
Nelle estati degli anni pari non Olimpici, il nuoto americano si prende spesso una stagione di pausa, dovuta principalmente alla mancanza di una grande competizione per la quale finalizzare la preparazione. Salvo casi rari, ed escludendo il periodo post pandemia che ha portato alla posticipazione di alcuni tornei, i Mondiali sono negli anni dispari e quindi, mentre dalle nostre parti ci sono gli Europei, oltre oceano restano solamente i Giochi del Commonwealth o i Pan-Pacifici, competizioni che si possono tranquillamente definire minori.
Nel 2014, Katie Ledecky aveva diciassette anni e alle spalle già un’Olimpiade (Londra 2012) e un Mondiale (Barcellona 2013) da protagonista, ma la sua carriera era di fatto ancora agli inizi. Nelle due competizioni che preparò in quella stagione, un meeting in Texas e i Campionati Nazionali in California, nuotò il record del mondo nei 400, 800 e 1500 stile. Al termine dei Nazionali, e dopo un così esponenziale miglioramento cronometrico, Ledecky si sentiva «assolutamente soddisfatta, molto vicina alla perfezione».
Perfezione è un concetto astratto e difficilmente applicabile a una realtà sportiva come il nuoto, dove invece “miglioramento” è una delle parole più utilizzate, anche per chi si spinge a livelli molto alti. Undici anni e moltissimi titoli dopo quella dichiarazione, Ledecky ha spinto i suoi limiti ancora oltre, sempre dando l'impressione di essere vicina alla perfezione. In effetti, Katie Ledecky è l’atleta più vicina alla perfezione che una piscina abbia mai visto.
RALLENTARE
Il 16 giugno scorso, Katie Ledecky è stata invitata come ospite d’onore alla cerimonia di laurea dell’Università di Stanford, presso la quale ha studiato dal 2016 e si è laureata nel 2021. Ha parlato sul palco dello Stanford Stadium di Palo Alto, lo stesso dal quale vent’anni fa Steve Jobs pronunciò il suo celeberrimo “Stay hungry, stay foolish”, davanti ad un pubblico di circa tremila persone, composto da professori, laureandi e famigliari degli studenti.
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