piedi pare giocare in discesa, non c’è passaggio interlocutorio né paziente manipolazione della difesa avversaria. C’è invece una conduzione dritta, un tentativo di rifinitura, una conclusione irragionevole. Fernandes però è quasi sempre efficace, o comunque la grande quantità di tentativi lo porta comunque a essere

efficace. Un grafico di Statsbomb riassume la peculiarità del suo stile di gioco. Il modo in cui l’aggressività del suo stile di gioco finisce per mandare in crisi le difese avversarie.

 




Anche da questo radar si nota la percentuale estremamente bassa di passaggi completati. I suoi tentativi sono sempre ad alto rischio e gli errori sono la condizione necessaria per i suoi grandi numeri. Per dire un altro dato, in media ha 4 passaggi chiave per novanta minuti, tra Europa League (4.5 p90) e campionato portoghese (3.5 p90). La più grande qualità di Bruno Fernandes è la velocità a cui pensa il gioco. Il suo istinto e la sua creatività lo porta in territori in cui la sua tecnica forse non gli permetterebbe di arrivare. I suoi video di highlights sembrano quelli di un videogioco.

 

Le sue scelte di tiro sono spesso troppo ambiziose: Bruno Fernandes tira decisamente troppo e da posizioni astruse. Quest'anno calcia verso la porta 3.5 volte per novanta minuti, di cui 2.4 da fuori area (quasi il 70%). Ma è proprio il suo gioco ad alimentarsi di tentativi sbagliati per essere così incisivo. In questo senso, Fernandes è davvero un agente del caos. Il modo stesso in cui tira sembra una sineddoche del suo stile: Bruno Fernandes frusta la sfera e sfrutta la volatilità dei palloni moderni per creare parabole difficili da leggere per i portieri, cerca raramente gli angoli o di piazzare la palla.

 


La punizione a 1:53 è particolarmente significativa di quanto sia complicato da gestire per un portiere un tiro di Fernandes.


 

Bruno Fernandes ha una grandissima varietà di conclusioni, con tutte le parti di entrambi i piedi. Per usare al meglio la pericolosità del suo calcio parte dalla trequarti di un 4-2-3-1, ma spesso si sposta nel mezzo spazio di destra da dove può tagliare verso il centro, tirare direttamente o cercare la rifinitura con dei cross forti e tesi. È naturale che questa sua qualità emerga anche sui calci piazzati, sia diretti che indiretti.

 

Ma Bruno Fernades in carriera ha giocato anche mezzala, dimostrando una versatilità tattica notevole. Questo sopratutto perché la sua fase senza palla è il risvolto perfetto di quella col pallone. Anche quando difende Bruno Fernandes lo fa con un’intensità che non dovrebbe appartenere a un rifinitore/finalizzatore, soprattutto quando deve difendere in avanti e contende il pallone agli avversari come un invasato.

 

Questa sua capacità di giocare ad altissima intensità, con e senza palla, è ciò che lo rende sulla carta adatto a un campionato come la Premier, dove i suoi strappi possono risultare efficaci quando la partita va fuori controllo e gli spazi si aprono. Il contesto entropico della Premier può essere un moltiplicatore delle sue qualità, anche se le carenze nel suo gioco spalle alla porta e nei duelli corpo a corpo potrebbero evidenziare i suoi limiti in un campionato così fisico.

 

Fernandes, insomma, può funzionare anche in un sistema problematico come quello di Solskjaer, aggiungendo imprevedibilità contro difese chiuse. Il Manchester United ha alternato il 4-2-3-1 di base a un 3-4-1-2, insistendo a giocare con il trequartista nonostante la rosa, di fatto, non ne avesse uno all’altezza. Bruno Fernandes allora sarà un valore aggiunto immediato sotto tutti gli aspetti rispetto a James, Pereira e Lingard che giocavano in quella posizione. Sarà interessante vedere anche quando rientrerà Pogba dalla serie estenuante di infortuni come si assocerà con Fernanandes, che è un giocatore a lui diametralmente opposto.

 

L’errore, comunque, sarebbe chiedere a Bruno Fernandes di risolvere i problemi del Manchester United (come in fondo ci si potrebbe aspettare da qualcuno pagato 80 milioni). Le possibilità che un giocatore che finora ha dato il meglio in un solo contesto - quello dello Sporting Lisbona, faticando anche in Nazionale - fallisca con la maglia del Manchester United sono alte. Ma questo ci direbbe più sullo United che su Bruno Fernandes.

 

È difficile nel calcio di oggi immaginare una parabola più strana della sua, un giocatore che ci dimostra che anche senza un pedigree da predestinato si può arrivare ai massimi livelli del calcio europeo con uno stile di gioco unico. Anche senza eleganza, senza coolness, coi denti sporgenti e una faccia vagamente antipatica.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura