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Le 7 partite più importanti dello Scudetto della Juventus
15 mag 2018
15 mag 2018
La stagione dei bianconeri è costellata di piccoli punti di svolta, tutti fondamentali per arrivare alla vittoria in campionato.
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A metà della passata stagione, nella partita interna di gennaio contro la Lazio alla ventunesima giornata, Massimiliano Allegri aveva sorpreso tutti, schierando assieme Cuadrado, Dybala, Mandzukic ed Higuain e disegnando il 4-2-3-1 che aveva accompagnato la Juventus alla conquista del suo sesto campionato di fila e alla finale di Champions League. Il cambio di modulo aveva consentito ai bianconeri di schierare contemporaneamente i suoi giocatori offensivi e aveva regalato brillantezza a una squadra reduce da una sconfitta esterna contro la Fiorentina, affrontata in modo conservativo con il vecchio 3-5-2. La campagna acquisti sembrava volere confermare che il 4-2-3-1 sarebbe stato, pur nell’estrema variabilità e fluidità delle scelte di Allegri, il modulo di riferimento anche di questa stagione. Corta nel settore degli esterni offensivi, la Juventus investiva più di 80 milioni per acquistare Federico Bernardeschi e Douglas Costa, regalando così al suo tecnico un’invidiabile possibilità di scelta nella zona di campo alle spalle del centravanti Higuain.

 

E in effetti la stagione iniziava con il 4-2-3-1 come modulo di gioco più usato. Bernardeschi e Douglas Costa, in accordo con le consolidate abitudini di Allegri, venivano inseriti con molto gradualità, ma il 4-2-3-1 restava il riferimento posizionale della squadra. All’alba della tredicesima giornata la Juventus era seconda in classifica a un solo punto dal Napoli, ma alcuni scricchiolii difensivi preoccupavano Allegri. I bianconeri avevano subito gol in 7 delle 12 partite disputate e, in particolare, in 5 delle ultime 6, subendo 2 reti da Atalanta, Lazio e Udinese e 1 da SPAL e Benevento. La Juve affrontava la Sampdoria in trasferta e Allegri schierava il consueto 4-2-3-1 con Cuadrado, Bernardeschi e Mandzukic alle spalle di Higuain. Dopo un buon primo tempo, la Juventus crollava, subendo 3 reti dai blucerchiati che i gol nel recupero di Dybala e Higuain

.

 

A fine partita Allegri dichiarava che da lì in avanti il suo lavoro si sarebbe concentrato sulla fase difensiva e che il suo obiettivo sarebbe stato quello di subire meno reti. E in effetti, in quel momento, i numeri della Juventus, erano preoccupanti per la squadra che, nella stagione precedente, aveva mostrato la fase difensiva più efficace di tutta Europa. I bianconeri avevano già subito 14 gol in 13 partite, più di uno per ogni match disputato. Anche le statistiche più avanzate certificavano il pessimo momento difensivo dalle squadra che era solo la sesta in serie A per xG subiti.

 



 

Le parole di Allegri erano seguite dai fatti: la Juventus abbandonava il 4-2-3-1 puro e da allora schierava con costanza 3 centrocampisti di ruolo. Il 4-2-3-1 ortodosso veniva abbracciato solamente nelle partite contro la SPAL (con Alex Sandro schierato come esterno sinistro offensivo) e nel recupero infrasettimanale contro l’Atalanta. Anche quando la fluidità degli schieramenti disegnava una linea di centrocampo a 4, come ad esempio, nei due scontri diretti col Napoli, era un centrocampista, quasi sempre Matuidi, talvolta Sturaro, ad allargarsi a sinistra, definendo una squadra più solida e focalizzata sulla fase difensiva.

 

Oltre all’inserimento in pianta stabile di un terzo centrocampista, cambiava l’atteggiamento tattico complessivo della squadra che di fatto abbandonava quasi del tutto ogni tentativo di difesa aggressiva e in pressing, abbassando il baricentro e scegliendo la difesa posizionale come arma privilegiata di prevenzione dagli attacchi avversari. Un atteggiamento conservativo ancora più marcato negli scontri diretti contro Napoli, Roma e Inter. Le scelte di Allegri pagavano alti dividendi: nelle successive 16 partite la Juventus teneva inviolata la porta per 15 volte, subendo solamente l’ininfluente gol di Caceres nella vittoria esterna contro il Verona, riconquistava la vetta della classifica e si avviava a vincere il suo settimo, storico, scudetto di fila.

 

La partita contro la Sampdoria ha quindi costituito un momento focale della stagione della Juventus, indirizzando pesantemente l’atteggiamento tattico dei bianconeri nel resto del campionato. Oltre a definire un punto di svolta tattico è stata importante nel definire il racconto dell’intera serie A 2017-18, con la Juve che ha assunto il ruolo il della

, opposta al gioco brillante del Napoli. Alla fine, però, Allegri ha avuto ragione, ancora una volta.

 





 



 



 



 



 



 





 



 



 



 



 



 



 



 



 





 



 



 



 



 



 



 



 



 



 

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