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Foto di Marco Bertorello / Getty Images
Calcio Fabio Barcellona 24 febbraio 2018 5'

Ma è vero che la Juventus è brutta da guardare?

Paolo ci ha chiesto una questione molto dibattuta. Risponde Fabio Barcellona.

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Cara redazione,

Credo sia la questione del momento. Senza entrare nella banale questione meglio vincere o giocare bene. Di fatto una non esclude l’altra.Ma la mia domanda è: perché la Juventus è così brutta da guardare?

 

Saluti, Paolo

 

Risponde Fabio Barcellona

 

Ciao Paolo,

La tua domanda contiene un’affermazione che per te sembra incontestabile, cioè che la Juventus sia brutta da guardare. Per considerare vera la tua affermazione dobbiamo però necessariamente assegnare dei canoni alla “bruttezza” nel calcio e anche questo, forse, non basterebbe. Non si dice forse che la bellezza – e per contrasto, in maniera forse troppo semplicistica, la bruttezza – sia soggettiva? Dovremmo quindi immaginare dei canoni universalmente accettati, o, in maniera meno ambiziosa, condivisi dalla maggior parte degli osservatori di calcio. Ma, andando ancora più a fondo, il concetto di bellezza, è applicabile al calcio e, ancora più in generale, allo sport? E infine, cosa intendiamo per bellezza?

 

Le domande che mi sono venute in mente, generate dalla tua, sono forse troppo ambiziose e non ho una risposta sicura. Provo a ragionarci su. Per rendere il discorso meno teorico e più semplice, do per scontato che esistano alcuni parametri legati alla bellezza che siano condivisi dalla maggior parte degli appassionati.

 

Immagino poi che in una partita di calcio la bellezza si esprima attraverso due strade che formalmente, sempre con la finalità di semplificare il ragionamento, possiamo distinguere, ma che in realtà sono più connesse di quanto pensiamo. La prima strada è quella del gesto tecnico. Un dribbling, un tiro, un lancio, persino un tackle, ogni gesto tecnico, esprime le doti di forza, coordinazione, destrezza e fantasia motoria dell’atleta e appaga in qualche maniera il piacere estetico dello spettatore. Tutti, o meglio, la maggior parte di noi appassionati di calcio, apprezziamo un tiro all’incrocio, un lancio millimetrico, una giocata inaspettata, una parata acrobatica.

 

La seconda strada è quella corale, più legata alla tattica, e comprende quindi il movimento collettivo e coordinato di tutti i giocatori, che definisce, in qualche maniera, lo stile di gioco della squadra. Una squadra disposta il campo in maniera armoniosa (un termine spesso legato alla bellezza), in cui i giocatori si muovono seguendo tempi corretti, creando e occupando spazi, restituisce nell’osservatore l’appagamento estetico che spesso ricerchiamo quando guardiamo una partita di calcio.

 

Ecco, se il piacere legato all’ammirazione del gesto tecnico è forse più univoco, suppongo che quello legato alle trame di gioco della squadra sia più soggettivo. Scendendo nel concreto, ovvero al campo, c’è chi apprezza maggiormente il calcio palleggiato e la manovra che, in un modo che è insieme tecnico e cerebrale, crea e occupa gli spazi (esempio estremo, il Barcellona di Guardiola) chi invece predilige un calcio veloce e diretto, iperdinamico e pieno di su e giù per il campo (storicamente le squadre di Klopp). In entrambi i casi, però, indipendentemente dallo stile scelto, è l’armonia, intesa come disposizione dinamica nel tempo e nello spazio dei giocatori, a distinguere tra una squadra bella da vedere da una che non lo è.

 

Mi spiego meglio: se in una ripartenza veloce, un attaccante sbaglia i tempi dell’attacco alla profondità e va immediatamente in fuorigioco, se nessun compagno offre una linea di passaggio utile al portatore di palla ingolfando la progressione della manovra, è difficile definire quella ripartenza come “bella”. O ancora, una manovra palleggiata in cui i giocatori non muovono e disordinano la struttura difensiva avversaria, risolvendosi quindi necessariamente in passaggi orizzontali o, comunque, inoffensivi, è di certo una “brutta” manovra. Voglio sottolineare che l’armonia spaziale e temporale non è necessariamente legata solo alla fase offensiva, ma anche a tutte le fasi giocate senza il possesso del pallone: anche osservare una difesa può appagare il nostro senso estetico.

 

Ragionando sulla bellezza nel calcio mi accorgo che la mia personale definizione di bellezza nel calcio ha molto a che fare col concetto di efficacia. Agli allenatori viene insegnato che i princìpi attorno a cui deve svilupparsi una buona fase offensiva rispondono ai criteri di armoniosa occupazione degli spazi, mobilità e imprevedibilità. La creazione delle linee di passaggio, la correttezza dei tempi di smarcamento, l’abilità nel muovere la difesa avversaria, che ho indicato come criteri esemplificativi per cercare di dare una definizione della bellezza, sono esattamente gli stessi che indicano anche l’efficacia.

 

Mi accorgo che avrei potuto cambiare i termini “bella” e “brutta”, con “efficace” ed “inefficace” senza mutare il senso profondo delle frasi.

 

Nella premessa della tua domanda, caro Paolo, dicevi di non volere entrare nel merito della questione “meglio vincere o giocare bene?”. La realtà è che la tua premessa rimane fondamentale e, senza passare per un “risultatista” ortodosso, credo che, eliminando l’imprevedibilità legata agli episodi nelle singole partite, nel lungo periodo sia impossibile vincere giocando male. Ogni allenatore lo crede, altrimenti staremmo dalle parte della scaramanzia e dell’assoluta casualità. E giocare bene significa eseguire corretti gesti tecnici e inserire gli stessi in un quadro più ampio di collegamenti tra i giocatori che devono rispettare principi inderogabili di coerenza interna ed armonia. Secondo me, alla lunga, è impossibile vincere giocando male, in maniera inefficace e quindi brutta.

 

Ma la tua domanda era più specifica e mi chiedeva della “bruttezza” della Juventus, dando per scontato che sia brutta da guardare. Da quanto ho scritto, visti i risultati ottenuti è un po’ complesso per me sostenere la tesi che la Juve sia brutta. Ma faccio uno sforzo supplementare.

 

Torno alla mia distinzione tra i due fattori che concorrono a definire la bellezza del gioco di una squadra. Il primo è il gesto tecnico e appare difficile sostenere che i giocatori della Juventus siano giocatori poco “belli”. Le doti balistiche di Pjanic, quelle realizzative di Higuain, la tecnica e la fantasia di Dybala, l’esuberanza dei tackle di Chiellini. Guardando la Juventus non è difficile trovare gesti tecnici capaci di soddisfare il piacere estetico dello spettatore.

 

Forse allora è il secondo aspetto, quello collettivo e tattico, ad essere più problematico. La Juventus non disdegna spesso un approccio reattivo alle partite e non ha problemi a privilegiare, se lo ritiene necessario, lunghe fasi di difesa posizionale. E la difesa è meno divertente dell’attacco. Nel mondo degli sport professionistici USA, si usa dire che “l’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite”. In uno sport continuo come il calcio, attacco e difesa sono intimamente collegati. Anche per questo non sono d’accordo al 100% con la seconda parte della massima, ma siamo d’accordo che è l’attacco la parte più divertente di sport come il calcio, il basket o il football americano.

 

Nella tua domanda parli di “bellezza”, ma forse sarebbe più giusto parlare di “divertimento”, che secondo me spiega meglio la questione che hai sollevato. La Juventus è una squadra talvolta conservativa, che cerca di minimizzare i rischi di una partita, e allora non è sempre divertente da guardare, ma quello della bellezza nel calcio è un discorso molto più ampio del semplice divertimento.

 

Tags : juventusla posta del cuoremassimiliano allegri

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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