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Lazio e Milan non riescono a farsi gol
27 feb 2019
27 feb 2019
Inzaghi e Gattuso hanno puntato sulla prudenza e si giocheranno al ritorno la finale di Coppa Italia.
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Foto Spada / LaPresse
(foto) Foto Spada / LaPresse
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Nelle ultime quattro edizioni della Coppa Italia, Lazio e Milan si sono alternate come finaliste senza mai riuscire a interrompere il dominio della Juventus. Anche quest’anno una delle due squadre si giocherà la finale ma di fronte non si troverà i bianconeri, eliminati ai quarti dall’Atalanta. Entrambe, insomma, hanno una grande occasione per chiudere la stagione con un titolo e forse anche per questo a dominare la semifinale d’andata è stata la prudenza: per la terza volta di fila la sfida tra Lazio e Milan in Coppa Italia si è chiusa senza gol. La scorsa stagione, infatti, le due squadre si erano incrociate sempre in semifinale e, dopo due 0-0, erano serviti i rigori per regalare ai rossoneri la qualificazione alla finale con la Juve.Le certezze e i limiti del MilanLe sfide tra Gennaro Gattuso e Simone Inzaghi ci hanno abituato all’equilibrio: in cinque precedenti, l’unica vittoria nei 90 minuti di uno dei due allenatori è la gara di ritorno dello scorso campionato, vinta 2-1 da Gattuso.Il Milan era la squadra che arrivava meglio a questa semifinale, con cinque vittorie e due pareggi contro il Napoli e la Roma nelle ultime sette partite e appena tre gol subiti da gennaio in poi. La Lazio affrontava invece la partita contro i rossoneri dopo l’eliminazione dall’Europa League contro il Siviglia e la sconfitta per 2-1 in campionato col Genoa, con una rosa impoverita dagli infortuni.Oltre ad aver trovato da tempo una certa stabilità difensiva, il Milan era in un buon momento di forma anche dal punto di vista offensivo, avendo segnato 9 gol nelle ultime tre partite. In questo senso, i due acquisti del mercato di gennaio hanno dato un gran contributo: Paquetá ha migliorato il palleggio nelle zone centrali del campo, mentre Piatekha aggiunto quella pericolosità realizzativa che sembrava mancare a una manovra che non sempre riesce ad avanzare con ordine e a creare occasioni pulite per il suo centravanti.Le caratteristiche di Piatek hanno accentuato l’anima verticale di una squadra che, sia quando consolida il possesso da dietro sia quando recupera la palla, ha sempre molto campo da risalire. Dopo aver recuperato palla o quando la manovra fatica a superare le linee avversarie, il lancio sull’attaccante polacco è una soluzione comoda per aggirare i problemi, fidandosi della capacità che ha Piatek di tirare fuori il massimo da ogni pallone che gli arriva. Certo, è una strategia pigra, ma finora aveva permesso al Milan di arrivare in semifinale di Coppa Italia, superando il Napoli proprio con una doppietta del suo nuovo centravanti, e di battere l’Atalanta in campionato con una rimonta innescata proprio da una prodezza di Piatek su un cross dalla trequarti di Rodríguez.La Lazio insomma non doveva solo trovare un modo per impedire al Milan di risalire il campo in modo pulito giocando tra le linee, ma anche annullare la pericolosità di Piatek togliendo ai rossoneri la possibilità di andare direttamente sul loro centravanti. A svolgere quest’ultimo compito ci ha pensato in particolare la marcatura di Acerbi, che non ha concesso nulla all’attaccante polacco. Il difensore centrale biancoceleste ha seguito costantemente con lo sguardo Piatek per non perderlo di vista, prendendo contatto quando intuiva che il pallone stava per arrivare al suo avversario, ed è riuscito sia ad anticiparlo che a contenerlo in campo aperto quando il centravanti del Milan veniva lanciato in profondità. Dopo aver esordito subentrando dalla panchina in campionato contro il Napoli, Piatek era sempre stato schierato titolare nelle partite successive e aveva sempre trovato il gol. Contro la Lazio, quindi, non ha segnato per la prima volta, ma soprattutto è rimasto scollegato dal resto della squadra. Alla fine della partita Gattuso si è lamentato della frenesia con cui il Milan cercava di arrivare dal suo centravanti: «Piatek non è stato mai servito, giocavamo sempre con la palla lunga e le verticalizzazioni. C'era Correa che marcava Bakayoko: invece che passare sempre da lui, dovevamo giocare sulle mezzali e non lo abbiamo fatto».Preso atto delle difficoltà ad avanzare manovrando, ai rossoneri non restava che forzare qualche lancio o verticalizzazione per portare la palla negli ultimi metri. Contro la Lazio la manovra del Milan è tornata a essere prevedibile, un problema emerso più volte in questa stagione, specie contro squadre chiuse. Correa e Immobile schermavano Bakayoko e spostavano l’uscita dalla difesa dei rossoneri sui terzini, a quel punto le mezzali biancocelesti uscivano in diagonale, coperte alle spalle dalla superiorità numerica garantita dalla difesa a cinque. Gli esterni seguivano i terzini del Milan, mentre i difensori centrali potevano uscire con aggressività alle spalle o ai fianchi di Leiva sui rossoneri che provavano a ricevere tra le linee.

Sono passati solo due minuti e Suso è già davanti ai difensori a forzare la risalita del campo con un lancio, impreciso, a cercare Borini.

Dopo l’infortunio di Kessié probabilmente Gattuso ha pensato di migliorare la manovra aggiungendo Calhanoglu a centrocampo per guadagnare tecnica in uscita dalla difesa e avere un giocatore che poteva facilitare la risalita del campo con una verticalizzazione o un cambio di gioco. Ma raggiungere Piatek è rimasto difficile, anche creando un lato più portato al palleggio a destra con Suso e Paquetá. L’attaccante polacco ha avuto solo due mezze occasioni in area: la prima su una ripartenza corta dopo un primo tocco impreciso di Acerbi, che ancora una volta lo aveva anticipato. Ricevendo il passaggio di Paquetá defilato sulla destra, l’attaccante polacco non ha però potuto che guadagnare un calcio d’angolo. La seconda nei minuti finali, quando ha girato di testa un assist in rovesciata di Borini senza però inquadrare la porta.La Lazio sta guarendo?La Lazio è stata più pericolosa soprattutto perché ha potuto attaccare di più in transizione, anche se non è quasi mai riuscita a trovare il Milan scoperto ed è arrivata al tiro soprattutto da fuori area (ben 11 volte sulle 16 complessive). L’occasione migliore l’ha avuta Immobile su una ripartenza gestita a sinistra e rifinita con un cambio di gioco verso destra su Romulo. L’esterno biancoceleste non è riuscito a controllare la palla e il tentativo di spazzata di Romagnoli è finito sui piedi di Immobile, che poco oltre il dischetto del rigore non ha inquadrato la porta.

L’occasione avuta da Immobile.

In ogni caso, la prudenza con cui il Milan ha dosato i movimenti in possesso per non sbilanciarsi in caso di errore non dava modo alla Lazio di risalire velocemente il campo in verticale, costringendola piuttosto a ripartenze più ragionate e a girare il pallone da un lato all’altro in attesa del momento giusto per la rifinitura.Nelle situazioni di possesso consolidato anche la Lazio ha faticato a superare le linee del Milan e a creare occasioni pulite. Partendo dal rombo di costruzione formato dai tre difensori centrali e dal mediano, Leiva, i biancocelesti creavano a sinistra un lato più portato al palleggio con i movimenti di Milinkovic-Savic e Correa, a destra invece Parolo partecipava meno alla risalita del campo, muovendosi in verticale per dare un appoggio a Leiva se l’azione non avanzava o inserendosi in area, e così Romulo era più spesso lasciato in isolamento rispetto a Lulic sulla fascia opposta.La squadra di Simone Inzaghi non ha quasi mai sfidato il blocco centrale del Milan, anche perché i collegamenti tra la prima costruzione e i giocatori schierati dietro il centrocampo rossonero erano difficili e l’opzione più sicura era l’uscita sugli esterni. Anche lasciando Suso più in alto rispetto a Borini, che invece rientrava allineandosi ai centrocampisti, il Milan ha controllato bene i tentativi dei biancocelesti di aggirare il suo schieramento e attaccare soprattutto con i cross, puntando sulla pericolosità in area di Milinkovic-Savic e Parolo. Soltanto in un’occasione, al 37’, Correa e Milinkovic-Savic hanno trovato una buona combinazione tra le linee, ma il tiro da fuori del serbo non ha impensierito Donnarumma.

Milinkovic-Savic e Correa sono vicini a Immobile sul centro-sinistra, Parolo dà un appoggio a Leiva, che però sceglie di andare su Acerbi, fuori inquadratura. Lulic e Romulo sono aperti e forniscono l’opzione più sicura, il Milan resta solido anche lasciando Suso più avanzato.

A dominare la semifinale d’andata tra Lazio e Milan è stata così la grande organizzazione difensiva di entrambe, le loro difficoltà a creare occasioni con possessi consolidati e la prudenza dei due allenatori, che hanno indirizzato l’andamento della partita privilegiando innanzitutto l’equilibrio sugli attacchi in transizione degli avversari.Il Milan è tornato a fare i conti con un vecchio problema che il grande momento di forma di Piatek aveva fatto passare in secondo piano, e cioè la tendenza a isolare il suo centravanti perché la manovra non riesce a portare avanti la palla in modo pulito. La Lazio ha avuto più occasioni per ripartire ma, non avendo spazi da aggredire in verticale, la pericolosità dei suoi contrattacchi è inevitabilmente scesa. La gara di ritorno si giocherà ad aprile ed è impossibile sapere in quale stato di forma arriveranno le due squadre. Il risultato di ieri sera e l’equilibrio che fa da cornice agli incroci tra Gattuso e Simone Inzaghi lascia aperto qualsiasi scenario.

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