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Le migliori partite del 2018
02 gen 2019
02 gen 2019
Il 2018 è stato un anno spettacolare.
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Nel 2018 si è giocato un numero imprecisato di partite, di cui io, per forza di cose, ho potuto vedere solo una piccolissima frazione. Come ogni classifica, anche questa non vuole avere alcuna pretesa di assolutezza o completezza, non solo perché, come detto, il campione sarà sempre per forza di cose troppo ristretto, ma anche perché sarebbe impossibile decidere in modo oggettivo quali siano state le partite più belle. Ovviamente, ognuno ha una propria idea di bellezza in generale e riguardo ad una partita di calcio: Brera, riprendendo un concetto ampiamente diffuso, diceva che la partita perfetta sarebbe finita 0-0, ma scommetto che la maggior parte di voi non farebbe mai a meno di quella eccitazione unica che dà un bel gol o un cambiamento improvviso di risultato. Ma oltre alla bellezza in sé, ho voluto dare particolare risalto anche alle partite importanti, cioè quelle con una posta in palio o che rappresentano in un modo o nell'altro un pezzo della nostra memoria collettiva dell’anno che ci porteremo dietro.

Inevitabilmente, con solo 10 posti a disposizione, alcune partite sono rimaste fuori. Ad esempio, se volessimo prendere in considerazione solo il Mondiale, non avrebbero sfigurato in questa lista il pareggio tra Spagna e Portogallo per 3-3, o i quarti di finale tra Belgio e Brasile. Ma anche escludendo il Mondiale sono stato costretto a sacrifici dolorosi: la finale di andata della Champions League Asiatica tra Kashima Antlers e Persepolis finita 3-2 per la squadra giapponese, in svantaggio 0-2 all’intervallo e vincitrice infine al 93’; la partita di Bundesliga tra Borussia Dortmund e Augusta della settima giornata di questa stagione, finita 4-3 con 6 gol nell'ultima mezz'ora, tra cui il gol del pareggio dell’Augusta al 87’ e il gol vittoria del Dortmund al 96’; la finale di Champions League femminile tra Lione e Wolfsburg finita 4-1, con il vantaggio del Wolfsburg al 93’, il pareggio del Lione al 98’ e poi i tre gol vittoria del Lione nei supplementari.

Ma in fondo è proprio questo è il bello delle liste: non esiste un’unica versione possibile e ognuno si può divertire a mettere e togliere partite a seconda del proprio gusto. Queste sono le mie 10 migliori partite del 2018.

10. Borussia Dortmund - Atalanta 3-2

I sedicesimi di finale di Europa League giocati dall’Atalanta contro il Borussia Dortmund sono stati amari nella conclusione, ma appassionanti nello svolgimento. Due partite in cui la squadra di Gasperini ha mostrato il suo calcio senza compromessi alla platea europea, con una formazione schierata senza punta di ruolo, con Cristante trequartista e Gomez-Ilicic davanti a lui, e le solite marcature a uomo a tutto campo. Dopo un primo tempo difficile, l'Atalanta ha assorbito il gol degli avversari ed è entrata nel secondo tempo così determinata da segnare 2 gol in 5 minuti, assaporando lo stupore di uno stadio storico come quello di Dortmund. L’eleganza di Ilicic nel gol del pareggio, con quello stop magnetico dopo un cambio di campo già da solo vale una partita. Forse la tensione o la disabitudine a giocare partite di quel livello ha infine portato la difesa dell’Atalanta a commettere l’errore fatale in disimpegno e ha permesso alla squadra di casa di vincere la partita proprio nel recupero. Quella sconfitta, comunque, rimane una tappa fondamentale per la crescita di una delle realtà più eccitanti del calcio italiano.

9. Leeds United - Blackburn Rovers: 3 - 2

Marcelo Bielsa nella sua carriera non ha mai fatto scelte banali: gli piacciono le sfide, le squadre particolari, le grandi decadute da rilanciare. Al suo arrivo al Leeds, uno dei giganti dormienti del calcio inglese, è stato accolto come un salvatore e in pochi mesi ha reso giustizia alle aspettative dei tifosi. Il suo Leeds gioca un calcio che calza a pennello con la pazzia della Championship, un torneo in cui si gioca moltissimo, e sempre contro squadre ultra fisiche, in cui i rapporti di forza tra le prime sono quasi nulli per via dei tanti soldi che ricadono dalla Premier League e per le tante medio-grandi storiche parcheggiate in purgatorio. Bielsa ha creato una squadra sempre aggressiva e verticale, talmente motivata da non cedere un centimetro di campo, ma che vuole gestire la manovra partendo dal basso. Ho scelto questa sua partita, però, non solo per dare il giusto merito al gioco del Leeds, ma perché in questa occasione la squadra di Bielsa è addirittura andata oltre la sua fama, riuscendo a vincere in 3 minuti una partita in cui è passata in svantaggio al 90’. Una partita in cui il Leeds è sembrato una squadra migliore, in cui ha colpito anche due pali, ma in cui ha dovuto ricorrere all’epica per arrivare dove il gioco non poteva: pareggio della punta Roofe nonostante la doppia parata miracolosa del portiere Martin e, subito dopo, gol vittoria ancora di Roofe che vola a prenderla di testa. Un salto che per i tifosi del Leeds sarà più importante di quello di Pelé a Messico ’70.

8. Red Bull Salisburgo - Lazio: 4 - 1

Forte della vittoria per 4-2 all’Olimpico, la Lazio è andata ad affrontare il ritorno dei quarti di Europa League a Salisburgo con la tranquillità della squadra che sa di avere un margine abbastanza ampio e una maggiore qualità per poter controllare la qualificazione. La Lazio aveva scelto anche un atteggiamento tattico diverso rispetto a quello aggressivo dell’andata, preferendo un blocco medio con i soli Luis Alberto e Immobile davanti, pronti a giocare in verticale non appena recuperata palla.

Nel primo tempo questa strategia sembrava poter funzionare, con la Lazio sostanzialmente in controllo di un Red Bull Salisburgo a cui era stato lasciato solo il possesso del pallone. La gara è sembrata addirittura finire quando al 55’ la Lazio è passata in vantaggio. Il gol di Immobile però è stato solo un preludio a qualcosa di tremendamente beffardo: il Red Bull Salisburgo ha risposto subito pareggiando e ha posto le basi per la fase della partita in cui la Lazio è uscita mentalmente dalla partita, arrivando a subire 3 gol in 4 minuti. Un lasso di tempo di solito brevissimo, ma che in quel caso, sia per il tifoso che per lo spettatore neutrale, ha dato la strana sensazione di essere entrati in un’altra dimensione.

7. Inter - Juventus 2 - 3

Da una delle rivalità più antiche della Serie A ne è uscita fuori nel girone di ritorno della scorsa stagione una partita frammentata e giocata sui nervi, una vera e propria storia da suddividere in quattro atti. L’inizio in cui entrambe le squadre hanno provato in modo proattivo a rendere difficoltosa l’uscita del pallone dell'avversario, in cui l’Inter sembra avere più controllo sulla partita ma in cui la Juve è passata in vantaggio con Douglas Costa. Il secondo atto che si è aperto con l’espulsione per doppia ammonizione di Vecino per un fallo contestato, che ha aperto poi ad un momento di dominio tattico per la Juventus, che però non è riuscita a prendere il controllo dei ritmi di gioco, risultando passiva e lasciando all’Inter la possibilità di arrivare ripetutamente alla conclusione. La passività della Juventus e il cambio tattico di Spalletti che è tornato dagli spogliatoi con un centrocampo ridisegnato a rombo hanno poi aperto il terzo atto, con un’Inter che riprende il vantaggio tattico e utilizza il possesso del pallone per spingere la Juve sempre più indietro. Sono arrivati così il gol prima di Icardi e poi l’autorete di Barzagli a ribaltare il risultato.

L’autorete di Barzagli però ha spinto Allegri per un cambio tattico a sua volta, con Douglas Costa che è stato spostato a sinistra con compiti di ala pura. Un cambio che ha aperto all’ultimo atto, dove la Juventus ha attaccato rabbiosamente gli avversari fino a forzare proprio nel finale l’autorete di Skriniar, due minuti prima di arrivare al gol vittoria con Higuain. Un gol che è stato fondamentale non solo per la classifica, ma anche dal punto di vista mentale. Il giorno successivo, il Napoli ha perso a Firenze decretando di fatto l'assegnazione dello Scudetto alla squadra di Allegri.

6. Boca Juniors - River Plate 2 - 2

La madre di tutte le finali ha tenuto in ostaggio il mondo del calcio anche per troppi giorni e ci ha regalato scene di cui potevamo anche fare a meno. Per quanto l’iconica smorfia di Benedetto e la prestazione di Quintero al ritorno siano forse i momenti più iconici del doppio scontro, l’andata della finale di Copa Libertadores, ultima della storia di questa competizione, ha rispettato invece ogni singola promessa fatta a chi ne sognava l’epica. È stata una partita con una cornice bellissima, con il campo che ha fatto vedere due squadre consapevoli di avere tutto il mondo a guardarle e soprattutto volenterose nel cercare di prendere in mano la storia.

La partita ha rispetto i due ideali archetipici di questo sport, con il Boca che giocava un calcio tutto grinta e strappi, e il River con un gioco più organizzato e tattico. Con il Boca due volte in vantaggio e due volte recuperato, c’è stato anche il surreale momento in cui "il cammello" Pratto ha pareggiato un minuto e mezzo dopo il gol di Avila, in una Bombonera strapiena di tifosi xeneize ammutoliti. Non è mancato nemmeno il gran finale, con la grande parata di Armani in un uno contro uno con Benedetto proprio allo scadere.

5. Belgio - Giappone 3 - 2

Era dal 1970 che una nazionale non ribaltava un doppio svantaggio per passare il turno di un Mondiale. Quest'anno ci è riuscito il Belgio in meno di mezz'ora, dopo che in meno di 5 minuti aveva subito 2 gol dal Giappone agli ottavi di finale della Coppa del Mondo russa. Una partita che è partita piano e che si è accesa nel secondo tempo, regalando 45 minuti con 5 gol e emozioni a non finire, dalla gioia dell’insperato vantaggio all’incredibile epilogo. Perché, dopo un primo tempo in cui le due squadre sono sembrate studiarsi, con un Giappone sfavorito nei pronostici che ha trovato in Kagawa una stella in grado di guidare la manovra e una strategia che ben si sposava con quella del Belgio, il Giappone è tornata in campo convinto dei propri mezzi e ha messo in difficoltà un avversario di molto superiore. Ci è voluta quindi l’entrata prima di Fellaini e poi di Chadli per risolverla, dopo il gol di Vertonghen ad accorciare le distanze.

Il gol che ha deciso la partita, quello di Chadli al 94esimo, è partito da un calcio d’angolo in favore del Giappone, che in maniera ingenua ha battuto mandando troppi giocatori in area e permettendo quindi al Belgio di ripartire dopo la presa di Courtois in una situazione di 5 contro 4 gestita da De Bruyne. L’azione del Belgio, che dai piedi di De Bruyne è passata per il cross di Meunier, il velo di Lukaku e il tiro di Chadli, è una delle più belle viste al Mondiale. Una partita decisa con l’ultimo pallone a disposizione per il Giappone in una vera e propria legge del contrappasso applicata proprio contro una nazionale che aveva passato il girone grazie al proprio cinismo, non giocando praticamente l’ultimo quarto d’ora di partita contro la Polonia.

4. Juventus - Real Madrid 0 - 3

Nonostante il risultato suggerisca il contrario, la Juventus all'andata dei quarti contro il Real Madrid nella Champions League della scorsa stagione ha giocato una partita di alto livello (e anche la partita di ritorno al Bernabeu, in cui è stata sfiorata la rimonta, ha dimostrato come la Juventus fosse veramente ad un passo dal livello del Real Madrid di Zidane). La "Casa Blanca", però, si è presentata a Torino nella sua forma più devastante: una squadra che meglio di tutte è riuscita a sfruttare le pieghe della partita, totalmente votata al proprio talento e alla sua capacità di creare e gestire i picchi del gioco. Una squadra che non domina l’avversario nel senso classico del termine, ma che ti fa pagare carissimo ogni singolo errore, anche contro una squadra preparata e attenta come quella di Allegri.

La Juventus dopo appena 3 minuti è passata in svantaggio per via di un gol di Cristiano Ronaldo, servito da Isco, che è scivolato dietro il raddoppio troppo aggressivo di De Sciglio e Diego Costa su Marcelo. Il secondo gol, la mitologica rovesciata di Cristiano Ronaldo, è arrivato da un’incomprensione tra Chiellini e Buffon. Infine non bisogna dimenticare nemmeno la frustrazione di Dybala, che è costato un secondo giallo che il Real Madrid è stato bravissimo a sfruttare per chiudere la gara. La partita è forse la vittoria simbolo del ciclo di Zidane, sicuramente una delle più iconiche per via del gol di Cristiano Ronaldo.

3. Roma - Barcellona 3 - 0

La Roma è stata la terza squadra della storia a rimontare uno svantaggio di tre reti in Champions League. Forse basterebbe questo dato per capire la portata storica di questa partita, ma vale la pena aggiungere che è anche stata la prima volta nella storia europea del Barcellona che la squadra viene eliminata dopo aver maturato un vantaggio di 3 gol nella partita d’andata. Ma la partita è stata tanto bella anche perché è stato un crescendo di emozioni, in cui alla determinazione della Roma, bravissima nell’eseguire il suo piano gara, hanno corrisposto reti utili a portare avanti il sogno della rimonta, di fronte ad un avversario incapace di ribattere colpo su colpo, quasi stordito dalla favola che si stava compiendo davanti ad un Olimpico strapieno. Un crescendo che è culminato nell’esultanza liberatoria di Manolas alla rete del 3-0.

Come ha scritto Emanuele Atturo pochi giorni dopo quella partita:«Quello della Roma è stato un lieto fine così preciso da sembrare artefatto: tre gol distribuiti su tre momenti equidistanti della partita, un’esultanza iconica dopo il terzo gol, che riesce nell’impresa di riassumere, nella trasfigurazione visibile del corpo di Manolas, l’eccezionalità invisibile dell’emozione provata da tutti». La vittoria della Roma contro il Barcellona è stata netta e inappellabile, in una di quelle serate in cui tutto sembrava possibile.

2. Liverpool - Manchester City 4-3

Due tra le migliori squadre d’Europa, nel picco del loro percorso, hanno portato ad una delle partite simbolo di quella che è ad oggi la sfida tra i due allenatori migliori al mondo, e cioè Klopp e Guardiola. Due allenatori che si conoscono ormai da anni e che si stimano, in cui Klopp però sembra al momento avere il vantaggio negli scontri diretti su Guardiola, che però è l'allenatore leggendario ha vinto campionati e coppe, in Spagna, in Germania e in Inghilterra. E se i quarti di finale della Champions League sono il momento decisivo dello scontro, la vera partita da ricordare è quella in campionato, da cui probabilmente è nata quella consapevolezza con cui il Liverpool ormai distrugge gli avversari che si presentano ad Anfield, dove, nella scorsa stagione, il City ha perso per la prima volta in stagione in campionato. Una partita in cui il pressing e la riaggressione del Liverpool hanno minato le certezze con la palla del City, che all’andata in casa aveva addirittura umiliato i rivali per 5-0. La vendetta del Liverpool non è stata però soltanto nel risultato, ma anche nel porre le basi per rovesciare la contesa in futuro: l’incredibile capacità di dominare le seconde palle e di mangiarsi il campo hanno fatto sì che il City, per la prima volta, non era più la squadra in controllo della situazione.

Il primo tempo, in cui è passato in vantaggio il Liverpool con dieci minuti di gioco e il City ha pareggiato sul finale, non sembrava far presagire un secondo tempo in cui in meno di 10 minuti il Liverpool ha segnato 3 gol con ogni componente del suo tridente: prima Firmino, poi Mané e infine Salah. Il Manchester City ha provato a rialzarsi con 2 gol nel finale, con una rimonta sfiorata e un risultato in bilico fino al fischio finale.

1. Francia - Argentina 4-3

L'ottavo di finale tra Francia e Argentina è stata la partita più divertente dell'ultimo Mondiale, per via delle occasioni da gol a pioggia e le tante narrazioni, nonché la mia scelta come migliore partita dell'anno. Da una parte l’Argentina ufficiosamente ammutinata dopo il disastroso girone, salvato solo dalla partita contro la Nigeria; dall'altra la Francia ancora non del tutto consapevole della propria forza, che si renderà manifesta proprio grazie a questa partita. Accade praticamente di tutto: dal gol del redivivo Di Maria da fuori area (ultimo lampo del suo Mondiale) al gol con rimpallo di Mercado sul tiro di Messi che aveva portato al vantaggio insperato dell'Argentina; fino ad arrivare all'incredibile gol di Pavard, votato poi come il migliore del torneo.

Nella partita in cui tutti si aspettavano un altro miracolo a Messi dopo il gol alla Nigeria, è invece esploso in mondovisione il talento di Mbappé, che ha messo in mostra tutta la sua forza contro la disorganizzata difesa argentina. La sua doppietta non sarà solamente decisiva per la rocambolesca vittoria della Francia, ma sarà anche uno dei momenti con cui ricorderemo in futuro il Mondiale russo.

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