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David Breschi
Mille e uno modi di difendere il pick and roll
10 nov 2017
10 nov 2017
Nella quinta puntata di X&Os, andiamo alla scoperta della situazione di gioco più comune e complicata della pallacanestro contemporanea.
(di)
David Breschi
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Sui pick and roll che coinvolgono Hassan Whiteside i Nuggets non vogliono concedere facili tagli a canestro dopo il blocco, quindi contengono la palla con Nikola Jokic che rimane a protezione dell’area e mettendo in posizione intermedia (in gergo, flottando) l’ultimo uomo sul lato debole, in modo da negare una ricezione comoda. La coperta è corta nel momento in cui, dopo il pick and roll laterale, gli Heat sul ribaltamento pescano un tiro dall’angolo con l’uomo marcato da Millsap, ovverosia colui che era in posizione flottata. Nella seconda clip il pop di Aldridge manda a monte il contenimento sulla palla di Zaza Pachulia: la strada che deve percorrere Durant in aiuto è troppo ampia e ne viene fuori un extra pass per una comoda tripla in angolo di Gasol.


 



 


 

 

Su questo pick and roll centrale la scelta dei Celtics è cambiare a tre (Switch and Switch out), ovvero coinvolgendo tre giocatori: i primi due, Irving e Horford, cambiano sulla palla per chiudere l’area, mentre Smart cambia per non concedere il mismatch tra Irving (un difensore da proteggere) e Vucevic. Irving però legge il secondo cambio con un secondo di ritardo e questo fa tutta la differenza del mondo, visto che il suo recupero diventa inefficace e scopre il centro area. Viceversa, nella seconda clip il cambio a tre è tempestivo e preciso e l’attacco deve forzare il tiro: in questa specifica situazione, nessuna squadra fa meglio di Golden State.


 



 





 



 


 

 

Ricky Rubio e Lonzo Ball sono tra i giocatori più “battezzati” per le loro difficoltà al tiro da fuori.


 



 



 


 

 

Robin Lopez, Pau Gasol e LaMarcus Aldridge sono lunghi non particolarmente mobili che, se presi di mira a 6 metri dal ferro, hanno difficoltà a muoversi “est-ovest” con gli scivolamenti laterali. Facendoli arretrare a protezione del ferro, quindi “nord-sud”, il loro impatto difensivo aumenta man mano che si avvicinano a canestro dove possono sfruttare i centimetri di vantaggio.


 



 


 

 

Nella prima clip la rapidità di piedi permette a James Johnson di marcare due giocatori contemporaneamente e scivolare da uno all’altro mentre la palla si muove. Nella seconda clip Carmelo Anthony scivolando riesce a intercettare il palleggio a serpente di McCollum, ritardando la penetrazione e dando modo a Roberson di recuperare da dietro.


 



 


 

Il lavoro in pressione di Iguodala che passa insieme a Ginobili permette a McGee di vigilare l’area dei tre secondi senza esporlo al pick and roll. Nella seconda clip, il lavoro degli esterni degli Heat è eccellente: passando su tutti i blocchi negano vantaggi all’attacco e proteggono Olynyk. Un ulteriore vantaggio di questa difesa, se eseguita correttamente, è di limitare al minimo le rotazioni difensive, portando gli avversari sempre più rapidamente al limite dei 24 secondi.


 



 


 

Il contenimento sulla palla apre spazio al rollante, subito chiuso dalle tempestive rotazioni difensive lontano dalla palla. La difesa dei T’Wolves ruota che è un piacere e rispedisce al mittente ogni iniziativa degli Hornets sul perimetro.


 





 


 

Nella prima clip lo “show” di Brown allunga la traiettoria della palla e permette alle rotazioni sul lato debole di arrivare in tempo. Nella seconda clip è fatto con lo scopo di ritardare le scelte l’attaccante nei primi secondi dell’azione. Nell’ultima sequenza lo “show” viene fatto per mangiare spazio all’attacco aggredendo la palla.





 


 

Gli Utah Jazz vogliono giocare un pick and roll centrale molto alto: questo induce i Rockets a raddoppiare il portatore di palla e spingerlo verso la metà campo, togliendogli “luce” per scaricare la palla. Il risultato è il recupero e il canestro.





 



 



 



 


 

Quando la difesa fa “ice” l’attacco è costretto a reagire vagliando bene le proprie opzioni: nel primo caso gli Heat si adeguano attaccando il fondo anche se il gioco chiamato doveva portarli sul centro, dove è più facile creare più danni. Nel secondo caso l’attacco è stretto nella morsa e deve forzare il tiro, mentre nell’ultima sequenza la palla esce dal quarto di campo ma la difesa è pronta a ruotare, costringendo un’altra penetrazione sul fondo e una nuova rotazione per contestare il tiro.







 



 


 

Gli Heat accettano il mismatch Dragic-Markannen e i Bulls sono bravi ad isolarlo da rotazioni difensive - liberando il quarto di campo -  e ad avere tanta pazienza nel cercare di sfruttarlo.





 


 

Questa volta gli Heat accettano il cambio ma l’atteggiamento di Waiters è differente: lotta per stare davanti e limitare il mismatch, mentre i suoi compagni mettono pressione e inducono alla palla persa. Gli Warriors invece quando sono in assetto da guerra con la Death Lineup cambiano su tutto: in questa clip cambiano ben tre volte, con l’ultimo cambio forzato dall’attacco per costringere Curry al mismatch, ma che gli Warriors accettano senza colpo ferire dato che mancano solo 4 secondi allo scadere e DeRozan non ha ancora trovato una via per il canestro. Infine i Celtics cambiano per non concedere troppi spazi né a Westbrook né a Anthony sul pick and pop dei Thunder.







 


 

La nemesi della difesa contenitiva sul pick and roll è il pick and pop, ovverosia il lungo che si allarga dopo il blocco invece di tagliare a canestro: per aggirare il problema moltissime squadre, tra cui gli Heat, cambiano la marcatura.





 


 

Sui pick and roll laterali i Celtics fanno “Ice”, mentre sui pick and roll tra pari ruolo cambiano, quindi tornano a fare “Ice” sul pick and roll laterale piccolo-lungo.





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