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Cosa abbiamo imparato sul Belgio
01 lug 2021
01 lug 2021
5 aspetti del suo gioco per sperare o disperarsi in vista di venerdì.
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Quella di domenica tra Belgio e Portogallo non era semplicemente una partita degli Europei con cui passare una serata di fine giugno. Tutti noi l’abbiamo guardata cercando di capire cosa potesse rivelarci dei quarti di finale che affronteremo venerdì, spiegando al nostro povero vicino di divano perché quel microscopico insignificante dettaglio potesse risultare decisivo di lì a qualche giorno, studiando il momento di forma dei giocatori che avremmo potuto affrontare. Alla fine l’ha spuntata il Belgio, con un gol di Thorgan Hazard, dopo un’altra partita in cui ha vinto facendo il minimo indispensabile. Secondo il modello di Alfredo Giacobbe, la squadra di Roberto Martinez ha prodotto appena 0.1 Expected Goals, contro gli 1.6 del Portogallo, e persino sul tiro vincente di Hazard (l’unico in porta per il Belgio) è stato impossibile non notare la sbavatura di Rui Patricio, che con un posizionamento migliore forse avrebbe potuto respingere il pallone.


 


 

Tra i giocatori e lo staff dell’Italia nessuno ha voluto sbilanciarsi su chi avrebbe tifato in vista dei quarti di finale. Noi che ci possiamo concedere il lusso di non vedere le nostre dichiarazioni ripubblicate sarcasticamente da qualche account Twitter ironico in caso di eliminazione, possiamo però davvero guardare al percorso del Belgio fino ad adesso in cerca di qualche indicazione in vista di venerdì. E visto che ogni bicchiere può essere al tempo stesso sia mezzo pieno che mezzo vuoto, e tra di voi ci sarà sia chi guarderà solo la sua parte piena sia chi guarderà solo la sua parte vuota, di seguito trovate cose per gioire di aver preso il Belgio e cose per disperarsi. Lascio a voi l’onere di metterle sulla bilancia delle vostre speranze e delle vostre angosce, e trarre le dovute conclusioni. Iniziamo con le cattive notizie.


 

Il Belgio è una squadra solida, a modo suo


Per la prima volta nella storia degli Europei, il Portogallo ha perso una partita dopo aver tentato 23 tiri verso la porta avversaria. Non è la prima volta in questo torneo, invece, che il Belgio vince dopo una partita passata in apnea: ai gironi, contro la Danimarca, subì 21 tiri (di cui 5 in porta) e, secondo i dati Statsbomb, 1.83 Expected Goals, ma riuscì comunque a ribaltare lo svantaggio iniziale con un cambio tattico azzeccato e una grande prestazione di Kevin De Bruyne. La squadra di Roberto Martinez, insomma, sembra essere a suo agio sull’orlo del precipizio.


 

Certo, il suo sistema difensivo non è tra i più raffinati. Il Belgio difende in maniera sostanzialmente passiva, lasciando costantemente i suoi tre difensori a presidio dell’area o poco oltre, in un modo talmente scolastico che gli è quasi impossibile impedire agli avversari di arrivare pericolosamente sulla trequarti. Contro il Portogallo, ad esempio, con Thorgan Hazard e Mertens (dopo l’uscita di De Bruyne) che ripiegavano molto larghi sugli esterni per seguire i terzini, ai due mediani, Tielemans e Witsel, era lasciata l’intera copertura orizzontale del campo e per il Portogallo quindi era fin troppo facile raggiungere gli uomini tra le linee, nei mezzi spazi. Nelle immagini qui sotto potete vedere come prima Ruben Dias e poi Renato Sanches riescano a trovare l’uomo alle spalle del centrocampo avversario (prima Guerreiro, in posizione molto interna da falso terzino, e poi Joao Felix) con semplicissimi passaggi in verticale o in diagonale. I centrali del Belgio escono in maniera aggressiva solo al limite dell’area di rigore e, per impedire al Portogallo di entrarci, Vertonghen è costretto a un intervento pericolosissimo sul trequartista dell’Atletico Madrid che sarebbe potuto costare il rigore qualche centimetro più avanti.


 

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Quello del Belgio è insomma un equilibrio fragile, ma pur sempre un equilibrio. Con tre difensori molto forti sulle palle alte e negli uno contro uno costantemente in area, e un terzino difensivamente molto ostico come Meunier (loro quattro complessivamente contro il Portogallo hanno vinto 6 contrasti e 9 duelli aerei), penetrare in area non è così semplice, soprattutto con i cross. E le volte in cui si riesce, la squadra di Martinez può comunque contare su un portiere fenomenale come Courtois e una certa dose di fortuna, come dimostra il palo preso da Guerreiro all’83esimo con la difesa belga collassata quasi dentro l’area piccola.


 

L’Italia, soprattutto contro la Turchia, ha dimostrato di saper mettere molto sotto pressione difese basse, ma allo stesso tempo è vero che fino ad adesso ha avuto grandi problemi di lucidità nell’esecuzione dell’ultimo passaggio una volta arrivati sulla trequarti che a cascata si è trasformato in una certa difficoltà nel trasformare le occasioni da gol. Nelle quattro partite precedenti al quarto di finale di venerdì, la squadra di Mancini è andata in leggera underperfomance, segnando 9 gol a fronte di 9.5 Expected Goals avuti a disposizione. Il Belgio in questo senso è una squadra agli opposti, e fino ad adesso è riuscita a segnare 8 gol con appena 4.8 Expected Goals a disposizione.


 



Contro la squadra di Martinez, insomma, servirà un salto di qualità di tutto il nostro tridente titolare per inclinare fin da subito la partita dalla nostra parte. Ed evitare che il Belgio ci metta nei guai con una singola giocata.


 

Contro il Portogallo non abbiamo visto tutta la sua forza offensiva


Va detto, inoltre, che se il Belgio contro il Portogallo ha creato solo 0.1 Expected Goals lo si deve anche alle prestazioni titaniche di Ruben Dias e soprattutto Pepe, che a 38 anni ci ha ricordato perché qualche anno fa era considerato uno dei migliori centrali difensivi del mondo. La squadra di Roberto Martinez invita l'avversario a salire con molti uomini sopra la linea della palla per poi ripartire in velocità con pochi uomini scelti, sapendo che quegli uomini si chiamano Lukaku, De Bruyne e Hazard. Domenica, soprattutto nella seconda metà del secondo tempo, con il Portogallo molto sbilanciato in avanti alla ricerca del pareggio, il Belgio ha creato diverse occasioni di due contro due o addirittura di due contro tre ma, per via del senso del posizionamento e del tempismo negli interventi dei due centrali portoghesi, e anche della sciatteria degli uomini di Martinez nell’ultimo quarto di campo, non è mai riuscito ad arrivare in porta.


 

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Due esempi di situazioni di parità o superiorità numerica finiti male per il Belgio per via della forza difensiva del Portogallo o della sua incapacità di arrivare in area.


 

Nonostante la riaggressione sia uno dei punti forti dell’Italia, Bonucci e Acerbi contro l’Austria hanno dimostrato di poter andare in profonda difficoltà nelle transizioni difensive lunghe contro giocatori veloci e atleticamente dominanti. Come andrà a finire se Lukaku si ritrovasse in una situazione di superiorità numerica contro i nostri difensori? In questo senso il ritorno di Chiellini potrebbe aiutare, ma non è sicura la sua presenza e non è possibile neanche eventualmente stabilire quanto l'infortunio potrebbe condizionarlo.


 

Hazard è tornato (?)


È strano dirlo di un giocatore che fino a un paio d’anni fa poteva essere tranquillamente considerato appena un gradino sotto a Messi e Ronaldo, ma forse la più grande sorpresa degli Europei del Belgio è stato il graduale ritorno di Eden Hazard, culminato con la grande prestazione proprio contro il Portogallo. Il trequartista del Real Madrid, dopo due anni di paura e delirio in Spagna, è sembrato tornare ai fasti di Russia 2018, quando con il bacino sembrava potersi mettere alle spalle il mondo intero, ed è stato l’unica fiammella di creatività per la squadra di Roberto Martinez una volta che De Bruyne è uscito per infortunio.


 

Hazard è stato fondamentale in praticamente qualsiasi fase di risalita del pallone da parte del Belgio: le poche volte che faticosamente costruiva da dietro, Hazard era il riferimento sicuro tra le linee a cui affidare il pallone nonostante l’aggressione di Pepe da dietro; quando invece il Belgio era troppo basso e stanco per arrivare ordinatamente sulla trequarti avversaria, Hazard era l’uomo che si caricava l’onere di portare fisicamente il pallone nell’altra metà campo per affidarlo a Lukaku. Tra i 22 giocatori in campo, il trequartista del Real Madrid è quello a cui sono riusciti più dribbling: ben 5, sugli 8 tentati complessivamente. Complessivamente, in tutto l'Europeo, solo a Frenkie de Jong sono riusciti più dribbling di Hazard (16 contro 11), con il giocatore olandese che però ha giocato oltre 120 minuti in più rispetto al trequartista del Real Madrid.


 

Proprio una delle situazioni di superiorità numerica in transizione di cui abbiamo appena parlato nasce da un suo cambio di direzione improvvisa tra Pepe e Bruno Fernandes, che ha lasciato il difensore portoghese a marcare il fantasma del giocatore che pensava di aver ormai chiuso sulla sua trequarti. Per fortuna per l’Italia, Hazard è uscito dal campo a fine partita dopo aver avvertito un risentimento muscolare e la sua presenza in campo venerdì è tutt’altro che certa. Ma le buone notizie non finiscono qui.


 

La presenza di De Bruyne cambia tutto


Per il Belgio c’era solo una notizia peggiore di una possibile assenza di Hazard ai quarti di finale, e cioè l’assenza contemporanea di Hazard e De Bruyne. Domenica il trequartista del Manchester City è uscito all’inizio del secondo tempo dopo un intervento durissimo di Palhinha, che con un intervento in scivolata da dietro gli ha fatto girare la caviglia sotto il suo ginocchio, e la sua presenza venerdì è ancora più in dubbio di quella del suo compagno.


 

De Bruyne può decidere una partita in mille modi diversi - con una punizione dal limite o con uno di quei cambi di campo che sembrano aprire letteralmente il campo in due facendoci sprofondare dentro tutti i difensori avversari - ma la cosa più drammatica per il Belgio è che aveva rappresentato la chiave di volta con cui Martinez era riuscito a dare un senso a tutto il resto della squadra. Dopo la vittoria netta contro la Russia nella partita d’esordio e il primo tempo difficile contro la Danimarca, l’allenatore del Belgio aveva fatto esordire la sua stella attraverso un cambio tattico semplice ma incredibilmente efficace. Fino a quel momento, infatti, il Belgio aveva giocato con un 3-4-3 rigido, con Lukaku come riferimento centrale e ai fianchi due ali leggere come Carrasco e Mertens. Un sistema prevedibile che, contro una squadra fisica e aggressiva come la Danimarca, riusciva ad uscire dalla pressione avversaria unicamente con le verticalizzazioni lunghe verso la sua punta. Così facendo, però, non solo il Belgio si allungava diventando più vulnerabile in transizione, ma soprattutto Lukaku era costretto ad allontanarsi dall’area per far risalire il pallone, isolando sugli esterni Mertens e Carrasco. Per ovviare a questi problemi, Martinez ha fatto entrare De Bruyne al posto di Mertens, piazzandolo però non sull’esterno ma al centro dell’attacco, con un ruolo da falso nove, e spostando Lukaku sul centrodestra. Da quel momento, il Belgio è diventato molto più imprevedibile e pericoloso: De Bruyne infatti si abbassava sulla trequarti per legare il gioco e far risalire il pallone, e così facendo attirava i difensori avversari alle sue spalle, dove Lukaku poi poteva buttarsi in profondità, con tagli dall'esterno all'interno.


 


Con l’aggiunta di Hazard, il triangolo d’attacco del Belgio si è nuovamente ribaltato, con il trequartista del Real Madrid e De Bruyne molto vicini sulla trequarti e Lukaku ad attaccare la profondità.


 

Senza De Bruyne e (forse) Hazard, il Belgio tornerà probabilmente al sistema iniziale. E per la nostra difesa sarà più facile provare a controllare Lukaku come unico riferimento offensivo, senza avere troppe ambiguità sui movimenti da seguire alle sue spalle. Se invece uno dei due dovesse tornare, Martinez potrebbe tornare al sistema fluido sperimentato per la prima volta contro la Danimarca, e la nostra difesa a quattro potrebbe essere messa molto sotto pressione.


 

I difetti del Belgio si incastrano perfettamente con i nostri pregi


Come abbiamo detto, il modo basso e passivo con cui si difende il Belgio sembra incastrarsi alla perfezione al modo in cui l’Italia attacca, pressando molto in alto e cercando di recuperare il pallone appena perso per togliere lentamente l’aria all’avversario. Ma la squadra di Martinez potrebbe offrirci delle occasioni anche per il modo in cui attacca. Domenica contro il Portogallo, le volte in cui non attaccava in transizione lunga, il Belgio formava naturalmente un lato forte a sinistra - composto dal rombo Vertonghen, Witsel e i fratelli Hazard, a cui occasionalmente si aggiungeva anche De Bruyne - per poi scaricare a destra, dove a Meunier veniva lasciata la libertà di salire largo e molto alto per attaccare il lato debole.


 


 

Meunier è spesso l’unica risorsa del Belgio per attaccare in ampiezza e la sua importanza la si è vista anche nel gol vittoria contro il Portogallo, nato da una sua palla recuperata al limite dell’area dopo una corsa fino alla trequarti ad accompagnare la transizione. Ma andando ancora più indietro fino alla partita d'esordio contro la Russia, si può vedere come il raddoppio, realizzato proprio da Meunier, nasca ancora da un suo attacco in ampiezza su un cross di Thorgan Hazard partito da sinistra. Certo, tra questa situazione e il gol ci si è messo un intervento sbadato del portiere russo, ma questo rimane un pattern ricorrente negli attacchi del Belgio.


 



 

Con il Belgio che attacca spesso allungandosi sul campo e i tre centrali costantemente bloccati nella propria metà campo, i movimenti in avanti del terzino del Borussia Dortmund aprono però anche una falla nella difesa della squadra di Martinez se gli avversari riescono ad arrivare velocemente sulla trequarti. Domenica, ad esempio, la prima occasione pericolosa del Portogallo è nata proprio da una posizione molto avanzata a destra, mentre il Belgio perdeva palla a sinistra.


 

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Hazard non è riuscito a controllare palla nello stretto e Renato Sanches si è messo alle spalle Tielemans proteggendo palla come una porta girevole, mentre Diogo Jota si infilava proprio nello spazio tra Meunier e Alderweireld. L’esterno del Liverpool è stato servito in area ma poi ha calciato malamente al lato, come se ai piedi avesse degli anfibi al posto degli scarpini.


 

Questo tipo di occasioni potrebbero ripresentarsi anche contro l’Italia, che a sinistra ha uno dei suoi uomini più pericolosi e cioè Leonardo Spinazzola. L’esterno della Roma per adesso ha creato 0.27 xG e 0.24 xA per 90 minuti (tra i titolari, rispettivamente il terzo e il quarto miglior dato) e, quando non siamo riusciti a dominare gli avversari con il possesso, le sue impetuose discese a sinistra sono state la nostra principale fonte di gioco. Come ricordiamo bene, proprio una sua ricezione sulla trequarti, seguita da un'apertura sul lato debole verso Chiesa, ha sbloccato il complicatissimo ottavo di finale contro l'Austria.


 

A sinistra, quindi, Spinazzola potrebbe infilarsi proprio nello spazio aperto delle salite di Meunier, che a sua volta proverà ad approfittare dello spirito offensivo del suo avversario. Sarà una dei tanti duelli che decideranno il quarto di finale di venerdì, a cui dopo questo turno arriviamo più convinti, forse un po’ più stanchi, di sicuro meno acciaccati dei nostri avversari.


 

 

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