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Emanuele Atturo

I migliori gol all’ultimo minuto della 15^ giornata

Abbiamo messo in classifica i 4 gol segnati nei minuti di recupero nell'ultima giornata di…

Fino al triplice fischio una partita è sempre aperta. È un concetto chiaro e semplice che conoscono tutti, ma che l’ultima giornata di Serie A ha estremizzato regalandoci tre incontri che si sono decisi con un gol arrivato abbondantemente dopo il novantesimo, in momenti inaspettati, stravolgendo risultati che sembravano acquisiti, facendo crollare gli stadi. In uno sport dal punteggio basso, un gol negli ultimi minuti ci illude su una costante reversibilità del risultato, che nel calcio in realtà non esiste. In uno sport individuale come il tennis si creano spesso le condizioni affinché uno dei due giocatori, a un certo punto, possa crollare e gettare al vento tutta una partita: come ha scritto Matteo Codignola, gestire quelle situazioni equivale a giocare quasi una partita nella partita, in cui i tennisti devono attingere a delle qualità diverse rispetto a quelle puramente tecniche. Persino nel basket, il fatto stesso che si possano fare punteggi molto alti in poche azioni, e le dinamiche del tempo effettivo, fanno sì che si possano rimontare punteggi all’apparenza compromessi negli ultimi minuti. Ma nel calcio è molto più raro che negli ultimi minuti ci siano delle sorprese.

 

A differenza degli sport citati sopra, che si giocano su equilibri più sottili, nel calcio è difficile che l’inerzia di una gara cambi faccia nei minuti di recupero. Per questo quando succede è sempre qualcosa di unico e speciale. Una squadra crolla mentalmente con meno facilità di un singolo individuo e, soprattutto, fare gol può essere incredibilmente complicato. Eppure in certe partite sembra davvero che basti una palla buttata in avanti per approfittare della troppa tensione, che diventa disattenzione, nelle difese avversari.

 

Abbiamo classificato i migliori gol nei minuti di recupero dell’ultima giornata di Serie A, classificandoli secondo quei parametri che determinano un bel gol negli ultimi minuti: il “fattore sorpresa” è quanto poco ci aspettavamo quel gol; “l’emotività” fa riferimento al livello di impazzimento generale di tifosi, stadio e giocatori in campo; la “casualità calcistica” misura quanto poco quel gol sia stato costruito e quanto, invece, sia arrivato per incidenza di fattori mistici invisibili che fanno pensare che ci sia un piano invisibile che condizioni il gioco del calcio; la “bellezza” è, ovviamente, quanto un gol è di per sé bello. Cominciamo.

 

4. Mirallas al Sassuolo al 98′

 

 

Fattore sorpresa: 7

 

Emotività: 7,5

 

Casualità calcistica: 8

 

Bellezza: 7

 

Roberto De Zerbi si è costruito in Serie A la fama dell’allenatore offensivista e squilibrato. E anche in questa stagione il Sassuolo ha la quattordicesima difesa del campionato, pur occupando la nona posizione in classifica. Ieri però affrontava una delle squadre più in difficoltà a segnare: prima di ieri la Fiorentina aveva realizzato appena 3 reti nelle ultime 5 partite. Non era assurdo prevedere una partita bloccata – in fondo il Sassuolo veniva da due consecutivi 0-0 contro due squadre più brave in difesa che in attacco, come Sampdoria e Udinese – e invece è stata una partita incredibile, finita con tre gol per parte e una rimonta da parte dei viola assolutamente inaspettata. A rendere il tutto ancora più assurdo c’è anche il fatto che le reti sono arrivate tutte nell’ultima mezz’ora della partita, ferma sullo zero a zero fino al gol di Duncan.

 

Il centrocampista ha raccolto una respinta troppo centrale di Lafont in uscita, e con il sinistro da fuori area lo ha punito sul primo palo. Cinque minuti, dopo Babacar ha segnato il gol dell’ex. Passano ancora tre minuti e Giovanni Simeone va in gol (900 minuti dopo la sua ultima volta); ma quando Sensi segna, ancora da fuori area, il terzo gol del Sassuolo, la partita sembra chiusa.

 

Dall’87’ succede di tutto. Da quando si fa espellere Filip Djuricic, del Sassuolo, aprendo forse una crepa emotiva che la Fiorentina è brava a sfruttare. All’89’ segna Benassi, raccogliendo un’altra respinta in area di rigore. Al 90’, però, Milenkovic prende il secondo giallo dopo un fallo tattico su Berardi. Sembrava un’espulsione inutile, rimediata a partita è finita, con il risultato compromesso: perché farsi squalificare per la partita successiva? Invece il sacrificio di Milenkovic a posteriori ha acquisito un senso inaspettato.

 

L’arbitro a quel punto concede 7 minuti di recupero. Il telecronista inglese dice: “This is Serie A at his best. Drama all over the place”.

La Fiorentina si trova a proprio agio a giocare un calcio disperato, fatto di lanci lunghi e seconde palle: lo fa sempre, in ogni caso, per tutti e novanta i minuti. Come spesso succede quando cerchiamo le origini del dramma, tutto comincia da Berardi, che parte in conduzione dalla propria metà campo dopo una brutta palla persa dalla Fiorentina. Berardi supera Veretout in accelerazione, a quel punto sono lui e Matri contro il solo Pezzella. Berardi però fa l’unica cosa che non deve fare, e si allunga troppo la palla. Pezzella spazza di esterno, e per motivi quasi sconosciuti è un giocatore della Fiorentina ad arrivare sul pallone, a proteggerlo, ad appoggiarlo per Pezzella che nel frattempo ha accompagnato l’azione. Il Sassuolo si trova spezzato in due, il difensore punta la difesa che arretra paurosamente: i gol negli ultimi minuti sono sempre gol segnati a difese terrorizzate all’idea che l’irrealizzabile si avveri sul serio, facendo sì – ovviamente – che la cosa si avveri.

 

Fatto sta che mentre Pezzella è ormai arrivato sulla trequarti, la difesa del Sassuolo forma una linea disordinatissima. Alla sua sinistra del giocatore della Fiorentina ci sono addirittura due giocatori liberi, e allora li serve. Mirallas anticipa Simeone e visto che è ancora fresco si prende tutto il tempo che può per mirare la conclusione al meglio possibile. Incrocia il tiro sul secondo palo, segnando il 3 a 3. Il telecronista inglese dice “La Fiorentina torna dal regno dei morti!!!”. La telecamera, impietosa, va alla ricerca dello sguardo di Satana.

 

A fine partita De Zerbi ha detto che sono stati strani 7 minuti di recupero, ma anche che cose così possono succedere a una squadra giovane (ieri si affrontavano i due undici più giovani della Serie A). «Quando siamo rimasti in dieci ci siamo schiacciati e abbiamo faticato sulle corsie laterali, abbiamo sbagliato sull’ultimo contropiede: bastava un fallo e mantenere le posizioni».

 

3. Il gol di Sau contro la Roma

 


Fattore sorpresa: 10

 

Pathos: 9

 

Casualità calcistica: 9

 

Bellezza: 6,5

 

Quello che è successo sabato sera negli ultimi minuti di Cagliari-Roma è difficile da spiegare razionalmente. Al fischio finale era complicato stabilire a cosa, esattamente, avevamo assistito. Una delle rimonte più incredibili della storia recente della Serie A? Una grande dimostrazione di coraggio e ambizione di una squadra in inferiorità numerica? Un suicidio collettivo di undici persone di fronte alla paura della morte e dell’ennesimo risultato negativo? Tutte le interpretazioni sono possibili.

 

La Roma a Cagliari aveva giocato un buon primo tempo, andando in vantaggio di due gol. La squadra di Maran sembrava pagare in modo particolare le assenze di Barella – che inceppava l’uscita del pallone – e Pavoletti – che diminuiva la pericolosità offensiva. La grandezza della Roma di quest’anno, però, sta nel riuscire a perdere da sola partite che sembravano semplicemente impossibili da perdere. Il primo mattoncino all’impresa suicida viene posto all’84’, quando sul punteggio di 0-2 Ionita mette in rete di testa da due passi la spizzata di Joao Pedro sul secondo palo, dopo un calcio d’angolo. Dopo quello di Icardi di domenica scorsa, è il secondo gol consecutivo subito dalla Roma su calcio d’angolo, la squadra con la più alta media altezza della Serie A.

 

Fino a quel momento il Cagliari aveva prodotto appena 0,73 xG, ma nel frattempo, negli ultimi dieci minuti, la Roma si era via via abbassata, anche a causa dei cambi di Eusebio Di Francesco: Luca Pellegrini – un terzino – aveva preso il posto di Kluivert; Javier Pastore – un trequartista – aveva preso il posto di Schick. Poi, dopo il gol di Ionita che ha accorciato le distanze, Di Francesco ha pensato bene di togliere Zaniolo – trequartista – e inserire un quinto difensore, Juan Jesus. Così, negli ultimi minuti il Cagliari non gioca solo nella metà campo della Roma, gioca quasi nell’area della Roma, che tiene un baricentro bassissimo, come ha già fatto altre volte in questa stagione, sempre con risultati tremendi.

 

Al novantesimo scattano 5 minuti di recupero, che Maran considera pochi, visti i due interventi del VAR che c’erano stati nel secondo tempo. Protesta e viene espulso. Si perde altro tempo. La Roma però non vuole più giocare a calcio: nei primi due minuti di recupero tocca tre palloni che restituisce immediatamente al Cagliari. Al 93’ quella che sembra l’ultima grande occasione della squadra sarda. Una palla dalla trequarti di Cigarini che taglia tutta l’area e trova Faragò libero sul secondo palo. Olsen esce bene in anticipo e il centrocampista del Cagliari commette fallo. Altro caos: Srna viene espulso per proteste, poi anche Ceppitelli. Olsen è a terra infortunato, si perde altro tempo e a questo punto è impossibile pensare che il risultato della partita possa cambiare. Quando il portiere della Roma va al rinvio ormai manca solo un minuto, ma il suo calcio è troppo corto – forse è stato il vento a non far superare il centrocampo al pallone – e Cristante colpisce il pallone all’indietro. La palla arriva a Ionita, che senza pensarci troppo su calcia in avanti.

 

Lì per lì sembra un rinvio a caso, ma riguardandolo è una grande giocata: colpisce il pallone di collo, dosandolo bene con una traiettoria che buca la difesa a cinque giallorossa, facendolo passare tra Fazio e Manolas, che scivola cercando inutilmente di intercettare la palla. Il filtrante arriva sulla corsa di Sau, che avanza e segna tirando di piatto sul secondo palo. Di Francesco in panchina ride, e sembra la risata tragica alla fine della storia.

 

 

A fine partita, quegli ultimi secondi vengono vivisezionati come la fotografia al parco di Blow-Up, ricercando una verità sull’inspiegabile che sembra invisibile agli occhi. C’è un’istantanea della difesa della Roma che fa rabbrividire: tutti i difensori sono su linee diverse, interpretando ciascuno a modo proprio come difendere quell’azione, oppure, più semplicemente, pensando fosse finita. Che non ci fosse niente da fare ormai. Quando la palla si stacca dal piede di Ionita, il Cagliari ha già pareggiato.

 

A fine partita l’allenatore della Roma se l’è presa con la linea difensiva, che considera troppo esperta per prendere gol del genere. Ma anche fatto capire che quando succedono cose così un allenatore non può farci niente, come se fossero state forze superiori a spingere la palla in porta. Questa è la seconda volta nella stagione che la Roma si fa rimontare due gol di vantaggio.

 

2. Il gol di Ciro Immobile al 96’

 

 

Fattore sorpresa: 8

 

Pathos: 9

 

Casualità calcistica: 9,5

 

Bellezza: 6

 

Lazio-Sampdoria sembrava una partita di conferme: il buon momento della Samp e di Quagliarella, autore del gol dell’1-0; le difficoltà tattiche ed emotive della Lazio, che era riuscita a pareggiare solo grazie a qualche strappo nervoso dei suoi giocatori più in forma, Immobile, Acerbi, Correa. Poi, al 94’, Luis Alberto ha un calcio di punizione dal limite dell’area. Quattro minuti prima era stato espulso Bereszinsky per doppia ammonizione. Luis Alberto calcia sulla barriera, ma poi chiama enfaticamente un fallo di mano. L’arbitro all’inizio pare non filarselo, ma poi decide di andare a vedere al VAR.

 

Le immagini non sembrano chiarire un granché, ma Massa finisce per fischiarlo. Forse considera incongruo il movimento di Andersen con il braccio. Lotito chiude gli occhi, non vuole vedere.

 

 

Immobile calcia incrociando il tiro e spiazza Audero. I giocatori della Lazio si raccolgono sotto la nord come in un’antipasto della celebrazione della vittoria finale. La Lazio avrebbe preso 2 punti all’Inter e 2 alla Roma, approfittando al contrario dei cugini della mistica dei minuti di recupero. I tifosi si abbracciano sollevati, il quinto pareggio consecutivo sembra scongiurato.  Una donna piange.

 

1. Il gol di Saponara al 99’

 

 

Sorpresa: 10

 

Pathos: 10

 

Casualità: 9,5

 

Bellezza: 10

 

L’arbitro dice che si giocherà ancora per un minuto e 40, quindi fino al novantanovesimo. Tutto comincia quando l’arbitro fischia un fuorigioco di Milinkovic-Savic, pigro a rientrare sul rinvio del portiere. Andersen batte velocemente ma la appoggia vicino, sembra che nessuno voglia prendersi la responsabilità del cosiddetto “lancio dell’Ave Maria”. Alla fine è Murru a calciare lontano, ma è un lancio sorprendentemente preciso, che Kownacki raccoglie al limite dell’area e spizza di testa all’indietro. Sulla traccia arriva Saponara, è un pallone alto e il centrocampista sembra calcolarlo male perché ci arriva proprio sotto. Saponara sembra aver perso l’inerzia, ma poi salta e si coordina per un colpo di tacco esterno che scavalca Strakosha e muore in rete.

 

È l’ennesima stagione difficile per Saponara, che dopo un buon inizio è stato di nuovo fermato da problemi muscolari. In settimana Maurizio Sarri ha dichiarato che è uno dei giocatori più forti che lui abbia allenato, se non fosse per le sue fragilità mentali. Saponara in quel momento si toglie la maglia, rimane con quella della salute – simbolo di un calcio pane e salame di cui non sembra neanche un rappresentante così preciso – e corre verso la curva. Tutta la panchina gli va dietro ed è tutto un correre impacciato di uomini con giubbotti troppo lunghi e pesanti, disegnati per gente che sta seduta al freddo per novanta minuti. Saponara sopra la recinzione, va faccia a faccia con un tifoso a cui sta per prendere un infarto. Si gridano contro come invasati. Simone Inzaghi è sull’orlo delle lacrime, stavolta letteralmente (c’è anche un’istantanea un po’ porno di quel momento, con le natiche di Saponara scoperte, che entra di diritto nella collezione del grottesco della storia della Serie A). Il gol di Saponara è stato quello segnato più tardi da quando Opta raccoglie questo dato.

 

 

«Dopo il rigore eravamo giù, ma sull’ultima palla lunga ci ho creduto. Ho fatto il pallonetto ad occhi chiusi ed è andata bene. Sono corso dai tifosi e mi hanno sballottato ovunque, anche le mutande. Ma è stata un’emozione bellissima…».

 

Come si dice in questi casi? Ah già, fino alla fine.

 

 

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Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).