
Singapore 2025 è stato il Mondiale di Summer McIntosh, vincitrice di quattro ori individuali ma delusa per la sconfitta negli 800 e per il mancato record del mondo nei 200 farfalla. È stato anche il mondiale di Leon Marchand, che si è preso il record che gli mancava, quello dei 200 misti, e di Katie Ledecky, che ha confermato il dominio nei 1500 e soprattutto negli 800, gara vinta con uno scatto d’orgoglio che in pochi si sarebbero aspettati.
È stato il Mondiale dei virus intestinali, che hanno colpito diversi nuotatori, soprattutto della Nazionale statunitense, costretta nei primi giorni a saltare alcune gare. Ma anche della rinascita di altri movimenti, come quello francese, che ha trovato in Maxime Grousset una seconda punta accanto a Marchand. Sono stati i mondiali della cinese Yu Zidi, 12 anni e più giovane nuotatrice a medaglia nella storia, che ha re-introdotto il discorso etico nel nuoto (a che età è giusto gareggiare a questi livelli?) e di Ahmed Jaouadi, il mezzofondista tunisino sorpresa negli 800-1500.
Ma sono stati anche i Mondiali dell’Italia, presenza sempre più costante nelle gare che contano, che ha vissuto una settimana intensa e ricca di spunti per il presente e per il futuro.
IL LIVELLO MEDIO È OTTIMO
Il primo dato significativo, per una valutazione del livello della Nazionale italiana, è il numero di finali raggiunte: 25, 14 maschili, 9 femminili e 2 miste, mai così tante nella storia dei mondiali. Significa che l’Italia non aveva mai piazzato un numero così elevato di atleti nei primi otto, nemmeno nelle ultime tre edizioni - 2022, 2023, 2024 - che vedevano l’assenza degli atleti russi e bielorussi, riammessi ora sotto bandiera neutrale. Il dato italiano è ancor più positivo se si tiene conto del numero totale di atleti diversi che sono andati in finale, 14, e delle staffette che hanno passato il turno, 7, cioè tutte eccezion fatta per la 4x100 mista femminile.
Le finali sarebbero potute essere anche di più. C’è stato per esempio il forfait di Gregorio Paltrinieri, che avrebbe dovuto partecipare ai 1500 ma è rientrato in Italia dopo le gare in acque libere per operare un dito fratturato, e qualche esclusione per pochi centesimi: Curtis nei 50 stile, Razzetti nei 200 misti e la già citata staffetta mista donne. I numeri però confermano una sensazione di presenza molto larga dell’Italia nel nuoto che conta. «Era un campionato nel quale sperimentare», ha dichiarato Cesare Butini, direttore tecnico dell’Italia «e quasi tutti gli esordienti hanno risposto in maniera positiva».
Questo processo di continuo cambiamento è ciò che dà sicurezza all’Italia del nuoto, la Nazionale più costante nei risultati dietro le grandi potenze: Stati Uniti, Australia e Cina. Da queste 24 finali sono arrivate 7 medaglie, 1 oro 4 argenti 2 bronzi, meno dell’edizione 2024 - nella quale però molti big internazionali erano assenti - ma in linea con il trend che dal 2015 ci vede sempre sopra le 5 medaglie e sempre con almeno un oro. Se a questo aggiungiamo i 6 argenti che arrivano dal nuoto in acque libere, che è considerata un’altra disciplina ma di fatto ha la stessa derivazione sportiva - non si può che essere soddisfatti dell’edizione di Singapore 2025.
I CAMPIONI OLIMPICI
Senza dubbio, i due italiani più attesi erano Nicolò Martinenghi e Thomas Ceccon. Nonostante i risultati nella gara in cui detengono il titolo olimpico siano identici, argento nei 100 rana per il primo e nei 100 dorso per il secondo, il loro Mondiale è stato molto diverso.
Martinenghi ha sofferto di un virus intestinale proprio nella notte che precedeva la sua finale, arrivando sul blocco di partenza non nel migliore dei modi. La sua stagione è iniziata a gennaio, quando ha deciso di riprendere ad allenarsi dopo una lunga intermittenza post-Olimpica, cambiando però tutto.
A inizio anno ha lasciato casa sua e il suo staff storico per trasferirsi a Verona, dove è seguito da Matteo Giunta, ex allenatore e attuale marito di Federica Pellegrini. Al netto del problema fisico dell’ultim’ora, il ranista ha comunque nuotato un buon 58.53, che gli è valso l’argento e la conferma del podio mondiale per la quarta edizione consecutiva. Va però rimandata, per tutti i motivi di cui sopra, la valutazione generale sul nuovo percorso che lo porterà alle prossime olimpiadi.
Ceccon ha invece nuotato un Mondiale strano, nel quale è sembrato molto in forma ma anche un po' confuso, sia nei risultati che nelle dichiarazioni. Le aspettative su di lui sono sempre altissime e il programma gare che portava (sulla carta 50-100 farfalla, 50-100-200 dorso e due staffette) era veramente esteso e impegnativo, arrivato tra l’altro dopo sei mesi di allenamento sperimentale in Australia.
Se si trattava di un test, il responso presenta luci e ombre: da una parte ci sono le tre medaglie conquistate - argento nei 100 dorso e nella 4x100 stile, bronzo nei 50 farfalla - e il record italiano nella semifinale dei 100 farfalla, dall’altra le prestazioni opache nei 200 dorso - dove non si è qualificato per le semifinali - e della finale dei 100 farfalla.
In mezzo le sue dichiarazioni, come sempre vagamente stranianti. «Volevo passare forte, quindi sono contento. Però arrivare ultimi non è molto bello», ha detto dopo l’ottavo posto nella finale dei 100 farfalla. «Questo è quello che avevo, ma il terzo posto era possibile», ha detto dopo aver visto la semifinale e la finale dei 200 dorso da spettatore. «Volevo quattro medaglie, ma non mi aspettavo di stancarmi così tanto», ha detto al termine del Mondiale, stanco e un po' deluso per il quarto posto della staffetta mista. «Sono contento per la medaglia, ma tra un anno chi si ricorderà di questa gara?», ha detto dopo il podio nei 50 farfalla.
Insomma, per Ceccon è stato un Mondiale che ha confermato le sue qualità eccezionali - come si è visto per esempio nelle due volte in cui è tornato a nuotare sotto i 52 secondi nei 100 dorso - ma anche di come abbia bisogno di trovare il programma giusto per esprimersi al meglio.
LE STAFFETTE
Il capitolo staffette è sempre molto significativo nella valutazione generale, perché è un naturale metro di giudizio sulla compattezza e sulla consistenza della squadra. L’Italia in questo senso ha dato dimostrazione di qualità, centrando 7 finali su 8 possibili e mancando quella della 4x100 mista femminile di pochi centesimi.
Su tutte spicca la 4x100 stile uomini, che si conferma argento a soli 61 centesimi dall’Australia, e nella quale il diciottenne Carlos D’Ambrosio ha dato nuova linfa e continuità a una formazione che va a podio in ogni grande occasione dal 2021.
Tutte le altre hanno ben figurato in finale, comprese le due che hanno sfiorato la medaglia. La 4x100 mista maschile, che arrivava da due mancate qualificazioni piuttosto clamorose, ai Mondiali e alle Olimpiadi, e che con il quarto posto di Singapore si è ritrovata finalmente tra le protagoniste. E la 4x100 stile mista, composta da due uomini e due donne, giunta quarta per 13 centesimi, che è stata certificazione della salute del movimento italiano nella velocità pura.
LE ALTRE MEDAGLIE
Ultimamente un po' in ritardo rispetto a quello maschile, il nuoto femminile ai mondiali di Singapore ha dato una bella scossa all’ambiente, non soltanto con le prestazioni di squadra in staffetta. C’entra soprattutto Simona Quadarella, che torna a casa con un argento storico nei 1500 stile, due record europei - nei 1500 e negli 800 - e soprattutto con una rinvigorita consapevolezza nei suoi mezzi. In un ambiente così competitivo come quello del mezzofondo, che negli ultimi anni si è impreziosito di diversi nomi alle spalle di Katie Ledecky, Quadarella è ancora un riferimento internazionale. Se c’erano dubbi su una sua permanenza ad alti livelli fino a Los Angeles, in questa settimana sono stati fugati.
Sulla valutazione del nuoto femminile va aggiunta però anche Benedetta Pilato, che per i Mondiali ha ottenuto la qualificazione solo nei 50 rana, ma che è salita sul podio di questa gara per la quinta volta consecutiva. Si tratta di un dato incredibile se si tiene conto della sua età, 20 anni, e del suo percorso complicato delle ultime due stagioni, dove ha affrontato «problemi fisici ma non solo», come ha ammesso lei stessa ai microfoni della RAI. «Questo bronzo è la ciliegina, ma senza la torta», ha detto Pilato un po' felice e un po' sorpresa, mentre raccontava la sua gara.
A settembre Pilato cambierà di nuovo tutto. Lascerà Torino per trasferirsi a Roma, dove la allenerà Mirko Nozzolillo. Dopo aver seguito Silvia Di Pietro - 32 anni, in finale nei 50 farfalla a questi Mondiali - il tecnico è chiamato al recupero psico-fisico del più grande talento recente del nuoto italiano.
In tutto ciò, l’unica medaglia d’oro è arrivata da Simone Cerasuolo, che rappresenta, per bellezza e sorpresa, la bonus track dell’album Mondiale di Singapore 2025. Il ranista di Imola aveva ottenuto la qualificazione nei 50 rana ai campionati italiani primaverili, quando insieme a Martinenghi aveva occupato i due slot disponibili per i Mondiali. Al Trofeo Settecolli, che si tiene a giugno ed è l’ultima chance per qualificarsi nelle gare con posti ancora aperti, a ottenere il tempo limite per i 100 rana - dove l’unico qualificato era Martinenghi - era stato Ludovico Viberti, che poi aveva nuotato anche il record italiano nei 50, aprendo il dibattito sulla possibilità di portarlo a gareggiare a discapito proprio di Cerasuolo.
La federazione però ha deciso di mantenere la linea regolamentare: a Singapore ci sono andati, per i 50 rana, i qualificati di aprile. Il risultato è che ora l’Italia ha in questa gara sia il campione del mondo, Cerasuolo, che il leader delle graduatorie mondiali, Viberti. Un quadro perfetto per la Nazionale di oggi.
È una storia che conferma come nel nuoto contemporaneo si vada sempre più veloce, a volte a discapito della lucidità delle scelte. Gli atleti escono sempre più giovani ma contemporaneamente le carriere si allungano. Gli esempi sono ovunque, dalle giovani Summer McIntosh e Yu Zidi, fino alle strisce incredibili di vittorie come quella di Katie Ledecky.
Quando una Nazionale ha il tempo e la pazienza di aspettare che i giovani crescano, senza condizionarne troppo le prestazioni e lasciando che facciano il giusto percorso, si può dire in salute. Il discorso vale per Simone Cerasuolo, che ha appena 22 anni, ma anche per Anita Bottazzo, ventunenne sesta nei 100 e quarta nei 50 rana.
L’Italia di qualche anno fa avrebbe guardato con speranze esagerate le gare, per esempio, di due giovanissimi come Sara Curtis e Carlos D’Ambrosio, rispettivamente classe 2006 e 2007, che a Singapore hanno nuotato le finali sia individuali che in staffetta. Magari per questo un tempo ci sarebbe stata un po' di delusione per l’ottavo posto di Curtis nei 100 e il sesto di D’Ambrosio nei 200 stile quando in realtà si tratta di risultati confortanti, sia per le modalità con cui sono arrivati sia perché ottenuti in gare di livello altissimo. Insomma, il volano è nella sua fase ascendente: i risultati di squadra permettono la crescita serena dei giovani e, con la crescita dei giovani, arrivano altri risultati di squadra.
Questa spinta è stata la vera chiave del Mondiale italiano, che «ha raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati alla vigilia», come ha detto sempre Butini. «È stata la prima volta in cui sono stati proprio i giovani ad aiutare i più esperti».