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Guido Verosimile
Guida galattica alla Serie C 2023/24
07 set 2023
07 set 2023
Sei storie (e non solo) per prepararsi alla stagione appena cominciata.
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Guido Verosimile
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Con la partita inaugurale Catania-Crotone ha avuto inizio venerdì primo settembre la Serie C NOW 2023/2024. La terza serie avrà per la prima volta nella storia un naming partner, il servizio in streaming offerto da Sky sul quale sarà possibile vedere tutte le partite della terza serie per i prossimi due anni. Dopo sei stagioni, quindi, non sarà più Eleven Sports a produrre e trasmettere integralmente il campionato di Serie C. Sky si è assicurata i diritti del pacchetto nazionale “pay” per i prossimi due anni, a cui aggiungere i diritti derivanti dal contratto con la Rai per il pacchetto nazionale “free” - che prevede la trasmissione una partita a settimana, quella del lunedì sera - e una cifra residuale derivante dalla vendita di altri pacchetti di diritti, anche non integrali (cronaca, radio, highlights). Nel complesso, ogni stagione i diritti TV di Serie C varranno all’incirca tra i 4 ed i 5 milioni di euro; una cifra all’apparenza appetibile, ma molto meno proficua se si considerano le sessanta squadre a cui distribuire i ricavi, con una parte fissa ed una variabile in base a posizione finale e media spettatori. Cifre a quattro zeri che rappresentano una componente minore nel bilancio di una società di C, al contrario di quanto accade in A e B, dove i diritti TV compongono una delle voci più remunerative.

Nonostante ciò, la Lega ha deciso di ampliare le finestre orarie: per la prima volta si apre anche al venerdì sera, a cui vanno aggiunte altre nove fasce: le quattro del sabato e della domenica, e quella del lunedì sera. Nelle giornate dalla seconda alla quinta, sono fissate otto gare tra venerdì e lunedì, mentre tutte le altre saranno distribuite nelle otto fasce orarie del fine settimana. Insomma, il cosiddetto "spezzatino" è arrivato anche in Serie C.

La terza serie, comunque, continua ad offrire storie avvincenti molto al di là dei contratti per i diritti TV. Quello appena passato è stato l’anno del Catanzaro, un rullo compressore che nelle prime giornate di questa nuova stagione sta sorprendendo anche in B; è stata anche la prima volta del piccolo miracolo Feralpisalò. Ma è stato anche l’anno del Lecco e dei problemi che ne sono scaturiti. È stato, tra le altre cose, l’anno dell’elezione di Matteo Marani a presidente della Lega Pro (che ha scelto Gianfranco Zola come vice), dopo quattro anni di presidenza Ghirelli.

Ma tutto questo fa già parte del passato. Per aprire le porte al nuovo, cioè per presentare la Serie C che è appena cominciata, abbiamo scelto sei storie da approfondire (più alcune appendici finali) e da seguire durante l’anno. Cominciamo.

La prima volta dell’Atalanta Under 23 Se c’è una società per cui il progetto delle seconde squadre sembrava costruita su misura, quella è l’Atalanta. Il club orobico fornisce da sempre un serbatoio di calciatori pronti al calcio professionistico: solo nell’ultima stagione, sono stati ben 30 i calciatori dell’Atalanta in prestito tra Serie B e C. L’esempio della Juventus ha aperto una strada, che l’Atalanta ha deciso di percorrere per creare un canale diretto con la prima squadra. In questa stagione, la formazione Under 23 degli orobici farà l’esordio nel girone A della Serie C, con lo spostamento della Juventus Next Gen nel girone B.

La squadra del presidente Percassi si presenta con le idee chiare: il direttore sportivo sarà Fabio Gatti, ex centrocampista di Serie A. Dopo una lunga gavetta alle spalle del DS Sean Sogliano, Gatti è stato nominato nell’estate del 2022 direttore dello sviluppo e loan manager dell’Atalanta. La nomina a DS dell’Under 23 appare una scelta logica e coerente, considerato che la squadra sarà composta perlopiù da calciatori passati in prestito la scorsa stagione. Intriga anche la scelta del tecnico, Francesco Modesto, protagonista di un inizio di carriera promettente prima di un paio di esperienze altalenanti. Nei suoi momenti più brillanti, Modesto pareva a pieno titolo uno dei più brillanti discepoli di Gian Piero Gasperini. In questa scelta, l’Atalanta ha dimostrato di essere già un passo avanti alla Juventus, dando alla seconda squadra un abito tattico e identitario che ricalchi quello della prima squadra. Lo staff che affiancherà Modesto sarà nondimeno valido: Beppe Biava vice, Rolando Bianchi collaboratore e Giorgio Frezzolini preparatore dei portieri. «Hanno giocato qui e aiuteranno a infondere un senso di appartenenza ancora maggiore a tutti», ha spiegato Modesto.

Per la costruzione della rosa, l’Atalanta ha deciso di affiancare al nucleo di giovanissimi un gruppo di calciatori esperti e di alto profilo per la categoria. Nella stessa intervista, Modesto ha indicato i pilastri della squadra: Masi e Varnier al centro della difesa e due talenti eterei come Christian Capone e Alessandro Cortinovis nel reparto offensivo. Accanto a loro, giocatori ancora in età da Under 23 ma con diverse stagioni professionistiche alle spalle tra cui Gyabuaa, Solcia e Ghislandi, a cui aggiungere Giuseppe Di Serio, unico acquisto effettuato quest’estate (dal Perugia per 1,6 milioni di euro). Il nucleo della squadra sarà costituito da ragazzi provenienti dalla Primavera: giovanissimi come Palestra, Roaldsøy, Mendicino, Ranioli o Vavassori. I canali con prima squadra e Primavera comunque rimarranno aperti per tutta la stagione.

Il campo di casa sarà il “Comunale” di Caravaggio, nel bergamasco, dove l’Atalanta si sposterà dopo aver disputato le prime partite a Gorgonzola. La risposta della piazza per adesso è stata abbastanza positiva, ma vedremo durante l'anno, perché non ci si aspetta molto pubblico. La società, comunque, sembra riporre grande fiducia in questo progetto.

L'esordio in campionato non è stato dei migliori, ma insomma, c'è tempo.

Aimo Diana vuole conquistare un'altra promozione La prima sorprendente stagione di Andrea Sottil all’Udinese ha scatenato un campanello d’allarme in molti appassionati di calcio mainstream. La lunga permanenza in Serie C del tecnico bianconero ha lasciato perplessi in molti. Con uno slancio di coraggio e lungimiranza, è possibile immaginare che tra qualche anno ci si porrà domande simili su Aimo Diana, appena arrivato al Vicenza per raggiungere la seconda promozione consecutiva in B.

Classe 1978, Diana approccia la sua decima stagione da allenatore. Dopo alcuni anni caratterizzati da salvezze prodigiose raggiunte subentrando in corsa, Diana si mette in mostra al Renate: due terzi posti consecutivi accendono i riflettori sul suo nome. Diverse squadre, anche di categoria superiore, si interessano a lui: Diana sposa a giugno 2021 il progetto della Reggiana, appena retrocessa in C. Nel biennio reggiano Diana si consacra, raggiungendo al secondo tentativo il primo grande traguardo della sua carriera grazie alla promozione in B con gli emiliani.

A Reggio, Diana affina il suo stile di gioco. Il tecnico bresciano stabilizza il suo credo tattico in un 3-5-2 che varia in base alle caratteristiche dei centrocampisti: mentre al Renate utilizza più spesso un triangolo rovesciato, sfruttando al massimo le qualità del trequartista di movimento Kabashi, alla Reggiana passa ad un 3-5-2 canonico con Fausto Rossi vertice basso. Il 3-5-2 è diventata la regola del calcio italiano, soprattutto per le squadre in difficoltà, ma quello di Diana si discosta dai cliché, avvicinandosi all’interpretazione di Simone Inzaghi all’Inter.

L’ultima Reggiana di Diana si è contraddistinta per la fluidità dei calciatori offensivi e la capacità di andare in porta in modi diversi. In fase di non possesso, gli emiliani si difendevano con un blocco medio alternando fasi di pressione alta ad altre più prolungate di attesa. È in fase di possesso che la Reggiana ha dato il meglio di sé. La prima costruzione veniva affidata ai terzi di difesa, che potevano condurre palla, scaricare sugli esterni o cercare la seconda punta (Pellegrini o Lanini), che aveva il compito di scendere ad aiutare la costruzione lasciando lo spazio agli inserimenti delle mezzali (Kabashi e Nardi, entrambi 5 gol). Nella metà campo avversaria, la Reggiana sapeva usare diverse soluzioni, come il cross dalla trequarti o le verticalizzazioni direttamente dal centrocampo. Sugli esterni, due giocatori complementari come Guiebre (sprinter dal buon sinistro) e Guglielmotti (giocatore di letture offensive ed esplosività) rinfocolavano la spinta offensiva, costruendo una squadra che spesso riusciva a portare almeno 3-4 uomini in area di rigore. Una squadra di manovra, insomma, ma capace di essere pericolosa anche sui calci da fermo.

La vittoria del campionato è arrivata al termine di un testa a testa punto a punto con Cesena e Virtus Entella, ma non è stato sufficiente per Diana a guadagnarsi la riconferma in Serie B, a causa del rapporto compromesso con il DS Goretti. In molti si aspettavano un salto di categoria, ma Diana ha deciso di rimanere in C, accettando l’offerta di un Vicenza reduce da una stagione a dir poco complicata.

Nel caso foste interessati a dare una prima occhiata al progetto di Diana.

È stata costruita una squadra di vertice: in sede di mercato, Diana ha scelto tre pretoriani dell’esperienza a Reggio (il centrale Laezza, Fausto Rossi e Jacopo Pellegrini). Degni di menzione due centrocampisti già presenti in rosa, il coltellino svizzero Freddi Greco (2001) e l’enganche Kaleb Jiménez (2002), che potrebbero incastrarsi benissimo nell’impianto del nuovo tecnico, intenzionato a costruire un progetto lungo e duraturo con i biancorossi.

La Triestina ha portato Moneyball in Serie C Una delle differenze tra la Serie A e la Lega Pro risiede nell’oscillazione di rendimento che una squadra può subire a cavallo di due stagioni. Se in A sembra impossibile vedere una squadra a un passo dalla retrocessione un anno dopo aver lottato per lo scudetto o viceversa, nel girone A di Serie C gli osservatori inseriscono nel gruppo delle favorite alla promozione la Triestina, che fino al minuto 91 di Sangiuliano City-Triestina del 13 maggio 2023 era virtualmente in Serie D.

La storia che ha portato a questo tipo di valutazioni ha un innesco in un evento extracampo: il 18 maggio 2022 scompare il presidente della Triestina, il costruttore australiano Mario Biasin. A rilevare la società, salvandola dall'ennesimo fallimento, è la coppia di imprenditori proprietari di Stardust e di Atlas Consulting, note per aver ideato in piena pandemia la Stardust House ("la prima content factory italiana", come si può leggere sul suo sito). Dal punto di vista sportivo, questa nuova società ha arruolato calciatori dai nomi conosciuti e dai contratti molto gonfi. Secondo un'inchiesta della Gazzetta dello Sport, la Triestina avrebbe avuto un monte ingaggi complessivo di 6.01 milioni di euro (quarta in tutta la Lega Pro) che le garantiva le prestazioni di giocatori dal passato più o meno glorioso come Paganini, Mbakogu, Lollo, Gori o Matteo Ciofani.

I risultati di queste scelte però sono stati poco fortunati, per usare un eufemismo. Ad ogni gara i calciatori sembravano essersi appena conosciuti, lasciando spesso negli spogliatoi le loro indubbie qualità tecniche, senza la minima idea di come costruire un'occasione da gol. Nonostante questo, i giuliani hanno ritrovato a primavera un moto d’orgoglio e si sono salvati grazie a vari incastri favorevoli propiziati da un numero cinematografico di gol nei recuperi, tra cui quello all'ultima giornata di regular season e la rete di Tavernelli all'ultimo arrembaggio della finale di ritorno dei play-out.

La salvezza conquistata sul campo è, per i tifosi dell'Unione, come la calma che ti abbraccia quando la dissolvenza finale di una canzone che detesti ne preannuncia la conclusione. A inizio luglio, poi, come di continuo accade su TikTok, la musica inizia a cambiare per gli alabardati che conquistano anche la vera salvezza di serie C, quella che si gioca con le fideiussioni, dove gli spareggi si disputano in tribunale: la società passa da Atlas Consulting a LBK Capital, un fondo di investimento con sede ad Atlanta che finalizza l'iscrizione del club senza problemi.

Il neo presidente è Benjamin Rosenzweig, leader della LBK Capital ed analista finanziario, un profilo accostabile a quello dei dirigenti di altre squadre europee controllate da fondi di investimento americani. E infatti, la prima mossa di Rosenzweig risuona di Moneyball: è quella di affidare la gestione del club ad Alexander Menta, già "director of analytics" del Venezia nelle ultime quattro stagioni, alla prima esperienza in un ruolo di vertice. Va ricordato che anche gli arancioneroverdi sono gestiti da una cordata di investitori statunitensi che, con a capo Duncan Niederauer, hanno finanziato un club che è con successo arrivato in Serie A riempiendo le rose di giocatori hipster, tra cui una quantità forse eccessiva di islandesi, scommesse pescate da campionati di massima serie decisamente indietro nel ranking e atleti scelti incrociando scouting e algoritmi. A calciomercato finito, si può dire che la direzione della nuova Triestina sembra molto simile a quella del Venezia – o anche dello Spezia – arricchita da alcune scelte del team di Alex Menta, che si è reso conto delle peculiarità del campionato di C e ha saputo integrare le incognite ad alcuni elementi già affermati, a partire dal mister.

È infatti tornato a Trieste Attilio Tesser, probabilmente il più completo allenatoretra i sessanta di C e amato dal pubblico di qualsiasi piazza in cui abbia messo piede. Acclamato dalla folla nella recente presentazione della squadra, Tesser ha dichiarato che è la prima volta in 22 anni di carriera che ha bisogno di un interprete per farsi capire dai calciatori, per i quali è preoccupato per delle possibili difficoltà nel comunicare e nel calarsi nella mentalità di C. Da questo punto di vista sembra avere un senso l'acquisto di Facundo Lescano, prelevato dal Pescara per 350mila euro. L'argentino è una scelta forte dell'area tecnica, che ha optato per un calciatore che ha dimostrato di saper segnare tanto in C invece di andare su un nome di grido, magari un po' arrugginito. Oltre a lui e al mastino di centrocampo Lamine Fofana, gli altri acquisti sono calciatori che hanno preferito puntare ad un ambizioso progetto verso la vittoria del girone A rispetto alla lotta nel fango per non retrocedere dalla cadetteria.

È stata riposta molta fiducia poi in incognite pescate da massime serie alla periferia del calcio europeo. Tra questi calciatori che nessuno ha mai visto giocare spiccano il francese classe 2000 Omar Correia prelevato per addirittura 675mila euro dai vicini sloveni del Koper, la squadra di Capodistria, e il finlandese Vertainen, autore lo scorso anno di 17 reti in 26 presenze nella massima serie scozzese. Dal “suo”Venezia, invece, il DG Menta ha portato in alabardato a titolo temporaneo il solo Daishawn Redan, 2001 surinamese cresciuto tra Ajax, Chelsea ed Herta Berlino. Sono dieci le Nazioni rappresentate nella rosa della Triestina in questa prima parte della stagione 2023/2024: Italia, Croazia, Slovenia, Francia, Costa d’Avorio, Paesi Bassi, Islanda, Suriname, Argentina e Finlandia.

La scelta di sperimentare e osare è stata tanto naturale per i vertici della dirigenza triestina quanto insolita per chi, ormai, è abituato a rose costruite per la vittoria in maniera pre-impostata: età media decisamente elevata, un buon numero di calciatori con un passato in B ove non in A, tante figure di temperamento a completare. Detta così non sembrerebbe che la Triestina possa salire in Serie B, ma la scorsa stagione del gruppo A ha insegnato che anche progetti diversi, come quello della Feralpisalò (squadra fatta da 29 italiani su 30, ma giovani e tatticamente funzionali), possono trovare un'annata favorevole al grande salto.

Chissà magari il successo della Triestina potrebbe cambiare il paradigma nella costruzione delle squadre della terza serie, da cui magari le future dirigenze, bisognose di idee nuove, potranno prendere spunto. Ma non corriamo troppo, questo per adesso è stato il loro (non fortunatissimo) esordio in campionato:

L’ultima danza di Zdenek Zeman? Partiamo con una verità scomoda: il calcio di Zeman è invecchiato molto meglio di quanto ci piace raccontare. Il suo gioco spiccatamente offensivo, il ruolo fondamentale degli esterni insieme al coraggio di inserire nelle rotazioni calciatori giovanissimi, hanno infatti da sempre caratterizzato le squadre del boemo - concetti che sembrano essere ancora attuali nelle serie minori. Lo scorso anno in molti hanno criticato la scelta del Pescara di riassumerlo per dare un lieto fine a una stagione iniziata bene ma complicatasi nel cammino. Zeman, dal canto suo, ha messo ordine nello spogliatoio e poi anche in campo, consentendo a Lescano di tornare in grande spolvero dopo un periodo da fuori rosa e concedendo tanto spazio al 2005 Marco Delle Monache, prodotto del settore giovanile del Pescara oggi alla Sampdoria. L'esplosione di Delle Monache è il simbolo di questa coda di carriera di Zeman, che che sembra meno nostalgica di quanto non sembrasse all'inizio.

A luglio, la giovanissima ala blucerchiata ha voluto assistere ad almeno un allenamento del ritiro estivo del Pescara in segno di riconoscenza verso l'allenatore boemo, che dal canto suo ha riproposto il pezzo più celebre del suo repertorio: i gradoni. Spesso derisi e considerati superati, i gradoni sembrano ormai andare oltre l'utilità pratica, il loro utilizzo all'interno di un programma di preparazione atletica a una nuova stagione, diventando più che altro un rito, una specie di evento mediatico. I tifosi che occupano la tribunetta, si scostano e si muniscono di telefono per fare video ai calciatori che la scalano affaticati, prima che questi ultimi concedano interviste emozionate alle telecamere delle emittenti locali. Bisogna tener conto che buona parte dei calciatori allenati oggi da Zeman non ha nemmeno mai visto il suo Pescara con Verratti-Insigne-Immobile, lo conoscono solo per fama e ciò difficilmente potrebbe accadere con altri allenatori di terza serie. Uno stimolo in più per i giovani che giungono in un top club di C per essere a disposizione del boemo, che infatti anche quest'anno ha saputo attrarre molti under. Il DS Delli Carri e il presidente Sebastiani hanno scommesso su un numero non indifferente di calciatori del 2004, capeggiati da Federico Accornero, la nuova ala estrosa in prestito dal Genoa che ha dimostrato personalità nel precampionato e all'esordio tra i professionisti, segnando in tutte e 4 le partite disputate. Non so quanto vi fidate ancora del suo giudizio ma: è stato definito "giocatore vero" da Zeman stesso.

Inseriti questa volta nel girone B, "i delfini" dovranno battagliare con squadre come Perugia, Spal e Cesena. Il loro esordio in campionato li ha visti schiantare la Juventus Next Gen per 3-1 grazie a una doppietta di quello che sembra essere il preferito di Zeman, cioè Gigi Cuppone. Vedremo quanto porterà lontano il Pescara questo entusiasmo di inizio stagione.

È tornato l’allenatore-manager e incredibilmente è Eziolino CapuanoA Taranto la scorsa stagione è nata con le peggiori premesse possibili per una squadra di Serie C: squadra costruita con pochi soldi, staff e squadra pescati perlopiù dalla D e un pubblico anestetizzato. Il Taranto è la squadra della città più grande in Italia a non esser mai stata rappresentata in Serie A, nemmeno una volta. Il club, quindi, non ha mai vissuto l'eccitazione della promozione in massima serie, un evento che storicamente attira nuovi tifosi e riaccende la passione di quelli dormienti. Pensare a una retrocessione può sembrare una tragedia sportiva in grado di far vacillare anche gli ultimi irriducibili che frequentano lo Iacovone. Alla fine della fiera, però, il Taranto non solo si è salvato, ma lo ha fatto anche con un mese di anticipo, arrivando addirittura a sfiorare i play-off con 46 punti.

Un anno dopo le cose sembrano continuare a migliorare e la squadra ha appena vinto la gara inaugurale della nuova stagione battendo il Foggia accompagnata dal tifo di 9mila spettatori. Può sembrare una semplificazione esagerata, ma questi risultati hanno un nome e un cognome: Ezio Capuano, un uomo superato dalla narrazione che se ne fa. Ci sono pochi allenatori che ti portano a un punteggio da play-off con solo 26 gol fatti in 38 partite, pareggiando 0-0 undici volte.

Capuano, subentrato sulla panchina del Taranto dopo due di giornate, ha dato tutto per la salvezza, portando i suoi oltre la fatica, al limite dello strapazzo in ogni singola partita. Ha saputo costruire una squadra solida, coriacea, fatta di giovani pronti a buttarsi nel fuoco per lui, perché sanno che probabilmente Eziolino farebbe lo stesso. Questo almeno è l'approdo finale perché nel percorso non tutti hanno un buon rapporto con il vulcanico allenatore del Taranto, che da parte sua non si fa troppi problemi a mettere fuori squadra i giocatori con cui non scocca la scintilla (chiedere a Michele Guida, uno dei migliori del Taranto del girone di andata costretto a fare le valigie dopo uno storico sfogo di Capuano per «una giocata da circo equense», o a Saveriano Infantino).

L'allenatore di Pescopagano è un fuoriclasse nel ricavare il meglio dal materiale a disposizione, offrendo un calcio fatto di contromosse e reattività. Quest'anno, però, Capuano non si accontenta della salvezza e rilancia. Per molti non è adatto a gestire una squadra da zone alte, per altri è stato limitato dal suo personaggio, lui vuole dimostrare di poter competere per vincere, dirigendo un progetto da solo. Con la cieca fiducia della società, Capuano è stato promosso a manager, ovvero allenatore e contemporaneamente direttore sportivo. Ovviamente non è formalmente il DS né è totalmente da solo nelle sue scelte, ma lui ha dichiarato di aver scelto di persona i dirigenti e lo staff al suo fianco. Capuano ha iniziato a lavorare subito dopo la fine dello scorso campionato: non è neanche andato in ferie, in quanto ha dichiarato di aver annullato la crociera con la famiglia per dirigere il mercato, sapendo di avere bisogno di tante operazioni per migliorare una rosa corta e con tanti calciatori inadatti ad una squadra da playoff di C, che è l'obiettivo minimo che si è dato Capuano quest'anno. «Se non dovessimo centrare i playoff sarebbe un mio fallimento», ha detto.

La squadra è stata radicalmente rinnovata e costruita con alla base un tasso tecnico decisamente in impennata, senza però perdere l'identità di squadra battagliera e di sostanza. Partendo proprio dai calciatori rimasti dalla scorsa stagione, il pezzo pregiato del Taranto resta Matias Antonini, colonna della difesa, un muro per gli avversari ma anche discretamente tecnico e bravo in area avversaria. Il Capuano allenatore ha compiuto un capolavoro nel migliorare il brasiliano; il Capuano direttore sportivo ne ha fatto un altro mantenendolo nonostante l'interesse di Brighton ed Empoli. Non è andato via nemmeno capitan Ferrara, stantuffo della corsia di sinistra, mentre ha rinnovato Antonio Romano, duttile centrocampista box-to-box. A centrocampo Capuano ha calcato la mano: ai giocatori inconsistenti e altalenanti della scorsa stagione, Capuano ha preferito certezze come Simone Calvano (15 presenze in Serie A) e Zonta, oltre al ventenne Bonetti, regista arrivato in prestito dalla Juventus e per cui l'allenatore del Taranto ha già speso parole al miele.

Capuano come sempre sembra coinvolte oltre il limite della sanità mentale, arrivando ad inviare video della curva del Taranto alle 4 di notte agli obiettivi di mercato con la speranza di convincerli a sposare il suo progetto. La vera rottura con gli anni scorsi è nel reparto avanzato, dove Capuano ha portato a casa calciatori in grado di spaccare le partite, come Momo Kanouté e Orlando (tarantino di nascita), che avranno anche il compito di innescare il nuovo centravanti tarantino, Pietro Cianci, colosso reduce dalla promozione col Catanzaro e nome che ha acceso l'entusiasmo della piazza.

Squadra e pubblico, quindi, hanno risposto con entusiasmo. La società ha rischiato dandogli carta bianca, ma il mercato è stato promosso a pieni voti. Per Ezio Capuano è l'occasione della carriera: finalmente ha potuto costruire in prima persona l'organico da allenare, lui abituato a subentrare in corsa, ed è a capo di un progetto ambizioso come poche volte nella sua carriera, da cui è nato quello che ha definito «per rapporto qualità/prezzo un quadro di Van Gogh». Ora spetta al campo giudicare il suo operato: Capuano parte da underdog anche in questa nuova veste e, in attesa di tirare le somme, aver riportato molta gente allo stadio e aver convinto calciatori importanti a sposare la sua causa sono i suoi primi successi, più grandi della vittoria all'esordio contro il Foggia.

Il Catania italo-australiano sta già facendo la voce grossa Non è facile uscire dal campo con il morale alto dopo una sconfitta. Eppure, al termine di Catania-Crotone, terminata per 0-1 in favore degli ospiti, i 19mila accorsi a tifare gli etnei hanno avuto solo applausi per i propri giocatori. Questo apparentemente inspiegabile entusiasmo è dovuto a più fattori: una prestazione eccellente nonostante la sconfitta; la sconfinata fiducia nel progetto del Catania FC avviato dal presidente Ross Pelligra – imprenditore italo-australiano con origini siciliane – poco più di un anno fa, che sta riaccendendo nei catanesi una passione messa a dura prova negli ultimi anni. E da questa storia che bisogna partire per arrivare alle radici di ciò che si è visto contro il Crotone.

Il Calcio Catania, travolto da una massa debitoria insostenibile, viene dichiarato fallito il 22 dicembre 2021, a cui fa seguito un esercizio provvisorio cessato il 9 aprile 2022, data in cui la FIGC revoca l’affiliazione della società. Il 13 luglio 2022 viene costituita la Catania SSD, alla presenza del vice-presidente e amministratore delegato Vincenzo Grella. Non è un omonimo: si tratta proprio dell’ex centrocampista italo-australiano transitato a lungo in Serie A. La leggenda narra che Ross Pelligra, imprenditore italo-australiano a capo del Pelligra Group (holding operante nel settore edilizio con oltre 4 miliardi di fatturato annui), ricevuta la notizia dell’acquisizione del Palermo da parte del City Group durante una riunione con Mark Bresciano (nemmeno lui è un omonimo) e Grella, abbia deciso di fare calcio a Catania. Detto fatto: a fine giugno il comune etneo assegna a Pelligra il titolo sportivo della ripartenza.

L’entusiasmo sale: saranno 11.427 gli abbonati, record assoluto per la Serie D. La società si circonda di figure di spessore, a partire dallo stesso Grella, fino a un anno fa procuratore della CAA Base, una delle più prestigiose agenzie calcistiche. «Ero solo un advisor e l’amico di Mark. A colazione Pelligra mi dice: voglio che tu sia il mio uomo in Italia. Mi ha dato 48 ore di tempo, ne sono bastate 24» spiega Grella. Accanto a lui, il DG Luca Carra (lunghe esperienze a Parma e nella sezione marketing di Erreà) e il DS Antonino Laneri, esperto dirigente passato da Trapani, Agrigento e Siracusa. In panchina, Giovanni Ferraro, specialista di categoria reduce da una promozione con il Giugliano.

L’investimento complessivo per la stagione in quarta serie si aggira attorno ai 6 milioni di euro, e la squadra costruita è di quelle ammazzacampionato. Arrivano calciatori di livello (tra cui il commovente ritorno di capitan Ciccio Lodi), ma anche giovani di prospettiva come il portiere lettone Bethers, il difensore polivalente Castellini e l’ala Chiarella, giocatori utili a coprire gli slot under necessari in D, ma soprattutto a impostare una base per il futuro. I risultati non tardano ad arrivare: al termine del girone d’andata il Catania è primo con 42 punti. I riconoscimenti arrivano anche fuori dal campo: il nuovo stemma riceve il plauso unanime di tifo e critica, ricevendo l’Award of Excellence rilasciato ai WOLDA; è foriera di complimenti anche la terza maglia, che ricalca colori e motivi dell’Etna. La squadra vola sulle ali dell’entusiasmo e si aggiudica il campionato a metà marzo.

Si guarda subito al futuro: vengono programmati i lavori al “Massimino”, condotti per tutta l’estate, che hanno riconsegnato alla città uno stadio rinnovato: nuovo manto erboso, restyling degli spogliatoi, separazione tra Curva Nord e settore ospiti e coibentazione degli spazi interni (per evitare le infiltrazioni di acqua piovana). Tra le idee di Pelligra, anche l’ampliamento della capienza dello stadio. L’attenzione del presidente alle strutture sportive non si limita al “Cibali”: nello scorso novembre il comune ha assegnato al Catania la gestione decennale del campo di Nesima, quartiere popolare etneo, nuovo epicentro d

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