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LPDC: Icardi e van Nistelrooy hanno gli stessi problemi?
04 mag 2020
04 mag 2020
Luca ci ha chiesto se i problemi che portava l'olandese allo United sono gli stessi di Icardi con l'Inter.
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Foto di Matthew Peters/Manchester United via Getty Images
(foto) Foto di Matthew Peters/Manchester United via Getty Images
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Ciao Ultimo Uomo,secondo voi i problemi che comportava van Nistelrooy allo United, che segnava molto ma centralizzava troppo il gioco (come descritto anche in The Mixer: The Story of Premier League Tactics, from Route One to False Nines), sono gli stessi che l'Inter aveva con Icardi? Allo stesso modo con cui lo United ritornò a vincere con Rooney - CR7 e un gioco maggiormente corale, l'Inter ha giovato nell'aver rimosso un giocatore che segnava molti gol ma riduceva la qualità del gioco di squadra?LucaCiao Luca,è risaputo che gli aspetti tattici, e in particolare la scarsa partecipazione al gioco, siano solo una parte dei problemi che hanno allontanato van Nistelrooy dal Manchester United e Icardi dall’Inter. Come viene raccontato anche nel libro di Michael Cox, van Nistelrooy era entrato in conflitto con le nuove stelle dello United, Rooney e (soprattutto) Cristiano Ronaldo, e durante la finale di Coppa di Lega nel 2006, pochi mesi prima di essere ceduto al Real Madrid, aveva anche insultato pesantemente Ferguson per averlo tenuto in panchina. Insomma, non solo gli era difficile giocare insieme a Rooney e Ronaldo, soffriva la loro posizione all’interno della squadra e aveva finito per litigare anche con Ferguson.Icardi è stato ceduto per motivi simili, per i cattivi rapporti con i compagni, l’allenatore e, più in generale, con l’ambiente interista dopo le note vicende culminate con la decisione dell’Inter di togliergli la fascia di capitano. C’entrano ovviamente l’arrivo di Conte e i profondi cambiamenti nel modo di giocare, ma è chiaro che a determinare le scelte dell’Inter sia stato innanzitutto il conflitto nato nella seconda parte della scorsa stagione.Detto questo, le questioni tattiche dietro entrambe le cessioni sono evidenti. Negli anni successivi alla separazione con van Nistelrooy, lo United ha spinto ancora di più sulla ricerca di un gioco veloce e verticale, e quando ha aggiunto Tévez a completare il trio offensivo con Rooney e Ronaldo era forse la miglior squadra in Europa ad attaccare in ripartenza. Il sistema di base era sempre il 4-4-2, ma di fatto veniva a formarsi un tridente offensivo dalle posizioni fluide, con i tre attaccanti ad alternarsi nei movimenti verso l’esterno, in profondità o in appoggio alla manovra e capaci di creare combinazioni spettacolari. Era ovvio che non sarebbe stato possibile giocare in questo modo con un riferimento più statico come van Nistelrooy al centro dell’attacco, e in The Mixer ne parla anche Rooney: «Penso che sappia che il nostro stile non è adatto a lui. È un finalizzatore incredibile, ma i giocatori come Ronaldo, Saha o me sono più adatti a un calcio veloce, di ripartenze. Giochiamo in velocità e invece a Ruud piace rallentare il gioco». https://www.youtube.com/watch?v=YCB_0ibu7bo

Van Nistelrooy era una sentenza in area di rigore, ma era capace anche di attraversare il campo palla al piede come nel gol segnato al Fulham.

La trasformazione dei principi di gioco dell’Inter dopo la cessione di Icardi è stata ancora più radicale, anche perché nel frattempo è cambiato l’allenatore. Nel gioco di Conte gli attaccanti non si limitano a finalizzare, ma hanno grandi responsabilità nella progressione della manovra. Devono quindi essere abili a proteggere la palla, a scambiarla con precisione per non far perdere velocità all’azione, a smarcarsi a centrocampo per ricevere le verticalizzazioni dalla difesa nei corridoi liberati dai movimenti ad allargarsi delle mezzali. All’Inter l’importanza delle due punte si è vista soprattutto nella prima parte della stagione. Quando la manovra ha perso brillantezza e far risalire la palla in modo pulito è diventato più difficile, le responsabilità creative sono state assorbite dall’intesa tra Martínez e Lukaku, dalla loro abilità a farsi bastare i palloni che gli arrivavano per creare pericoli.Contribuire in modo vario e profondo alla manovra, essere autosufficiente come Martínez o Lukaku, condividere gli spazi e alternare i movimenti con un altro attaccante sono aspetti che non fanno parte del gioco di Icardi. In questo senso è comprensibile che Conte non abbia fatto nemmeno un tentativo per inserirlo nei suoi schemi.Icardi non è un attaccante che ama partecipare alla circolazione abbassandosi sulla trequarti, ma non è così scontato che la sua presenza limiti la manovra. E che quindi in sua assenza l’Inter giochi meglio, o più “di squadra”. Certo, se pensiamo ai migliori centravanti al mondo nessuno è così specializzato nella finalizzazione. Anzi, per giocare ad alti livelli è sempre più necessario che un attaccante sappia fare molte cose, oltre a segnare: partecipare all’azione a diverse altezze del campo, creare occasioni, muoversi per tutta la trequarti, aprire spazi, pressare con efficacia. Il centravanti è però solo un tassello di una squadra e, in generale, le sue giocate condizionano la manovra meno di quelle dei compagni alle spalle, che toccano più palloni. Di solito ha maggiore influenza sulle fasi finali dell'azione, e innanzitutto per come si muove senza la palla e preferisce riceverla: se sulla corsa o sui piedi, con filtranti dalla zona centrale oppure con cross dalle fasce. https://www.youtube.com/watch?v=1bDeUkR7Umk

Ad esempio Perisic sapeva bene come trovare Icardi.

Non è automatico insomma che la presenza di un centravanti di manovra, che alzi la quantità o l’efficacia dei passaggi nella metà campo avversaria, faccia giocare meglio una squadra, anche perché è una questione che riguarda innanzitutto i nostri gusti personali. Pensa all’intesa che Icardi aveva con Perisic, una delle più solide e durature in Serie A negli ultimi anni, e ai tanti gol che ha originato. O a come si sarebbero completate bene la visione di gioco di Eriksen, la sua sensibilità nell’ultimo passaggio con le qualità di Icardi in area di rigore. Non è forse l’obiettivo di ogni allenatore far nascere quel tipo di intese, e replicarle tra i giocatori nelle altre zone del campo per creare un sistema coerente con le sue idee e il materiale a disposizione?Insomma, a contare sono innanzitutto le relazioni e non le singole qualità di ogni giocatore, il modo in cui si combinano tra loro all’interno del contesto plasmato dai principi di gioco dell’allenatore. Quelle di Icardi non erano adatte al sistema di Conte, e di certo in questa stagione l’Inter è sembrata più competitiva rispetto agli anni scorsi. Le ragioni, però, non possono esaurirsi alla sola assenza del vecchio capitano.

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