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Foto di Marco Luzzani / Getty Images
Calcio Emanuele Atturo 2 aprile 2019 7'

I migliori gol di marzo

I 5 più belli del mese di Serie A.

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Da questo mese su l’Ultimo Uomo ritiriamo fuori una nostra storica rubrica, nata addirittura quando esisteva la compianta rubrica mensile “Il Classificone” (70mila battute sullo scibile umano messe in classifica ogni mese): quella del migliore gol del mese. È un formato classico della scrittura sportiva, sempre interessante visto che i gol rimangono la cosa più bella del gioco del calcio. Su l’Ultimo Uomo a fine anno assegnamo tradizionalmente anche il premio al miglior gol della stagione, nel contesto degli Ultimo Uomo Awards; mentre attorno a natale buttiamo giù la classifica dei migliori gol dell’anno. I gol sono sempre un’epifania, un momento rivelatorio, di massima consapevolezza calcistica: quando la palla entra in porta si chiariscono molte cose, gli scopi di tutti quei movimenti, della fatica in campo dei giocatori, a volte si capisce il senso di un’intera carriera. 

 

Ma veniamo ai gol di questo mese: è stato un marzo interlocutorio, che ha confermato un macro-trend di questa Serie A, quello della discontinuità delle squadre. Le milanesi hanno rallentato bruscamente, anche se per motivi diversi, e le squadre alle loro spalle hanno messo in discussione la loro qualificazione in Champions League. Mentre la Roma continua ad annaspare in una crisi che sembra non poter mai avere fine, Atalanta e Lazio sono le squadre che hanno fatto più punti e che hanno mostrato il gioco più brillante. Nonostante le diverse difficoltà, il menù di gol di questo mese è vario e alterna grandi azioni collettive a inattese giocate individuali. Li ordinerò dal meno al più bello, perché le classifiche sono fatte anche per esprimere un gusto e prendere posizione.

 

5. Belotti in girata

 


Nonostante la stagione positiva del Torino, il rendimento di Andrea Belotti non è riuscito a spiccare particolarmente – anche rispetto ad altri compagni come N’Koulou, Rincon o Ola Aina, che si sono presi i riflettori. A questa sensazione di opacità contribuisce però il livello di aspettative che lo stesso Belotti un paio d’anni fa aveva contribuito a fissare molto in alto, con 26 gol in Serie A.

 

Oggi Belotti è comunque arrivato a 12 gol stagionali, 1 in meno dello scorso anno, e continua a lavorare molto per la squadra. Associamo Belotti all’idea di un centravanti esplosivo, fisico, che tira forte e dritto sul secondo palo dopo corse disperate negli spazi aperti nella metà campo avversaria. Ma Belotti sa anche usare l’arte raffinata dei centravanti che lavorano con i dettagli e che che rivoltano contro i difensori le leggi della gravità dei corpi.

 

Guardatelo dall’inizio alla fine di quest’azione. Quando vede Iago Falque sul primo palo fa dei passetti all’indietro per mettersi sul secondo, dove è sfuggito alla marcatura dei difensori. Il cross di Ansaldi però è lungo e arriva ad Ola Aina, anche grazie al lavoro di Belotti che ostacola un po’ il difensore. Mentre il compagno colpisce, Belotti usa il corpo per escludere Goldaniga dall’azione e nel frattempo si prepara alla conclusione, che effettua in girata sul piede perno.

 

Fra i gol in girata bisogna per forza segnalare anche quello di Fabio Quagliarella contro la SPAL, una mezza rovesciata un po’ rattrappita e centrale, che non è all’altezza dello standard spaziale dei gol di Quagliarella; e poi il gol di Pavoletti all’Inter, che ha un coefficiente di difficoltà forse più alto di questo, che però preferisco perché contiene più dettagli.

 

Belotti è molto vicino a superare il proprio record stagionale di gol ad esclusione della sua migliore stagione, e forse abbiamo davvero capito qual è la sua vera dimensione, quella di un attaccante da 14-15 gol a stagione in Serie A: mica male.

 

4. Il gol di Milik dopo un controllo pazzesco

 


Di questo gol bisogna per forza segnalare l’arrendevolezza della difesa della Roma, che dopo appena un minuto e mezzo non riesce a leggere uno dei movimenti più prevedibili del Napoli, cioè la ricezione di Simone Verdi nel mezzo spazio di sinistra.

 

Questo però non toglie nulla alla qualità delle due giocate che confezionano la rete. Prima Verdi, che ha un’ambidestria talmente cronica da condurre palla col sinistro nonostante fosse più logico farlo col destro. Verdi però è anche per questo poco leggibile e arrivato sulla trequarti serve il taglio di Milik dietro la difesa della Roma con un leggero cucchiaio di sinistro mascherato fino all’ultimo.

 

È comunque una palla difficile, e Fazio ha accorciato in ritardo ma comunque ancora in tempo per chiuderlo, e per aggiustarsi la palla per il tiro Milik fa una cosa che riassume il suo spessore tecnico. Per portarsi avanti una palla che gli cadeva all’indietro il polacco se la aggiusta con il tacco, girando su sé stesso e mantenendo comunque la coordinazione e il senso dello spazio per ricoordinarsi velocemente e tirare di controbalzo sotto la traversa.

 

Nonostante sia un centravanti di un metro e 86, con alle spalle due gravi infortuni al ginocchio, Milik riesce a muoversi negli spazi stretti con grazia aerea. Il suo bottino di gol in campionato, 16, può essere trascurato solo in una Serie A in cui ci sono già 3 attaccanti sulla soglia dei 20 gol e uno che li ha già superati.

 

3. La punizione precisissima di Lucas Biglia

 


Biglia ha vissuto una stagione tormentata. La lesione muscolare al polpaccio lo ha tenuto fuori per un totale di 103 giorni e 20 partite perse: abbastanza da costringere il Milan a reinventarsi senza di lui, che in fondo era uno dei giocatori più importanti di Gattuso. Essenziale soprattutto nell’idea del tecnico di costruire una squadra resistente al pressing.

 

Il Milan ha scelto al suo posto Tiemouè Bakayoko, cioè un giocatore completamente diverso, prezioso soprattutto per la sua capacità di coprire ampie porzioni di campo in fase difensiva. Per questo quando Biglia è ritrato, a inizio febbraio, Gattuso lo ha inserito con calma, per non intaccare un equilibrio delicato.

 

Questo gol contro il Chievo, Biglia l’ha segnato poco dopo la mezz’ora, ed è il gol dell’1-0. Siamo abituati a considerare Biglia un giocatore soprattutto cerebrale, che fa sentire la propria importanza nella dimensione meno visibile del gioco, per niente appariscente. Eppure Biglia ha segnato altri gol su calcio di punizione nel nostro campionato e dovremmo conoscerlo. Ne aveva ad esempio segnato uno quattro anni fa contro l’Atalanta più o meno dalla stessa posizione; un altro contro il Torino ancora prima, sempre con la maglia della Lazio. Questo però è forse il più bello.

 

Dopo un gol su punizione si aspetta il replay per capire quando il gol sia frutto di un errore del portiere e quanto di un’intuizione tecnica del giocatore. Guardando questo gol dalla prospettiva di Biglia si può apprezzare quanto l’effetto sia esatto per far terminare il pallone all’incrocio dei pali. Se vi piacciono questo tipo di cose “proustiane”, riguardate il video con le cuffie e ascoltate bene il rumore che fa la rete quando la palla la colpisce.

 

2. La Lazio produce una grande azione verticale

 


La Lazio è la squadra che ha ottenuto più punti nel mese di marzo, e anche quella che ha mostrato il gioco più brillante. È bastato reinserire Luis Alberto e avvicinarlo a Correa, Immobile e Milinkovic-Savic per ricreare quella fase di possesso virtuosa, basata su una gestione ottimale degli spazi, che abbiamo conosciuto lo scorso anno. Una squadra quindi basata sulla tecnica e un po’ meno diretta rispetto a quella della prima parte della stagione.

 

Per certi versi è inspiegabile che la Lazio abbia impiegato così tanto tempo per ritrovare la propria forma definitiva, che poi è quella che Simone Inzaghi doveva già conoscere. Probabilmente c’entra lo stato di forma individuale di giocatore come Luis Alberto e Milinkovic-Savic, che per tanto tempo sono sembrati opachi in questa stagione.

 

Nonostante la Lazio sia tornata ad essere una squadra tecnica, che ama fraseggiare in spazi stretti, mantiene la propria identità verticale e brava ad attaccare in transizione quando ha spazio. L’azione comincia con Lucas Leiva che si appoggia su Luis Alberto; la Fiorentina scappa all’indietro e lascia molto spazio ai giocatori laziali. Mentre Immobile si è affiancato a lui, Correa fa due passi all’indietro per riceve sulla trequarti la verticalizzazione di Luis Alberto, poi la tocca per Immobile di esterno di prima. Correa corre verso la direzione di Immobile di nuovo, e il centravanti gliela lascia subito. A quel punto la Lazio ha manipolato la struttura difensiva della Fiorentina tutta verso sinistra, e quando Correa la restituisce un’altra volta a Immobile Pezzella si fa attirare fuori posizione dal taglio dell’argentino. Immobile la lascia scorrere e conclude secco sul secondo palo.

 

Un’azione che esprime armonia, ma soprattutto un grande senso di efficacia, e l’idea che anche in due – con la sufficiente velocità e creatività – si può manipolare una difesa abbastanza schierata. Menzione d’onore questo mese anche per il bellissimo contropiede con cui l’Udinese ha segnato il gol dell’1-0 al Genoa, ispirato dalla solita corsa furiosa di Pussetto, la versione argentina di Gervinho.

 

1. Rolando Mandragora, di botto, da fuori

 


Il gol nasce da un passaggio di Pussetto che dalla fascia torna verso il centro, ma è un brutto passaggio. Una palla alta e forte tirata quasi addosso al petto di Mandragora, che sembra ammortizzarla come può, e per questo è ancora più da pazzo la decisione di provare la conclusione. Mandragora riprende l’equilibrio per girarsi alla sua sinistra e tirare di collo sporcato da un po’ d’esterno. In diretta il tiro sembra finire centrale, ed entrare solo con la complicità del portiere. In realtà al replay si nota che la palla assume una di quelle traiettorie malefiche e impredicibile di quando vanno dal basso verso l’alto, e poi ridiscendono dall’alto verso il basso. Rivedendo più volte il replay si vede che Mandragora non è riuscito a recuperare del tutto l’equilibrio e quando colpisce la palla è troppo avanti e il centrocampista ha dovuto usare la gamba come una specie di mazza da pelota basca.

 

La pazzia di questo tipo di gol trasmette un grande senso di immortalità, e per questo non smetteranno mai di piacerci.

 

Tags : andrea belottiarkadiusz milik

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

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