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Le 15 partite che hanno definito un decennio di tennis
03 gen 2020
03 gen 2020
Match che vale la pena ricordare.
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Gli anni duemiladieci nel tennis maschile hanno portato profonde delle modifiche al gioco, oltre a una serie interminabile di partite spettacolari e di alto livello. Ho selezionato quelle che ritengo le 15 più significative del decennio, sia simbolicamente che per contenuti tecnici, tattici, fisici e agonistici: per alcune la scelta è stata doverosa, ma le esclusioni eccellenti, come in ogni lista, non mancano. Scegliere è il nostro lavoro.

15. La fine di un'era: Llodra b. Djokovic 7-6 6-2, terzo turno Parigi-Bercy 2010

Un modo triste per ricordare questo decennio è pensare che è quello che ha portato all'esitinzione dei giocatori di serve and volley puro. Ormai anche i più assidui volleatori di alto livello non possono prescindere da una qualche forma di solidità da fondocampo, una caratteristica molto più effimera in tennisti della generazione precedente come Taylor Dent, Tim Henman e soprattutto Michaël Llodra.

Nel suo feudo di Parigi-Bercy, Llodra è riuscito nell'impresa di sconfiggere Novak Djokovic qualche settimana prima dell'instaurazione della sua dittatura. Un dominio che ha alzato il livello della concezione del tennista numero uno e che ha soprattutto imposto una sterzata addirittura più marcata rispetto a Federer e Nadal verso il distacco da un tennis più classico. I sette anni di differenza di età tra Djokovic e Llodra non sono rappresentativi dell'ampissimo divario generazionale a livello tecnico-tattico tra i due: la loro sfida a fine 2010 ha forse sancito la conclusione definitiva di un certo modo di intendere il tennis che già a fatica era riuscito a resistere oltre il Duemila.


14. L'investitura: Tsitsipas b. Federer 6-7 7-6 7-5 7-6, ottavi di finale Australian Open 2019

Negli anni Duemiladieci Roger Federer ha vinto meno rispetto al decennio precedente. Eppure in questo decennio la sua incredibile longevità si è consacrata alla leggenda, assumendo caratteri mistici. È diventato quindi sempre più indispensabile individuare un successore, non necessariamente prosecutore dei record ma soprattutto di un'identità tennistica di successo.

Tramontata ormai la parabola di Grigor Dimitrov, è stato con l'esplosione di Stefanos Tsitsipas che i puristi del tennis sembrano aver trovato la loro rassicurazione. L'incontro degli ottavi a Melbourne non si è distinto per una particolare spettacolarità, forse anche con qualche leggero problema fisico per Federer. Ma è stato soprattutto il peso della partita e come Tsitsipas lo ha gestito, sia dal punto di vista tecnico che da quello della personalità, ad aver certificato la possibilità che il tennis di vertice in futuro sarà molto meno standardizzato di quanto si pensasse.

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13. L'unicità della Coppa Davis: Stepanek b. Almagro 6-4 7-6 3-6 6-3, quinto match finale Coppa Davis 2012

Proprio al tramonto del decennio, qualche settimana fa, si è svolta la prima edizione della Coppa Davis con la formula rinnovata. Tra qualche polemica e qualche necessaria modifica, da quest'anno in poi verrà sfumata l'epica classica della Davis, non più caratterizzata da incontri in cinque set e sempre con una delle due nazioni a godere del tifo casalingo.

Forse l'incontro più rappresentativo della Davis, e del contesto diverso che crea rispetto ai tornei individuali, è stato il quinto decisivo match della finale 2012 tra Spagna e Repubblica Ceca. Stepanek e Almagro arrivavano a scontrarsi con lo spagnolo che proprio in quel periodo stava vivendo il proprio apice, con tre stagioni consecutive nei primi 13 del mondo. Ma la superficie ceca e soprattutto la personalità di Stepanek, un animale da combattimento, hanno condizionato la prestazione di Almagro, incapace di reggere la pressione di un pubblico nemico.

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12. Vincere l'invincibile: Djokovic b. Nadal 7-5 6-3 6-1, quarti di finale Roland Garros 2015

L'epopea di Rafael Nadal al Roland Garros è un altro dei grandi topos del decennio, forse il record più strabiliante dello sport in assoluto. Ed è collegato anche allo spagnolo il tema della longevità: solo qualche anno prima sarebbe stato impensabile ipotizzare che Nadal avrebbe chiuso gli anni Duemiladieci con tre Roland Garros di fila, tutti dopo aver compiuto 31 anni.

In dieci anni Nadal ha vinto otto Roland Garros e a Parigi ha perso una sola partita. Un incontro in realtà non troppo sorprendente: Nadal aveva approcciato al Roland Garros 2015 senza aver vinto i grandi tornei su terra e fino alla sua rinascita, avvenuta a Montecarlo 2016, ha vissuto in quel periodo i momenti più bui della carriera. Ma anche nei quarti di finale contro Djokovic lo spagnolo non ha rinunciato al suo tratto più distintivo, il rifiuto della sconfitta. Nel primo set recupera da uno svantaggio di 4-0, annulla un set point sul 5-4 con una smorzata millimetrica e altri quattro sul 6-5, prima di cedere per 7-5 e sfilacciarsi progressivamente fino al triste doppio fallo finale. Quella di Djokovic non apparve un'impresa irrealizzabile all'epoca, ma il tempo ha restituito la giusta dimensione a quello che rimarrà un risultato storico.


11. La partita più surreale: Fognini b. Montañés 4-6 6-4 3-6 6-3 11-9, ottavi di finale Roland Garros 2011

Quello degli infortuni che condizionano di più il gioco dell'avversario rispetto a chi li subisce è un altro dei temi classici del tennis. La partita più bella ed emblematica in questo senso è stata la sfida tra Fognini e Montañés al Roland Garros 2011: forse solo un giocatore a tratti così incosciente e soprattutto così sciolto nel colpire, come l'italiano, sarebbe potuto uscire vivo da quella situazione prima di fermarsi un mese e mezzo, rinunciando a disputare i quarti di finale contro Djokovic.

In quel finale di match - nel video sopra - c'è una quantità di tensione e di stupore decisamente fuori dal comune. L'infortunio, arrivato sul 7-7 al quinto set, rovescia completamente il contesto di una partita molto lottata: Fognini abbassa il livello di tensione nella partita e lo sposta tutto su Montañés, incapace di trovare soluzioni in grado di infierire sul dolore dell'italiano. Fognini commette nove falli di piede ma annulla cinque match point con soluzioni da esibizione: il peso della responsabilità pietrifica completamente lo spagnolo che sul 9-9 regala il break decisivo di una partita dalle dinamiche irreali.


10. Lo show: Federer b. Kyrgios 7-6 6-7 7-6, semifinale Miami 2017

Quella tra le migliori versioni del decennio di Federer e Kyrgios era una sfida che prometteva il massimo dell'intrattenimento. E proprio come accaduto allo US Open 2001 nello scontro tra Sampras e Agassi, non poteva esserci sfondo migliore della cornice di pubblico statunitense per elevare al massimo il livello dello show di due partite decise da soli tie-break.

Lo scontro di Miami è perfetto per la definizione di un altro dei temi del decennio, l'incompiutezza di Kyrgios. Forse l'apparente paradosso tra la sua leggerezza e la sua efficacia non verrà mai risolto del tutto, ma proprio in virtù di questo Kyrgios ha sempre rappresentato un forte pericolo per i Big. Anche a Miami ha saputo mescolare stravaganze e determinazione, ma soprattutto i suoi errori nei momenti decisivi e negli spettacolari tie-break hanno riportato la sua particolare aura di forza e di ambiguità al cospetto della cruda realtà.

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9. La partita dei record: Isner b. Mahut 6-4 3-6 6-7 7-6 70-68, primo turno Wimbledon 2010

Per descrivere accuratamente il contenuto di questo match leggendario basterebbe leggere il punteggio e le statistiche: oltre 11 ore di partita, 216 ace (113 a 103 per Isner), 980 punti giocati (incredibilmente 502 a 478 per Mahut), il solo quinto set durato oltre 8 ore, più di ogni altra partita nella storia. E forse il numero più impressionante e significativo è quello degli ace messi a segno da Isner nella partita successiva contro de Bakker: zero.

Il fatto stesso che questo incontro si sia svolto in tre giorni e che due interi ne siano serviti solo per il quinto set ha permesso, soprattutto dopo l'interruzione sul 59-59, la creazione di quell'atmosfera di attesa che ha restituito il giusto pathos, vissuto in diretta, alla partita. In questo modo si è potuto evitare l'anonimato dei 64 primi turni e di un campo secondario, ottenendo così una celebrazione degna del peso emotivo, agonistico e simbolico di un incontro irripetibile.


8. La migliore performance: Djokovic b. Berdych 6-0 6-2, finale Pechino 2014

Non necessariamente, però, l'incertezza del risultato è un fattore determinante del fascino e dello spettacolo. Gli incontri più brevi e dominanti costituiscono delle prove di forza dall'imponente impatto emotivo. E gli anni Duemiladieci sono stati, soprattutto, il decennio di Novak Djokovic.

La finale di Pechino 2014 è stata la partita di alto livello più vicina a concludersi con un doppio 6-0 e nel corso del suo svolgimento i demeriti dello sconfitto, cioè Berdych, sono sembrati limitati. Tutta la straordinaria forza di Djokovic - utilizzata soprattutto per vincere 15 Slam nel decennio, più di chiunque altro - è sembrata sublimarsi e lambire la perfezione assoluta, un esercizio di potere con pochissimi precedenti nella storia del tennis e con il fascino della ricerca, quasi completata, dei limiti delle possibilità umane.


7. L'impresa più impossibile: Cecchinato b. Djokovic 6-3 7-6 1-6 7-6, quarti di finale Roland Garros 2018

Forse l'episodio più eloquente sulla portata globale dell'impresa di Marco Cecchinato (allora numero 72 del mondo) è quello di Mats Wilander che proprio a ridosso di quell'incontro lo chiama Coccinelli in diretta tv, apparentemente senza pensare di aver commesso un errore.

La forza dell'exploit - analizzato qui - è amplificata dal peso della partita: l'upset contro un giocatore di vertice è molto più difficile con l'andare del torneo, soprattutto negli Slam. Lo spettacolare tie-break finale, la grande prestazione in semifinale contro Dominic Thiem e le successive vittorie su erba sembravano aver già consolidato un salto di qualità per Cecchinato: la sua esplosione ha ravvivato la motivazione degli altri tennisti italiani, ma purtroppo è stato proprio lui a farne le spese.


6. Il quinto Beatle Djokovic b. Wawrinka 1-6 7-5 6-4 6-7 12-10, ottavi di finale Australian Open 2013

Affermatasi proprio in conclusione del decennio precedente, l'egemonia dei Fab Four ha caratterizzato fortemente la prima metà del Duemiladieci. Solamente il raggiungimento di un equilibrio interiore migliore per Djokovic, pareggiato a quello già conquistato da Federer e Nadal, ha ingiustamente ridimensionato la straordinaria e spesso sottovalutata grandezza di Andy Murrayhttps://www.ultimouomo.com/andy-murray-ritiro-fine-carriera/, isolando via via la retorica dei Big 3 da quella dei Fab Four.

L'unica vera intrusione tra i big a questo livello di eccellenza è stata quella di Stan Wawrinka, che ha legato indissolubilmente la sua narrativa allo scontro con Djokovic. In tutti e tre gli Slam vinti ha sconfitto il serbo e la sua parabola probabilmente non sarebbe nata se in questo spettacolare ottavo di Melbourne 2013 avesse perso con un punteggio più netto, magari al tie-break nel quarto set. Un match stupendo e determinante per prendere la giusta consapevolezza verso una gloriosa seconda metà di carriera.

E poi, forse, l'ultimo punto di questo match è il più bell'ultimo punto di un match del decennio:




5. Sconfiggere l'invincibile: seconda parte Federer b. Djokovic 7-6 6-3 3-6 7-6, semifinale Roland Garros 2011

Dopo l'inciampo del 2009, il 2011 è stato il primo anno nel quale Rafael Nadal è arrivato al Roland Garros favorito alla pari, o forse addirittura leggermente sfavorito, rispetto a un avversario. Novak Djokovic aveva messo in fila una striscia di 39 vittorie consecutive, sconfiggendo due volte su due e 4 set a zero complessivamente il maiorchino su terra.

Il senso di invincibilità del decennio si è spezzata al cospetto di chi, nel decennio precedente per lunghi tratti, era parso altrettanto invincibile. E per sconfiggere quel Djokovic, Federer ha dovuto sfoderare una prestazione a livello fisico e di solidità dei fondamentali degna delle annate dal 2005 al 2007. Un concentrato di accelerazioni improvvise e fulminanti, miste a una grande tenuta sul rovescio, che rappresentavano l'unica soluzione possibile per l'unico uomo in grado, in quel momento, di arrestare la nuova superpotenza del tennis.


4. La partita più brutale: Djokovic b. Nadal 5-7 6-4 6-2 6-7 7-5, finale Australian Open 2012

L'invincibilità di Djokovic e il solco scavato sugli avversari e dentro se stesso, per scoprire nuove potenzialità, si sono protratti ancora per molti anni, anche se a fasi alterne. E lo straordinario salto di qualità psico-fisico gli ha permesso di scalfire la superiorità che Nadal, su questi aspetti, aveva raggiunto senza difficoltà e senza discussioni.

Molti match tra di loro, tra cui anche le semifinali del Roland Garros 2013 e di Wimbledon 2018, hanno vissuto oltre i confini dell'intensità e della brutalità, ma il più bello e rappresentativo in questo senso è senza dubbio la finale di 5 ore e 53 minuti di Melbourne 2012, la settima sconfitta consecutiva per Nadal nella rivalità. Soprattutto un match che a cavallo tra le tre palle break per Djokovic alla fine del quarto set e il successivo tie-break, il vantaggio di Nadal nel quinto, il clamoroso turning point con l'errore dello spagnolo sul 4-2 30-15 e la rimonta decisiva di Djokovic, ha vissuto attimi di dramma sportivo difficilmente replicabili.

E, dopo 5 ore e 22 minuti, anche lo scambio più duro del decennio:

Impressionante il respiro di Djokovic a fine punto.




3. Il capolavoro tattico Nadal b. Medvedev 7-5 6-3 5-7 4-6 6-4, finale US Open 2019

Se la finale di Melbourne 2012 può avere la sua efficace rappresentazione allegorica in un interminabile incontro di pugilato, la finale dell'ultimo US Open è una maestosa battaglia di scacchi. La forza e l'influenza di Medvedev sul gioco - forse il tennista più strano apparso in questo decennio - hanno creato un contesto tattico di valore inestimabile, che ha esaltato la varietà di un giocatore da sempre molto intelligente e da qualche anno ancora più completo tecnicamente come Nadal.

La partita ha vissuto lungo tutto il suo svolgimento un continuo ribaltamento di ritmi, soluzioni e contro-soluzioni che da molti anni, da quando il gioco si è caratterizzato di velocità forsennate, avevamo dimenticato. Per uscirne vincitore Nadal ha ribaltato la sua narrativa di giocatore granitico abbracciando l'improvvisazione, anche nei punti decisivi, in uno di quegli scontri che ci hanno già preparato al prossimo decennio.


2. La partita più emozionante: Federer b. Nadal 6-4 3-6 6-1 3-6 6-3, finale Australian Open 2017

Consumati dal successo e dal chilometraggio, Nadal e Federer hanno avuto nel 2015 e nel 2016 rispettivamente le peggiori stagioni della propria carriera. Ma le eliminazioni improvvise di Djokovic e Murray a Melbourne 2017 hanno immediatamente richiamato alla possibilità di ricreare un Fedal in una finale Slam, all'epoca un vero e proprio shock.

Oltre che estremamente spettacolare, la sfida ha segnato la rinascita e la gloriosa coda di carriera per entrambi. Rinnovati nei propri rovesci, Nadal e Federer hanno prodotto una sfida emozionante dal primo all'ultimo punto, fino alla rimonta finale dello svizzero al quinto set che ha sancito la liberazione dalle sue gabbie mentali da sempre patite nei Fedal, soprattutto sulla diagonale sinistra.

Una partita che si può riassumere efficacemente in un punto, il migliore del decennio:




1. La partita più bella: Djokovic b. Federer 7-6 1-6 7-6 4-6 13-12, finale Wimbledon 2019

Non è stato semplice selezionare il match più bello del decennio. Ma se nella finale di Melbourne 2017 Nadal era parso un po' impreparato nelle battute conclusive a resistere al tennis brillante del suo rivale di sempre, Djokovic e Federer nell'ultima finale di Wimbledon hanno dovuto estrarre tutto quello che avevano per uscire vincitori dal quinto set più lottato del decennio nelle finali Slam, esaltando la loro essenza più pura.

Wimbledon 2019 verrà ricordata come la finale della contrapposizione più netta tra la solidità meccanica di Novak Djokovic e la bellezza, spesso più effimera, di Roger Federer. Ingenerosamente, soprattutto per i due match point consecutivi sprecati al servizio, resterà nella memoria anche per una sorta di relativa incompiutezza di Federer, un tratto che sotto certi aspetti è perfino apprezzato dai suoi adulatori, da sempre affascinati da un tennis più umano e refrattari alla robotizzazione.

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Nel tennis che nel prossimo decennio si prepara a celebrare Tsitsipas, Medvedev, Zverev - e magari Berrettinie Sinner -, Federer e Djokovic hanno ulteriormente definito il cerchio sulla loro narrazione. Le conclusioni sui rapporti di potere dei Big 3 verranno tratte nella prima metà degli anni Venti, ma è in questo decennio che si è svolta la gran parte dello spettacolo offerto da alcune delle rivalità più alte di sempre, in quello che verrà ricordato come uno dei periodi più floridi nella storia dello sport.


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