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Marvin Vettori è pronto
23 giu 2017
23 giu 2017
Abbiamo intervistato il fighter italiano che tornerà nell'ottagono questa domenica. Come sempre, non le manda a dire.
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Marvin Vettori è uno dei due fighter italiani al momento sotto contratto con l’

, con un record di 11 vittorie e 3 sconfitte (1-1 in UFC). È cresciuto in provincia di Trento, si è pagato l’apprendistato in palestra a Londra facendo il buttafuori e adesso vive negli Usa. Ha vinto l’esordio in UFC sottomettendo una cintura nera di brazilian jiu-jitsu, Alberto Uda, ha perso il secondo incontro per decisione unanime contro un altro fenomeno del bjj Antonio Carlos Jr, dopo averlo messo in seria difficoltà nella seconda ripresa.

 

Tornerà nell’ottagono la

(più o meno all’una di notte italiana) per sfidare Vitor Miranda: 38 anni, brasiliano come i suoi precedenti avversari, con un record di 12 vittorie e 5 sconfitte (3-2 in UFC). L’ho intervistato

un anno fa, poi

sei mesi fa; per chi non lo conoscesse ancora, basterà dire che è conosciuto agli appassionati italiani per il talento fuori da ogni dubbio - come soprannome si è scelto The Italian Dream - ma anche per il trash-talking e le polemiche sui social network. Diciamo che parlandoci è evidente che è meno arrogante di quello che sembra, ma di certo non ci tiene ad essere il tipo di fighter che vorrebbero in molti.

 



 

 

 



La mia visione sul futuro non cambia minimamente, penso che nei prossimi due anni diventerò campione. Riguardando il match ho visto tutti gli errori che ho fatto e sono tornato in palestra per migliorare ed essere sicuro che non li rifarò più. Negli ultimi tempi ho imparato moltissimo e ho preso decisioni importanti per la mia carriera che sicuramente mi faranno crescere. La principale è stata trasferirmi in America e allenarmi full-time.

 



Mi sono concentrato troppo sulle sue skills anziché sulle mie. Mi sono fatto condizionare dal suo curriculum, non lo farò più. Non ho voluto affrontarlo apertamente a terra se non obbligato a farlo (

) e ho sbagliato perché quando sono stato in top position, nel secondo round, ho quasi finito il match. Non mi sarei dovuto fare problemi ad affrontarlo a terra, anzi avrei dovuto portarcelo io.

 



Lui ha fatto un match molto tattico, aveva un buon cardio (

) e aveva anche molta forza fisica. Paradossalmente però ho fatto più impressione io perdendo che lui vincendo, la sua vittoria in qualche modo è mutilata.

 



Assolutamente no. C’è anche chi dice che ho smesso di fare trash-talking ma non è così… è che gli avversari che mi sono stati assegnati son tre persone

a livello mediatico, non mi danno modo di esprimermi. Però se ti devo dire, penso che anche Vitor Miranda avrà un incontro duro e magari alla fine penserà che è arrivato il caso di appendere i guantini al chiodo.

 



Entro la fine del 2019.

 



 

Il momento in cui Antonio Carlos Junior se l’è vista brutta.


 



Non è che vengo dal Bronx, però ho fatto un po’ di casini in giro, sono sempre stato uno un po’ esuberante. Non tanto rissoso, non me le sono mai andate a cercare però sono finto in tante risse che avrei potuto evitare, col senno di poi, perché sono un tipo orgoglioso. Voglio sempre avere l’ultima parola, ma non sono mai andato a cercarle dal nulla. Anzi, un minimo ho anche cercato di evitarle.





No a Londra mi ero già calmato. Guarda una cosa divertente mi è capitata dopo il mio match in Croazia. Era il terzo o il quarto che avevo da pro. La European MMA League. Erano le sei di mattina, eravamo praticamente distrutti. Siamo usciti da una discoteca e ho trovato

, che era il mio coach di jiu-jitsu, che stava litigando con un rugbista enorme…

 



Sì, bravo. Insomma, sono uscito e appena ho visto questa cosa ho tirato un calcio a quel tipo. Ovviamente se succedono cose simili devi sempre stare dalla parte del tuo compagno, indipendentemente da com’è andata la storia. Noi eravamo quattro e dalla discoteca erano usciti altri due amici del tizio, e in qualche modo riusciamo a metterli col culo per terra velocemente. Ci stiamo per allontanare e andare via in taxi, ma Tosta è corso indietro, perché ha rivisto quello con cui aveva avuto da ridire in discoteca. Lì è successo il finimondo, sono usciti davvero in tanti, saranno stati 12, 13, con bottiglie e tutto quanto. Poi avevamo anche il buttafuori contro. Noi eravamo abbastanza preparati… però diciamo che non eravamo nelle condizioni migliori. Tosta, mentre stava menando uno, è stato accecato da uno spray al peperoncino, e per tutto il tempo della rissa è corso in giro dicendo: “Oddio non ci vedo, aiuto”. Poi si è aggrappato ad una tipa tutto il tempo. Il mio coach di muhai-thai si è preso una bottigliata in testa. Però, insomma, nessuno è andato per terra.. le abbiamo prese, le abbiamo date.

 



Che siamo finalmente riusciti a salire sul taxi. Mi ricordo, che pioveva anche, e c’era anche un marciapiede con una specie di prato, sono scivolato e poi mi hanno caricato ma mi sono rialzato subito. Dopo in ascensore io non riuscivo a smettere di ridere, il mio coach di thai invece era stato preso a bottigliate in testa e non era per niente dell’umore di ridere, era incazzato nero. Lui era polacco, ed eravamo in Croazia, e mi diceva: “Guarda che da queste parti abbiamo un senso dell’umorismo diverso”. Era bello malmesso, perché aveva preso una bottigliata in testa, quindi aveva dei tagli, e io non riuscivo a non ridere. A me alla fine sanguinava il naso, ma niente di che. Questa è quella più

, poi ne ho avute altre però sono tutte finite abbastanza bene. Anzi, proprio bene, in realtà.

 



No. A parte una volta in cui ho rischiato di far troppo male all’altro…

 



 

Il ground and pound di Vettori, sempre contro Antonio Carlos Jr.


 



Quello è un errore che ci metto 10 secondi a cambiarlo e la prossima volta non lo ripeto sicuro. Tutti i suoi take-down sono iniziati proprio agganciandomi quel piede là. Il livello di grappling del mio avversario comunque era alto. Alla fine sono dettagli, non è che ho fatto errori grossolani. Se avessi vinto quegli errori lì li avrei considerati davvero minimi. Secondo me l’errore più grosso è stato strategico, lui è stato molto furbo e io, niente, ho peccato un po’ di esperienza.

 



Il livello di grappling era alto da entrambe le parti e infatti lui non è riuscito a stabilire situazioni completamente a suo vantaggio, se non al terzo round dove è riuscito a portarmi giù. Però ce l’avevo sempre appiccicato che cercava, per lo meno agli occhi dei giudici, di fare qualcosa. Io in quei momenti pensavo che si sarebbe stancato, alla lunga, e invece è riuscito a tenere duro, a tenere le energie in modo giusto. Dovevo avere più senso di urgenza, per uscire da quelle posizioni, che dal mio punto di vista non erano poi così pericolose e che però hanno fatto andare la decisione dalla sua parte.





Sì, ma il problema del cardio è un problema di tutti i fighter, è una questione di ritmo. E non è che l’ho mai preso sotto gamba. Io ho sempre lavorato sul cardio, è una cosa su cui punto molto, anzi. Perché so, essendo uno abbastanza esplosivo e veloce, che tendo a stancarmi molto in fretta. Dipende dal ritmo e dalla gestione delle energie, alla fine anche questa è sempre esperienza. L’MMA alla fine è un gioco di scacchi, che va giocato su secondi, su centesimi di secondo. Ti puoi allenare quanto vuoi per recuperare il più velocemente possibile, ma non esiste un fighter che fa tre round da cinque minuti di sprint. È impossibile, nessuno li farà mai. È tutto un discorso di gestione delle energie. Adesso ho cambiato molte cose e penso, anzi sono sicuro, che sarò preparato anche nei tre round stavolta. Mi alleno sempre, faccio sparring sui tre round, e al terzo esco sempre bello fresco.

 



È vero che non sono andato molte volte sulle tre riprese. Però quando sei là non ci pensi, sai solo che hai un altro round. Si vede nel mio ultimo match: io sono calato nella seconda parte del terzo round, ma se guardi il primo minuto del terzo round sono partito a cannone. Mentalmente sapevo che dovevo vincere il terzo round, sapevo che dovevo far bene. Però, invece che gestirmi per tutto il terzo round mi sono detto che dovevo vincere e quindi sono partito a cannone. Nel primo minuto spingo l’azione a manetta, in piedi, e metto dei bei colpi, poi dopo finisco in clinch e faccio degli errori. E poi dopo che mi ha portato giù sono calato, ma è calato anche lui. Dopo avermi portato giù guardava l’orologio, quando ci rialziamo si vede che per 10, 15 secondi siamo tutti e due là fermi. Poi nella mia testa è riscattato il meccanismo: “Devo andare, devo andare, perché sono sotto nel terzo round”. E quindi sono ripartito, ma è andata come è andata. A quel punto ero stanco, è anche comprensibile. Sicuramente è stato un errore e ci lavorerò ancora di più. Ma non è che non ci avevo lavorato prima, ecco.

 



Certo che sì. Prima quando entravo nel match ero sicuro di distruggere il mio avversario, adesso ho comunque fiducia nelle mie capacità ma so che l’incontro può andare sui tre round. La vedo anche in modo molto più freddo. Penso: “Non c’è problema a combattere sui tre round”. Poi penso diversamente, a un altro livello, penso in maniera più strategica.

 



Il trash talking, chi lo sa fare, non è che lo fa così a cavolo, altrimenti non funziona. Tiri fuori le parole ad un altro e vedi come reagisce in determinate situazioni, che tipo di persona è in certe situazioni. Significa tanto.

 



Perché non lo capiscono. Io capisco chi non fa trash-talking. Ma guarda che è più difficile fare trash talking, che non farlo. Ti butti molta pressione addosso, e poi nel caso in cui non va come deve andare… Chi non lo fa, invece, se vince esulta, se perde non dice niente: è più facile così. Ma chi fa trash talking lo vede sull’assegno la differenza. Se lo fa come si deve.

 



No, mai. Né con Sakara né con nessun altro.

 

https://www.youtube.com/watch?v=TACvzE-nHfQ

Mentre in molti ne fanno una questione di “onore” o “karma”, ci sono molti modi per costruire un incontro. Questo video è un esempio di come si possa dare voglia al pubblico di guardare due persone prendersi a pugni e calci anche in modo ironico.


 



Infatti si è vista la differenza. Con me Antonio Carlos Jr. bene o male non è riuscito a fare un cazzo. Era vincibilissimo quel match, però vabbè lo beccherò più avanti. Non mi ha messo pressione una singola volta, mentre Spicely ha voluto fare un po’ il brillante, ha provato ad affrontarlo nel suo punto forte, nel grappling, e ha fatto una cazzata. Però, d’altronde, non aveva altro. Perché Spicely in piedi non sa tirare, e a terra è più scarso di Antonio Carlos Jr. Poi l’ho incontrato Spicely.

 



A Las Vegas. Per

. Ogni volta che mi passava vicino io lo fissavo, ma non mi ha detto niente. Mi sono anche allenato un pochino lì, ho

) con

. Lui mi ha visto rollare secondo me già lì ha cambiato idea sulle mie abilità nel grappling. Ogni volta che passava lo fissavo ma non mi ha detto niente.

 



Un po’ per Alessio. Perché secondo me vale molto di più di quello che ha fatto vedere con Spicely. Un po’ per rivendicare anche l’Italia, tra virgolette. Un po’ anche perché sarebbe un match-up buonissimo per me. A terra non ho paura di nessuno, in piedi lui non sa tirare. Alessio l’ho visto a Roma, si sente carico, e io gli auguro il meglio. Il

non è facile, ma lo sa anche lui questo. Spero che vinca.

 



Non è un match-up comodo eh, potrebbero esserci incontri più facili. Alla fine lui è uno striker un po’ ortodosso, viene dalla thai, quindi sai cosa aspettarti. Però non è che forzerò il take-down, perché sono davvero molto pronto in piedi.

 



No. Non rifarò l’errore che ho fatto nell’ultimo match. Non deve fottermene un cazzo di quello che è lui. Vedremo sul momento: se verrò dominato in piedi, cosa che secondo me è impossibile, avrò sempre la possibilità di portarlo giù. Quindi non ho problemi.

 



Se continua a stare in piedi secondo me

. Se invece per qualche motivo lo porto giù, o finiamo giù, ho anche possibilità di finirlo a terra. Posso finirlo sia per sottomissione che per KO. Il mio obiettivo è quello di vincere ogni singolo round, però.

 



 

Vitor Miranda portato a terra da Chris Camozzi. È stata una brutta serata per Mirandae Vettori potrebbe fargliene passare anche una peggiore.


 



Quando mi alleno con uno che non è mai stato finito in un incontro mi rendo conto che mentalmente è uno che non si rompe. Si sente la differenza tra uno che magari ogni tanto fa degli errori scemi e uno che invece è solido, che di errori scemi non ne fa mai.

 



È entrambe le cose. Dipende anche come ti approcci all’allenamento. Quando mi finalizzano in allenamento io faccio un macello.

 



Certo, mi alleno con i migliori al mondo.

 



Che mi dà fastidio. Penso al perché, al come. Non la prendo alla leggera. Sono tutta una serie di approcci che secondo me, dopo, fanno in modo che nel match non vendi la pelle a buon prezzo.

 



È arrivata più visibilità, anche se ancora devo fare il botto, sinceramente. Sono arrivati dei contratti, che mi hanno permesso di trasferirmi qua, di vivere qua, che è uno dei posti più costosi al mondo. Però senza strafare. Sono qua in California e faccio quello che voglio dalla mattina alla sera, cioè allenarmi. Però non è che guido un Lamborghini e vivo una villa, insomma. Il primo contratto con l’UFC è come se fosse un contratto di prova, nel senso che ti danno dei soldi ma hai anche tante spese.

 



Tre, tutti italiani.

 



No, niente. Per quel che ho capito qui o fanno sponsorizzazioni grosse oppure le fanno ma danno roba più che soldi.

 



Ho appena visto Derek Brunson con Daniel Kelly e secondo me Brunson sarebbe un buon match-up. Cioè, non sarebbe facile, perché lui è molto in alto nel ranking… (

Ma io non mi vedo inferiore a nessuno. Si può fare tutto con la giusta preparazione. Pensa che quando hanno annullato l’incontro ad

(

ho chiesto al mio manager di fare un tentativo, ma lui mi ha detto che non sarebbe successo. Che avrei potuto scrivere quello che volevo su Twitter ma che non avrei ottenuto nulla. Devi vincere la lotteria per combattere con Anderson Silva.

 



Sì sono contento. Rappresenta il sogno che devo realizzare. Non c’è niente di debole, perché ci devi arrivare. E non c’è niente di più forte di qualcuno che crede davvero in un sogno.

 

 

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