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Simona Quadarella, Veleno
30 lug 2025
Ai Mondiali è arrivato un argento storico nei 1500.
(articolo)
8 min
(copertina)
Foto IMAGO / Insidefoto
(copertina) Foto IMAGO / Insidefoto
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Il 29 luglio era una giornata attesa soprattutto per la finale maschile dei 100 dorso, nella quale l’uomo da battere era Thomas Ceccon, campione olimpico e primatista mondiale in carica. A sorpresa, invece, il momento della giornata per gli italiani non è stato l’argento del veneto, finito secondo - e un po’ deluso - a 5 centesimi dal sorprendente sudafricano Coetzee. La gara più entusiasmante, e per certi versi storica, ce l’ha regalata Simona Quadarella nei 1500 stile libero femminili.

I 1500 NON SONO UNA GARA NORMALE
I 1500 stile sono una gara mentale. Hanno uno svolgimento sempre piuttosto piatto e delle posizioni spesso congelate. Soprattutto a livello femminile, sembra che il tutto si risolva nel trovare un ritmo e mantenerlo lungo tutte e 30 le vasche da 50 metri, evitando scientemente di andare troppo forte o troppo piano. Gli eccessi sono letali se si cerca una prestazione di alto livello. Andando contro questi precetti, le tre protagoniste della finale ai Mondiali di Singapore hanno utilizzato una tattica iniziale arrembante, così insolita da sembrare inizialmente sbagliata.

Nel tentativo di mettere in difficoltà Katie Ledecky, la naturale favorita e regina incontrastata della distanza, l’australiana Lani Pallister è partita molto forte, assestandosi su passaggi tra i 30,5 e i 31 secondi per ogni vasca, crono simili a quelli della rivale americana. Si è trattato di una scelta precisa: nel corso della sua carriera, Ledecky ha quasi sempre ammazzato le gare fin dalle prime vasche, ed è sembrata in difficoltà - seppur minima - solo quando è stata attaccata da vicino. Pallister ai trials di giugno aveva nuotato un buon 15.39.14, arrivando a Singapore come prima contendente al trono. La sua strategia era ben studiata e sulle prime battute sembrava anche poter funzionare.

A circa un terzo di gara, però, per lei è subentrata, implacabile, la fatica. I suoi passaggi sono peggiorati lentamente ma inesorabilmente, al contrario di quanto voluto. Invece che mettere sotto pressione Ledecky, Pallister ha galvanizzato Simona Quadarella, che era rimasta fino a quel momento pochi metri dietro le due di testa, cercando di perdere meno terreno possibile, ma mai veramente in gioco.

L’italiana sembrava guardinga, in attesa dell’attimo giusto, ma in realtà stava nuotando su livelli già incredibili, quasi oltre le sue possibilità. Per dare un’idea, ai 400 è passata in 4.05.37 e agli 800 in 8.14.73, quando i suoi personali in gara singola sono rispettivamente 4.03.35 e 8.14.55, tempo quest’ultimo che è anche primato italiano e ottava prestazione mondiale all-time. Significa che, al passaggio agli 800 metri di questi 1500, Simona Quadarella ha nuotato solo 22 centesimi peggio di quanto non abbia mai nuotato in gara singola.

Eppure non sembrava potersela giocare con le prime due. Quel ritmo sembrava sostenibile solo fino a un certo punto. Invece il rallentamento di Lani Pallister le ha conferito sicurezza e l’obiettivo visivo dell’australiana, che improvvisamente è diventata superabile, l’ha aiutata a non mollare e rimanere aggrappata alla gara. Agli 850 metri è avvenuto il sorpasso e, invece che accontentarsi della posizione, Quadarella ha fatto lo step successivo, quello impensabile di rimanere nella scia di Katie Ledecky.

Nuotando sempre tra i 30,5 e i 31 secondi per ogni 50 metri, la romana ha di fatto gareggiato allo stesso livello della campionessa americana, che da lì in poi si è limitata a mantenere il vantaggio che già aveva accumulato nei primi 500 metri (nuotando comunque per 1250 metri sotto i passaggi del suo record del mondo).

Il risultato finale è entusiasmante soprattutto per Quadarella: 15.31.89 non è solo il record europeo, è la seconda prestazione di sempre e il dodicesimo tempo mai nuotato nella distanza (gli altri undici sono ovviamente tutti di Ledecky). C’è anche uno spiraglio per il futuro: nessuna nuotatrice aveva mai finito un 1500 stile così vicina a Katie Ledecky, soli 5.35 secondi di distacco.«Mi piace che il mezzofondo mondiale stia trovando una nuova competitività, sarà una bella strada da qui a Los Angeles 2028» ha detto Ledecky poco dopo aver vinto la sua ennesima medaglia d’oro mondiale. Se la fenomenale mezzofondista ha una rivale in questa gara, oggi, è Simona Quadarella.

UN PERCORSO NON SCONTATO
«Erano anni che cercavo questo tempo, ma non me lo sarei mai aspettato oggi. Finalmente l’ho trovato» ha detto Quadarella in zona mista, proprio dopo la gara. Era dal 2019, l’anno in cui aveva nuotato 15.40.89, il record italiano ai Mondiali di Gwangju per lei vittoriosi (ma con Ledecky assente, fermata da un virus), che Simona Quadarella rincorreva un miglioramento in quella che, per caratteristiche tecniche, è la gara che più le si addice.

Il livello dei risultati internazionali di Simona Quadarella è sempre rimasto altissimo. Dopo il bronzo ai primi Mondiali disputati, nel 2017, ha conquistato altre sei medaglie iridate e dieci europee, e nel mezzo c’è stato il terzo posto a Tokyo2021 negli 800. In tutto questo tempo, però, non aveva più trovato nei 1500 il crono che si aspettava, soprattutto per quanto impegno, costanza e dedizione ha sempre profuso nella preparazione.

Potrebbe sembrare strano che un miglioramento così ampio - più di nove secondi - sia arrivato proprio quest’anno, quando Simona Quadarella ha dovuto metabolizzare il doppio quarto posto alle Olimpiadi di Parigi - bruciante soprattutto quello nei 1500, mentre negli 800 era arrivato con il record italiano - e contemporaneamente il cambio di guida tecnica. Christian Minotti, allenatore che l’ha seguita dall’inizio della sua carriera fino al 2024, ha preso una pausa dal nuoto, lasciando Quadarella al collega allenatore del Circolo Canottieri Aniene Gianluca Belfiore.

Nonostante lei abbia speso parole positive per entrambi i tecnici, sembra che la situazione attuale le abbia regalato una nuova consapevolezza. L’elaborazione della delusione di Parigi e l’esperienza maturata in quasi dieci anni di nuoto ad altissimo livello sono stati gli ingredienti di contorno fondamentali per creare in lei questa nuova serenità d’animo, fondamentale per affrontare, fisicamente e mentalmente, un ennesimo quadriennio di preparazione olimpica.

Non ci sono stati grandi cambiamenti tecnici nella nuotata di Quadarella e probabilmente nemmeno i suoi allenamenti sono così diversi da quelli che sosteneva prima. Di chilometri ne ha macinati talmente tanti da essere ormai preparata a ricominciare ogni settembre da dove aveva lasciato ad agosto. Ce lo dice lei quando cita Belfiore dicendo che «l’inserimento nel nuovo gruppo, all’inizio di questa stagione, è stato naturale, perché ci allenavamo già nella stessa struttura e ci conoscevamo già molto bene». Ma se in acqua non è cambiato quasi nulla, allora il vero cambiamento che l’ha portata al livello superiore deve essere avvenuto dentro di sé.

VELENO
Il soprannome di Simona Quadarella è “Veleno”. Si riferisce alla sua grinta, al suo agonismo, alla innata capacità di aggredire le gare con ritmi che sembrano pericolosi, velenosi per le rivali.

Compirà 27 anni il 18 dicembre, ha alle spalle due Olimpiadi e sei Mondiali da protagonista, è leader silenziosa della Nazionale italiana da ormai un quadriennio, da quando cioè non gareggia più Federica Pellegrini, e in Europa non ha rivali (8 ori in tre edizioni). Ha accompagnato il nuoto azzurro nella transizione tra Paltrinieri e Ceccon ed è rimasta protagonista accanto a entrambi, sempre con risultati solidi e costanti, facendo parlare il cronometro e la vasca. Si è scontrata con le delusioni più cocenti e con i picchi più alti che la carriera di una nuotatrice possa conoscere. Si è fatta spazio nel nuoto italiano come una donna forte: la più forte dopo Pellegrini.

Ha saputo ritagliarsi un ruolo dove forse non c’era spazio, perché ha vissuto all'interno della generazione d’oro del nuoto. Non deve essere stato facile, per esempio, vedere le sue vittorie sempre passare in secondo piano rispetto a quelle di qualcun altro.

A Gwangju 2019 ha vinto i 1500 ma accanto a lei è esplosa Benedetta Pilato, giovanissima e spettacolare; a Tokyo 2021 ha conquistato il bronzo negli 800, ma il nuoto maschile ha portato a casa cinque medaglie, con Paltrinieri e Martinenghi sulle copertine; ha vinto l’argento a Fukuoka 2023 nel pieno dello splendore di Thomas Ceccon e i due ori di Doha 2024 sono sembrati minori a causa dell’assenza di molti dei protagonisti (di Katie Ledecky, soprattutto) e a causa delle controprestazioni di Parigi 2024.

In tutto questo, però, non ha mai dato l’impressione di cercare la consacrazione in modo forzato. È sembrata tenere, più di ogni altra cosa, al suo equilibrio personale, quel sottile filo che lega la dedizione totale di un atleta verso il suo sport e la soddisfazione che ne deriva dai risultati. Ha sempre parlato di famiglia come della marcia in più per la sua serenità, dedicando di volta in volta le vittorie al papà, alla sorella o alla mamma, come ha fatto in occasione di questo argento: «Lo dedico a lei che non è potuta venire, perché so che sta piangendo davanti alla tv».

Dopo le brutte prestazioni non si è nascosta con frasi di circostanza, ma ha piuttosto rilanciato, pensando ogni volta al passo successivo. «Quando perde una battaglia, trova sempre un nuovo modo per sorridere, rialzare la testa e gioire» recita un post celebrativo pubblicato dalla Federazione Italiana Nuoto in occasione dell’argento nei 1500. Sono parole semplici e forse un po’ di circostanza, ma nascondono una piccola e illuminante verità.

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Simona Quadarella, Veleno