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Foto di Laurence Griffiths / Getty Images
Fondamentali Federico Aquè 24 ottobre 2018 6'

Il teatro dei sogni della Juventus

Contro lo United, la squadra di Allegri ha dato la più grande dimostrazione di forza della sua stagione.

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I dati di questa analisi sono stati forniti da Opta, che ringraziamo.

 

Il pareggio di sabato contro il Genoa (1-1) non ha solo interrotto la striscia di vittorie consecutive della Juventus (dieci dall’inizio della stagione) ma è stata anche la prima partita in cui l’attacco bianconero è stato limitato a un solo gol: prima della sfida contro i rossoblù, infatti, la squadra di Massimiliano Allegri aveva vinto tutte le gare tra campionato e Champions League segnando almeno due gol e mettendo in mostra uno dei migliori attacchi d’Europa.

 

Per questo nello scontro dell’Old Trafford contro il Manchester United, che ha iniziato malissimo la stagione ma che nelle ultime due partite contro il Newcastle (rimontato da 0-2 a 3-2) e il Chelsea (vittoria sfumata all’ultimo minuto dopo aver ribaltato il gol di Rüdiger con la doppietta di Martial) aveva almeno mostrato quanto può essere forte la sua reazione alle difficoltà, la Juve non doveva solo consolidare il primo posto nel girone di Champions ma anche dare una risposta dopo il primo passo falso di una stagione finora quasi perfetta.

 

A complicare le cose, l’assenza di Mario Mandzukic, che ha tolto fisicità ai bianconeri contro una delle squadre più fisiche d’Europa, privando Allegri di uno dei giocatori più importanti per gli equilibri offensivi della sua squadra. Prima della trasferta a Manchester, in questa stagione il croato aveva saltato solo la partita contro il Bologna. In quell’occasione Allegri scelse un 3-5-2 che di fatto non prevedeva un centravanti, puntando piuttosto a occupare dinamicamente quello spazio con i movimenti di Dybala e Cristiano Ronaldo e con gli inserimenti delle due mezzali, Bentancur e Matuidi, pronte a riempire il vuoto lasciato dai movimenti tra le linee o in ampiezza di Dybala e Ronaldo.

 

Impression

 

Un primo tempo quasi perfetto

Presentando la partita in conferenza stampa, Allegri aveva anticipato che, senza la scorciatoia garantita dalla fisicità di Mandzukic, la sua squadra avrebbe puntato ancora di più sul palleggio: «Dovremo essere attenti e precisi con il pallone tra i piedi, perché non abbiamo una alternativa che loro possono avere, quella della palla alta». E il tecnico bianconero non è tornato alla difesa a 3 come nella partita contro il Bologna, ma ha scelto di sfidare lo United con una formazione estremamente tecnica, coprendo con Cuadrado il vuoto lasciato da Mandzukic.

 

L’obiettivo dichiarato di puntare ancora di più sulla tecnica (uno dei temi più ricorrenti nelle analisi di Allegri) si è tradotto in un possesso di grande qualità ma anche molto dinamico, grazie ai continui scambi di posizione dei giocatori offensivi. Cuadrado, Dybala e Ronaldo si sono alternati nel muoversi in appoggio al centrocampo, nell’occupare dell’ampiezza e nel coprire lo spazio centrale in cui di solito si muove il centravanti. Ancora una volta, la rinuncia a un riferimento come Mandzukic ha portato la Juve a occupare in maniera dinamica e con diversi giocatori il ruolo di centravanti.

 

Da questo punto di vista l’azione che ha deciso la partita è emblematica.

 

Cuadrado inizialmente si abbassa vicino a Pjanic e Bentancur per cercare di far avanzare la manovra, poi si accentra a giocare da centravanti. Nel frattempo a destra si sono spostati sia Dybala che Cristiano Ronaldo, a formare con Pjanic, Bentancur e Cancelo una rete molto tecnica in cui far circolare la palla. La qualità dei giocatori coinvolti, combinata con la passività dello United, trasforma una combinazione tutto sommato semplice nell’azione decisiva. Pjanic apre il gioco sul compagno più largo, Cancelo, poi Ronaldo si sovrappone e fa arrivare in area un cross che, dopo essere stato deviato da Martial e Smalling, prepara il tiro a porta spalancata di Dybala.

 

L’azione inizia a destra accumulando quasi tutti i giocatori più tecnici, poi viene rifinita dalla sovrapposizione di Cristiano Ronaldo, con Cuadrado che nel frattempo era diventato il centravanti.

 

Il possesso della Juve si è esaltato soprattutto nel primo tempo con lo United. L’accumulo di giocatori nella zona della palla e la fluidità delle posizioni garantivano sempre una soluzione per manovrare, togliendo oltretutto alla squadra di Mourinho i riferimenti a uomo sui quali di solito costruisce la sua fase difensiva. Per mandare in crisi il Manchester è bastato il meccanismo che portava Bentancur a occupare lo spazio lasciato da Cancelo, che si alzava subito a dare ampiezza. I “Red Devils” non hanno mai seguito quel movimento e così, appoggiandosi al centrocampista uruguaiano (il migliore della partita per palloni giocati, 97 come Pjanic, e passaggi completati, 78), la Juventus poteva iniziare il suo palleggio ipnotico senza incontrare opposizione. Lo United si limitava a stare basso, senza pressare e senza riuscire nemmeno a occupare gli spazi per complicare gli scambi palla a terra dei bianconeri.

 

Il dominio del pallone, allo stesso tempo, è stato il miglior strumento difensivo per la Juve. All’intervallo il possesso della squadra di Allegri sfiorava il 70% e la precisione dei passaggi aveva raggiunto il 93,4%: lo United aveva tirato una sola volta, con Pogba, sugli sviluppi di una punizione, e aveva effettuato meno della metà dei passaggi della Juve.

 

Man-Utd-Juventus-0-1-away-passmatrix

La Juventus ha manovrato soprattutto a destra. La posizione media di Bentancur è leggermente più bassa rispetto a Cancelo.

 

La reazione dello United

Va comunque detto che il gran possesso prodotto dalla Juve nel primo tempo non ha portato a grandi occasioni, al di là del gol di Dybala. I bianconeri si sono limitati a controllare la partita, tenendola però pericolosamente in bilico, considerando soprattutto le fiammate di cui è capace lo United quando si trova in svantaggio. E in effetti nel secondo tempo la partita è cambiata: la squadra di casa ha aggredito di più il possesso juventino e soprattutto ha cercato con più insistenza di manovrare da dietro, facilitando le minime connessioni tra i giocatori offensivi per tentare almeno di avvicinarsi all’area bianconera.

 

Alla fine la soluzione più cercata è stata il cross di Young (8 alla fine per lui, record della partita) aprendo il gioco a destra dopo aver manovrato sul lato opposto. La pericolosità dello United non è aumentata molto, ma quanto meno il nuovo atteggiamento permetteva di alzare il recupero della palla – la posizione media dei recuperi si è assestata sui 40 metri a fine gara, dieci in più rispetto alla Juve – facendo valere la propria fisicità sulle respinte attorno all’area e rendendo più semplici gli attacchi in transizione, il principale strumento a disposizione di Mourinho per provare a sorprendere la Juve.

 

La migliore occasione avuta dallo United per pareggiare è arrivata proprio dopo un cross di Young e un recupero di Pogba sul controllo sbagliato di Bentancur, dopo che la Juve aveva provato a ripartire dal basso palleggiando. Il tiro di sinistro, sempre di Pogba, simile a quello che gli ha permesso di segnare nella finale dei Mondiali contro la Croazia, si è però stampato sul palo e il successivo rimpallo sul corpo di Szczesny ha mandato la palla in calcio d’angolo.

 

Ma se nel secondo tempo la squadra di Allegri non è riuscita a dominare la partita come aveva fatto nel primo, è stato anche per via di un minore dinamismo senza palla e di una certa frenesia nel voler sfruttare gli spazi che lo United offriva allungandosi. Nella seconda frazione di gara la precisione dei passaggi è diminuita (dal 93,4% all’83%) e il possesso è sceso ancora di più, fermandosi al 50,8%.

 

Man-Utd-Juventus-0-1-progression

Dopo la grande parata di de Gea sul tiro di Ronaldo, nel secondo tempo la Juve è stata praticamente inoffensiva. Nemmeno lo United, comunque, ha prodotto granché.

 

Anche senza produrre il gran possesso messo in mostra nel primo tempo, la Juve è comunque riuscita a controllare lo United, rischiando soltanto in occasione del palo colpito da Pogba.

 

Lo scampato pericolo non deve comunque far dimenticare che, nonostante la netta superiorità, ancora una volta la Juve non è riuscita a chiudere la partita, un limite che soprattutto in Champions può fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Le difficoltà offensive dello United, e le varie assenze (Alexis Sánchez, Lingard e Fellaini, tra gli altri) che hanno impedito a Mourinho di aumentare il potenziale offensivo dopo lo svantaggio – tanto da indurre il tecnico portoghese a non effettuare nemmeno una sostituzione – hanno comunque aiutato a difendere senza grossi sforzi il gol di Dybala.

 

All’Old Trafford, la Juve ha dato un’altra dimostrazione della sua forza, forse una delle più luminose in assoluto, prima dominando la partita con la palla e confermando anche su un palcoscenico così prestigioso i netti progressi nel palleggio mostrati in questo inizio di stagione, poi contenendo i tentativi dello United senza concedere quasi nulla.

 

Adesso, dopo tre giornate, i bianconeri sono praticamente qualificati agli ottavi, a punteggio pieno e senza aver ancora subito gol. Nonostante fossero considerati quasi unanimemente tra i principali favoriti per la vittoria anche in Champions, non era scontato che riuscissero a dimostrarlo subito sul campo con questa chiarezza.

 

 

Tags : champions leaguechampions league 2018-19juventusManchester United

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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