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Fabio Barcellona
Il Liverpool è tornato sulla terra
28 gen 2021
28 gen 2021
Nelle ultime quattro partite di Premier ha segnato zero gol.
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Fabio Barcellona
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Prima del Boxing Day, il Liverpool era comodamente in testa alla Premier League con 31 punti in 14 partite. Aveva 4 punti di vantaggio sul Leicester e, rispettivamente, 5 e 8 punti in più di Manchester United e Manchester City, che avevano però giocato una partita in meno. Certo, c’era stata la disastrosa serata al Villa Park, quando i “Reds” avevano perso la loro unica partita in Premier League subendo un incredibile 7-2 dall’Aston Villa, ma il rendimento complessivo aveva permesso di derubricare la notte di Birmingham ad un doloroso incidente di percorso.

 

La prima partita in programma dopo Natale era quella in casa contro il West Bromwich Albion penultimo in classifica con soli 7 punti e reduce dal cambio in panchina tra Slaven Bilic e “Big Sam” Allardyce. Il tecnico inglese aveva impostato per la sua squadra una partita puramente difensiva, schierando due linee da 5 giocatori molto basse a protezione del portiere Johnstone. A fine partita il Liverpool aveva avuto un vertiginoso 78% di possesso palla, ma con solamente 2 tiri nello specchio della porta su 17 tentativi, di cui più della metà da fuori area. Con soli 5 tiri, il West Bromwich Albion era invece riuscito a centrare la porta avversaria 3 volte - più della squadra di Klopp - e con un gol nel finale aveva pareggiato la rete dell’iniziale vantaggio realizzata da Mané. Era il primo pareggio interno del Liverpool ad Anfield Road dopo 7 vittorie di fila.

 

Quello di Manè è rimasto l’ultimo gol realizzato dal Liverpool in campionato. Nelle successive quattro partite di Premier gli uomini di Klopp non sono più riusciti a segnare e la sconfitta interna contro il Burnley, la prima in casa dopo quasi 4 anni e 68 partite di campionato, ha aperto in maniera chiara la crisi del Liverpool, scivolato in classifica addirittura al quinto posto, a 7 punti dalla capolista Manchester City. Un distacco frutto dei due pareggi e delle due sconfitte collezionate dopo l’1-1 contro il WBA. Prima della sconfitta contro il Burnley, c’erano stati il pareggio esterno a Newcastle, la sconfitta per 1-0 a Southampton e lo 0-0 casalingo nel big match contro il Manchester United. Domenica, come se non bastasse, il Liverpool è stato eliminato anche dalla FA Cup, perdendo 3-2 all’Old Trafford contro la squadra di Ole Gunnar Solskjaer. La passata stagione dopo 19 partite la squadra di Klopp aveva ottenuto 55 punti, grazie a un ruolino incredibile di 18 vittorie e un pareggio, mentre quest’anno allo stesso punto del campionato i punti sono 21 in meno.

 



La prima cosa che viene in mente pensando ai problemi del Liverpool è il grave infortunio occorso a Virgil Van Dijk nel derby contro l’Everton alla quinta giornata di campionato, che ha privato Jurgen Klopp di un giocatore chiave per l'intera architettura della squadra in ogni fase di gioco. A questo si deve aggiungere l'infortunio del compagno di reparto Joe Gomez, fermatosi alla settima giornata per un grave problema al tendine rotuleo. Infine, anche Joel Matip è stato vittima di frequenti stop fisici, riuscendo a garantire solo 9 presenze in campionato. Le assenze nel reparto arretrato hanno costretto Jurgen Klopp a rinunciare all’apporto in mezzo al campo di Fabinho, impiegato stabilmente come difensore centrale.

 

Oltre a Matip, a far coppia con il brasiliano al centro della difesa sono stati il ventitreenne Nathaniel Phillips – utilizzato in 3 partite – e il diciannovenne Rhys Willams, partito titolare in 2 match di Premier League e in 4 di Champions League. Nel 2021, col ritorno in campo di Thiago Alcantara contro Southampton e Manchester United, Klopp ha addirittura arretrato il capitano Jordan Henderson al fianco di Fabinho.

 

Sul piano generale il rendimento difensivo del Liverpool non pare avere troppo risentito dei grossi problemi fisici dei difensori. In Premier League, dall’infortunio di Van Dijk, i “Reds” hanno subito 11 gol in 15 partite, una media inferiore a quella della passata stagione, in cui il Liverpool aveva subito 33 reti in 38 match di campionato. Paradossalmente, nelle uniche quattro partite in campionato giocate da Van Dijk, avevano invece subito l’enormità di 11 gol – 7 dall’Aston Villa e 3 nel vittorioso esordio casalingo contro il Leeds United.

 

Nonostante l’inizio molto complicato, in questa stagione i tiri concessi in open play sono diminuiti, passando da 6.9 a 6.2 a partita, così come gli xG concessi in open play, ridotti da 0.95 a 0.77 a partita. La qualità dei tiri concessi su azione non è cambiata troppo, scendendo ad 0.14 xG per tiro a 0.12 xG per tiro. Sembra quindi che dal punto di vista della produzione offensiva avversaria, il Liverpool non abbia pagato troppo l’assenza di Van Dijk e Joe Gomez.

 

Certo, l’ultima partita giocata in FA Cup contro il Manchester United non può avere lasciato tranquillo Jurgen Klopp sulla solidità complessiva della sua difesa. In vantaggio di una rete i Reds sono apparsi troppo sbilanciati e vulnerabili al contropiede che ha portato al gol del pareggio di Greenwood. Inoltre il secondo e il terzo gol degli uomini di Solskjaer hanno origine da errori individuali piuttosto evidenti di Rhys Willams e Fabinho.

 

Ampliando un po’ lo sguardo sui meccanismi generali di recupero palla, sembra che il Liverpool sia meno intenso ed aggressivo nella riconquista del pallone. La passata stagione recuperava mediamente 3.2 palloni in più in zona offensiva (20 recuperi offensivi nel 2019/20, 16.8 quest’anno) e il PPDA si è alzato di quasi un’unità. L’assenza di Van Dijk e dalla sua capacità di tenere alta e compatta la squadra può avere influito in maniera diretta sul calo del recupero palla offensivo.

 

Tuttavia, un consistente effetto indiretto dell’infortunio del centrale olandese e dei suoi compagni di reparto è quello di avere spostato Fabinho al centro della difesa, privando il centrocampo del giocatore che tra i titolari era quello che nella precedente stagione effettuava più contrasti in ogni zona del campo (3.3 p90) e nel terzo offensivo (0.56 p90) e che intercettava più palloni.

 



Dall’ultimo gol segnato – quello di Manè contro il WBA il 27 dicembre – il Liverpool ha tirato 87 volte senza mai realizzare una rete, producendo più di 9 xG. Al termine della partita con il Burnley, Jurgen Klopp ha parlato esplicitamente di problemi nel

nell’ultimo terzo di campo.

 

Il numero di reti segnate in questa stagione (1.95 a partita) è in calo rispetto alla precedente, quando i “Reds” segnvano 2.24 reti a partita in Premier League. Depurando il dato da rigori ed autogol la differenza è ancora più evidente: 2.05 gol a partita nel 2019/20, 1.58 nel 2020/21. Il Liverpool segna di meno, ma gli xG prodotti non sono affatto diversi da quelli della scorsa stagione. La squadra di Klopp produce 2.17 xG a partita, contro i 2.24 xG della passata stagione. Anche i tiri a partita non differiscono di molto e sono passati da 15.4 a 15.7 per match.

 

A fare la differenza è quindi lo scarto tra i gol effettivamente segnati e quelli attesi. La percentuale di conversione, cioè la percentuale di gol sui tiri effettuati, è scesa dal 13.5% al 10.3%.

 


Il grafico con le medie mobili degli xG degli ultimi 2 anni mostra trend piuttosto stabili. Gli xG prodotti, dopo il boom forse insostenibile pre-lockdown sembrano essersi stabilizzati. Le prestazioni difensive mostrano addirittura un leggero miglioramento.


 

 

Ma non è solo la precisione degli attaccanti a calare drasticamente rispetto alla scorsa stagione. Anche il numero degli assist è diminuito, passando da 1.82 a 1.11 a partita. Gli expected assist sono calati invece da 1,36 a 1,24. In questo dato pesa il calo che stanno avendo i maggiori creatori di gioco del Liverpool, ovvero i due terzini e i tre attaccanti.

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Nella passata edizione della Premier League Trent Alexander-Arnold è stato secondo solamente a Kevin De Bruyne nel numero di assist messi a referto (13). Il terzino inglese ha concluso la stagione con ben 87 passaggi chiave, dietro al solito De Bruyne e a Jack Grealish dell’Aston Villa. Quest’anno è giunto a metà stagione con soli 2 assist e 28 passaggi chiave. Pur considerando che ha saltato 2 delle 19 partite giocate, il calo è piuttosto evidente. Una spiegazione può essere individuata nel diverso ambiente tattico in cui il terzino si è trovato a giocare dopo l’infortunio di Virgil Van Dijk. Lo spostamento di Fabinho nel ruolo di difensore centrale ha trascinato, a catena, altre variazioni delle posizioni in campo. In particolare, nella catena laterale di destra, la posizione di mezzala è stata abbandonata dal capitano Jordan Henderson, impiegato ora davanti alla difesa al posto di Fabinho e occupata da giocatori con minori caratteristiche difensive.

 

La posizione assunta generalmente da Jordan Henderson in fase offensiva - alle spalle delle continue avanzate di Alexander-Arnold – era fondamentale per stabilizzare la struttura della squadra in transizione difensiva. Dopo l’infortunio di Van Dijk, fatta eccezione per un paio di partite giocate con il 4-2-3-1, Jurgen Klopp ha utilizzato come mezzala destra vari giocatori: Wijnaldum, Milner, Shaqiri e, più frequentemente, Curtis Jones, nessuno dei quali in grado di fornire il contributo di Henderson nel posizionamento difensivo preventivo.

 

Per questo motivo Alexander-Arnold è meno libero in fase d’attacco, avendo maggiori responsabilità in fase di transizione difensiva. Un esempio lampante viene dalla partita pareggiata ad Anfield Road contro il Manchester United. In quell’occasione ad occupare il ruolo di mezzala destra era Shaqiri, con Thiago Alcantara in posizione di mediano. Per difendere contro le ripartenze di Rashford, schierato da Solskjaer come esterno sinistro e difficilmente contrastabile da Shaqiri, Alexander-Arnold ha assunto in maniera costante una posizione più prudente in fase di possesso palla, alzandosi ad occupare l’ampiezza in un secondo tempo e solo dopo che il possesso consolidato aveva abbassato a sufficienza la difesa avversaria.

 


La posizione prudente di Alexander-Arnold ad inizio azione contro il Manchester United.


 

In aggiunta, le prestazioni di Alexander-Arnold sembrano risentire della mancanza del contributo offensivo di Virgil Van Dijk. In questi anni il difensore olandese è stato fondamentale per le sue doti di play-making

In particolare il suo contributo nel muovere e disordinare le difese avversarie si è concretizzato essenzialmente attraverso due tipologie di passaggi: i filtranti taglia linee e i lunghi passaggi in diagonale dalla sua posizione di centro sinistra verso l’estrema destra. Questa tipologia di passaggi non è invece esattamente nelle corde di Fabinho e il suo contributo in queste categorie di passaggi, che sono stati fondamentali per il gioco offensivo del Liverpool, è ridotto rispetto a quello di Van Dijk.

 



 

L’assenza delle doti di play-making di Van Dijk, oltre a influenzare tutta la manovra offensiva del Liverpool, può avere avuto delle ripercussioni sulla produzione offensiva di Alexander-Arnold, il principale destinatario dei lanci lunghi in diagonale verso destra del centrale olandese. Sull’altra fascia del campo, il minor calo delle prestazioni offensive di Robertson sembra confermare, in controluce, l’origine tattica del diminuito rendimento offensivo di Alexander-Arnold.

 



Come detto, al termine della partita persa con il Burnley Jurgen Klopp ha identificato le difficoltà della squadra nell’affrontare difese particolarmente basse e compatte individuando nel decision-making nell’ultimo terzo di campo il problema più urgente da affrontare. Nelle ultime 5 partite il Liverpool ha avuto un dominio territoriale (percentuale di passaggi nella metà campo offensiva) del 54.6%, 3 punti percentuali in più della sua media in Premier League; ha completato 176 passaggi nell’ultimo terzo di campo (141 la media in campionato) e ha effettuato più di 22 passaggi precisi in area, 6 in più della media.

 

Ma tale dominio quantitativo ha scontato una drastica diminuzione della qualità delle occasioni create su azione, con l’xG medio per tiro su azione precipitato dalla 0.156 delle prime 14 partite allo 0.121 delle ultime 5. Di conseguenza, pur tirando mediamente più che nel resto del campionato, il numero di tiri nello specchio si è praticamente dimezzato, passando da 6.5 a 3.2. I problemi sottolineati da Klopp trovano riscontro nella bassa qualità dei tiri presi nelle partite di Premier League nell’ultimo mese e, in maniera più ampia, nella riduzione degli assist dei propri giocatori migliori.

 


Contro il Southampton il Liverpool si trova in una favorevolissima situazione di 4 vs 3, ma errori nella lettura degli spazi d’attaccare e nei tempi di gioco, impediscono ai Reds di sfruttare la ghiotta occasione, senza nemmeno giungere al tiro.




A questi problemi se ne aggiungono anche altri, forse più banali, di esecuzione in fase di rifinitura e finalizzazione.

 

Le difficoltà del Liverpool contro le squadre che difendono basso e gli lasciano il pallone non sono certo un’assoluta novità. Si erano già viste ad alti livelli, nella Champions League della passata edizione, nelle partite contro il

e l’

. Sebbene l’evoluzione tattica della squadra di Klopp abbia ampiamente diversificato le possibilità offensive dei Reds, la possibilità di attaccare subito dopo la riconquista di un pallone o in spazi ampi rimane l’arma migliore per sfruttare la velocità dei propri attaccanti, a cui quest’anno si è aggiunto l’incredibile dinamismo di

, fermato però da un infortunio dopo un ottimo inizio.

 

Contro squadre che abbassano la linea difensiva per negare la profondità e che rinunciano alla costruzione dal basso per negare la possibilità di riconquista del pallone con il pressing, il Liverpool deve utilizzare altri meccanismi per creare pericoli alla porta avversaria. Contro questo tipo di difese Klopp tende a utilizzare le catene laterali e i cross, specialmente quelli tesi e veloci alle spalle della linea difensiva avversaria. Rimane la squadra che cerca maggiormente il cross in Premier League (16.3 ogni 90 minuti) e viene inoltre ricercato l’attacco rapido del lato debole e l’utilizzo di lanci lunghi e di filtranti per rompere il blocco basso avversario.

 

Tra le squadre di vertice il Liverpool è quella che effettua più lanci lunghi, fidandosi anche della capacità di generare, in caso di insuccesso, seconde palle che è capace di attaccare e recuperare. Ma, contro i blocchi estremamente bassi e compatti, l’arma più usata rimane il filtrante verso il trio d’attacco e la successiva ricerca di combinazioni corte, rapide e dirette tra le tre punte. La precisione tecnica in velocità e sullo stretto, e quella dei tempi di smarcamento e attacco della profondità negli spazi angusti di difese dense e affollate è quindi fondamentale per il successo della fase offensiva del Liverpool. E, nell’ultimo mese, a mancare è stata proprio la brillantezza necessaria per manovrare con velocità, precisione e incisività contro i blocchi bassi proposti dagli avversari.

 

In una stagione anomala, caratterizzata da una preparazione pre-campionato ridotta, elevata frequenza degli impegni agonistici con conseguente riduzione del tempo degli allenamenti e assenze per positività al COVID-19, l’efficienza atletica dei calciatori è certamente influenzata negativamente e la brillantezza perduta dei giocatori di Klopp potrebbe essere in parte spiegata anche con un calo delle prestazioni fisiche.

 



La serie di 4 partite giocate senza realizzare reti è coincisa con l’ingresso in squadra di Thiago Alcantara, entrato in campo a 17 minuti dalla fine a Newcastle e titolare contro Southampton, Manchester United e Burnley.

 

Dopo il suo esordio di settembre con il Chelsea, lo spagnolo era stato fermato dalla positività al Coronavirus e da un brutto infortunio al ginocchio al suo rientro contro l’Everton. La sua stagione è quindi praticamente iniziata a gennaio. Nelle quattro partite giocate dal primo minuto (le tre in Premier e quella in FA Cup con lo United) Thiago è stato schierato come mediano davanti alla difesa. Non ha fatto mancare il suo contributo in fase di recupero palla: è il centrocampista del Liverpool che tenta più contrasti dopo James Milner e quello che intercetta più palloni dopo Naby Keita. La sua comprensione del gioco rende ottimo il suo posizionamento senza palla e le sue letture in fase di riaggressione. Le sue doti in questa fase del gioco sono forse sottovalutate e, in ogni caso, perfettamente coerenti con lo stile di recupero palla del Liverpool.

 

In fase offensiva è stato coinvolto in zone piuttosto basse del campo, spesso al fianco dei centrali e talvolta bypassato dalla manovra esterna dei “Reds”. Con il suo acquisto Jurgen Klopp si è regalato, oltre che un assoluto top-player, un centrocampista completamente diverso da quelli in rosa, funzionale ad acquisire un maggior controllo del gioco, ad aumentare la qualità delle giocate tra le linee e a manipolare i tempi della manovra offensiva e le strutture difensive avversarie. Probabilmente nelle intenzioni di Klopp - che potrebbe anche avere pensato ad un utilizzo da mezzala di Thiago, reso adesso complesso dalle tante assenze tra i giocatori in rosa – l’ex Bayern potrebbe costituire buona parte della soluzione ai problemi offensivi contro le difese chiuse.

 

Non certo un compito tattico semplice e banale in una squadra fortemente caratterizzata tatticamente, che ha costruito molte delle sue fortune sul gioco ad alti ritmi anche a costo di perdere il controllo. Quattro partite di fila, 438 minuti e 87 tiri senza segnare sono senz’altro un’anomalia per il Liverpool, spiegabile anche con la casualità. Tuttavia è evidente come la squadra di Klopp, soprattutto nell’ultimo mese, faccia fatica a esprimersi a quel livello di intensità che ne ha caratterizzato i recenti successi. Un modo in cui potrebbero provare a migliorare le prestazioni è investendo nel mercato di gennaio su un difensore centrale in grado di dare maggiore stabilità a una linea arretrata che non sembra affidabilissima nei giovani Philipps e Rhys Williams e che eviti di costringere ad utilizzare con continuità Fabinho o addirittura Jordan Henderson in difesa.

 

Per risolvere i problemi creativi nell’ultimo terzo di campo, ma anche di esecuzione in fase di rifinitura e finalizzazione, potrebbe bastare un miglioramento della condizione fisica generale, difficile però da prospettare in una stagione unica e compressa come questa. Per una squadra intensa e che anche in spazi stretti punta molte delle proprie possibilità offensive su combinazioni ad alta velocità che richiedono precisione tecnica e dei tempi di smarcamento e attacco della linea difensiva avversaria, la piena freschezza atletica degli interpreti è fondamentale per rendere

le complesse azioni progettate. Un grosso aiuto potrebbe giungere da Thiago Alcantara, la cui capacità di muovere il pallone per disordinare le strutture difensive avversarie, potrebbe dare una nuova dimensione all’attacco del Liverpool, specie contro i blocchi difensivi densi e bassi.

 

Buona parte del prossimo lavoro di Jurgen Klopp dovrà essere dedicato a integrare le caratteristiche di Thiago in un sistema collaudato da anni, cambiandolo per rispondere meglio ad avversari che sempre più spesso decidono di negare ogni spazio all’attacco del Liverpool. Stasera Klopp affronterà Mourinho, in una sfida già decisiva per non perdere troppo terreno dalle squadre di Manchester, e c’è da essere certi che per l’allenatore tedesco sarà, ancora una volta, una sfida contro un muro difensivo. Sarà davvero interessante vedere come andrà a finire.

 

 

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