Se le colonne portanti del sistema restano Kroos e Modric, si può dire che Isco ne è l’architrave: non è necessariamente l’uomo che ne indirizza l'attacco con il primo passaggio, né quello che dà il penultimo o l’ultimo prima del tiro, Isco è il collegamento necessario e continuo tra queste azioni spesso molto distanti, nel tempo dell'azione e nello spazio del campo, tra loro.
Più che l'ingranaggio di un sistema, con compiti e funzioni precise, è l’olio che fa muovere meglio il tutto.
Lo stesso Lopetegui, alla guida della Spagna, si è convinto della necessità di esaltare questa sua capacità caleidoscopica, e ha costruito sui suoi piedi il sistema che ha tritato l’Italia di Ventura, incapace nella propria rigidità tattica di interpretare la posizione di un giocatore senza posizione.
Titolare nominale o non, Isco dal 2013-14 ad oggi è il giocatore con più presenze nel Madrid insieme a Cristiano.
Isco come mezzala sinistra, però, porta un cambiamento di paradigma totale. Pur essendo entrambi giocatori di controllo lo sono in termini completamente opposti: Kroos è efficiente nella distribuzione, Isco è barocco; Kroos è attento a conservare le distanze, Isco è portato a sfilacciarle. Il tedesco è più portato ad ordinare una squadra mentre lo spagnolo a cercare soluzioni nuove e vincenti ogni volta.
I punti di forza di Isco nel suo ruolo a tuttocampo diventano un limite quando gioca da mezzala: riesce comunque a conservare l’idea di un calcio che si ordina attraverso il pallone, ma fa perdere al Madrid quella caratteristica di unicità tattica che lo rende tanto difficile da contrastare quando è libero di muoversi nella fascia centrale del campo. Limitandolo ad una porzione di campo precisa, e dandogli compiti di distribuzione pura, si toglie al Real Madrid un vantaggio competitivo (tattico) che fa la differenza rispetto alle altre grandi squadre europee.