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Flavio Fusi
La partita più pazza dell’anno?
22 feb 2017
22 feb 2017
L'ordine di Guardiola e la potenza del Monaco di Jardim hanno dato vita ai 90 minuti più divertenti della stagione.
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Flavio Fusi
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Tra tutti gli ottavi di finale, Manchester City – Monaco era uno dei meno prevedibili. I primi mesi di

sono stati lastricati di problemi e la sua nuova squadra si è dimostrata fino ad adesso poco adatta ai suoi principi di gioco; il Monaco, d’altra parte, rappresentava un avversario molto difficile, con un allenatore senza dogmi, una lista interminabile di talenti in rampa di lancio e una fase offensiva esplosiva da

.

 

Almeno sulla carta, Guardiola ha schierato il Manchester City con un 4-1-4-1. In porta c'era Willy Caballero, che da qualche settimana ha preso il posto di Claudio Bravo, ma la vera sorpresa del tecnico catalano è stata quella di schierare Fernandinho nel ruolo di terzino sinistro, in una linea difensiva a quattro con Otamendi, Stones e Sagna. Davanti a questa difesa Yaya Touré, con De Bruyne e Silva mezzala destra e sinistra. Sterling ha agito largo a destra con Sané dalla parte opposta e Agüero al centro dell'attacco.

 

Jardim ha proposto il Monaco con il tipico schieramento che oscilla tra il 4-4-2 e il 4-2-2-2. Senza l’infortunato Jemerson è toccato a Raggi e Glik difendere la porta di Subasic, con Sidibé a destra e Mendy a sinistra. A centrocampo Bakayoko ha fatto coppia con Fabinho, con Bernardo Silva sull’out di destra e Lemar sul lato opposto. In avanti è toccato a Mbappé supportare Falcao.

 



Sin dai primi minuti è stato chiaro l’intento del Monaco di giocarsela a viso aperto, andando spesso e volentieri ad aggredire la prima costruzione del City nel tentativo di recuperare palla il più lontano possibile dalla propria porta.

Da parte loro, i padroni di casa hanno iniziato la gara costruendo il gioco con una struttura 2-3: i due centrali, Stones ed Otamendi, si allargavano, con Caballero a fungere da raccordo; Touré si posizionava davanti a questa prima linea e, se necessario per garantire la superiorità in difesa, si abbassava fino a schiacciarsi su di essa; mentre i terzini, Sagna e Fernandinho, rimanevano sulla linea laterale più o meno alla stessa altezza di Touré, in modo da fornire un’opzione diagonale per difensori e portiere, che in effetti ha cercato questa soluzione in diverse occasioni.

 

Purtroppo per il City, però, la distribuzione di Caballero non è stata all’altezza di un ottavo di Champions League, legittimando paradossalmente la scelta di Guardiola a inizio stagione di acquistare un portiere tecnico con i piedi come Bravo.

Il tecnico catalano richiede che il proprio portiere debba essere integrato perfettamente all’interno della prima costruzione, per cui è indispensabile che disponga di una buona tecnica e di freddezza nelle scelte con il pallone tra i piedi. Il pressing del Monaco ha messo più volte in luce i difetti del gioco con i piedi di Caballero.



 

 



 

La squadra di Jardim ha preso coraggio dopo aver constatato i limiti del City nel far progredire il gioco e i diversi rischi che i mancuniani correvano non appena perdevano palla nella propria metà campo. Forse lo stesso Guardiola non si aspettava un atteggiamento così aggressivo e spregiudicato da parte del Monaco.

 

Il City, tra l’altro, non riusciva a sfruttare il centrocampista in più che il 4-1-4-1 teoricamente garantisce rispetto ad un 4-4-2 classico come quello del Monaco, perché la squadra di Jardim compensava difendendo con una specie di 4-2-2-2, un po’ come fanno altre squadre europee di successo negli ultimi anni, come l’Atlético Madrid e il Bayer Leverkusen, o lo stesso

. In questo modo la copertura del campo migliorava aumentando la densità centrale senza il pallone, soprattutto grazie agli scorrimenti laterali della difesa compatta a zona, e al sacrifico dei due attaccanti molto coordinati tra loro e concentrati sul compito di tagliare le linee di passaggio ai centrocampisti. Falcao e Mbappé si posizionavano tra pallone ed avversario ed erano intelligenti nell’uscire sul difensore in possesso riuscendo a compensare così l’inferiorità numerica a centrocampo.

 

Uno schieramento di questo tipo però può essere messo in crisi con precisi passaggi diagonali dall'esterno verso l’interno, che costringano il blocco difensivo avversario a scivolare prima lateralmente e poi a indietreggiare. Forse è stato proprio per sfruttare questo espediente che Guardiola ha proposto Fernandinho come terzino sinistro: un calciatore dotato di buona visione di gioco e della tecnica per giocare passaggi di questo tipo. Allo stesso tempo, De Bruyne e Silva restavano sempre piuttosto avanzati e distanti tra loro, disponibili come ricevitori di questo tipo di passaggi e, contemporaneamente, in una posizione che costringeva i due centrocampisti centrali del Monaco ad allargarsi in marcatura, aprendo vie di passaggio verso Agüero.

 





 

Nonostante il vantaggio iniziale, il City ha continuato a stentare in fase di uscita: la situazione si è fatta insostenibile quando Caballero ha nuovamente fallito un passaggio verso Fernandinho innescando la combinazione Fabinho-Bernardo Silva-Fabinho precedente al cross per il gol di Falcao.


 

 

Stavolta il passaggio sbagliato da Caballero costa un gol al City.


 



A quel punto Guardiola ha dovuto rivedere i suoi piani, passando dall’iniziale struttura 2-3 in fase di costruzione ad una 3-2: con Sagna che stringeva più vicino al centro, mentre Stones e Otamendi scivolavano verso sinistra formando una linea a tre, e Fernandinho che si posizionava accanto a Touré (il meccanismo noto con il nome di "falso terzino").

Non sono mancate però occasioni in cui Touré si è abbassato tra i ai centrali: in quel caso erano Fernandinho e Sagna ad agire da falsi terzini e posizionarsi a centrocampo.

 


Nell’esempio la linea di difesa a tre è costituita grazie all’abbassamento di Touré tra Stones ed Otamendi, mentre sono Fernandinho e Sagna a posizionarsi a centrocampo.


 

Silva e De Bruyne mantenevano la stessa posizione, continuando ad aprire il centro e offrendosi per combinare con Agüero e i due esterni Sané e Sterling, sempre pronti a tagliare dall’esterno verso il centro.

 

I tre giocatori nella prima linea di costruzione hanno finalmente dato al City la superiorità numerica contro Mbappé e Falcao che Caballero non aveva assicurato.

 


Dopo il cambio di struttura, assimilabile ad un 3-2-4-1, il Manchester City ha potuto costruire con maggiore calma, muovendo il pallone orizzontalmente fino a che i movimenti di Silva e De Bruyne non aprivano una linea di passaggio verso Agüero, oppure uno dei due centrocampisti riusciva a sottrarsi dalla zona d’ombra di Falcao e Mbappé.


 

 

La nuova struttura, pur migliorando la prima costruzione del City, ha esposto maggiormente la difesa di Guardiola ai pericoli delle transizioni, vista la macchinosità di Fernandinho e Touré nel difendere il campo in lunghezza e l’imbarazzo di una difesa a tre nel difendere il campo in ampiezza contro i rapidissimi esterni del Monaco, se questi riuscivano ad innescare il contropiede prima che si riformasse una linea a quattro.

 

Le due catene laterali formate da Sidibé e Bernardo Silva (6 dribbling riusciti su 8, 21/21 passaggi in zona d’attacco) e da Mendy e Lemar (4 occasioni create, compreso un assist), così come le corse di Mbappé, sono state un incubo per i difensori del City, con Stones ed Otamendi (entrambi con un gol sulla coscienza) che hanno confermato i dubbi di Guardiola che lo hanno portato, in passato, a schierare Kolarov come centrale.

 

Inoltre, la fisicità di Fabinho e Bakayoko è stata utilissima nelle fasi di

, permettendo al Monaco di soffocare le ripartenze dei padroni di casa, senza dover resettare l’azione.

 



Dopo essersi portati sul 3-2, per i francesi è venuta comprensibilmente meno l’intensità che aveva caratterizzato la prima ora di gioco, ma sono state le imperdonabili disattenzioni in marcatura sui calci d’angolo del 3-3 e del 4-3, ad essere costati la partita agli uomini di Jardim.

 

Un risultato che sarebbe stato comunque preziosissimo, se non fosse per la grandiosa combinazione tra Silva, Agüero e Sané che ha portato al 5-3, l’ennesima azione spettacolare di una partita straordinaria dal punto di vista delle giocate offensive.

 

Non solo la gara non ha tradito le attese (nella

, l’avevamo segnalata come partita più divertente), ma il livello di spettacolarità è stato tale da garantire a questa partita un posto nella storia della Champions League.

 

Certo, la spettacolarità spesso deriva anche da errori e sbavature, ma vedere esprimersi a questo livello alcuni dei migliori talenti del calcio europeo è stato comunque una gioia per gli occhi.

 

 

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