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Fabio Barcellona
Il ritmo lo detta il Napoli
16 ott 2017
16 ott 2017
Di Francesco ha cambiato pelle alla sua Roma per contrastare la squadra di Sarri, che ha vinto comunque insistendo sulle proprie qualità.
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Fabio Barcellona
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Un’ora prima dell’inizio della partita tra Roma e Napoli, la Lazio ha vinto in trasferta la sua partita contro la Juventus, rendendo ancora più interessante la partita dell’Olimpico in termini di classifica. La frenata della Juventus aveva reso possibile, in linea teorica, un deciso avvicinamento della Roma alla testa dalla classifica. Per il Napoli, invece, i 3 punti avrebbero messo tra sé e i bianconeri 5 lunghezze di distacco, insperate dopo appena otto giornate di campionato.

 



 


Lo

prima della partita: il controllo degli half-spaces sarebbe stato un tema tattico cruciale. Per aggirare alcuni problemi del suo 4-3-3 nel difendere la zona alle spalle delle mezzali, Di Francesco ha rovesciato il triangolo di centrocampo, schierando la squadra con il 4-2-3-1:  Nainggolan vertice alto e De Rossi e Pellegrini alle sue spalle. In questo modo i centrocampisti della Roma si sono trovati a gravitare naturalmente nelle zone di quelli del Napoli, disegnando uno schieramento in teoria capace di controllare da vicino gli avversari e di presidiare gli half-space.

 

A corredo di questa scelta difensiva, la Roma ha provato a mantenere i reparti di difesa e centrocampo vicini tra loro, tenendo la linea difensiva piuttosto alta. I giallorossi hanno rinunciato ad ogni velleità di pressing offensivo e si sono compattati a cavallo della linea di centrocampo. La scelta di Di Francesco era chiara: provare a togliere spazi vitali al palleggio offensivo del Napol, attraverso una strategia difensiva che mescolava controllo individuale – per mezzo delle zone di influenza dei 3 centrocampisti - e presidio degli spazi - grazie alla disposizione stretta e compatta delle linee.

 


Il 4-4-1-1 della Roma. Nainggolan lascia Jorginho per andare in pressing su Koulibaly. Sul lato forte De Rossi rimane molto vicino ad Hamsik.


 

Il piano di Di Francesco ha avuto i suoi effetti: il controllo degli half-space da parte dello schieramento in fase di non possesso della Roma ha funzionato piuttosto bene, negando al Napoli comode ricezioni nelle sue zone preferite. Solo alcuni errori di posizionamento e marcatura di Bruno Peres sono riusciti ad aprire varchi al Napoli sulla fascia destra della Roma.

 

Eppure, nonostante l’attenzione dei giallorossi nel controllo della manovra offensiva avversaria, il Napoli ha continuato a tessere con pazienza le proprie trame offensive, cercando di sparigliare i duelli offensivi con i tagli verso sinistra di Mertens che tentavano di creare una zona di superiorità numerica sulla destra della difesa della Roma. Nell’episodio decisivo della partita il Napoli, a testimonianza della maturità tattica raggiunta dalla squadra di Sarri, ha attaccato gli spazi che la Roma ha concesso con la propria strategia. Preoccupata di difendere gli spazi di mezzo e di non concedere ricezioni tra le maglie del proprio schieramento difensivo, la Roma concedeva al Napoli la possibilità di attaccare lateralmente e alle spalle del blocco difensivo avversario, come in occasione del gol: Ghoulam, dalla linea laterale, ha servito in diagonale Mertens, che ha attaccato in profondità la linea difensiva alta della Roma.

 


Il blocco stretto e alto della Roma intasa il centro, ma lascia al Napoli l’esterno e la possibilità di attaccare la profondità. Il Napoli, cinicamente, esegue.


 


Lo svantaggio è arrivato troppo presto per i piani di Di Francesco. La Roma ha provato a costruire dal basso, tenendo i terzini praticamente in linea coi centrali, per poi provare ad accelerare giocando in verticale dopo l’uscita del pallone dalla zona arretrata. In tutte le partite giocate finora, gran parte delle responsabilità nell'uscita della palla era ricaduta sul piede sinistro di Kolarov, vero regista, nemmeno troppo occulto, della squadra. In opposizione alla costruzione bassa dei giallorossi, il Napoli ha messo in campo il suo solito pressing offensivo, portato con le stesse modalità mostrate contro tutte le difese a 4.

 

La squadra di Sarri, alzando una delle mezzali su un centrale avversario, non ha concesso superiorità numerica ai difensori della Roma. Alle spalle, Jorginho e l’altra mezzala avevano il compito di gestire, meglio se accorciando sul lato forte, i tre centrocampisti avversari. Bloccate le uscite laterali con gli esterni offensivi, in particolare con il controllo di Callejon su Kolarov, la Roma avrebbe potuto fare avanzare il pallone con i centrali, approfittando di qualche falla nei tempi di pressing delle mezzali. Tuttavia il Napoli è riuscito a mantenere alto il livello qualitativo del proprio pressing, mostrando tutte le difficoltà di Manolas e Juan Jesus a uscire dallo spartito di un giro palla orizzontale.

 

Raramente i centrali della Roma sono riusciti a servire un centrocampista alle spalle della linea della prima pressione del Napoli; le poche volte che Nainggolan ha ricevuto palla dietro o ai fianchi di Jorginho è stato insolitamente impacciato tecnicamente e non è riuscito a trasmettere in avanti la superiorità posizionale. La Roma si è quindi ritrovata a calciare lungo troppo spesso, specialmente con Juan Jesus: 11 lanci, meno solo Alisson.

 


Hamsik su Manolas, Mertens su Juan Jesus, Callejon su Kolarov, Jorginho e Allan accorciano sui due interni della Roma. Ci sarebbe Nainggolan libero alle spalle dei centrocampisti azzurri, ma la Roma non riesce a servirlo, Juan Jesus calcia lungo.


 

La soluzione lunga verso Dzeko non rappresentava certo una novità, e in passato si è spesso rivelata efficace. Ma l’ottima prova di Albiol, vincitore di quasi tutti i duelli contro il centravanti giallorosso, ha reso difficile per la Roma risalire il campo anche con questa opzione.

 


La mappa di Wyscout dei 13 duelli tra Dzeko e Albiol. In azzurro i 7 duelli vinti dal difensore, in rosso quelli vinti dal centravanti, in nero quelli “neutri”.


 


Nel primo tempo, insomma, la Roma ha faticato enormemente a costruire qualcosa a livello offensivo: ha collezionato appena 3 tiri, di cui nessuno verso la porta e nessuno davvero pericoloso. Di Francesco è tornato al 4-3-3, puntando così su uno spartito più familiare ai suoi giocatori. L’idea del tecnico era di provare a scavalcare il pressing, aumentando il numero di riferimenti alle spalle del centrocampo del Napoli. Se prima c'era solo Nainggolan a giocare tra le linee, con il 4-3-3 le due mezzali potevano entrambe muoversi per cercare una zona di ricezione alle spalle del centrocampo del Napoli.

 


Il 4-3-3 della Roma. Pellegrini e Nainggolan giocano alle spalle delle mezzali avversarie e ai fianchi di Jorginho.


 

Tuttavia, nonostante i pazienti tentativi, la risalita manovrata del pallone è rimasta difficoltosa, soprattutto per i limiti tecnici dei due centrali, in particolare Manolas. Il Napoli ha continuato a pressare e, di fatto, a controllare la partita.

 


Come per tutta la partita, Hamsik si alza in pressing su Manolas. Il greco potrebbe approfittare di un leggero ritardo dell’avversario per saltare la pressione giocando in verticale un passaggio taglia-linee verso Pellegrini, ma non ci prova nemmeno e si rifugia nel passaggio in orizzontale verso Bruno Peres.


 

Paradossalmente, l’infortunio di Manolas ha aiutato la Roma a migliorare sensibilmente la propria fase offensiva. Fazio ha mostrato maggiori qualità nel giocare palla e provare a superare la pressione avversaria. La Roma ha iniziato ad avanzare in maniera più efficace, sia tramite un gioco corto che tramite qualche palla lunga.

 

In zone più avanzate di campo il 4-3-3 ha consentito alla Roma di disegnare trame già note, specie quando Pellegrini - che si è scambiato spesso il lato con Nainggolan - si spostava a sinistra e riusciva a connettersi con Kolarov e Perotti.
Il Napoli si è abbssato progressivamente, forse affaticato dal continuo pressing portato in fase di non possesso palla, e Sarri ha provato a regalare energie pescando dalla panchina Diawara, Zielinski e Rog. Nonostante i miglioramenti offensivi la Roma non è riuscita a rendersi pericolosa su azione, ma ha sfiofato due volte il pareggio su calcio piazzato, mettendo ancora una volta in evidenza i problemi della squadra di Sarri

.

 


Un risultato giusto, con appena 0.4 xG totalizzati dalla Roma. 4 delle 5 tiri da dentro l’area sono colpi di testa: fa eccezione il tiro di Cengiz Ünder all’ultimo secondo.


 


Si rimprovera spesso a Di Francesco di essere troppo rigido, ma stavolta aveva preparato la partita adattando la sua squadra alle caratteristiche del Napoli. Il 4-2-3-1 stretto e compatto schierato all'inizio aveva l'obiettivo di difendere meglio gli half-space e togliere spazio  alla manovra della squadra di Sarri. Tuttavia, il nuovo schieramento posizionale ha esasperato i difetti strutturali della squadra nella costruzione dal basso, togliendo ai difensori i riferimenti noti alle spalle dell’ottima linea di pressione del Napoli. Difficoltà che hanno portato Di Francesco a tornare al più familiare 4-3-3, senza però riuscire ad alzare abbastanza la qualità del proprio gioco.

 

È evidente come Di Francesco abbia ancora molto lavoro da fare sulla sua squadra. Una volta bloccata la linea di passaggio diagonale verso Kolarov, l’uscita del pallone dalle retrovie avanza con difficoltà e i meccanismi offensivi tramite la creazione di triangoli in fascia non sono ancora abbastanza rodati. Rimangono aperti i quesiti, più che sulla posizione in campo, sui compiti da assegnare a Perotti e Nainggolan all’interno del calcio piuttosto rigido immaginato da Di Francesco. La partita contro il Napoli ha mostrato che la squadra non ha ancora interiorizzato i princìpi di gioco del tecnico: un lieve cambio di modulo ha mandato in crisi i giocatori.

 

La squadra di Sarri, invece, esce dall'Olimpico con certezze rinnovate. L’intensità e la capacità di esprimere con continuità il proprio calcio sembra unirsi a una consapevolezza delle proprie qualità ancora maggiore. Dopo aver segnato il gol del vantaggio, approfittando cinicamente degli unici spazi concessi dalla Roma, la squadra di Sarri ha controllato la partita, mescolando la gestione del pallone e la resistenza al pressing avversario a una fase di non possesso di alto livello.

 

Oggi l’unica vera debolezza del Napoli sembra essere quella della difesa aerea della propria area di rigore. La Juventus è a 5 punti e, come le altre candidate alla scudetto, deve davvero preoccuparsi del perfetto meccanismo costruito da Maurizio Sarri.

 

 

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