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Tra i Thunder e il dominio della NBA c’è di mezzo solo James Harden
26 nov 2025
La scelta che i Clippers devono cedere a OKC nel prossimo draft rischia di diventare un asset pesantissimo.
(articolo)
9 min
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Agli Oklahoma City Thunder non basta aver appena vinto il primo titolo NBA della loro storia, di averlo fatto con il secondo roster più giovane di sempre e di aver conservato quel roster praticamente intatto. Non gli basta neanche essere la chiara favorita per questa stagione, di aver vinto 17 delle prime 18 partite giocate a Ovest, di essere in qualche modo migliorata in maniera evidente rispetto a solo pochi mesi fa nonostante l'assenza di Jalen Williams, di avere la reale possibilità di attentare, o almeno avvicinare, lo storico 73-9 degli Warriors 2015/16. Non gli basta neppure avere uno dei 3 migliori giocatori della Lega come leader, 2 o 3 dei migliori dieci difensori, il possibile giocatore più migliorato (che hanno rinnovato a poco meno degli spicci), una panchina che per profondità farebbe invidia a una squadra di calcio e di pagare il tutto meno di altre 17 squadre della NBA.

No, a tutto questo, gli Oklahoma City Thunder aggiungono il possesso di una vagonata di scelte - e per vagonata intendo proprio un vagone, visto che si tratta di 13 prime e 16 seconde da qui al 2032 - con cui affrontare con più serenità il futuro al tempo del second apron.

È l’aspetto più incredibile di questa incredibile squadra, costruita come un architetto visionario da Sam Presti. Solitamente, per avere anche solo un roster competitivo gli asset bisogna cederli, non accumularli, ma i Thunder, in qualche modo sono riusciti a fare entrambe le cose, creando una specie di mostro a mille braccia non solo dentro al campo, ma anche fuori.

Se ne parlo ora, con la stagione che sta appena entrando nel vivo, è perché un incubo (per le altre squadre) si sta materializzando, in maniera del tutto inattesa. Tra le varie scelte che gli spettano al Draft del 2026 una di queste sta diventando parecchio prelibata: quella dei fallimentari Los Angeles Clippers, attualmente in piena lottery. Attualmente sarebbe la settima, e OKC possiede anche la nona degli Utah Jazz, che però tornerebbe nella terra dei mormoni qualora finisse tra le prime 8 (e, a un certo punto della stagione, i Jazz dovrebbero provare a fare in modo di farla rientrare tra le prime 8).

La cosa più terribile per i Clippers è che quella scelta, non protetta, fa parte del pacchetto ceduto nel 2019 dai californiani per arrivare a Paul George per accontentare Kawhi Leonard. Uno scambio, in cui i californiani hanno ceduto SGA, che già prima si candidava a diventare uno dei peggiori nella storia della NBA e che rischia di diventare leggendario (o drammatico, dipende chi tifate).

Alla fine della scorsa stagione, dover cedere la loro scelta al Draft 2026 non era sembrata una eventualità così tragica per i Clippers. L’ultima parte della regular season e la serie, pur persa, contro i Denver Nuggets avevano restituito una squadra viva e vitale, con ambizioni, se non da titolo, da mina vagante ai playoff, con il sogno di un’ultima grande cavalcata intorno a una squadra di scafati veterani, a cui si era aggiunto anche il ritorno di Chris Paul. Ma non sta andando così, tutt’altro.

Per la squadra meno fortunata di Los Angeles, la stagione ha iniziato a deragliare ancora prima del ritiro, quando è finita nell’occhio del ciclone per l’accusa di aver aggirato le regole del salary cap per mettere sotto contratto Leonard. È una storia ancora in divenire, ma che impatto può aver avuto sui giocatori una notizia del genere? Oltre l’aspetto giornalistico, la sensazione che sta lasciando è quella di ultima picconata a una franchigia già piuttosto instabile, che ha cercato di mantenere una squadra competitiva più per marketing che per capacità sportive, avendo una nuova arena da onorare.

Anche le mosse fatte in estate si sono rapidamente ritorte contro i Clippers: scambiare Norman Powell, per quanto necessario, per il solo John Collins, scommettendo su Bradley Beal è stato un errore. Beal è sembrato un corpo estraneo alla squadra e poi si è infortunato: salterà tutta la stagione, e non è neanche una cattiva notizia per loro. Leonard è rientrato contro Cleveland dopo aver saltato 10 partite, ma sappiamo come le sue assenze più o meno programmate possano pesare un macigno sul record di una squadra fragile; Derrick Jones Jr. perderà le prossime sei settimane per infortunio. Zubac non sembra poter ripetere l’ultima grande stagione, in cui quasi da solo aveva tenuto in piedi la difesa. Questo insieme di fattori ha portato a un terribile record di 5 vinte e 13 perse (di cui 2 vittorie e 10 sconfitte nelle ultime 12) che sembra difficile da raddrizzare al momento, anche perché la squadra appare particolarmente scarica in tutte le sue componenti, dal coaching staff ai giocatori. Nella notte è arrivata una sconfitta contro i rivali cittadini, in cui i Clippers sono sembrati un disastro in quello che lo scorso anno era il loro punto forte, e cioè la difesa.

Sto brevemente accennando ai problemi dei Clippers perché, come detto, questi sono le fortune dei Thunder. Se la stagione finisse oggi, Leonard e compagni avrebbero il 29.4% di possibilità di avere una delle prime quattro scelte al Draft, il 6,8% di avere addirittura la prima scelta. Sono percentuali in continuo divenire, che fino a quando non verrà estratto l’ordine di chiamata vogliono dire poco, ma sono significative perché quello che ci aspetta si prospetta essere uno dei Draft più ricchi di talento nella storia della NBA.

Per capirci: per i più maligni, se Cooper Flagg si fosse dichiarato quest’anno, avrebbe rischiato di scendere fino alla 6. Non credo sia vero, ma il senso rimane: ci sono diversi giocatori molto, molto forti pronti a entrare in NBA e uno di questi potrebbe finire ai Thunder, ribaltando il senso profondo del Draft: aiutare le squadre più deboli a migliorarsi. Ovviamente, poi, a decidere sarà la fortuna, o meglio il caso, l’unica vera scienza del Draft, ma intanto: nella simulazione fatta da me i Clippers cederebbero a OKC la seconda scelta, che vuol dire uno tra Darryn Peterson, AJ Dybantsa e Cameron Boozer.

Li ho elencati in ordine di apparizione nei mock draft, ma sono più o meno tutti concordi che, almeno a oggi, si tratta di “tre prime scelte”. Anche solo la possibilità che uno di loro finisca ai Thunder è piuttosto spaventosa, soprattutto considerando che tutti e tre, ma anche qualcuno di quelli che li segue, sono giocatori che migliorerebbero all’istante il sistema di gioco di OKC. Giusto per dare una prima indicazione: Peterson è una guardia lunga e atletica, che può segnare 20 punti, fare 5 assist e catturare 6 rimbalzi ogni partita. Di lui si parla come del nuovo Kobe, per quanto blasfemo possa sembrare. Per OKC sarebbe anche troppo perfetto, visto che il ruolo di creatore/realizzatore secondario è quello che un po’ manca, se manca qualcosa. AJ Dybantsa è un’ala che sembra costruita per stare dentro il sistema difensivo dei Thunder. In più in transizione è inarrestabile, mentre nell'attacco a metà campo deve essere sgrezzato ma già sta facendo vedere lampi di dominio assoluto. Anche Boozer, figlio di Carlos, è un’ala, meno atletica ma dall'ottimo controllo del corpo e con un bel QI cestistico. Palla in mano può fare qualunque cosa: segnare, passare, creare per sé e gli altri. Inoltre già oggi è un tiratore di buon livello. Insomma, avete capito: uno di questi tre, ma anche chi li segue subito dopo, sarebbe un’aggiunta illegale per una squadra che è già così forte e profonda.

Ma il vantaggio per i Thunder non sarebbe solo in campo. Per come si sta sviluppando la NBA, con le stringenti regole del nuovo contratto collettivo, il rischio più grande per la loro finestra di competitività è l’impossibilità di mantenere un roster simile a quello attuale nei prossimi anni, quando partiranno le estensioni di Holmgren e Williams e il supermax di SGA. Il poter inserire nel roster un titolare forte nel rookie scale darebbe loro una inaspettata flessibilità salariale nei prossimi anni, permettendo ai Thunder di muoversi con grande libertà, scegliendo se magari scambiare uno tra Holmgren e Williams per più giocatori con contratti più bassi oppure se puntare su un roster magari meno profondo ma con un quintetto irreale. A tutto questo, poi, dovreste sempre aggiungere quella vagonata di scelte da poter usare a piacimento per modellare tutto il resto. E se c’è qualcuno che sa usarle bene, quello è Presti.

In tutto questo scenario, l’unico che sembra avere la forza, o meglio il talento, di contrapporsi a questa estensione del dominio dei Thunder sembra essere James Harden. Ironico, no? Harden è stato forse il più grande “errore” di Presti: dopo le Finals del 2012 (dove i Thunder di Durant, Westbrook e Harden persero contro i Miami Heat di LeBron, Wade e Bosh) il GM di OKC non riuscì a trovare un accordo per il contratto del Barba, soprattutto per colpa della proprietà contraria al pagare la luxury tax. Presti dovette così scegliere tra Serge Ibaka e James Harden, con quest'ultimo che finì quindi a Houston per Kevin Martin e Jeremy Lamb, entrando poi nel gotha della NBA di ogni tempo. Oggi Harden non è più quel giocatore fenomenale, eppure il suo apporto offensivo è sempre enorme, nonostante tutte le critiche, anche giuste, ricevute negli ultimi anni. Contro gli Hornets, non proprio la miglior squadra della Lega, è servita una sua prestazione da 55 punti per non incappare in una sconfitta che sarebbe stata particolarmente tragica per i Clippers.

A 27.8 punti e 8.4 assist di media, Harden è l’unica buona notizia per i Clippers, se dipendere da un giocatore di 36 anni possa essere in qualche modo una buona notizia. Per la franchigia di Los Angeles vincere quante più partite possibili è un imperativo, anche solo per non perdere la faccia. Dovendo cedere la propria scelta ai Thunder, non c’è nessun vantaggio nel tankare e la presenza di Harden è un'assicurazione da questo punto di vista, anche vista la situazione di Leonard. Quanto Kawhi vorrà stressare il suo ginocchio in una stagione perdente? Quanto vorrà caricarsi sulle spalle la squadra mentre c'è il concreto rischio che il suo contratto verrà annullato? Leonard è un giocatore di basket migliore di Harden, ma anche questa versione crepuscolare del Barba garantisce una consistenza sera dopo sera che Leonard non sembra (o non vuole) dare.

Il futuro, comunque, è ancora da scrivere. I Clippers potrebbero aggiustarsi nella seconda parte di stagione come fatto l'anno scorso, allo stesso tempo potrebbero decidere di porre fine a questo estenuante esperimento, iniziando a raccattare quanti asset possibili dai giocatori che hanno ancora qualche valore. Quello che resta è la qualità del lavoro degli Oklahoma City Thunder, che dimostra come per vincere non bisogna essere un big market (anche se inevitabilmente aiuta), oppure aggirare le regole e puntare sulle stelle più luminose. Per vincere nello sport bisogna lavorare bene, poi se i Clippers vogliono darti una mano...

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