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L'Atletico ha messo in luce tutti i difetti del Liverpool
19 feb 2020
19 feb 2020
La squadra di Klopp non ha mai tirato in porta.
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Foto di Roland Krivec/DeFodi Images
(foto) Foto di Roland Krivec/DeFodi Images
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Il Liverpool non perde in Premier League da oltre un anno - da uno scontro diretto con il Manchester City a inizio 2019 rivelatosi poi decisivo per disperdere il vantaggio accumulato fino a quel momento sulla squadra di Pep Guardiola - negli ultimi quattro mesi ha messo in fila 17 vittorie, ha subito un solo gol nelle ultime undici partite, eppure il suo percorso in Champions League è stato più accidentato di quanto non dicano questi numeri. I “Reds” hanno esordito con una sconfitta al San Paolo contro il Napoli, poi hanno vinto ad Anfield contro il Salisburgo, ma dopo aver subito, in vantaggio di tre gol, la rimonta degli austriaci fino al 3-3 e infine non sono riusciti a battere il Napoli nemmeno al ritorno, pareggiando per 1-1. Forse è proprio studiando le debolezze mostrate dal Liverpool in queste partite che l’Atlético Madrid è riuscito a inchiodare la squadra di Klopp su alcuni dei problemi che aveva già avuto contro il Napoli, soprattutto nella sfida di ritorno ad Anfield. In quel caso, il Liverpool era andato presto in svantaggio e aveva dovuto controllare la palla per quasi tutto il tempo nella metà campo del Napoli, trovandosi in difficoltà ad alzare il ritmo del palleggio e a crearsi spazi manovrando. Al Wanda Metropolitano, lo stadio in cui aveva sollevato la coppa la scorsa stagione battendo in finale il Tottenham, i “Reds” sono andati in svantaggio subito, prima ancora di quanto era capitato contro il Napoli, e hanno creato presto le condizioni per una tipica gara dell’Atlético Madrid di Simeone, quella cioè in cui presidia militarmente la sua metà campo e può permettersi di attaccare una volta ogni tanto, quando il recupero palla crea le condizioni per andare velocemente verso la porta avversaria. L’Atleti è passato in vantaggio al termine del suo primo attacco della partita, un’azione che sintetizza i punti principali del suo piano offensivo. Simeone aveva ovviamente scelto di non prendersi rischi in costruzione e di arrivare subito nella trequarti avversaria, o appoggiandosi ai duelli aerei di Morata o aprendo il gioco con un lancio sulle fasce. A portare per la prima volta la sua squadra nei pressi dell’area del Liverpool, sulla destra, è stata una conduzione di Ángel Correa dopo un duello aereo vinto da Morata. Portata la palla negli ultimi metri, l’Atleti rifiniva l’azione cercando la superiorità numerica ai lati con i suoi terzini, alzati anche contemporaneamente in posizioni avanzate. Il calcio d’angolo che ha permesso a Saúl di segnare l’unico gol della partita è arrivato dopo tre cross dei terzini, uno di Renan Lodi e due di Vrsaljko, l'ultimo dei quali è stato mandato in angolo da una spazzata imprecisa, in controbalzo con il destro, di van Dijk. In svantaggio di un gol dopo appena quattro minuti, il Liverpool si è trovato a giocare la peggior partita possibile contro l’Atlético Madrid. I problemi che avrebbe creato il sistema difensivo dell’Atleti, però, erano già stati anticipati dalla prima azione manovrata dei “Reds”, con il punteggio ancora sullo 0-0. Anche se la struttura della prima costruzione, con entrambe le mezzali (Wijnaldum e Henderson) basse per ricevere ai fianchi delle punte dell’Atleti, era più prudente rispetto a quella adottata nel resto della partita, le idee alla base erano le stesse che hanno modellato la manovra dei “Reds” anche dopo lo svantaggio. Ovvero orientare la prima uscita a sinistra, verso Wijnaldum, senza alzare subito Robertson, in modo da far circolare la palla da quel lato e attirare la pressione dell’Atleti, e poi cercare, soprattutto con van Dijk, il cambio di gioco nello spazio che nel frattempo si era creato sulla fascia opposta. L'obiettivo del cambio di gioco era ovviamente Alexander-Arnold, e a creargli lo spazio era Salah, che stringendo la posizione attirava il terzino sinistro dell’Atleti (Renan Lodi) e apriva il corridoio sulla fascia al terzino inglese. Il Liverpool ha cercato proprio questo sviluppo con la sua prima azione manovrata ma il cambio di gioco di van Dijk è stato impreciso ed è finito sul fondo, una sorta di presagio delle difficoltà che avrebbero incontrato i “Reds” nel resto della partita.

Dopo una prima circolazione a sinistra, van Dijk cerca di aprire il gioco su Alexander-Arnold ma il suo lancio è troppo lungo e finisce sul fondo.

Dopo aver subito il gol di Saúl, il Liverpool ha controllato la palla per quasi tutto il tempo, riuscendo però solo in pochissime occasioni a disordinare la struttura granitica dell’Atleti e avendo a volte anche problemi a raggiungere la trequarti, nonostante la squadra di Simeone si difendesse piuttosto in basso. In parte era dovuto al particolare sviluppo della manovra previsto da Jürgen Klopp che, com’è noto, non prevede un palleggio insistito in zone centrali ma fa risalire la palla dalle fasce, dando molte responsabilità ai terzini, non solo in rifinitura ma anche nelle fasi preparatorie. Di solito il più sollecitato è Alexander-Arnold, che però ieri è stato abbastanza impreciso - 3 cross riusciti su 17 e una sola occasione creata - e non veniva trovato facilmente. Per disporre della sua qualità di calcio nelle zone in cui viene definita la manovra, Klopp chiedeva ad Alexander-Arnold di avanzare presto, allontanandosi dal difensore centrale dal suo lato (Gomez), e faceva muovere davanti a lui la mezzala più vicina (Henderson) per dargli un’ulteriore linea di passaggio in verticale oltre a quelle create dal tridente offensivo. A occuparsi dell’uscita della palla da dietro erano infatti gli altri due centrocampisti, Wijnaldum e Fabinho, che con diversi movimenti in base alla posizione della palla si alternavano nell’affiancare i difensori centrali (van Dijk e Gomez) e nel presidio dello spazio davanti a loro. Con la palla a sinistra, era Wijnaldum che si abbassava di fianco a van Dijk, mentre Fabinho restava al centro. Con la palla a destra, Fabinho poteva invece abbassarsi di fianco a Gomez o in mezzo ai due centrali, mentre Wijnaldum si spostava al centro. Nonostante i movimenti studiati per costruire in superiorità numerica rispetto alla prima linea di pressione dell’Atleti, formata dalle due punte (Morata e Correa), la palla non usciva sempre pulita e anche raggiungere la trequarti poteva diventare complicato per il Liverpool. Nell’occasione qui sotto, al 25’, Fabinho si era spostato in mezzo ai difensori centrali e Wijnaldum era il vertice alto del rombo di costruzione. Vicino a lui era rimasto Henderson, che però, normalmente, non interveniva sul primo possesso e avanzava per dare continuità all’azione muovendosi davanti ad Alexander-Arnold, il principale riferimento in uscita dalla difesa. Gomez ha quindi provato a raggiungere Alexander-Arnold nonostante la distanza tra di loro fosse ampia e il passaggio è stato intercettato da Lemar. Quel recupero ha attivato una ripartenza dell’Atleti conclusa con un tiro di Morata in area sulla sinistra, l’ultimo tiro in porta della partita, arrivato appena al minuto 26.

L’assenza di tiri in porta è il dato che sottolinea meglio le difficoltà offensive del Liverpool. Da quando c’è Klopp era capitato solo un’altra volta, nella sconfitta contro il Napoli ai gironi della scorsa Champions League. I “Reds” hanno creato solo tre situazioni promettenti: un tiro di Salah vicino al dischetto del rigore al 35’, deviato in angolo con la testa da Felipe; un colpo di testa di Salah al 53’ finito fuori, al termine di una lunga azione iniziata con un calcio di punizione laterale che aveva permesso a van Dijk di restare a fare il centravanti per un minuto buono, agevolando lo smarcamento di Salah dietro Savic; e un tiro al volo di Henderson al 73’, forse l’occasione migliore per i “Reds” in tutta la partita. In quel momento Klopp aveva già sostituito sia Mané che Salah, scegliendo di finire la partita con un 4-2-3-1 che prevedeva Origi come centravanti, Firmino alle sue spalle e Oxlade-Chamberlain e Henderson (e poi Milner) come esterni. La nuova disposizione ha subito agevolato la manovra all’interno dello schieramento dell’Atleti, creando una buona occasione con il tiro all’altezza degli undici metri di Henderson. A portare i “Reds” nell’area avversaria, dopo aver allungato le linee dell’Atleti e aver spinto all’indietro la sua difesa, era stato un passaggio in diagonale di Alexander-Arnold verso Firmino, subito a suo agio nelle nuove vesti di trequartista.

Il Liverpool ha appena cambiato sistema e riesce a trovare subito Firmino tra le linee.

La ricezione di Firmino ha quindi attivato una combinazione a destra con Origi e Henderson che ha fatto arrivare la palla in area. Vitolo ha intercettato uno scambio potenzialmente molto pericoloso tra Firmino e Henderson, ma sullo sviluppo dell’azione il centrocampista del Liverpool è riuscito a liberarsi al tiro dal centro dell’area, sul cross da destra di Origi, che aveva raccolto la palla dopo l’intervento di Vitolo. Il tiro di Henderson non ha però inquadrato la porta e nei minuti successivi i “Reds” non sono riusciti a costruirsi situazioni altrettanto promettenti. In svantaggio fin dai primi minuti, Klopp ha preferito continuare a insistere sulle direttrici di gioco preparate per la partita, senza toccare gli equilibri della manovra e rischiare di aprire il campo alle ripartenze dell’Atleti. Anche quando ha deciso di intervenire con i cambi, non ha voluto sbilanciare la squadra e prendersi di rischi che avrebbero potuto rendere ancora più complicata la partita di ritorno. Con i suoi meccanismi consolidati di riconquista della palla, il Liverpool ha tenuto in apnea l’Atleti per quasi tutta la partita e ha concesso poche occasioni in ripartenza ma, così come gli era capitato contro il Napoli, ha faticato a creare pericoli con un possesso prolungato. Di certo al ritorno l’Atleti parte da una posizione di vantaggio, ma l’esito della sfida è tutt’altro che scontato. Per la squadra di Simeone sarà più difficile resistere nella sua metà campo per tutta la partita, e il Liverpool, lo sappiamo, è capace di imprese spettacolari, soprattutto ad Anfield. Il primo atto di questi ottavi ha ribaltato i rapporti di forza tra le squadre, ma il finale è ancora tutto da scrivere.

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