• Ultimo Uomo Awards
Marco D'Ottavi

Il miglior Under 21: Rasmus Hojlund

Il centravanti dell'Atalanta è il vincitore del premio di miglior giovane della Serie A.

La Serie A è un paese per vecchi, ci diciamo, e i numeri tendono a confermarlo. È un problema atavico di cui si discute da sempre e a cui trovare soluzioni non è facile come sembra. Per quel che vale, pur sconfitta in finale nel Mondiale U20 appena concluso, la nostra Nazionale ha messo in mostra un gioco propositivo e talenti interessanti che nei prossimi anni potranno fare bene nel nostro campionato (anche se uno dei più pronti, Casadei, è del Chelsea). Inoltre in questa stagione – per voglia o necessità – anche squadre come Juventus, Milan e Roma si sono affidate a giovani e giovanissimi con buone risposte. L’MVP del campionato, Kvaratskhelia, è un 2001. Insomma, magari è un fuoco di paglia, ma dopo questa stagione pare difficile. 


Il premio di miglior U21 in ogni caso, l’avete letto nel titolo, se lo è aggiudicato Rasmus Hojlund. Classe 2003 (il limite era il 2002), danese, biondo come Odino, a
lto come una montagna (esagerazioni volute) è calato all’improvviso dai boschi come i barbari sui romani (stereotipi voluti). Sconosciuto ai più, è sembrato una versione in pectore di Haaland, almeno l’unica che possiamo permetterci (paragone: fatto). La realtà, però, è più complicata di così, e – mi sembra – che il suo essere nel nostro campionato tracci una linea di comportamento raramente battuta dai club italiani che, invece, dovrebbe essere la normalità. 


Perché dico questo? Perché l’Atalanta non se l’è trovato quasi per caso in Primavera (come successe con Kulusevski,
che vinse questo premio nel 2020 quando era al Parma), non l’ha preso già pronto per qualche milione appena dal campionato belga o olandese (come fatto con molti dei suoi esterni). Invece l’ha seguito con i suoi scout – come molte altre squadre nel resto d’Europa – e poi ha fatto un’offerta da oltre 17 milioni di euro allo Sturm Graz, dove era arrivato appena sei mesi prima, per battere la concorrenza e portarselo a Zingonia. 

 

Diciassette milioni sono una cifra che per l’Atalanta è alta a prescindere (è il quinto acquisto più oneroso della sua storia) ma che diventa ancora più alta considerando che è stata spesa per un diciannovenne con meno di trenta presenze tra i professionisti. È stato un rischio? Certo, ma se l’hanno azzardato avranno visto in Hojlund non ciò che lo rendeva tale, ovvero la sua giovane età, ma l’opportunità, ossia la giovane età. 

 

Probabilmente la sua è una scommessa che ha pagato anche troppo presto e nessuno avrebbe storto il naso se Hojlund avesse avuto una brutta stagione (al contrario, per dire, di De Ketelaere, due anni più grande, vincitore sia del premio di “delusione dell’anno” che di “giocatore più fumoso”) o giocato poco. Gli infortuni di Zapata e il rapido declino di Muriel hanno spinto il danese in campo prima del previsto e dire che sia un calciatore già pronto o senza difetti sarebbe un’esagerazione. Ma non è proprio questo il senso di questo premio, no? Celebrare calciatori giovanissimi in cui vediamo una scintilla. E le scintille di Hojlund in questa stagione sono state di quelle luminose, che costringono chi le guarda a indossare occhiali dai vetri oscurati. 

 


Anche per questo, mi sembra, abbia battuto Baldanzi, Scalvini e Samardzic, forse più continui di lui – che ha segnato 9 gol in 32 presenze, uno ogni 203 minuti, numeri non eccezionali per un centravanti – magari più inseriti nelle loro squadre, più “giocatori” come si dice, ma meno in grado di impressionarci, di farci credere che tutto sia possibile. Se in meno di un anno Hojlund è passato dalla squadra riserve del Copenaghen all’esordio con la Nazionale maggiore, cosa potrà fare l’anno prossimo? E nei prossimi dieci? La risposta, ovviamente, è nelle stelle, ma non è un caso se lo stanno cercando alcuni dei migliori club al mondo.

 

I centravanti, storicamente, maturano tardi (a parte poche eccezioni per cui è vero il contrario) e la sua stagione – la prima completa tra i professionisti – evidenzia come sia ancora propenso a prendersi lunghe pause. In Serie A ha alternato settimane in cui sembrava così in palla da mandare fuori giri i difensori avversari, ad altre più lunghe in cui il suo talento fisico continuava sì a essere evidente ma non riusciva a trasformarlo in gol o comunque occasioni, anche per dei limiti strutturali dell’Atalanta. 

 

La prima rete in Serie A Hojlund la segna alla seconda presenza, il 5 settembre a Monza. Il danese si infila tra Pablo Marì e Caldirola per spingere in rete un cross teso di Lookman. La sua accelerazione e la foga con cui arriva sul pallone sono piuttosto impressionanti, tanto che gli viene fischiato fuorigioco, pensando che non potesse arrivare prima partendo da dietro. Oggi invece sappiamo che può.  

 


Dopo non segna per mesi – mesi in cui gioca sempre, ma più spezzoni che altro. A gennaio, dopo la pausa mondiale, segna tre gol in tre partite. Il primo è allo Spezia, una partita che l’Atalanta perdeva 2-0 e che pareggerà negli ultimi minuti. Hojlund riceve spalle alla porta, difende il pallone dalla pressione di Kiwior, si gira verso destra, poi con un tocco improvviso, quasi sbagliato, si fa spazio per calciare. 

 

Rimane a secco per tre partite consecutive, poi torna a segnare contro Lazio e Lecce, in fila. Soprattutto la partita contro la Lazio, che era sembrata lanciare la squadra di Gasperini verso la Champions League, ha fatto alzare il sopracciglio a molti. In coppia con Lookman, Hojlund era sembrato semplicemente troppo forte, troppo veloce e troppo aggressivo per la difesa della squadra di Sarri, la migliore della Serie A dopo quella del Napoli. 

 


È dopo quella partita che i riflettori si sono accesi su di lui. Gasperini ne ha decantato le lodi come l’abbiamo raramente visto fare con uno dei suoi calciatori giovani. Ha incensato la sua fame, la voglia di eccellere in questo sport, ma ha anche raccontato come sia in grado di correre i 100 metri in meno di 11 secondi, di come: «Per la sua statura ha un baricentro basso e una frequenza di passo incredibile: sono convinto che farà una grande carriera, non ci vuole molto a intuirlo. Tecnicamente fa vedere cose sempre diverse e migliori». È inevitabile che a intrigare più di tutto in lui sia il talento atletico, così esuberante ed esplosivo che raramente ne abbiamo visti di simili nel nostro campionato. 

 

Dopo quella partita Hojlund ha rallentato – anche se a marzo è andato in Nazionale e ha segnato 5 gol in 2 partite, nel giro di 3 giorni – per poi riprendersi in questo finale di stagione e segnare altre due volte nelle ultime tre giornate, quando Gasperini gli ha di nuovo concesso spazio dopo un periodo passato in panchina, visto che Zapata era in uno stato di forma incredibile. 

 

Limitarsi alla fluttuazione dei suoi gol, nel bene e nel male, sarebbe comunque ingeneroso. Contro la Lazio, ad esempio, l’azione più sorprendente è quando si è auto-lanciato dalla propria metà campo buttando all’aria gli avversari prima di sbagliare la conclusione. Un gol simile lo aveva segnato in Austria e in qualche modo anche quello segnato alla Salernitana è indicativo: un gol in cui Fazio – che provava a contrastarlo – è sembrato arrivare da un’altra epoca, da quel calcio in bianco e nero in cui tutto era molto più lento e compassato. 

 


Le sue partite sono piene di questi momenti in cui sembra troppo, e c’è da crederlo, con il tempo diventeranno anche di più o, per lo meno, più decisivi. Non sono solo legate alla sua capacità di crearsi occasioni da gol pulite grazie alla sua forza e velocità – la qualità media delle sue conclusioni è piuttosto alta, 0.16 xG per tiro, la quarta migliore della Serie A tra chi ha giocato almeno 1500 minuti – ma è anche l’apporto che fornisce alla manovra, la capacità di vincere i duelli con i difensori, di svariare lungo tutto l’attacco, di pressare come un forsennato, di provare giocate non banali. 

 


Prendete questo colpo di tacco: Hojlund protegge palla, mette in pausa il gioco e poi sceglie il momento adatto per servire il compagno. La creatività non è il suo tratto più caratteristico, ma la confidenza con cui fa questa giocata dimostra che c’è molto su cui costruire, così come quando sulla fascia salta terzini in velocità o quando dribbla nello stretto o calcia di sinistro a duecento all’ora. 

 

Capisco che questo è un articolo che, in teoria, dovrebbe spiegare perché Hojlund ha vinto il premio di miglior giovane della Serie A 2022/23 e non indagare le sue potenzialità future, ma – come dicevo – le due cose sono molto collegate. Hojlund è stata una bella sorpresa per il nostro campionato, dove questa tipologia di calciatori raramente sbarca. Ovviamente il suo futuro in Italia è già a rischio, con il Manchester United disposto a fare sul serio per farne il proprio centravanti (si parla già di telefonate tra lui e ten Hag, di un’offerta da oltre 60 milioni sul tavolo). Staremo a vedere: sarebbe un dispiacere, non solo per l’Atalanta, ma in generale per la Serie A, che perderebbe un calciatore spettacolare e a modo suo unico, che nei prossimi anni promette di fare grandi cose.    

 

Tags :

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.