
Ecco a voi la presentazione del terzo girone degli Europei francesi (qui il primo, il secondo e il terzo girone). Se non vi basta, e volete ulteriore approfondimento su quanto alta gioca la difesa dell’Albania, o su come è andato nel dettaglio il girone di qualificazione della Romania, vi rimandiamo al nostro libro Guida ufficiosa agli Europei 2016, edito da Baldini&Castoldi. Buona lettura! Buon divertimento! Buon Europeo! Girone D Spagna Turchia Repubblica Ceca Croazia Dario Saltari Direi proprio di sì, insieme al girone E (quello con Italia, Belgio, Repubblica d’Irlanda e Svezia). Ovviamente l’assunto da cui si parte è che nell’ipotetica griglia di partenza iniziale, la Spagna parta leggermente più avanti rispetto alle altre e la Repubblica Ceca leggermente più indietro. Ma per il resto è veramente molto difficile pronosticare la classifica d’arrivo ed è lecito aspettarsi una marea di sorprese. Francesco Lisanti Certamente, e il livello mi sembra anche superiore rispetto a quello del gruppo E, che invece si può tranquillamente paragonare a questo in termini di equilibrio. A tal proposito, trovo frustrante la decisione di far giocare alle 15 entrambe le partite della prima giornata, e ho già segnato il 21 giugno sul calendario: ultima giornata, tutte le partite in contemporanea e finalmente in prima serata. Fabrizio Gabrielli È di sicuro il girone in cui motivazioni, hype e tutta una serie di fattori esterni al campo che potremmo racchiudere nella macrocategoria senso di rivalsa potrebbero contare più della somma dei valori tecnici in campo, già di per sé, comunque, altissimi. Non solo questo girone è bilanciato: è un coacervo di incertezze ingombranti, che lo renderà appassionante e forse farà sì che possa essere uno dei pochi, se non l’unico, che si deciderà all’ultima giocata dell’ultima giornata. [blocco] Dario Sì e non solo per la qualità degli avversari. La Spagna è in mezzo ad un grosso ricambio generazionale che la sta facendo uscire dal decennio d’oro 2004-2014 e mi sembra ancora molto confusa su che direzione prendere, sia tecnicamente che tatticamente. I segnali sono tanti: dall’incapacità di superare gli addii di Xabi Alonso e Xavi, alla gestione del caso Diego Costa (con annessa convocazione di Aduriz) fino alle convocazioni che, al di là delle annose polemiche sui nomi, hanno inserito una serie di specialisti di ruolo all’interno di una squadra abituata a poggiarsi su giocatori “totali” (oltre ad Aduriz, penso a Nolito, San José e Bellerín). Certo, il talento è moltissimo, e questo in Nazionale conta tanto, ma anche le incognite non sono poche. Daniele Se come rischio si intende una figuraccia ai gironi direi che posso collegarmi al discorso di Dario e dire che il talento della Spagna è troppo per pensare di vederla malamente fuori subito. Questo ovviamente non significa che non dovrà faticare per qualificarsi, ma che non riesco a vederla comunque fuori subito. Memore del girone di qualificazione all’Europeo, che dopo i primi stenti è stato vinto di pura inerzia. Lì la Spagna ha mostrato che dove non arriva il gioco, arriva il talento di Iniesta, Silva &co. Che sia una squadra che vuole basare i propri successi sul talento individuale lo dimostrano le convocazioni di Nolito e Morata. Probabile che tra tutti e due qualcosa dal cilindro uscirà fuori in una delle tre partite. Fabrizio Sulla carta è ancora la Nazionale padrona del girone. Ma come sappiamo gli Europei non si giocano sui fogli di carta così come il Giro d’Italia con le biglie sulla spiaggia è un’altra cosa rispetto ai Gran Premi della Montagna e le Tappe Cronometro, in cui vinci solo se hai la benzina, le idee chiare su qual è il piano gara e i muscoli ancora reattivi a tre chilometri dall’arrivo, e non le dita ben allenate e basta. Emanuele Atturo Nella Spagna c’è un’inquietante aria da fine impero. Prolungare oltre il necessario il ciclo di vita delle generazioni d’oro di solito non frutta grandi risultati. Soprattutto se poi questa generazione d’oro è piena di giocatori che non vanno d’accordo tra loro; credo che la Spagna rischi non solo per la qualità del girone in cui è inserita, ma anche per le tensioni interne con cui arriva, che potrebbero togliergli energie. Un incoraggiante 1 a 0 contro la Georgia. [/blocco] Fabrizio Se vale la crasi, direi abbondanza di conservativismo. E se in termini di rendimento stagionale forse dovrebbe lasciarci più perplessi l’esclusione di Saúl, è il taglio della coda del roster pre-convocazioni nella quale figurava anche il madridista che genera i maggiori rimpianti. Con Isco Del Bosque ha lasciato a casa non solo la possibilità, ma fors’anche la voglia di creatività. Il potere ovunque purché non all’immaginazione, potrebbe essere un buon claim. Daniele Non riesco a trovare una giustificazione logica alla scelta di non avere in rosa Isco e Saúl se non per la preferenza nei 23 di alcuni suoi fedeli pretoriani. Non è neanche conservatorismo, perché alla fine tre ali non erano mai state convocate, è proprio corsia preferenziale per i pupilli anche se doppioni (Pedro su tutti). Non è un caso se questa doppia esclusione ha fatto esplodere il primo dibattito pesante sulle convocazioni dai tempi dell’esclusione di Raúl per Euro ’08. Il CT non era neanche Del Bosque all’epoca. Praticamente Del Bosque ha rinunciato ai suoi due migliori panchinari disponibili: Saúl è un profilo unico, potenzialmente più utile nel contesto della Nazionale sia di Koke nel centro del centrocampo, che di San José davanti alla difesa, che di Pedro come ala. Isco ha solo Iniesta e Silva come giocatori del suo talento e non sarebbe neanche fuori contesto, comesi potrebbe pensare. Lo stile di gioco di Isco si sposa alla perfezione con il calcio di possesso o, al limite, marcatamente associativo del CT. Durante le qualificazioni ha giocato insieme a Iniesta o ha fatto il suo vice, oppure ha interpretato il ruolo di supersub a partita in corso come nel Real Madrid in questa stagione. Una versatilità che nessun altro può fare nei 23 attuali (alla fine a farlo saranno o Thiago o Koke, ma non è la stessa cosa). Oggi più che mai #FreeIsco. [blocco] Daniele Si sta preparando qualcosa di diverso: la Spagna giocherà un calcio di possesso, ma con un tocco differente, per volontà di Del Bosque e per motivi strutturali, vista la mancanza di Xavi. La scelta di Del Bosque di iniziare il torneo con un 4-3-3 con Fàbregas e Iniesta mezzali, e che promuove un attaccante esterno e una punta pura titolari (Nolito e Morata), porta automaticamente ad avere un gioco con determinati meccanismi verticali a secondo di chi gioca il pallone (Cesc, Nolito e Morata). Un gioco che si affida molto di più al talento dei singoli rispetto a quello in cui tutti parlano la stessa lingua calcistica. Quindi meno armonioso, ma spera il CT più efficace. Ma gli amanti del possesso (annata d’oro 2012) non devono temere:, Del Bosque ha già provato in amichevole a partita in corso il ritorno al più conservativo doble pivote con Busquets e Bruno Soriano dietro a tre trequartisti. Il calcio di possesso puro non è ancora morto ed è sempre nei pensieri del CT nel caso in cui il piano A dovesse fallire. [/blocco] Dario Non so se sarà effettivamente decisivo, vista la stagione che ha fatto col Chelsea, ma credo che la Spagna debba riporre molte speranze in Fàbregas, ovvero l’unico centrocampista in rosa ad avere un’innata propensione ad andare in verticale nell’ultima trequarti. Dato il gioco di possesso spento e grigio che attualmente contraddistingue la Spagna, direi che un Fàbregas in forma è ciò che serve di più alla squadra di Del Bosque in questo momento. Fabrizio Se per giocatore chiave mi si passa l’accezione minore di 3 [di uso minore, e per estensione] colui che saprà farsi specchio del torneo che giocherà la Spagna, credo che l’aura stanca e malinconica di Aduriz possa dipingere meglio di qualsiasi altra cosa il senso di dissolvenza in uscita. Daniele Sarò banale, ma non riesco a non pensare ad Iniesta come giocatore chiave, tecnicamente, tatticamente e mentalmente. Il maggior talento della storia spagnola, contrariamente al Mondiale in Brasile, viene da una stagione personale ottima e fisicamente sta benissimo. In questa versione della Spagna, dove ha abbassato il raggio d’azione per aumentare la sua influenza in fase di creazione, poi è ancora più importante. Ora deve anche dare equilibrio ad un gioco non sempre definito. Se non dovesse girare Iniesta la Spagna perderebbe buona parte del potenziale creativo e della capacità di ragionare con il pallone, che per una squadra che comunque si definisce tramite il possesso sarebbe una tragedia. [blocco] Francesco Lisanti Anche Smicer ha pronunciato un paragone simile, ma in realtà entrambi sono rimasti sul vago, sul “magari non è proprio lo stesso, ma tutto può succedere”. Nedved però ha detto una cosa sensata, congratulandosi con Vrba per aver convocato molti ragazzi dal campionato ceco, «che hanno fame di mettersi in mostra». Questo mi pare il principale punto di contatto con la selezione del 1996: prima di quegli Europei sia Nedved che i vari Bejbl, Smicer e Poborsky giocavano in patria e avevano tutti 23/24 anni. Dopo gli Europei ottennero tutti il primo grande contratto della carriera ed emigrarono nei principali campionati del continente. Anche i prospetti più interessanti di questa selezione hanno più o meno quell’età lì e possono vedere in Euro2016 l’ultima grande vetrina: Darida e Kaderábek, i più talentuosi, sono già titolari in Germania, mentre Necid (Turchia), Dockal e soprattutto Krejcí (ancora allo Sparta Praga) sono pronti per un salto di qualità. Sarei stato curioso di vedere Frydek, che sembrava aver preso il posto vacante lasciato per due anni da Rosicky nel cuore della trequarti, ma si è infortunato anche in maniera abbastanza tragica nell’ultima partita del campionato: un trauma cranico rivelatosi più grave del previsto. Poi Rosicky è miracolosamente risorto dalle sue ceneri (l’unico giocatore del torneo che era presente anche a Euro2000!) e nelle ultime due amichevoli si è subito rivelato fondamentale per il gioco offensivo di ottima qualità della Repubblica Ceca. D’accordo i giovani, ma con moderazione… Fabrizio I paralleli che legano questa Nazionale a quella di vent’anni fa sono numerosi, e ce ne sono anche di più sottili, meno evidenti di quelli di cui parla Francesco: anche allora la qualificazione avvenne in rimonta sull’Olanda, e ieri come oggi qualche nome pesante (il Frydek di vent’anni fa si chiamava Thomas Skuhravy…) finì per restare a casa per via di brutti infortuni. Però ci sono anche degli elementi di stacco: se gli avanti di quella squadra erano tutti perlopiù giovani (Poborsky, Smicer, Patrick Berger, Nedved erano tutti ventitré-ventiquattrenni, e Pavel Kuka, l’elemento di maggiore esperienza, appena ventottenne), oggi i tre attaccanti convocati hanno trent’anni di media. E in più c’è stato un ritorno verso punte alte e forte fisicamente, Necid come Koller come lo stesso Skuhravy, che non sembrano poter giovare particolarmente a un gioco tutto verticale, come quello di Uhrin, che fece impazzire le difese sui campi inglesi. [/blocco] Fabrizio Per me sotto certi aspetti è anche superiore. Perché presi singolarmente i vari Mandzukic, Modric, Rakitic possono anche risultare meno leggendari nell’accostamento con Suker, Prosinecki o Boban, ma a differenza della Croazia del ‘98 sono più amalgamati col resto del tessuto della squadra, oltre che non più vergini, anzi ben svezzati sui palcoscenici più importanti. Francesco Per quel che valgono le amichevoli che precedono immediatamente i tornei (e soprattutto per quel che valgono in Croazia: l’opinione pubblica non ha reagito troppo bene alla notizia che l’odiatissima federazione non avesse organizzato nulla di meglio di Moldavia e San Marino…), qualche giorno fa la Croazia ha battuto il record per la vittoria più rotonda nella storia della Nazionale. Il precedente fu registrato dalla Croazia del 1998 subito prima dei Mondiali francesi, un 7-0 all’Australia con tripletta di Davor Suker. Questa Croazia ha vinto 10-0 contro il San Marino, con tripletta di Mario Mandzukic. Il paragone si può tranquillamente evitare, ma in fondo è una narrativa che si costruisce da sé. Servono highlights di 7 minuti. [blocco] Dario Tutte le squadre possono vincere l’Europeo ma non penso che la Croazia alla fine lo vincerà. È vero che è ricca di talento, ma persino in Nazionale questa non è una condizione sufficiente per arrivare al successo. Non bisogna dimenticare, infatti, il caos che vige all’interno della Nazionale croata a livello tattico e dirigenziale, e questo nei momenti decisivi potrebbe avere il suo peso. Dalla Croazia non mi aspetto mezze misure: o eliminazione direttamente nella fase a gironi oppure arriva molto lontano. Francesco La Croazia ha dei calciatori di livello altissimo ma non c’è una fase del gioco che interpreti davvero ad altissimi livelli. La Grecia del 2004 quantomeno non subiva mai gol e vinceva sempre i duelli aerei decisivi. La Croazia non ha una manovra abbastanza fluida per controllare il ritmo-partita sui novanta minuti, né una difesa adeguata a sostenere i migliori attacchi del continente (è certamente il reparto più debole), né una quadratura mentale che le permetta di fronteggiare i momenti di crisi. Si vedono tante singole giocate deliziose, ma i requisiti fondamentali per decretare una squadra “vincente” ancora no. (Per chi si fosse perso nel discorso dei requisiti, intendo dire che ci sono molte squadre “vincenti” che per meriti dell’avversario non vincono, ma è decisamente più raro che una squadra “non-vincente” alla fine vinca). Fabrizio Magari vincerlo no, e non credo che nessuno tra Zagabria e Spalato ci creda neppure un po’. Però arrivare lontani, diciamo almeno ai quarti, è l’asticella minima che questa squadra può e deve fissarsi. [/blocco] Francesco Sulla Turchia vedo favorita la Repubblica Ceca, che paradossalmente (ovvero, a differenza dello stereotipo che abbiamo di outsider) è molto più a suo agio se può conservare il possesso e se ha spazio per sviluppare continue triangolazioni. Certo, la Turchia è potenzialmente inarrestabile in transizione e i difensori della Repubblica Ceca sono veramente molto lenti, ma nel doppio confronto nel girone di qualificazione (una vittoria a testa, entrambe fuori casa) mi hanno impressionato decisamente di più i cechi come controllo sulla partita. Dario No, in primo luogo perché raramente la prima partita dei gironi degli Europei o dei Mondiali è decisiva per il passaggio del turno (basta tornare con la memoria a quanto la prima vittoria con l’Inghilterra ci illuse nell’ultimo Mondiale in Brasile). In secondo luogo torno a ripetere che non mi stupirebbero sorprese clamorose: sono d’accordo con Francesco che non bisogna sottovalutare la Repubblica Ceca e aggiungo che non è affatto detto che la Spagna arrivi prima in questo girone. Detto questo, sicuramente la più sotto pressione nel primo incontro sarà la Turchia che, se dovesse perdere contro la Croazia, si ritroverebbe ad affrontare la Spagna nella partita a quel punto veramente decisiva. Fabrizio Mi accontenterei di dire che Croazia - Turchia sarà decisiva per fissare da subito quelli che saranno gli equilibri finali del girone: un po’ perché gli uomini di Terim hanno avuto la sfortuna di doversi giocare l’all-in tutto nelle prime due partite (ammesso e non concesso che l’Europeo sia una di quella competizioni in cui è permesso, oltre che produttivo, fare calcoli); un po’ perché sarà dal risultato di questa partita che potremo capire quanto e in che misura la Repubblica Ceca potrà giocarsi le sue chances. Croazia - Turchia è uno squarcio sulla realtà del Gruppo D. [blocco] Dario La Turchia è senza dubbio la squadra più sottovalutata del torneo e questo di solito rappresenta un vantaggio. La squadra di Terim ha un centrocampo tra le prime cinque/sei di questo torneo (ed ha la sfortuna che tra queste ci siano anche Spagna e Croazia) ma soprattutto un allenatore che ha avuto l’intelligenza di adattare le proprie idee tattiche alle esigenze tecniche della rosa che aveva a disposizione. Terim ha infatti capito che, nonostante il centrocampo di alto livello, con i giocatori che aveva in difesa non poteva permettersi il rischio di osare un gioco di possesso. E quindi, controintuitivamente, ha deciso di intraprendere la via opposta: quella del controllo dello spazio, dell’intensità, del pressing, delle transizioni veloci. Ed al momento è molto difficile trovare in giro dei giocatori più bravi di Arda Turan e Hakan Calhanoglu, senza dubbio le due principali stelle della squadra, nell’abbinare il sacrificio nel controllo dello spazio alla lucidità nella transizione, anche ad altissime velocità. Ovviamente è anche una squadra con grossi limiti tecnici (ad iniziare dal portiere, Babacan, che non sembra dare troppe garanzie) ma almeno ha una sua coerenza. E questo lo si è visto anche nelle amichevoli pre-Europeo in cui la Turchia ha per adesso perso solamente con l’Inghilterra (vincendo invece contro Svezia, Austria e Montenegro). Daniele Anche secondo me è la squadra più sottovalutata. Il che non significa automaticamente che farà un grandissimo torneo ovviamente, ma che la percezione che abbiamo della Turchia è stranamente distorta rispetto ad una squadra che per talento è decisamente sopra la media. La miglior Turchia possibile ha le armi per poter fare male a chiunque. [/blocco] Dario Io accendo il mio personale riflettore su Oguzhan Özyakup, giocatore elegantissimo del Besiktas a metà tra una mezzala offensiva e un trequartista. Özyakup è davvero un giocatore totale nel senso che ha un bagaglio tecnico vastissimo: ha grande visione di gioco nell’ultima trequarti (7 assist e 53 passaggi chiave nell’ultima stagione di Super Lig turca) ma anche un ottimo dribbling nello stretto, sa attaccare lo spazio con puntualità e gestire i ritmi con il possesso. Non sempre è appariscente, ma ha un’intelligenza calcistica fuori dal comune. Fabrizio Dico preventivamente che sarà un peccato avere poche possibilità di vedere in campo con un minutaggio significativo Ante Coric, appena diciannovenne, laterale dribblomane con un acume tattico moderno. Uno sulle cui orme dovremmo rimanere, anche in ottica futuro, con il naso ben piantato. Daniele Io torno in Turchia per consigliare il centrocampista Ozan Tufan. La cosa interessante di questo 21enne è che essendo nato e cresciuto in Turchia, conserva un modo di pensare calcio differente dai giocatori nati e cresciuti in Europa che affollano la Nazionale. Tufan è profondamente turco nel calcio fisico e allo stesso tempo barocco che porta in campo ogni volta. Prima di lui c’era Arda, ma si è dovuto “europeizzare” per sopravvivere sotto Simeone. Tufan invece ancora è puramente turco: dinamico, ma non velocissimo; pronto al contrasto, ma poco aggressivo; creativo e abbastanza tecnico, ma anche irridente e anarchico. Per il post Arda la nuova icona del calcio turco, quello vero, è già in rampa di lancio. Francesco I quarantacinque minuti giocati contro la Moldavia con il centrocampo affidato a Coric e Halilovic hanno riservato momenti di grande divertimento a tutta velocità, sarà un peccato non vederli insieme in Francia. Pavel Vrba ha invece lasciato a casa tutti i giovani che poteva lasciare a casa, preferendo sempre l’alternativa di esperienza in tutti i ballottaggi. Quindi non vedremo Schick e non vedremo Brabec, ma di terzini completi come Kaderábek non se ne trovano moltissimi. [blocco] Daniele La figuraccia al Mondiale in Brasile invita tutti alla prudenza, però esiste il concreto rischio di sottovalutare una squadra che, come detto qualche risposta fa, ha troppo talento a disposizione per non pensare di poter arrivare fino in fondo con gli accoppiamenti giusti. Per me l’unica vera favorita rimane la Francia perché gioca anche in casa, poi c’è un gruppo subito sotto dove c’è anche la Spagna. [/blocco] Fabrizio Un rischio che potrebbe trasformarsi in rimpianto: è già molto triste rendersi conto che almeno una, foss’anche la Repubblica Ceca, dovrà rimaner fuori da giochi, figuriamoci se l’Europeo dovesse perdere - e non è un’ipotesi peregrina, perché sfide così tese ed equilibrate spesso generano pareggi timorosi che tolgono punti alle pretendenti - anche una tra Croazia e Turchia… Francesco È molto facile che sia così. Purtroppo le migliori terze usciranno dai gruppi con meno pareggi, e questo è il gruppo in cui mi sembra più facile che ce ne siano. Nessuna squadra cuscinetto, nessuna outsider certa, come dice perfettamente Fabrizio, tutte le squadre hanno tutto da perdere. [blocco] Dario Spagna, Turchia, Repubblica Ceca, Croazia. Francesco Spagna, Croazia, Repubblica Ceca, Turchia. Fabrizio Spagna, nonostante tutto, prima di afflosciarsi agli ottavi; poi Croazia e Turchia, ma passano tutte e tre. Fuori Česko, che voglio chiamare così, come fosse un amico mio, del quale un po’ mi dispiace e un po’ no. Daniele Spagna, Turchia, Cechia, Croazia. [/blocco]
Si tratta del girone più forte ed equilibrato dell’Europeo?

La Spagna rischia qualcosa?
Come dobbiamo interpretare l’esclusione di Saúl e Isco? Abbondanza o scelte tattiche conservative di Del Bosque?

Dalla Spagna dobbiamo aspettarci il gioco di possesso conservativo che abbiamo visto nelle ultime competizioni o qualcosa di diverso?
Quale sarà il giocatore chiave, tecnicamente e tatticamente, della Nazionale spagnola?
Nedved ha paragonato questa Repubblica Ceca a quella del ‘96, vaneggia?
Invece questa Croazia è paragonabile, per qualità, a quella del ‘98?
La Croazia può vincere l’Europeo?
Croazia - Turchia sarà decisiva per capire chi tra le due passerà il turno come seconda?

Stiamo parlando troppo poco della Turchia?
Quali giocatori meno conosciuti dobbiamo tenere d’occhio?
La Spagna arriva quasi alla fine del ciclo della propria generazione d’oro, è ancora considerabile tra le favorite?
Il fatto che si tratta di un girone così equilibrato provocherà il rischio che non ci sarà qui una migliore terza?
Un pronostico?