
Quando ero ragazzino, in allenamento e durante le partite una delle cose che più mi mettevano in soggezione erano le rimesse laterali. Non che il resto del mio repertorio fosse fenomenale, ma certe volte a rimettere la palla in gioco con le mani mi sentivo un impedito. Un gesto che visto alla TV sembrava banale, a 11-12 anni in realtà non era poi così automatico da eseguire: c’erano giusto un paio di cose da tenere a mente per battere bene, come la posizione dei piedi e quella delle mani. Eppure occorreva più coordinazione di quanto pensassi. Non so se si faccia ancora, ma a quell’età ricordo che chi ci arbitrava ci concedeva tranquillamente di ribattere: del resto, lo scopo per dei bambini era imparare, anche un gesto all’apparenza marginale come una rimessa. Ancora oggi, comunque, nelle partite di calciotto che facciamo in settimana c’è chi non ha proprio chiaro quale sia il meccanismo e mi sento di dire che una buona parte delle nostre rimesse laterali, se ci fosse un arbitro, andrebbe ribattuta.
In un certo senso, la pulizia nella rimessa laterale è un dettaglio che distingue chi ha giocato davvero a calcio – anche a bassi livelli – proprio come il tocco di palla o i colpi di testa. Per questo fa sempre impressione assistere a rimesse di gittata particolarmente lunga. Non dovremmo più sorprenderci, visto che, come scrivevamo a maggio, a livello offensivo le rimesse laterali stanno diventando sempre più importanti.

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Una volta le rimesse laterali erano un dettaglio minore, utilizzate magari da squadre con poche risorse offensive e da allenatori pane e salame, folkloristici in un certo senso. Negli anni allo Stoke City, ad esempio, per Tony Pulis le rimesse laterali erano una vera e propria risorsa offensiva. E il merito, come ricorderete, era di Rory Delap.
Le rimesse laterali di Rory Delap erano praticamente dei cross e avevano tutta una loro liturgia, proprio come le punizioni di Beckham o di Cristiano Ronaldo: Delap che con la maglietta asciugava il pallone per avere più grip possibile; poi si piazzava più lontano possibile dalla linea laterale, prendeva la rincorsa e catapultava il pallone nel cuore dell’area a grande velocità. Secondo Opta, dal 2007/08 sono stati 5 i suoi assist con le mani, nessuno ha fatto meglio di lui in Premier League.
Era una vera e propria minaccia Rory Delap. Arséne Wenger lo detestava, un allenatore idealista come lui proprio non accettava di subire gol perché qualcuno usava le mani meglio dei piedi: nel 2020, da responsabile FIFA, aveva suggerito addirittura di eliminare la rimessa con le mani per battere direttamente coi piedi. Una proposta che aveva avanzato già nel 2009, proprio per colpa di Rory Delap: «È stato dopo una partita di coppa in cui gli avevamo segnato due gol direttamente su rimessa. Deve aver pensato “ne ho abbastanza”», ha commentato l’irlandese in un’intervista.
Per chi avesse tempo da perdere, o per chi non lo conoscesse per questioni anagrafiche, una compilation di 20 minuti (!) di rimesse laterali lunghe di Rory Delap.
Rory Delap, comunque, apparteneva a un’altra era della Premier League, quella precedente all’arrivo di Guardiola, in cui sicuramente il livello tattico era meno complesso di oggi. Se c’è una regola sempre valida, però, è che nel calcio tutto prima o poi torna, magari sotto vesti diverse. E così, le rimesse lunghe alla Delap - che una volta sembravano uno strumento rudimentale, povero, che rispecchiava un certo ideale di un calcio britannico grezzo e bruto - oggi vengono studiate in maniera scientifica dagli allenatori più avanguardisti, sempre alla ricerca di nuovi espedienti per arrivare al gol.
Il nuovo allenatore del Tottenham Thomas Frank è uno di questi, un vero maniaco dei calci piazzati. Nella conferenza stampa prima della partita di ieri sera contro il Bodø/Glimt non ha mancato di ricordare quella famosa statistica secondo la quale un terzo dei gol arriverebbe da palla inattiva. Le rimesse laterali non fanno eccezione, e quelle a lunga gittata sono una delle sue armi preferite.
Fino all’anno scorso Thomas Frank era il tecnico del Brentford, che da gennaio di quest’anno è anche la nuova squadra di Michael Kayode. Non è da escludere che tra i motivi che abbiano convinto Frank della bontà dell’acquisto di Kayode ci fossero proprio le rimesse laterali.
Oggi, infatti, Michael Kayode in Inghilterra si sta costruendo la reputazione di specialista delle rimesse lunghe. Già alla Fiorentina si erano intraviste le sue potenzialità col pallone tra le mani. Né Palladino né Italiano, però, le hanno sfruttate in maniera sistematica come soluzione offensiva. E in effetti, nemmeno Kayode non ci si era mai soffermato in allenamento; battere lungo gli veniva spontaneo: «Sinceramente l’ho provata una volta, e ho scoperto di averla così. Mai allenata».
Al Brentford, invece, non hanno perso tempo, e così le mani di Kayode sono diventate presto importanti quanto i suoi piedi. «Lo hanno notato subito qui, in Inghilterra si lavora molto su queste situazioni. Ci sono statistiche folli sulle situazioni di palla da fermo», ha raccontato in una bella intervista al sito specializzato Calciopremier.
Brentford è il posto migliore in cui sviluppare queste qualità. Thomas Frank, ex allenatore proprio del Brentford, si prendeva la copertina di scienziato delle palle da fermo, ma ovviamente insieme a lui c’erano tecnici che si occupavano solo di quelle situazioni. Keith Andrews era l’allenatore dei calci piazzati, e non a caso, dopo l’addio di Frank è stato scelto come nuovo allenatore. Insieme a lui collabora Thomas Gronnemark, che si occupa solo di rimesse laterali e che è l’uomo che qualche anno fa, con il Liverpool di Klopp, aveva iniziato a mostrare quanto potessero essere redditizie anche le battute con le mani.
Gronnemark lavora per diverse squadre per preparare le rimesse laterali – il Midtjylland, grazie a lui, la scorsa stagione ci ha ricavato 11 gol. Dei giocatori del Brentford diventati specialisti del fondamentale parla come uno scienziato pazzo che ha dato vita a dei mostri. «Li ho creati io», ha detto, e li descrive come fossero effettivamente dei campioni capaci di fare la differenza con una sola giocata: «Nel Brentford ci sono cinque, sei, sette battitori di rimesse di classe mondiale».
La squadra di Londra, biancorossa come lo Stoke City di Delap peraltro, può contare quindi su una serie di giocatori in grado di portare pericolo con le mani. Di questi, però, Kayode sembra sinceramente di un altro livello, non solo per la gittata ma anche per la parabola: può disegnare rimesse arcuate, così come può spedire in area un pallone teso e potente, alla stregua di un cross.
È stato evidente più che mai sabato scorso, nella vittoria per 3-1 sul Manchester United, dove Kayode ha battuto 17 rimesse laterali. La più bella durante il primo tempo: una rimessa all’altezza del dischetto circa, scagliata sotto l’incrocio del primo palo, intasato di giocatori del Brentford coi rispettivi marcatori; il portiere ha respinto con difficoltà, come se fosse un vero tiro.
Per tutta la partita, la difesa dello United ha dovuto fare i conti con i palloni catapultati dall’ex terzino della Fiorentina, che in un’occasione è andato persino a battere sul lato opposto: Kayode gioca terzino destro, ma la sua qualità nelle rimesse è così preziosa che spesso il Brentford lo manda a incaricarsi anche di quelle sulla sinistra.
Al momento non è ancora arrivato un assist diretto da rimessa laterale per lui, anche se di gol ne ha già generati. Nel finale della passata stagione, contro il Fulham, ha fiondato la palla nel cuore dell’area, dove ha trovato la torre di van den Berg che ha prolungato sul secondo palo per Norgaard che tutto solo ha messo in porta.
Quest’anno, invece, una sua rimessa aveva generato un gol contro l’Aston Villa. “Dibu” Martínez aveva calcolato male il tempo dell’uscita e sulla seconda palla Damsgaard aveva calciato in porta; il portiere argentino, però, secondo l’arbitro aveva subito un blocco irregolare.
Insomma, assist in prima persona non ne sono arrivati, ma sembra solo questione di tempo. E poi, le rimesse lunghe creano pericoli anche in maniera indiretta.
Nel gol contro il Fulham di cui sopra, The Athletic faceva giustamente notare come tutti i difensori fossero collassati verso il primo palo, intasando la zona in cui sarebbe caduto il pallone; in questo modo, però, rimaneva scoperto il palo opposto, dove Norgaard ha potuto segnare indisturbato.
Non è però il solo tipo di vantaggio indiretto. Il vero beneficio, è la difficoltà di difendere situazioni del genere. Contro il Manchester United, ad esempio, Sesko in un’occasione ha dovuto concedere calcio d’angolo.
Lo stesso era accaduto alla giornata precedente contro il Fulham. Non è poco guadagnare una situazione pericolosa come un angolo da quella che per molti potrebbe essere una banale rimessa.
Meglio di conquistare un calcio d’angolo, però, c’è conquistarsi una seconda palla con cui arrivare al tiro. Come sottolinea lo stesso Kayode, infatti, in occasione di una rimessa laterale lunga «c’è molto casino, non c’è la forza di un angolo. Non puoi respingere tanto più in là il pallone, e la palla se cade sempre lì può andare al mio compagno». Gronnemark è dello stesso avviso:«È importante come occupi gli spazi per le seconde palle, normalmente è difficile segnare direttamente da rimessa».
Il tiro di Damsgaard contro l’Aston Villa nasceva proprio in questo modo, ma ci sono state altre situazioni in cui i compagni di Kayode sono stati premiati dalle respinte affannate della difesa.
Insomma, le rimesse laterali di Kayode sono diventate un tema e gli avversari ormai hanno imparato a conoscerlo. Le squadre si difendono con prudenza quando c’è lui alla battuta. Il che, in maniera controintuitiva, potrebbe sbloccare soluzioni interessanti in futuro.
All’inizio del secondo tempo contro il Sunderland, ad esempio, il Brentford ha avuto una rimessa all’altezza della trequarti. Appena Kayode ha preso la palla in mano e appena i suoi compagni sono avanzati, tutto il Sunderland si è schiacciato nella propria area.

Ciò ha fatto sì che il compagno più vicino, Yarmolyuk, rimanesse solo, eventualmente con tutto il tempo e lo spazio di calibrare un cross. Kayode glielo fa notare, gli dice di rimanere lì e gliela passa.
Il cross che ne segue è pessimo, ma c’erano tutti i presupposti per creare pericolo con il traversone, situazione che dalla trequarti è più redditizia di una rimessa con le mani.
L’atteggiamento della difesa del Sunderland è indicativo di quanto ci si trovi spiazzati di fronte a qualcuno capace di battere le rimesse laterali come Kayode: era solo il secondo minuto della ripresa e quelli si erano asserragliati come fosse l’ultima palla della partita. Il fatto è che se da un punto di vista offensivo solo in questi anni stiamo imparando a sfruttare meglio le rimesse, ovviamente ancora dobbiamo abituarci e trovare contromisure difensive.
Vedremo come si svilupperà la questione nei prossimi anni. Di certo, al momento, Kayode è uno dei migliori interpreti al mondo del fondamentale.
E noi, da italiani, non dovremmo sottovalutarlo. Da quando Gattuso è CT, l’idea sembra essere quella di giocare in maniera più semplice e diretta, con tanti appoggi sulle punte e più sviluppo esterno. Visto che la nostra Nazionale deve scendere a patti col fatto di non riuscire più a produrre talenti nell’ultimo terzo di campo, dobbiamo escogitare di tutto per creare occasioni da gol, non possiamo lasciare nulla al caso.
E se, in un ottavo di finale del Mondiale, alla ricerca disperata di un gol, Kayode iniziasse ad inondare l’area avversaria di rimesse per le spizzate di Retegui, Lucca o Pio Esposito?