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Fabio Barcellona
Il Belgio ha fatto il minimo indispensabile
28 giu 2021
28 giu 2021
Un solo tiro in porta è bastato per battere il Portogallo e arrivare ai quarti.
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Fabio Barcellona
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Sarà quindi il Belgio l’avversario dell’Italia nel quarto di finale che si disputerà a Monaco venerdì prossimo. Romelu Lukaku e compagni hanno avuto la meglio sul Portogallo di Cristiano Ronaldo al termine di una partita in cui gli uomini di Roberto Martinez hanno capitalizzato al meglio il gol segnato sul finire del primo tempo da Thorgan Hazard, giocando una seconda frazione di partita esclusivamente focalizzata sulla propria fase difensiva.

 

Il Belgio si è presentato al match col Portogallo schierando al centro della difesa del suo 3-4-2-1 Thomas Vermaelen, mentre nella fase a gironi in quella posizione si erano alternati Boyata e Denayer. Per il resto Martinez ha optato per quella che sembra essere la sua formazione tipo, con Witsel e Tielemans in mezzo al campo, Meunier e Thorgan Hazard sulle fasce e De Bruyne ed Eden Hazard alle spalle di Lukaku.

 



Nel primo tempo, in una situazione di equilibrio di punteggio, Belgio e Portogallo, in accordo con la loro natura di squadre piuttosto prudenti, sono state molto attente a non concedere troppi spazi agli avversari presidiando le loro metà campo. In fase difensiva i “Diavoli Rossi” hanno ripiegato nel loro consueto 5-2-3 con l’accortezza di invertire le posizioni di Lukaku e De Bruyne. Il primo si è posizionato nella zona di centro-destra, sull’ideale linea di passaggio tra il centrale di sinistra portoghese – Ruben Dias – e il terzino sinistro Guerreiro, mentre il trequartista del Manchester City ha occupato la zona centrale col compito di mettere in ombra il mediano Palhinha sul possesso palla dei centrali avversari. L’inversione delle posizioni di De Bruyne e Lukaku ha risparmiato al primo buona parte del lavoro difensivo, richiesto invece al centravanti dell’Inter, costretto anche corse all’indietro in controllo di Guerreiro.

 


Il 5-2-3 difensivo del Belgio, con Lukaku che sul centro-destra si abbassa su Guerreiro e De Bruyne posizionato in zona centrale.


 

Nel primo tempo il Belgio è riuscito in fase di difesa posizionale a controllare piuttosto bene il Portogallo, schierato da Fernando Santos con il consueto 4-3-3, con Cristiano Ronaldo in posizione di centravanti, Diogo Jota e Bernardo Silva ai suoi fianchi e Renato Sanches e Moutinho come mezzali. La migliore occasione per i lusitani non ha avuto infatti origine da un’azione manovrata, ma da uno strappo palla al piede di Renato Sanches che, riconquistato il pallone nei pressi della metà campo avversaria, ha lasciato per strada Tielemans e servito Diogo Jota. Il tiro in diagonale da posizione favorevole dell’ala del Liverpool è però terminato ampiamente al lato.

 

In attacco il Belgio è stato costretto a fronteggiare la strategia difensiva piuttosto sfaccettata disegnata da Santos. Sebbene fortemente orientato a difendere nella propria metà campo, il Portogallo ha provato di tanto in tanto a giocare puntuali fasi di pressing, forse memore delle difficoltà mostrate dagli uomini di Martinez contro la pressione alta della Danimarca. In aggiunta Santos ha cercato di difendere in maniera individuale e aggressiva sui trequartisti del Belgio, utilizzando il mediano Palhinha in un dispendioso compito di schermatura e marcatura sulla propria trequarti campo. Palhinha ha principalmente tentato di controllare De Bruyne, posizionandosi sulle linee di passaggio verso il fuoriclasse del Manchester City o marcandolo individualmente quando si è abbassato a prendere il pallone direttamente a centrocampo.

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Un esempio del lavoro difensivo di Palhinha. Controllando De Bruyne finisce a ridosso di Ruben Dias, mentre Eden Hazard si smarca sulla trequarti campo. Palhinha quindi consegna De Bruyne a Ruben Dias (lo indica anche con la mano) e si alza in marcatura su Hazard.


 

In fase di difesa schierata nella propria metà campo, il Portogallo ha assegnato grandi responsabilità nel controllo degli esterni belgi a Bernardo Silva e Diogo Jota, che spesso sono arretrati fino ai fianchi esterni dei terzini per controllare le avanzate di Meunier e Thorgan Hazard. Per Fernando Santos era fondamentale controllare il centro del campo e la zona di influenza dei trequartisti belgi e per questo ha avuto la necessità di tenere i suoi due terzini vicini ai centrali e le mezzali strette in controllo degli avversari, affidando così ai suoi due esterni d’attacco il controllo difensivo delle due fasce.

 

Gli uomini di Martinez hanno affrontato la difesa portoghese con il solito stile di gioco offensivo basato su una paziente circolazione del pallone tra i tre difensori e i centrocampisti, finalizzata alla ricerca delle ricezioni sulla trequarti dei propri giocatori di maggiore qualità. Il Belgio ha provato a scardinare la struttura difensiva avversaria attraverso la rotazione delle posizioni di Eden Hazard, De Bruyne e Tielemans e l’occupazione dinamica degli half-spaces. In particolare Tielemans ha in genere abbandonato, in fase di costruzione, la propria posizione al fianco di Witsel per posizionarsi a un’altezza diversa e aggiungere un’ulteriore linea di passaggio in avanti, liberando così spazio per le ricezioni basse di De Bruyne.

 


Una tipica contrapposizione durante la fase di costruzione del Belgio. Tielemans si alza lasciando gli oneri della costruzione al solo Witsel, che costruisce un rombo assieme a i tre centrali. Il Portogallo lascia Dalot e Guerreiro molto stretti e abbassa sulla linea difensiva Bernardo Silva e Diogo Jota.


 

L’attenta circolazione del pallone del Belgio non è però stata capace di disordinare la difesa portoghese in maniera sufficiente a creare pericoli seri per la porta di Rui Patricio. Il gol della vittoria è infatti giunto al termine in un’azione piuttosto diretta giocata in risposta al un tentativo di pressing alto del Portogallo. Courtois ha eluso con una finta la goffa pressione di Cristiano Ronaldo e Vertonghen ha quindi cercato il movimento in profondità di Lukaku alle spalle di Pepe direttamente dalla propria metà campo. Il centravanti è riuscito ad allungare la difesa avversaria ricevendo al limite dell’area di rigore e dalla sua ricezione è nato il gol di Thorgan Hazard.

 



Il gol del vantaggio e il duro fallo di Palhinha che ha messo fuori gioco De Bruyne dopo solo tre minuti dalla ripresa del gioco hanno definito lo scenario tattico del secondo tempo. Il Belgio ha accentuato la sua tendenza a difendere basso con il suo 5-2-3/5-4-1 e l’assenza di De Bruyne, sostituito da Mertens, ha tolto a Martinez la principale risorsa per risalire il campo sia con le conduzioni palla al piede che con i passaggi. Progressivamente, ma inesorabilmente, il Portogallo ha preso il dominio del pallone e costretto il Belgio nella propria metà campo, grazie anche alle sostituzioni di Santos che, inserendo Bruno Fernandes, João Félix e André Silva per Joao Moutinho, Bernardo Silva e Diogo Jota ha fornito qualità, incisività e freschezza alla sua squadra, Per gran parte del tempo il Portogallo non è però riuscito a mettere in affanno la difesa avversaria, tanto che alla fine della partita Roberto Martinez ha elogiato i suoi difensori centrali.

 

In un secondo tempo in cui il Portogallo ha avuto il 65% di possesso palla e ha tirato 15 volte in porta contro le sole due conclusioni del Belgio, gli uomini di Fernando Santos hanno davvero messo in difficoltà la difesa avversaria solo negli ultimi 10 minuti, in cui sono riusciti a concludere a rete per ben 8 volte, di cui 4 da dentro l’area, e hanno sfiorato il pareggio con un colpo di testa di Ruben Dias parato da Courtois e con il palo colpito di destro da Guerreiro.

 

Il Belgio non è riuscito per tutta la ripresa a giocare con sufficiente continuità fasi di possesso palla consolidato che permettessero un congruo intervallo tra una azione difensiva e la successiva. La prudenza nell’adozione di un baricentro basso, la posizione accorta di Meunier e Thorgan Hazard e la riluttanza dei due braccetti della difesa a 3 a spezzare la linea difensiva hanno concesso campo al Portogallo che, specie sul fianco sinistro degli interni avversari – la zona di difesa di competenza di Eden Hazard – avrebbero potuto trovare spazio con le ricezioni di Bruno Fernandes e João Félix. Gli uomini di Santos non sono stati tuttavia particolarmente lucidi nell’attaccare il blocco basso del Belgio, affrettando troppo spesso rifiniture tramite cross (ben 16 nel secondo tempo) che hanno favorito gli statici difensori di Martinez, invece di provare, con maggiore pazienza, a esplorare le zone intermedie di campo lasciate piuttosto sguarnite dalla strategia difensiva dei “Diavoli rossi”.

 



Il Belgio ha vinto il proprio ottavo di finale tirando in porta solo 6 volte – 5 volte da fuori area e una appena dal limite – centrando la porta di Rui Patricio esclusivamente in occasione del gol di Thorgan Hazard e generando solo 0.1 xG contro gli 1.6 xG prodotti dai 23 tiri del Portogallo.

 



 

Anche se al termine del match Roberto Martinez ha elogiato l’abnegazione e la disciplina tattica dei suoi calciatori, non è possibile considerare pienamente positiva la prestazione del Belgio. Nel primo tempo, piuttosto equilibrato, non è riuscito a mettere in difficoltà con il suo attacco manovrato la struttura arretrata del Portogallo, bucata invece grazie a un attacco diretto e alla capacità di Lukaku di allungare le difese avversarie. Nel secondo tempo il Belgio ha ceduto il dominio territoriale e del pallone agli uomini di Santos, senza riuscire a ripartire con pericolosità, concedendo a un Portogallo mai particolarmente brillante le occasioni per pareggiare la partita.

 

La partita contro il Portogallo e quella, soffertissima, di qualche giorno fa contro la Danimarca forniscono indicazioni tattiche molto preziose all’Italia di Mancini. Contro l’ottimo pressing della squadra di Kasper Hjulmand, il Belgio ha avuto enormi difficoltà a consolidare il possesso e a tessere la rete di passaggi che Martinez vuole utilizzare per coinvolgere nella manovra i suoi trequartisti, la chiave del gioco d’attacco dei “Diavoli rossi”. L’Italia è, insieme proprio alla Danimarca e all’Austria, la squadra che ha messo in mostra il miglior pressing offensivo del torneo, un’arma che potrebbe utilizzare per sporcare l’impostazione del gioco del Belgio accettando con coraggio di affrontare in talune occasioni Lukaku in spazi ampi.

 

Il match con il Portogallo ha invece mostrato una fase difensiva piuttosto solida, ma non particolarmente aggressiva. I componenti della linea a 5 sono stati piuttosto restii a uscire aggressivamente sugli attaccanti avversari e, di conseguenza, è stato chiesto grosso contributo difensivo ai due trequartisti per supportare i due interni nella difesa dell’intera ampiezza della zona mediana. Il buon gioco interno e negli half-spaces della Nazionale di Mancini potrebbe approfittare proprio della filosofia difensiva di Martinez, cercando con pazienza la superiorità numerica e posizionale ai fianchi e alle spalle di Witsel e Tielemans per attaccare poi palla a terra i centrali avversari.

 

È del tutto evidente che un fattore determinante negli equilibri del match sarà la presenza in campo di Eden Hazard – uscito al termine del match con un dolore muscolare – e soprattutto di Kevin De Bruyne, la cui caviglia è stata traumatizzata dal duro e falloso tackle di Palhinha ad inizio ripresa. Il trequartista del Manchester City è per qualità e caratteristiche il giocatore in grado di modulare coi suoi movimenti e le sue ricezioni l’attacco schierato del Belgio, di fornire incisività alla transizione offensiva e di indirizzare i destini di ogni partita con le sue visioni. A pensarci bene, sarebbe molto più bello affrontare e battere il Belgio con De Bruyne in campo. E l’Italia vista finora può farcela.

 

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