Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Alex Belinger
La diagonalità
14 set 2017
14 set 2017
Si parla sempre di gioco verticale e orizzontale ma quella della diagonalità è una dimensione altrettanto importante.
(di)
Alex Belinger
(foto)
Dark mode
(ON)

Il principio di diagonalità è praticamente sconosciuto nel calcio italiano. Per diagonalità si intende, per farla breve, muovere la palla in diagonale, che è un aspetto distinto dal farlo in verticale o in orizzontale. In Germania se ne parla molto, in particolare Tuchel ha sottolineato più volte il concetto, ma nel contesto italiano è quasi praticamente assente dal discorso calcistico. Ho provato ad approfondire il concetto attraverso i dribbling e i passaggi diagonali, evidenziando i vantaggi per la squadra che attacca.

 



In una conferenza tenuta ai tempi del Mainz 05, Thomas Tuchel ha spiegato l’importanza della diagonalità nella sua idea di calcio: «Quando sono arrivato al Mainz la squadra cercava sempre di attaccare con passaggi verticali sulla fascia. Per noi (allenatori, 

) questo è stato assolutamente da evitare. Anzi, quello che proviamo a fare è di costringere gli avversari a costruire il gioco con passaggi verticali e rasoterra sulla fascia, perché è un'ottima situazione per andare in pressing. Applicare un gioco verticale e rasoterra sulla fascia è semplice ma meno redditizio che imparare a costruire sempre diagonale e rasoterra, fino all’ultimo terzo di campo. [….] Ancora adesso, si tratta di un principio tattico molto importante per la squadra».

 

Per capire l’importanza della diagonalità nel gioco di Tuchel bisognerebbe partire dalle domande apparentemente più banali. A cosa serve un passaggio? Ad avere migliori possibilità di creare situazioni da gol, quindi ad avvicinarsi il più possibile alla porta avversaria. Una cosa molto diversa dall'avvicinarsi alla linea di fondo: le squadre che difendono spesso adottano strategie per dirottare gli attacchi avversari sulle fasce, da dove sono costrette a usare i cross, una delle armi tecniche statisticamente meno redditizie. Avvicinarsi alla porta significa invece avvicinarsi alla fascia profonda e centrale, e ci si può arrivare sia con passaggi verticali, diagonali che orizzontali. Queste tipologie di passaggi presentano vantaggi e svantaggi diversi, e se la diagonalità è particolarmente interessante è perché riesce a combinare i vantaggi del gioco verticale e quelli del gioco orizzontale.

 



 

Una prima distinzione può essere fatta considerando l’angolo del passaggio. A meno che non si tratti di una palla nello spazio in profondità, un passaggio verticale è di norma ricevuto con il corpo orientato verso la propria porta. Questo significa che il giocatore si deve prima di tutto girare per continuare a giocare avanti, oppure deve scaricare all’indietro verso un compagno posizionato meglio. Significa anche che, con lo sguardo verso la propria porta, è più difficile sapere cosa succede dietro di lui, conoscere la posizione degli avversari e quella dei compagni.

 


Bel passaggio verticale di Gonzalo. Però Kalinic non può girarsi ed è costretto a giocare di nuovo all’indietro.


 

Chiaramente i passaggi in verticale sono utili per avanzare. Le squadre di Giampaolo e la prima Fiorentina di Sousa sono esempi di come si possa giocare bene verticalizzando velocemente e rigiocando la palla all’indietro di prima, seguendo la regola “due passi in avanti e uno indietro”. Giocando in diagonale l’angolo però è migliore, dato che la palla non viene direttamente dalla direzione della propria linea di fondo. Il giocatore che riceve palla ha una visione migliore, si deve girare ruotando meno e quindi più velocemente. A quel punto può anche continuare a giocare in avanti più facilmente, con maggiore visione di gioco e quindi con più opzioni a disposizione, dando maggiore velocità alla costruzione dell'azione.

 


Marc Bartra gioca in diagonale verso Sergio Busquets, che si può girare facilmente. Col secondo tocco gioca di nuovo in diagonale.


 

I passaggi diagonali possono essere diretti verso la porta, quindi dalla fascia verso il centro, oppure, al contrario, per allontanarsi dalla porta. È ovvio che la prima opzione abbia più senso. Soprattutto quando la palla è sulla fascia diventa importante usare un passaggio diagonale per riportarla verso il centro. Non solo perché così ci si avvicina alla porta, ma anche perché il centro offre più controllo e migliori connessioni verso il resto delle zone del campo, mentre il gioco sulla fascia è sempre limitato dalla linea laterale.

 


Santiago Gentiletti, uno dei centrali di difesa più forti della Serie A nella costruzione del gioco, capisce l’importanza del centro e dei mezzi spazi e preferisce un passaggio in queste zone al passaggio semplice sulla fascia. 


 

Nella costruzione bassa anche i passaggi sulla fascia possono essere utili. Quando si comincia l’azione il primo obiettivo è prendere il controllo del centro e per raggiungerlo si possono usare anche bene le fasce, da dove è più facile avanzare verso il centro. Dopo il primo passaggio sulla fascia, la squadra avversaria si muove verso il pallone e, durante questo movimento, viene presa in controtempo e diventa difficile difendere un passaggio diagonale, come visto anche nel video di Gentiletti, che attira due avversari verso la fascia per poi giocare contro il loro movimento.

 

I passaggi verticali hanno il grosso vantaggio di raggiungere zone più alte del campo; quelli orizzontali invece permettono di spostare la palla e cambiare il gioco in zone dove probabilmente c’è più spazio. I passaggi diagonali possono combinare queste due caratteristiche. Si avanza in zone alte, ma al contempo si sposta anche il gioco orizzontalmente. Per questo un passaggio diagonale, rispetto a uno verticale, richiede agli avversari più movimento, e quindi più energie per aggiustare la propria posizione rispetto a quella del pallone.

 

Passare in verticale invece ha lo svantaggio di restare nello stesso corridoio di gioco. Una zona che dovrebbe essere più densa di giocatori e più povera di spazi. Bisogna poi considerare che l’attenzione dei difensori in questa zona è più alta e spesso i giocatori sono più vicini all’uomo. Soprattutto dopo un dribbling c’è più necessità di cambiare gioco, ed è sempre meglio farlo in diagonale che in orizzontale, visto che così si può avanzare di più.

 


N’Zonzi avanza palla a piede. Passa in verticale a un giocatore che però è sotto pressione e perde palla. Al regista mancava un’opzione diagonale.


 

Anche per questi motivi il passaggio rasoterra verticale sulla fascia è malvisto da Tuchel: è una soluzione semplice ma dall’efficacia limitata. Giocare verticale passando per il centro ha più senso, ma è anche molto più difficile da fare. Arrivare al centro, la zona strategicamente più importante del campo, è invece più facile attraverso passaggi diagonali dalla fascia o dai mezzi spazi. Per un semplice motivo: se il pallone è al centro ci sono anche gli avversari; quando il pallone è sulla fascia o sugli spazi di mezzo, il centro è occupato peggio. C’è anche un’altra ragione: la forma del campo, ma anche la regola del fuorigioco, costringe la difesa a schierarsi su una linea orizzontale. Da queste basi le squadre si muovono collettivamente in orizzontale o verticale, e quando un difensore o un centrocampista esce dalla linea sul portatore lo pressa spesso in modo frontale - specie dentro sistemi che difendono bassi come il 4-1-4-1 - preoccupandosi di bloccare l’opzione verticale ma lasciando aperte quelle diagonali.

 


Ancora Gentiletti, un giocatore formidabile in impostazione ma penalizzato da tanti problemi fisici.


 



Molti dei vantaggi osservati per i passaggi diagonali sono validi anche per i dribbling. Utilizzando la diagonalità nel dribbling, in tante situazioni ci si può avvicinare alla porta o comunque portare il pallone al centro. Anche in questo caso i vantaggi della verticalità e dell’orizzontalità sono combinati, e la squadra che difende è costretta non solo a tornare indietro ma anche a riorganizzarsi in orizzontale.

 


La diagonalità di Bruno Peres.


 

Con un dribbling verticale si può avanzare anche notevolmente sul campo, ma non sono giocate semplici da realizzare. Un dribbling orizzontale è più facile da fare a livello individuale (anche se più difficile da coordinare con i compagni di squadra) e porta dei vantaggi interessanti. Non si superano direttamente gli avversari, ma si sposta il pallone in zone sensibili, dove si può sfruttare lo spazio che si apre fra le linee.

 

Quando si dribbla in verticale, la palla rimane sulla stessa linea e diventa facile da decidere quale difensore deve uscire sull’uomo e difendere il dribbling. Quando un giocatore dribbla in diagonale invece cambia corridoio e crea ambiguità sul difensore che deve uscire dalla linea per marcarlo. Il difensore è costretto a uscire dalla propria posizione e non sa neanche per quanto tempo dovrà farlo.

 



Le difficoltà difensive create dai dribbling diagonali.


 

Le due immagini mostrano il problema creato da un dribbling diagonale. Se esce il difensore più vicino spesso è troppo tardi e viene superato facilmente; se esce il difensore più lontano per anticipare il percorso del dribbling, apre una buona linea di passaggio.

 

Questo vantaggio è amplificato quando l’attaccante inizia il dribbling contro il movimento della difesa. Se un esterno d’attacco riceve il pallone dal lato opposto, la difesa deve schierarsi verso la nuova posizione del pallone. Durante questo movimento pressare e reagire al dribbling diagonale è molto difficile, dato che ci si deve muovere verso la palla per chiudere gli spazi e poi velocemente cambiare il movimento per pressare un attaccante che dribbla nella direzione opposta.

 


Bruno Peres attacca la linea di centrocampo con un dribbling diagonale.


 

Se rimaniamo all’esempio dell’esterno che dribbla in diagonale verso il centro, bisogna considerare anche i vantaggi che può generare lo spazio tra difesa e centrocampo, avendo un posizione aperta e un’ottima visuale su tante zone del campo. Un altro esempio è il dribbling diagonale di un terzino, di cui in Serie A sono specialisti giocatori come Mario Rui, Bruno Peres e Pol Lirola. Di norma i terzini sono giocatori molto lineari: restano larghi e attaccano solo seguendo il binario verticale. Per questo un dribbling diagonale può rappresentare una sorpresa, un’imprevisto che la difesa avversaria è costretta a gestire e un’insieme di possibilità nuove per l’attacco.

 

Oltre che nel dribbling e nei passaggi, la diagonalità è utile anche in diverse altre situazioni di gioco, come ad esempio il movimento senza palla o il cross. Ma il concetto di fondo è sempre lo stesso: muovere la palla in diagonale sintetizza i vantaggi della dimensione orizzontale e di quella verticale, e in più aiuta i giocatori ad avere un miglior angolo di gioco. Nonostante quello della diagonalità sia un concetto assente del discorso calcistico italiano, è chiaro che molte squadre di Serie A vi ricorrono. È altrettanto vero, però, che non gli viene attribuita l’attenzione, soprattutto in sede di preparazione e allenamento, di cui la diagonalità gode in altri paesi.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura