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La forza è nulla senza il controllo
22 gen 2018
22 gen 2018
Stipe Miocic è diventato il fighter con più difese consecutive della cintura dei pesi massimi, controllando e dominando uno dei fighter più straordinari degli ultimi anni.
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Il match fra Francis Ngannou e Stipe Miocic era uno dei più attesi degli ultimi anni, complice una carenza endemica di talenti in quella che è certamente la categoria di peso più seguita negli sport da combattimento, i pesi massimi, e ma in cui c’è anche un gap atletico piuttosto evidente rispetto alle altre, e il fatto che si possano trovare fighter poco atletici ha spesso dato vita a match non propriamente esaltanti.

Erano anni che non si presentava in questa categoria di peso un fighter straordinario come Francis Ngannou. Il suo impatto in UFC è stato terrificante, e non solo per le sei vittorie ottenute su altrettanti match combattuti, senza mai ricorrere ai giudici, con le ultime quattro non oltre i due minuti dall’inizio dell’incontro e ai danni di fighter più quotati ed esperti di lui, come Andrei Arlovski e Alistar Overeem, ma soprattutto per quella manifestazione di forza brutale che non ha probabilmente eguali nella storia di questo sport.

Come ha detto Daniele Manusia, quelli di Ngannou sono pugni che «ti mandano a dormire, che ti spengono la luce. Pugni che, letteralmente, ti privano della coscienza. Forzando appena potremmo dire che certi pugni ti separano da te stesso».In questo senso l’hype (l’eccitazione, l’interesse mediatico) che ha circondato Ngannou era senz’altro giustificato: se non ci si eccita di fronte a una traiettoria come la sua, a un talento come il suo, significa che si è diventati troppo freddi nei confronti di uno sport come le MMA, uno dei pochi ad offrire storie e atleti così eccezionali. Ma forse l’impressione lasciata dai pugni di Ngannou si è spinta troppo in là, convincendo persino gli scommettitori a vederlo favorito al suo primo incontro titolato, contro un campione solido, esperto, duttile e moderno. Stipe Miocic è sicuramente uno dei figher meno appariscenti e spettacolari dell’attuale roster UFC, ma non per questo è meno seducenteagli occhi di molti appassionati, o meno letale una volta che la porta dell’ottagono si è chiusa alle sue spalle.

La precisione batte la forza

Una cosa balza subito all’occhio quando la consueta grafica ci presenta l’incontro ed è la discrepanza di peso fra i due, quasi 20 libbre di differenza (circa 10 kg) a favore del fighter franco-camerunense: 263 contro 246. Un’anomalia che è raro vedere nei pesi massimi, dove il limite di peso consentito è molto alto e c’è una grossa differenza con il limite della categoria di peso sottostante. Pesare di più offre ovvi vantaggi per quanto riguarda la forza fisica e la potenza dei colpi, ma come contraltare limita anche la velocità, il dinamismo e forse più di ogni altra cosa la resistenza. Quando il match inizia, Francis Ngannou preme immediatamente il piede sull'acceleratore e reagisce bene all’immediato tentativo di single leg di Miocic, rialzandosi subito. Risponde ancora meglio al successivo lavoro a parete del campione, che aveva cercato di colpirlo con un double leg takedown, uscendo dalla fase di clinch con una combinazione di colpi in avanzamento che costringono Miocic ad arretrare.

Dopo un minuto, una sequenza sinistro-destro di Ngannou va ad impattare in modo piuttosto sporco sul volto di Miocic, facendo comunque un rumore preoccupante. La frequenza dei suoi colpi è altissima e le combinazioni di braccia emanano una violenza impressionante: prima un montante a corta distanza, poi un overhand destro vanno a bersaglio con violenza e Miocic sembra arrancare.

Dopo questo primo momento momento di difficoltà, però, Miocic ha iniziato a mandare a vuoto la maggior parte dei colpi di Ngannou in virtù sia della qualità dei suoi movimenti di corpo che della velocità delle sue gambe. La sfuriata iniziale del fighter franco-camerunense finisce così per essere poco fruttuosa, soprattutto se relazionata all’enorme dispendio di energie.

Quando il cronometro segna 2:20, dopo aver lasciato scientemente l’iniziativa a Ngannou, Stipe Miocic rientra nell’incontro con un gran diretto che s’infrange sul volto del suo avversario. È forse la svolta del suo match perché, dopo aver schivato in maniera splendida con un movimento di testa il jab del suo sfidante, lo colpisce d’incontro con un diretto destro, poco prima di trovare l’atterramento.

Il campione lavora bene dalla mezza guardia piazzando anche dei buoni colpi, e anche quando Ngannou riesce a riportarsi in piedi Miocic riesce ad andare a segno per due volte in modo molto pulito con il destro. Allo scadere, Ngannou è costretto anche a mostrare una buona mascella per difendersi da una sequenza di braccia in avanzamento di Miocic.

Ngannou, insomma, è partito troppo forte, ha cercato un’aggressione furiosa nei primi istanti alla ricerca disperata del mento di Miocic. Solo il 24% dei colpi però sono andati a segno e Miocic è stato lucido nel lasciar sfogare Ngannou, eludendo gran parte dei suoi attacchi. Ngannou ha così finito per terminare troppo presto l’enorme quantità di energie che la sua massa muscolare gli impone, dando segni visibili di stanchezza già nella parte finale della prima ripresa. Da qui in avanti, il suo ritmo crollerà, un calo evidenziato ancora di più dal ritmo costante e inesorabile del suo avversario.

Alla fine della prima ripresa sono soltanto 18 i colpi arrivati a bersaglio di Ngannou, di cui 15 significativi, su ben 65 colpi tentati; mentre Miocic, molto più in controllo, è andato a segno con 16 colpi significativi e 24 complessivi, su soli 33 colpi tentati. Il gap nella precisione dei colpi è enorme già dalla prima ripresa: il 73% de colpi tentati dal campione è andato a bersaglio, mentre soltanto 24% di quelli dello sfidante.

Ngannou è troppo monodimensionale

Nella seconda ripresa Ngannou sembra già molto statico sulle gambe, le sue iniziative hanno perso l’intensità e il vigore delle prime battute e sono diventate più lente e prevedibili. Inoltre fatica a gestire le distanze, rendendo sempre più facile per Miocic accorciare per colpire o trovare l’atterramento. Dopo due minuti, Miocic sembra andare a velocità doppia rispetto al suo avversario e lo sorprende con un diretto destro potentissimo che lo colpisce in pieno al volto.

Miocic sfrutta il momentaneo vantaggio in piedi e non appena Ngannou lo colpisce con un montante parte con un double leg che lo costringe prima ad arretrare precipitosamente a parete e poi a concedere il takedown. Da lì è un assolo del campione che lo martella dalla mezza guardia con le ginocchiate al corpo e i pugni dal clinch, ma quando cerca lo strangolamento è troppo tardi.

Nella terza ripresa si è quasi subito nel clinch, Ngannou prova a scrollarsi con veemenza dalla pressione di Miocic ma la sua esplosività sembra essersi esaurita e finisce per concedere la posizione dominante al campione. Quando si torna a distanza, però, Ngannou ha un lampo, con il gancio destro colpisce pesantemente il volto di Miocic che ancora una volta con lucidità e prontezza magistrali lo riporta a terra, con una facilità quasi imbarazzante per Ngannou. Da terra colpisce ripetutamente Ngannou dalla mezza guardia e a un minuto dal termine del round appare un dato, abbastanza inequivocabile in sovraimpressione: dal ground game Miocic ha portato 45 colpi, Ngannou 0.

La quarta ripresa si apre con un atterramento che Joe Rogan commenta giustamente come “easy”. Mezza guardia e grandine di colpi: ora sembra davvero tutto troppo facile per Miocic perchè Ngannou non sembra trovare alcuna contromisura al suo wrestling, evidenziando parecchi limiti schiena a terra e subendo per tutta la ripresa il ground and pound incessante del suo avversario. La quinta e ultima ripresa è ordinaria amministrazione per Miocic, che controlla a parete addormentando la prima parte della ripresa e non mostra alcun problema a contenere le sempre più timide iniziative di Ngannou.

L’esito, unanime, 50-44, è il manifesto di un dominio assoluto da parte del campione e del ridimensionamento, almeno momentaneo, di uno dei più appassionanti pesi massimi emergenti dell’ultimo decennio.

Striking vs Grappling 2.0

Quando le MMA erano agli albori era comune la prevalenza dei grappler sugli striker, così la conseguenza più logica fu l’evoluzione dei secondi attraverso la strategia dello “sprawl and brawl”, ossia il perfezionamento dellafase difensiva contro l’atterramento, grazie alla quale era possibile mantenere il match in piedi.

L’incapacità di Ngannou di opporsi ai tentativi di atterramento del suo avversario è palese nei numeri: 6 atterramenti, ben 15 minuti di controllo, ma soprattutto 28 colpi significativi a 0 dal ground game. In questo modo gran parte il match si è ridotto a una anacronistica contrapposizione wrestler contro striker, offrendoci più precisamente il confronto fra uno striker estremamente esplosivo, dotato di un’eccezionale predisposizione al KO, ma monodimensionale e limitato per quanto riguarda il grappling difensivo (ossia nel wrestling quando deve difendere il takedown e nel BJJ una volta a terra), e un fighter completo che ha deciso di puntare sul ground game proprio per adattarsi ai limiti del suo avversario, e che ha saputo gestire alla perfezione anche le fasi in piedi, dimostrandosi estremamente efficace in ogni fase del combattimento.

Ancora una volta Miocic, come scritto prima di questo incontro, ha dimostrato di avere “il pregio di avere pochi difetti, ma soprattutto di saper esaltare quelli altrui.”

Questa volta è stato il suo wrestling, di altissimo livello, a permettergli di speculare sui limiti del suo avversario, ma non basta questo a spiegare una vittoria così netta da parte di Miocic. Un altro aspetto che è parso evidente, è stato quello relativo alla gestione delle energie e, soprattutto, della quantità di energie a disposizione.

Dopo la sfuriata iniziale, nella quale ha mostrato anche poca lucidità, Ngannou ha visto esaurirsi prematuramente la sua riserva. Quindici colpi significativi nel primo round e poi il tracollo: quattro nel secondo round, poi uno nel terzo, poi nessuno nella quarta ripresa e infine uno soltanto nella quinta. Numeri che risaltano con i 200 totali di Miocic di cui 70 significativi.

La forza spaventosa di Ngannou è stata spazzata via dalla modernità di Miocic, che più di ogni altro impersonifica appieno l’ideale di peso massimo moderno, più leggero e dunque più dinamico, agile e veloce e in grado di tenere altissima la frequenza di colpi per tutto l’arco dell’incontro. Il fisico massiccio di Ngannou è apparso presto troppo pesante davanti alla mobilità di Miocic, che ha dimostrato la sua netta superiorità non soltanto a terra, ma anche a distanza, grazie alla maggiore caratura tecnica del suo pugilato e alla mobilità del suo gioco di gambe (che gli ha consentito di togliere punti di riferimento al suo avversario e sorprenderlo numerose volte, senza mai essere minimamente intimorito dai suoi colpi d’incontro) e infine alla velocità praticamente doppia alla quale sembrava andare Miocic rispetto a Ngannou.

È stata una manifestazione della superiorità della completezza sulla monodimensionalità, anche quando l’atleta monodimensionale ha doti così abbaglianti come quelle in possesso di Ngannou. È stato un successo della tecnica sulla forza, della velocità sulla potenza, e infine della modernità e della ragione sulla forza più arcaica e brutale.

Ma è stata soprattutto la vittoria di Stipe Miocic, il campione che combatte il fuoco ogni giorno e che ha sconfitto davanti agli occhi di tutto il mondo uno dei contendenti più terrificanti che si possano immaginare con la stessa semplicità di chi ha fatto solo onestamente il proprio mestiere. Con questa vittoria, Miocic ha stabilito il record di difese titolate in UFC (3) entrando di diritto nella storia delle MMA.

Per quanto riguarda Francis Ngannou, la delusione mostrata alla fine dell’incontro, quando guardava con aria frustrata Miocic, lascia pensare che abbia capito che c’è del lavoro da fare per colmare l’ultimo gradino che lo separa dalla cintura. Ne ha già scalati talmente tanti nella sua storia, imparando molto velocemente come si sta nell’ottagono, che non ci sarebbe niente di cui stupirsi se ne uscisse migliorato, se questa sconfitta si rivelasse in realtà una benedizione per lui. Le MMA sono uno sport estremamente imprevedibile in cui però lo studio e la tecnica ad alto livello pagano quasi sempre: l’incontro tra Miocic e Ngannou, in fondo, non fa che confermare qualcosa che sapevamo già.

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