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Il calciatore di marzo 2021: Luis Muriel
02 apr 2021
02 apr 2021
Stavolta è l'attaccante dell'Atalanta a vincere il premio “Calciatore del mese AIC”.
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Con i due gol segnati a marzo contro Crotone e Spezia, Luis Muriel ha battuto il suo record personale di reti in una singola stagione. È arrivato a 20 (di cui 16 in Serie A, meno solo di Lukaku e Cristiano Ronaldo) contro le 19 dello scorso anno, quando

la distanza tra le nostre aspettative e la realtà. Forse è stato questo piccolo traguardo personale, o il momento particolarmente positivo dell’Atalanta (che nel 2021 ha vinto 10 delle 14 partite disputate in campionato), in ogni caso Muriel, a quasi 30 anni e dopo 8 stagioni in Serie A, sembra finalmente essere riuscito a fugare ogni dubbio sul suo status da

proprio nelle ultime settimane. È arrivata la notizia del forte interessamento dell’Inter per il calciomercato di quest’estate in prima pagina della

, poi la benedizione di Arrigo Sacchi che, pur rimproverandogli ancora una certa staticità senza palla,

il suo “talento immenso”: «Lo vedete quando ha il pallone tra i piedi o quando calcia? Ha una tecnica pazzesca! Ecco, quella tecnica deve essere supportata dal movimento costante e continuo».

 

Nel suo piccolo anche la vittoria di questo premio, che è assegnato sulla base dei voti di tutti i calciatori professionisti di Serie A, B e C iscritti all’AIC, è un’altra dimostrazione della nuova percezione di Muriel. L’attaccante colombiano, infatti, ha battuto la concorrenza di Lorenzo Insigne, che con tre gol e un assist a marzo ha cementificato ancora di più

del Napoli; di Milan Skriniar, che ha segnato il gol decisivo proprio contro l’Atalanta e la cui rinascita ha contribuito in maniera decisiva alla ritrovata solidità dell’Inter; e di Nwanko “Simy”, che come un fiore primaverile è sbocciato a marzo

(cioè quasi la metà dei 13 che ha segnato in campionato) in appena 4 partite. Quello appena passato non è stato nemmeno il mese più pirotecnico di Muriel, che ha vissuto momenti in questa stagione in cui sembrava poter segnare

. L’attaccante colombiano non ha giocato da titolare le due partite più difficili, contro l’Inter e il Verona, e ha segnato i suoi due gol contro due squadre della parte bassa della classifica, uno di questi sfruttando uno scivolone di Golemic che lo ha messo da solo davanti a Cordaz. Non è stato uno di quei mesi in cui Muriel ti fa mettere le mani in testa a ogni palla giocata e questo, per paradosso, ci dice ancora di più di quanto ormai sia considerato.

 

Nella stagione della cessione del “Papu” Gomez e del tramonto di Ilicic, Muriel si è preso in maniera lenta e graduale il ruolo del giocatore da cui ci si aspetta qualcosa di diverso e che ha il compito implicito di dare qualcosa in più al sistema di Gasperini. E il fatto che questo sia ormai diventato la

è la notizia in più che ci porta marzo. Non che Muriel non ci faccia ancora mettere le mani in testa con le sue giocate. Nella partita contro l’Inter, in cui l’Atalanta

a penetrare il sistema difensivo di Conte, Muriel ci ha messo una ventina di minuti a creare le due migliori occasioni della partita dei bergamaschi. Prima cercando di mettere il pallone tra le gambe di Handanovic dal lato destro dell’area di rigore con un tiro dall’angolo impossibile, poi servendo Toloi con un passaggio solo leggermente lungo dopo aver sbalzato via Gagliardini con una progressione partita da centrocampo che assomigliava davvero a una cavalcata.

 



 

Ma se trasformare il piombo in oro in pochi minuti è una qualità che già gli riconoscevamo, è nuova invece la capacità di mantenere alto il livello sull’arco di più partite, di saper portare dalla propria parte anche incontri in cui non gli riesce tutto. E se contro il Crotone è stata la fortuna ad aiutarlo a trovare il gol dopo un paio di clamorose occasioni sparate sul busto di Cordaz, contro lo Spezia invece è stata proprio una delle sue giocate a fiaccare definitivamente l’intensità della squadra di Italiano dopo un primo tempo molto difficile. Muriel ha raccolto una torre di Gosens troppo arretrata al limite dell’area aggiustandosi il pallone solo una volta, e poi lo ha calciato come se fosse in spiaggia con un Super Santos e in porta ci fosse suo cugino di 10 anni.

 



 

Ma non è stata una sensazione momentanea: quando gioca Muriel il pallone sembra più leggero e le azioni dell’Atalanta sembrano andare a un’altra velocità, proprio come succedeva prima con Gomez, e prima ancora con Ilicic. Muriel non è ancora del tutto l’attaccante titolare dell’Atalanta ma non è più nemmeno il supersub che era considerato a inizio stagione, quando qualcuno ancora pensava che i suoi gol fossero dovuti alla stanchezza degli avversari nei minuti finali. Quello che è pacifico, ormai, è che quando gioca Muriel è

. E non c’entra solo la stagione opaca di Duvan Zapata.

 

Muriel è cresciuto per sottrazione e addizione al tempo stesso, scegliendo con più parsimonia i momenti in cui scende tra le linee o si allarga per puntare l’avversario palla al piede, e aggiungendo movimenti senza palla da prima punta pura - tagli in profondità ad attaccare il primo palo per liberare lo spazio alle proprie spalle, ad esempio. Lo ha fatto con intelligenza, capendo quando concentrarsi sulla profondità (quando per esempio ha giocato da unica punta contro il Crotone) e quando invece venire più incontro tra le linee, accettando il contatto con i difensori alle spalle (quando ha giocato più da trequartista di sinistra, contro Spezia e Inter). Sembra anche meno ossessionato dalla porta, più maturo nella visione di gioco, come se non si curasse più troppo di mettere il proprio nome sul tabellino dei marcatori. Forse è questo quello che intende

che la sua crescita è “merito di Gasperini”: «In questo anno e mezzo che sono a Bergamo mi ha chiesto di non cercare solo la fase della finalizzazione ma anche di fare il rifinitore. Duvan Zapata l'anno scorso aveva fatto tanti assist e anche io sono contento di aiutare i miei compagni a segnare».

 



 

Ma il dato più sconcertante della stagione di Muriel, inevitabilmente, rimane il numero di gol. Prima di questi due anni a Bergamo, Muriel appariva nelle partite di Serie A come un’epifania che ci ricordava dell’incompiutezza del suo talento, di cosa sarebbe potuto essere se solo avesse voluto. Adesso che il suo talento si è compiuto, però, siamo di fronte a un giocatore inaspettato: non un’ira di dio che inclina il campo a suo piacimento e che dribbla quando vuole, ma un giocatore che accanto alle sue giocate ci ha messo un talento nella finalizzazione che in pochissimi altri hanno. In Serie A solo Destro e Mertens fanno meglio di lui nella conversione degli Expected Goals in reti, ma con circa la metà sia degli xG avuti a disposizione che dei

effettivamente segnati (Muriel al momento è a 15 da 10.3 xG). Il suo tasso di efficienza è migliorato anno dopo anno, fino quasi a raddoppiare rispetto a cinque anni fa (dallo 0.80 della prima stagione alla Sampdoria all’attuale 1.46), e adesso in pochi possono dire di poter stare al suo livello. E questo è anche l’aspetto più incredibile dell’intera vicenda perché, se pensiamo a Muriel, la finalizzazione non è certo la prima cosa che ci viene in mente.

 

Muriel è la leggerezza con cui supera gli avversari con un solo tocco d’esterno, i tiri con cui sembra dare un’altra consistenza al pallone, i cambi di passo che trasformano gli avversari in fermi immagine. Ma questo marzo ci ha anche restituito un giocatore che con i suoi limiti sa giocare da prima punta, difendere il pallone spalle alla porta, farsi un taglio inutile in profondità solo per far ricevere il compagno alle spalle. Tutte quelle cose faticose e solo apparentemente inutili, con cui però le sue giocate risaltano ancora di più.

 

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