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Gasperini ha battuto Allegri sul suo campo
31 gen 2019
31 gen 2019
L'Atalanta ha sconfitto nettamente la Juventus puntando sul pressing e sul talento di Gomez.
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Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini sono due degli allenatori più interessanti d'Italia, condividono lo stesso maestro (Giovanni Galeone), ma hanno due idee di calcio profondamente diverse, anzi quasi opposte. Se il primo fonda il suo gioco in primo luogo sulla tecnica e sulla capacità dei giocatori di manipolare il contesto tattico con il loro talento, il secondo dà grande importante all’applicazione tattica e all’intensità fisica, con cui a volte sembra letteralmente soffocare gli avversari. L’Atalanta e la Juventus negli ultimi tempi continuano a produrre partite spettacolari e tatticamente ricche ogni volta che si incontrano ed è facile quindi applicare su di loro una narrazione da Romolo e Remo: due fratelli che dopo essere stati accuditi dalla stessa madre prendono strade diverse fino a scontrarsi.

 



La partita di ieri ha ricalcato ancora una volta questo scenario: l’Atalanta ha sopraffatto in primo luogo fisicamente la Juventus, con un’applicazione maniacale delle marcature a uomo e del pressing in avanti, con cui non solo ha soffocato la manovra avversaria ma ha anche creato gran parte dei pericoli, compreso il gol che ha aperto la partita.

 

Certo, l’azione del primo gol è innescata innanzitutto dalla grave indecisione di Cancelo che, riflettendo troppo sulla scelta da fare, permette a Castagne di rubargli il pallone, puntare la difesa della Juventus in campo aperto e infine segnare con un preciso tiro dal limite dell’area. Fissandoci sul momento in cui il terzino portoghese perde la palla, è però evidente come il sistema di pressing dell’Atalanta lo costringa a prendere una decisione complessa, portandolo a tenere il pallone più del dovuto.

 



 

Il sistema di marcature a uomo di Gasperini era pensato per portare il possesso della Juventus sugli esterni, chiudendo successivamente le linee di passaggio all’indietro verso la difesa, e costringendo così i terzini e le ali di Allegri a soluzioni molto complesse per uscire da quella che è sembrata una vera e propria gabbia. In questo caso, ad esempio, Cancelo è costretto a rientrare dentro al campo per via della pressione di Castagne, ma non ha linee di passaggio semplici vicino a sé: Gomez chiude quella verso Rugani, mentre Khedira e Bentancur sono pressati alle spalle da Freuler e Pasalic. Magari Cancelo sarebbe potuto tornare indietro da De Sciglio (su cui comunque si sta già alzando Zapata) o tentare un complicato cambio di gioco d'esterno, ma stiamo comunque parlando di soluzioni difficili.

 

Una situazione quasi identica si era vista qualche minuto prima, quando Ilicic era ancora in campo (è uscito al 26' per un problema muscolare, lasciando il posto a Pasalic) e Gomez era ancora schierato da trequartista dietro le punte (dopo l’entrata di Pasalic scalerà a fare la seconda punta accanto a Zapata).

 



 

In questo caso, è Alex Sandro a finire nella gabbia preparata da Gasperini, perfettamente simmetrica rispetto all’altro lato del campo. Il terzino brasiliano proverà a servire Bentancur con un filtrante improbabile regalando la palla a Gomez, che servirà in area Ilicic in uno contro uno con Chiellini. Quindi, forse, la sbavatura tecnica di Cancelo è solo una parte della storia.

 

Insomma, raccontare la vittoria dell’Atalanta sulla Juventus come il successo del pressing sulla tecnica è sicuramente corretto, ma finisce per tagliare fuori una parte della complessità attraverso cui si è svolta ieri la partita e fa passare Gasperini come un allenatore molto più meccanico di quanto in realtà non sia. Per la verità, anche l’allenatore piemontese è un grande amante del talento ed è solito lasciare più di una libertà ai suoi giocatori più estrosi.

 

Ieri, ad esempio, una delle chiavi nascoste della vittoria dell’Atalanta è stata la libertà di movimento e la sensibilità tecnica di Gomez, senza cui difficilmente i nerazzurri avrebbero vinto. L’influenza del “Papu” è evidente anche nella stessa azione del primo gol: non solo con la chiusura della linea di passaggio verso Rugani di cui abbiamo già parlato, ma anche successivamente, attaccando lo spazio lasciato libero da Cancelo alle spalle del centrale della Juventus.

 



 

Un movimento in profondità semplice, che però impedisce a Rugani di staccarsi dalla linea difensiva in tempo per provare a chiudere lo specchio al tiro di Castagne. Ma questo è solo uno dei modi attraverso cui la libertà lasciata da Gasperini al suo trequartista ha messo in crisi la Juventus.

 



Quando parlo di libertà lasciata da Gasperini al “Papu” mi riferisco soprattutto ai movimenti incontro la palla che il giocatore argentino esegue praticamente in ogni ruolo, soprattutto in fase di prima costruzione per facilitare la risalita del pallone dalla difesa. Gomez si abbassava quasi sempre fino alla propria mediana per dare una linea di passaggio ulteriore ai propri difensori, sia quando ricopriva il ruolo di trequartista sia quando è stato spostato a seconda punta dopo l’infortunio di Ilicic.

 



 

Questo è un primo esempio, ancora con Ilicic in campo, di come i movimenti di Gomez abbiano manipolato il centrocampo della Juventus, permettendo agli attaccanti di puntare la linea difensiva fronte alla porta. Il trequartista argentino, in fase di prima costruzione, si comportava da regista di fatto, e con la squadra di Allegri che a sua volta provava a far salire il pressing per recuperare il pallone in alto, portava fuori posizione uno tra Bentancur e Matuidi, che salivano fino alla trequarti per impedirgli le ricezioni centrali. In questo caso è il centrocampista francese a seguirlo, aprendo una voragine tra Bentancur e Bernardeschi all’interno della quale Ilicic può ricevere e puntare la difesa della Juventus fronte alla porta. Ma gli stessi movimenti hanno causato problemi anche direttamente alla difesa, quando il “Papu” si è spostato a fare la seconda punta dopo l’uscita dal campo di Ilicic.

 



 

Qui, ad esempio, Gomez esce dalla trequarti per farsi dare il pallone da Castagne e ragionare fronte alla porta: Rugani non ha riferimenti e istintivamente sale in avanti, forse per seguire Pasalic. Il movimento di Rugani apre lo spazio alle sue spalle per il movimento in diagonale di Zapata, che scappa dalla marcatura di De Sciglio e viene servito proprio dal trequartista argentino.

 

Ma questo non significa che Gomez non abbia causato problemi anche tra le linee. Anzi, il secondo gol dell’Atalanta nasce proprio da una sua ricezione alle spalle del centrocampo juventino, seguita in maniera davvero troppo pigra da Cancelo.

 



 

L’imprevedibilità del talento di Gomez ha insomma messo in crisi la struttura posizionale della Juventus, che sembrava non avere armi per fermarlo. Se la squadra saliva in pressione per provare a impedirne la ricezione in mediana, apriva lo spazio sulla trequarti alle ricezioni delle punte, se invece si schiacciava per togliere spazio tra le linee, lo lasciava libero di creare fronte alla porta o, ancora peggio, di tentare il tiro dalla distanza, con cui al 24' del primo tempo avrebbe segnato se non fosse stato per una grande parata di Szczesny. Contro il “Papu”, la coperta della Juventus sembrava sempre troppo corta.

 



Non è stata solo la vittoria del pressing sulla tecnica, della fisicità sul talento, insomma. Anzi, si può arrivare a dire che Gasperini ha preso uno dei punti di forza di Allegri e lo ha usato contro di lui. Anche il tecnico livornese aveva puntato sulla fluidità in attacco per scombinare le marcature a uomo dell’Atalanta, con un modulo che variava dal 4-4-2 con Dybala e Ronaldo di punta al 4-3-3 con l’argentino che si allargava insieme a Bernardeschi sugli esterni. Alla fine, però, il piano è riuscito molto peggio.

 

In questo senso, possiamo guardare la partita di Dybala quasi in controluce rispetto a quella di Gomez. La “Joya”, infatti, non è riuscita a donare la stessa imprevedibilità alla sua squadra, rimanendo più statico in attesa del pallone e resistendo di meno alla grande pressione portata alle spalle dai centrali di Gasperini.

 



 

Solo in rari casi, come quello che vediamo qui sopra, Dybala è riuscito a portare fuori posizione i difensori atalantini, aprendo lo spazio per gli inserimenti di Khedira e soprattutto Bernardeschi (da notare, in questo caso, il potenziale tre contro tre che viene a crearsi nella difesa dell'Atalanta). Proprio l’associazione tra Dybala e Bernardeschi è sembrata a tratti quella che potesse risultare più pericolosa per la Juventus, ma Allegri è apparso fin da subito insoddisfatto del contributo dell’argentino, prima spostandolo sull’esterno e passando al 4-3-3 e poi facendolo uscire definitivamente dal campo al 62' per far entrare Douglas Costa al suo posto. Forse Dybala dovrebbe proprio guardare il “Papu” Gomez per effettuare quel salto di qualità che gli chiede Allegri, e che quest’anno stanno sta faticando a trovare.

 

L’Atalanta, insomma, non solo ha sfruttato cinicamente quello che sembra uno dei limiti maggiori della Juventus di quest’anno, e cioè la resistenza al pressing avversario (problemi simili si erano infatti visti

, durante l'ultima partita di

), ma ha anche dimostrato ai bianconeri dove possono e devono migliorare ulteriormente in vista del futuro, in quello che teoricamente dovrebbe essere uno dei suoi punti forti. In questo senso, forse Gasperini e Allegri non sono così lontani come si dice.

 

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