Da mesi il Leicester era in cima alla Championship e da settimane i tifosi si preparano alla festa. È difficile trovare una storia più burrascosa di quella del Leicester, negli ultimi anni. Un club per cui il tempo sembra scorrere più veloce. Otto stagioni fa il Leicester vinceva la Premier League. Sette stagioni fa esordiva in Champions League. Due stagioni fa, allenato da Brandon Rodgers, era ancora una squadra della parte sinistra della classifica. Una squadra arrivata in semifinale di Conference League. Un anno fa il Leicester è retrocesso.
Poteva davvero finire tutto così velocemente? Davvero un Leicester ai piani alti del calcio inglese era ormai cosa di un'altra epoca?
C'è un giocatore, però, che tesse la stoffa che unisce quell'epoca calcistica a questa.
Jamie Vardy ha segnato una doppietta nel 3-0 al Preston alla penultima giornata, ed è lui l'immagine della giornata. Dal suo arrivo a Leicester nel 2012 ha vissuto una promozione dal Championship, una salvezza, ha vinto QUEL titolo di Premier League, ha giocato la Champions League. È stato capocannoniere della Premier, sollevato la FA Cup, giocato in tutte le coppe europee. È retrocesso e di nuovo risalito. A 37 anni ha chiuso il campionato con 18 gol segnati e sta discutendo il rinnovo di contratto. Con la solita faccia da personaggio di Trainspotting, sempre più scavato dalla pioggia e dagli anni, è una grande icona del calcio inglese contemporaneo. Un frammento di tempo perduto nell'era del turbocapitalismo calcistico.
Vardy festante è il più fotografato anche durante la parata sul bus scoperto per il centro di Leicester ha avuto come motto "straight back up” (risalita immediata) e sui posto davanti, i primi che vedono i tifosi, chi si posiziona tiene ben fermo il trofeo del titolo di Championship e accanto una grande foto incorniciata dell’ex presidente Vichai Srivaddhanaprabha - morto due anni il titolo in un incidente aereo.
L'artefice principale della risalita non è però Vardy ma Enzo Maresca, alla seconda squadra professionistica allenata in carriera. È stato secondo di Vincenzo Montella al Siviglia, poi di Manuel Pellegrini al West Ham e poi, come prima esperienza alla guida di una squadra, ha allenato le giovanili del Manchester City.
Da lì viene preso dal Parma appena retrocesso in Serie B nell’estate del 2021. Dura 13 giornate prima di venir esonerato con la squadra a metà classifica (4 vittorie, 5 pareggi, 4 sconfitte): «Forse si pensava che la rosa fosse adatta per un campionato di vertice, cosa per me giusta però non subito. Con un po’ più di tempo e qualche correzione ci saremo arrivati» ha detto lui tempo dopo, parlando del suo rammarico: «Quello di “non aver nemmeno cominciato” la mia avventura che subito è finita. Eravamo sulla buona strada, il problema è che il nostro era un lavoro di costruzione e bisognava avere la pazienza e la forza di credere in qualcosa che con il tempo sarebbe arrivato, ne sono sicuro. Eravamo a 17 punti dopo 13 giornate, a -3 punti dall'ottavo posto e con una squadra completamente nuova».
Maresca è ricordato a Parma più che altro per aver messo giocatori fuori ruolo, come Sohm falso terzino. L’unica eredità lasciata è la presenza di Adrián Bernabé, da lui voluto a Parma come centro del progetto perché allenato già nel City e risultato poi fondamentale per la risalita quest’anno del Parma in Serie A. Maresca in Italia è visto come l’ennesimo personaggio affetto da fenomenite, fissato con la costruzione dal basso e quelle altre cose che si posso fare solo con i giocatori forti a disposizione.
Nei mesi di Parma Maresca rimane in contatto con Guardiola e viene da lui richiamato nell’estate 2022 per fare l’assistente e sostituire il partente Juanma Lillo. È la stagione in cui il Manchester City vince tutto: Premier League, FA Cup e soprattutto Champions League. In estate arriva quindi l’offerta del Leicester con un contratto triennale, la stessa lunghezza di quello che aveva firmato a Parma. Guarda caso entrambe le squadre sono state promosse vincendo il proprio campionato questa stagione.
In Inghilterra la reputazione di Maresca è altissima: viene accolto con entusiasmo dalla tifoseria del Leicester alla disperata ricerca di un allenatore ambizioso con cui ripartire. Il primo paragone che viene fatto è con Mikel Arteta, che in tre anni ha preso un Arsenal depresso e l’ha portato in vetta alla Premier League con un gioco d’avanguardia. Chi è passato sotto Guardiola è visto come un allievo avvantaggiato del dittatore illuminato della Premier League, uno che ha vissuto da dentro tutto il processo che porta il City ogni anno ad essere la squadra da battere ovunque vada a giocare. Maresca è individuato come la figura in grado di portare il Leicester a sfruttare il vantaggio competitivo che ha nei confronti di gran parte degli avversari: una rosa da titolo. La sua missione in sostanza è costruire in campo un Manchester City in miniatura.
Il manierismo con cui sembra voler replicare la figura di Guardiola è effettivamente di alto livello: a bordocampo sempre vestito col maglioncino, la testa rasata, la barba di tre giorni ormai imbiancata, l’espressione spesso corrucciata incorniciata da tre grosse rughe sulla fronte. Un cosplay ben riuscito anche per via del suo accento quando parla l’inglese, che con l’aspirazione rafforzata delle h sembra più di uno spagnolo che di un italiano. Quando segna il Leicester gli è capitato di gridare: «Vamos!».
«Volete sapere se giocheremo allo stesso modo, vero?» ha detto sorridendo alla conferenza stampa di presentazione: «È quell'idea. Ma non si tratta di un'idea che si realizzerà domani, è un processo. L'idea è di provare a giocare in un modo, quello che vogliamo, ma ci vorrà del tempo. Speriamo di riuscirci il prima possibile». Come secondo sceglie l’ex portiere argentino Willy Caballero, appena ritiratosi dal calcio, i due hanno giocato assieme nel Málaga 2011/12. L’estate comincia con Maresca che insiste per avere che tutti i giocatori della rosa dormano nel centro d’allenamento per una settimana di fila, così da poter fare team building: «Ho dovuto cambiare la mentalità dei giocatori. Dovevo capire se i giocatori ancora qui potevano passare dalla scorsa stagione a questa, cosa non facile, e convincere i nuovi a venire in campionato». Maresca, che si è trasferito nel complesso di Seagrave, ha organizzato doppie sedute di allenamento quotidiane, accompagnate da sessioni di analisi video per convincere i giocatori delle sue idee.
In estate sono partiti i giocatori migliori della rosa: tra cui James Maddison, Youri Tielemans e Harvey Barnes. Cessioni tanto dolorose per il livello tecnico perso, quanto necessarie per le casse societarie. Un ridimensionamento classico per chi retrocede a sorpresa. Il monte stipendi rimane quello di una squadra di mezza classifica della Premier League, l’imperativo categorico è promozione immediata o catastrofe per tutti, ma intanto il Leicester ha incassato più di 100 milioni e opta per spenderne poi una quarantina sul mercato.
Sono tre gli acquisti più azzeccati: la giovanissima ala destra ghanese Fatawu arrivata dallo Sporting CP, l’ala sinistra inglese Mavididi arrivata dal Montpellier e il centrocampista centrale Harry Winks arrivato dal Tottenham. Vengono inseriti nell'undici titolare al posto delle tre stelle partite e il loro contributo è fondamentale per come vuole giocare Maresca. Da non sottovalutare in tal senso anche l’arrivo del giovane portiere danese Mads Hermansen, per il classico motivo della sua sicurezza col pallone tra i piedi e tutto quello che significa per una squadra che vuole avere un’uscita pulita dalla difesa.
Per il resto la formazione è quella ereditata e la base di partenza è comunque quella già costruita negli anni con Brandon Rodgers e il suo 4-3-3 aggressivo. Maresca recupera l’aggressività senza palla, imposta una squadra che gioca con passaggi corti, che cerca l’ampiezza delle due ali e che trova la punta Vardy quando è già in area di rigore e deve pensare solo a finalizzare. Quello di Maresca è un 4-3-3 che diventa un 3-2-5 in fase di possesso, con le due mezzali che salgono nel mezzo spazio sulla trequarti e l’entrata dentro il campo accanto a Winks del falso terzino destro Ricardo Pereira o in sua assenza di Hamza Choudhury (direttamente un centrocampista che è stato dirottato per farlo partire come terzino destro proprio da Maresca).
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La manovra del Leicester inizia solitamente dai piedi del centrale di sinistra Vestergaard, qui si vede come il terzino destro Choudhury si muova subito per posizionarsi dentro il campo, e non lasciare solo Winks. Avendo spazio davanti a sé Vestergaard decide di avanzare in conduzione a centrocampo e allora Choudhury si adatta e si riposiziona al centro della difesa a coprirne il buco e coprire la profondità alla punta avversaria. Le letture dei giocatori in campo e il loro adattamento sono fondamentali nel disegnare la struttura.
Il giocatore chiave nella manovra del Leicester però è il regista offensivo Kiernan Dewsbury-Hall. Le due ali Mavididi e Fatawu sono fondamentali in termini di creazione delle azioni da gol partendo anche in isolamento e Vardy nel finalizzare, ma la manovra è più fluida quando passa per i piedi di Dewsbury-Hall. La mezzala inglese per Maresca si è rivelata quello che era İlkay Gündoğan per Guardiola: il giocatore che nella metà campo avversaria sceglie come attaccare e i tempi del pressing, che ha il piede per l’ultimo passaggio e le capacità di inserimento per segnare gol pesanti. Con 12 gol e 14 assist il 25enne è probabilmente il miglior giocatore della stagione in Championship. Uno dei reduci del Leicester che aveva fatto bene con Rodgers, è apparso chiaramente di un’altra categoria in Championship e non è un caso se il Brighton di De Zerbi abbia provato (senza successo) a prenderlo a gennaio per 25 milioni.
Il punto più alto della sua stagione è probabilmente la doppietta con cui ha portato alla vittoria il Leicester nel derby contro il Coventry City.
«Il manager è incredibile per le sue conoscenze tattiche e per la sua capacità di rendere tutto così semplice e di semplificare il gioco» ha dichiarato Winks a The Athletic: «Tutto ha uno scopo. Non è solo possesso per il gusto di farlo. C'è uno scopo ed è davvero piacevole perché, come calciatori, tutto ciò che vogliamo fare è giocare a calcio e avere la palla, e quando sei impostato per non avere la palla, è demoralizzante, soprattutto per un giocatore come me».
Il Leicester è stato il secondo miglior attacco della divisione con 89 gol e la miglior difesa con 41 gol subiti; la differenza reti di +48 è stata di gran lunga la migliore. Il miglior Leicester, quando tutto si sistemava nel punto giusto, è sembrato quasi una squadra da metà classifica in Premier League, portata a giocare negli insidiosi campi della provincia inglese. E in un certo senso è così, perché l’ossatura della squadra, le strutture, la tifoseria, sono in questo momento tutte fissate su standard ben più alti della squadra media di Championship. Un campionato infido, paludoso, per via della sua lunghezza infinita, delle squadre comunque di buon livello, e comunque in grado di mantenere quella ruvidezza del calcio britannico di un decennio fa. Squadre che si accontentano di correre più veloci, di entrare più decisi nei contrasti. Solitamente un squadra di Premier deve affrontare queste partite massimo un paio di volte a stagione, nei turni iniziali di coppa, magari con un ampio turnover. Invece chi scende dopo tanto tempo si ritrova a farlo ogni 3 giorni, una maratona logorante e che, pur con tutti i vantaggi di rosa, può portare all’incubo di dover risalire via playoff, scontro diretto a fine stagione, magari con i giocatori ormai cotti.
Il Leicester sale in vetta alla nona giornata e non la lascia mai. Merito soprattutto di due blocchi del campionato: 9 vittorie consecutive da quella col Southampton del 15 settembre a quella col QPR del 28 ottobre e poi 10 risultati utili consecutivi (8 vittorie e 2 pareggi) dalla vittoria col Watford del 25 novembre a quella con l’Huddersfield del 1 gennaio. Alla fine del 2024 avevano totalizzato 62 punti su 75 possibili, numeri impressionanti per un campionato solitamente equilibrato come il Championship.
A quel punto il distacco dalle inseguitrici è stato tale da permettere alla squadra di Maresca di attraversare indenne anche un periodo nerissimo tra metà febbraio e fine marzo con 4 sconfitte, 1 pareggio e 1 vittoria in 6 partite. I suoi problemi si sono aggravati dal fatto che il Chelsea ha richiamato a sorpresa Cesare Casadei da quello che doveva essere un prestito stagionale e il centrocampista Ndidi ha subito un infortunio che lo tiene fuori per diversi mesi. Il suo sostituito doveva essere Stefano Sensi, fermato però dai medici del Leicester.
«Sono arrivato in questo club per giocare con questa idea. Nel momento in cui c'è qualche dubbio sull'idea, il giorno dopo me ne vado. È così chiaro. Nessun dubbio». Ha detto Maresca nel periodo invernale, l’accusa dei tifosi è che l’allenatore ha solo un piano A e quando questo non funziona la squadra tende a perdere le proprie sicurezze: «Posso capire che quando si parla di Piano B si dica semplicemente di giocare con due attaccanti, oppure, come mi ha detto un tifoso settimane fa parlando di un Piano B, che c'era un manager qui - non so quale - che il suo Piano B era un difensore che giocava come attaccante. Ma nel nostro caso, il piano B ci ha dato circa 15 punti in più in questa stagione. È lo stesso concetto, ma cambiamo solo la struttura. In alcune partite, iniziamo con Pereira accanto a Winks, ma poi spostiamo Pereira nel mezzo spazio, e questo porta sei giocatori nel fronte offensivo».
Qui contro il Norwich le due mezzali Dewsbury-Hall e Ndidi sono in linea col tridente (c’è Daka al posto di Vardy) e si può vedere Pereira nel mezzo spazio destro e altissimo, invece che al centro accanto a Winks come da piano A. È il preludio ad un gol di Dewsbury-Hall.
Proprio quando le corse al titolo in giro per l’Europa si stavano scaldando il Leicester ha passato il momento più buio di forma, riuscendo però a uscirne indenne grazie ad un paio di vittorie chiave: quella contro il Norwich sesto in classifica per 3-1 del 1 aprile (dopo essere partito in svantaggio al 20’) e quella contro il West Brom quinto in classifica per 2-1 del 20 aprile (con il gol decisivo ovviamente di Jamie Vardy). Tre giorni dopo, nel recupero della 38esima giornata contro il Southampton, è arrivata una liberatoria vittoria per 5-0 che ha di fatto chiuso il campionato, tanto che nella partita successiva ha potuto festeggiare con un turno di anticipo la vittoria matematica del titolo in trasferta battendo per 3-0 il Preston.
«Sono l'uomo più felice del mondo in questo momento, ma poiché sono responsabile di questo club come manager, ho bisogno che le cose funzionino bene», ha detto Maresca ai microfoni dopo la vittoria col Preston: «In questa stagione sono successe cose che non mi sono piaciute e ho bisogno di chiarezza». Maresca afferma di aver bisogno di un incontro con le gerarchie del club per capire meglio le questioni finanziarie. A marzo, proprio mentre la squadra stava attraversando il suo periodo più delicato, è arrivata la notizia che la Premier League ha posto un embargo al mercato del Leicester per aver violato il Fair Play Finanziario nell’ultimo ciclo. A differenza del Manchester City, il Leicester non è riuscito a evitare la punizione. Il Leicester non può ri-firmare o registrare nuovi giocatori senza l'approvazione dell'EFL. Si è parlato quindi di punti di penalizzazione futuri e anche di cessioni estive per i giocatori migliori, così da chiudere la questione.
Proprio nel momento di massima gioia Maresca ha ricordato ai tifosi che il futuro prossimo potrebbe non essere così roseo. Una nota di pessimismo con cui, per un attimo, si è discostato dal personaggio di Guardiola in miniatura. Per un momento si è mostrato come un allenatore a sé stante, con i suoi codici e non più un cosplyer di alto livello. Proprio questa nota di leggero pessimismo però servirà al Maresca che affronterà alla guida del Leicester la prossima stagione in Premier League, dove non potrà fare il Manchester City da discount. Dopo una stagione di dominio e gioia, di riscatto, il Leicester deve essere pronto a una stagione di sofferenza.