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Angelo Andrea Pisani
Ezio Capuano, il personaggio
10 mag 2022
10 mag 2022
Miracoli, filosofia e sfoghi di uno degli allenatori di culto delle serie inferiori italiane.
(di)
Angelo Andrea Pisani
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La prima volta che ho visto Ezio Capuano è stato durante un Sambenedettese-Modena del dicembre 2016. Vestito come un genitore alla cresima del figlio si dimenava su e giù per l’area tecnica con una smania animalesca, telecomandando ogni mossa dei suoi giocatori. In alcuni momenti la sua voce riusciva a superare quella dei 4mila presenti allo stadio e arrivare fino a me che ero su, nella piccionaia della tribuna stampa. Capuano era arrivato a Modena solo da quattro giorni, ma quella in campo era indubbiamente la sua squadra: undici giocatori disposti in campo con un ordine marziale, che uscivano dai blocchi per aggredire gli avversari come ulani a cavallo.

 

Ne era uscita una partita non bella, ma sicuramente avvincente: dopo lo svantaggio a inizio ripresa il Modena aveva pareggiato con uno schema da calcio piazzato, e da lì in poi aveva ingolfato la gara, portando a casa il punto con una grande prestazione difensiva. In sala stampa Capuano si era preso il centro della scena con una conferenza stampa delle sue, capace di mescolare digressioni tattiche e smargiassate con una disinibizione incredibile. Quando gli è stato chiesto se si aspettava un esordio del genere, Capuano aveva fatto un sorriso beato: «Qui ho sempre fatto risultati importanti, mi porta bene San Benedetto…».

 

Col senno di poi, San Benedetto gli aveva portato bene per davvero: Capuano aveva preso un Modena alla deriva, terzultimo con 11 punti nelle prime 15 giornate, e in poco più di un girone era riuscito ad agguantare la salvezza diretta con una giornata di anticipo. Sotto la sua guida il Modena era stata la sesta squadra del girone per rendimento, raddoppiando la media punti (da 0.7 a 1.4) e subendo più di un gol solo in due occasioni, contro Parma (poi vincitrice dei playoff) e Gubbio (a salvezza già acquisita).

 

I risultati di quella stagione mi avevano spinto a rivalutare la figura di Capuano, un allenatore che fino a quel momento si era fatto notare soltanto per le sue comparsate nella stampa nazionale, uscite spesso terrificanti, a cui seguivano giustificazioni incredibili. Nel 2014, dopo una sconfitta al 90esimo con l’Alessandria, aveva criticato un suo giocatore per aver perso il pallone da cui era partito il gol, dicendo che «in campo devono andare gli uomini con le palle, non le checche».

 

Per difendersi,

, Capuano si era definito un «ignorante, ignorantissimo», che valutava quel termine come prettamente calcistico: «Ho la Treccani sotto mano. Non c'è scritto da nessuna parte che checca vuol dire gay». Poco dopo essersi cosparso il capo di cenere era passato al contrattacco: «Quando Lippi sostiene che non si gioca con le signorine va tutto bene, ma cos'ho detto io di strano da essere attaccato a livello mondiale?». E infine, qualche giorno dopo: «Chiedo venia, ma non chiedo scusa. Chiedendo scusa, ammetterei una colpa che non ho commesso».

 

https://youtu.be/XtTYLW05sR0

 

Nel 2015,

negli spogliatoi dell’Arezzo – quello in cui aveva dato delle “merde” ai suoi giocatori, minacciando di “squartarli” – Capuano era tornato sugli stessi argomenti: «Quando perderò questa fase adrenalinica, non farò più l’allenatore. Ferguson ha spaccato la testa a Beckham, lanciandogli uno scarpino contro, e non c’è stato certo questo casino. La cosa più grave della vicenda, per un allenatore di cinquant’anni che si gioca il suo posto di lavoro e pure la salute, è essere deriso da un bamboccio». Questo misto di vittimismo e rivendicazioni è una delle cifre stilistiche di Capuano, un uomo che potrebbe tranquillamente riciclarsi come avvocato, opinionista, televenditore, o capo di uno a caso dei maggiori partiti italiani.

 

La decisione di fare l’allenatore era arrivata molto presto, già a 17 anni, dopo che un brutto infortunio al gomito ne aveva compromesso definitivamente la carriera. Nel 1985, a 20 anni, era già allenatore nel settore giovanile dell’Herajon, una piccola squadra in provincia di Salerno. Tre anni dopo insieme al settore giovanile passa all’Ebolitana, che era stata appena promossa in Serie D e aveva bisogno di una juniores per rispettare le norme federali. Già allora Capuano si dimostra un personaggio debordante, e le prestazioni della sua squadra attirano l’attenzione di Dirceu, campione brasiliano che dopo tre Mondiali e un’olimpiade con la maglia verdeoro si era - letteralmente - fermato a Eboli.

 

A metà stagione il tecnico Pietropinto si dimette dalla prima squadra, e proprio per l’intercessione di Dirceu la società sceglie di sostituirlo con Capuano, che a soli 23 anni ha la sua prima occasione nel campionato interregionale. L’opportunità non viene sciupata: a 31 anni Capuano ha già vinto due volte il campionato di Serie D, prima con l’Altamura e poi con la Cavese, e da lì inizia la sua lunga carriera nei campionati professionistici. Negli anni successivi Capuano sale e scende tra C1 e C2, alternando stagioni vincenti ad esoneri controversi, e lasciando dietro di sé una scia di aneddoti che alimentano la sua non sempre edificante celebrità.

 

A Potenza viene esonerato dopo quattro giornate per

, ma un mese dopo la società è costretta a richiamarlo per evitare

. Capuano riprende la squadra all’ultimo posto, e poche settimane dopo il presidente Postiglione è tra gli arrestati nello scandalo calcioscommesse. Nelle settimane successive la dirigenza inizia a sfaldarsi, e ad aprile la giustizia sportiva sancisce la retrocessione d’ufficio della squadra. Nonostante tutto Capuano e i suoi giocatori riescono in un vero e proprio miracolo sportivo, ottenendo una salvezza "morale" sul campo.

 

https://youtu.be/khl4EorT4pA?t=31

 

Era l’estate del 2010, e dopo quella stagione incredibile per Capuano sembravano aprirsi le porte della Salernitana, la squadra di cui era stato tifoso sin da ragazzo, quando la domenica mattina si alzava guardando per prima cosa se il cielo era nuvoloso o sereno, perché doveva andare al “Vestuti” per montare gli striscioni, e il resto della settimana dipendeva dai risultati di “Sua Maestà”.

 

«Sono nato calcisticamente con questo desiderio: di allenare la Salernitana. […] Se io un giorno dovessi allenare la Salernitana sarei più forte di Mourinho, di van Gaal, di qualsiasi allenatore… perché le motivazioni per raggiungere l’apoteosi calcistica che potrei avere io, non le potrebbe avere nessuno».

 

https://youtu.be/vWkQYCPTmjw

 

È difficile riassumere in poche parole il rapporto del tecnico con la Salernitana: i tedeschi hanno una parola,

, ovvero il “desiderio struggente di un bene irraggiungibile”. Capuano ci era già andato vicino nel 2003. Anzi, era praticamente fatta: il presidente Aniello Aliberti gli aveva fatto firmare il contratto e lo aveva annunciato in modo informale alla stampa, salvo rimangiarsi la parola per l’intercessione dell’allora direttore sportivo Carmine Longo, che lo convinse a preferirgli un tecnico esordiente, Stefano Pioli (proprio lui).

 

Sette anni dopo, mentre Capuano cercava di fare campagna attiva per la panchina granata, Carmine Longo lo stroncherà di nuovo, stavolta in diretta televisiva, definendolo un personaggio temerario, incapace di stare al suo posto: «È incapace di dare continuità […] è garibaldino, ha atteggiamenti guasconi… È

, è

, è attore, è regista. Fa poco l’allenatore».

 

https://youtu.be/TUAUNmQyNQE

 

Quella di Longo era una descrizione ingenerosa, ma testimoniava lo scetticismo che aleggiava sul

Capuano, prima ancora delle uscite che l’avrebbero reso famoso negli anni. Capuano era già allora un allenatore ingombrante, che vuole pieno controllo sulla squadra senza accettare compromessi. Non a caso dava il meglio di sé nelle situazioni disperate, dove poteva avere piena libertà di manovra, lontano dalle possibili ingerenze della società.

 

Spesso questa intransigenza gli è costata la panchina. L’esonero di Potenza arrivò per uno scontro con il direttore sportivo Gagliani, che gli voleva

; a Nocera Inferiore fu mandato via con la squadra al secondo posto,

col portiere Bacchin; all’Eupen (Serie A Belga) si dimise dopo tre partite

, situazione simile a quella di Foggia, dove addirittura lasciò a campionato non iniziato. Il primo esonero in carriera arrivò alla Puteolana, dove lo mandarono via alla penultima giornata, a playoff già raggiunti, perché si era rifiutato di combinare una partita col Tricase. «Non sono mai finito in un’inchiesta, mentre in A c’è gente che ha commesso crimini verso il calcio»,

, «Apprezzo di più chi si mette il cappuccio e fa una rapina. Dopo un Puteolana-Tricase sono stato esonerato perché avevo vinto una partita che non dovevo vincere».

 

Rispondendo a Carmine Longo, con la solita dose di esagerazione, Capuano citerà «il miracolo Altamura, il miracolo Puteolana, il miracolo Castellammare, […] il miracolo Pagani». Campionati in cui il tecnico campano era riuscito a portare tutti dalla sua parte, con l’appoggio o in assenza della dirigenza, concentrando le forze verso l’obiettivo finale.

 

https://youtu.be/apVyiAW2xCk

La strepitosa interpretazione di Capuano, che nel giro di tre minuti passa dal definire Longo un «uomo importante, intelligente e capace» a dargli dell’arteriosclerotico «nel più alto crepuscolo».


 

Anche a Modena i risultati erano arrivati in una situazione precaria, complici le difficoltà societarie della proprietà Caliendo. Nell’estate dopo la salvezza, quando il Modena ha iniziato a perdere pezzi, Capuano si è trovato a fare contemporaneamente l’allenatore e il direttore sportivo, colmando in prima persona i vuoti di una società sempre più evanescente. Nell’estate del 2017 Capuano torna al Riviera per la prima giornata del campionato, ma stavolta il suo Modena è un guscio vuoto: gli emiliani hanno completato l’iscrizione all’ultimo giorno utile, stanno iniziando il campionato senza uno stadio di casa (il comune ha messo i sigilli al Braglia) e di fatto senza un presidente, dato che Caliendo è alla ricerca di acquirenti per disfarsi della società. La pantomima si trascina fino al 6 novembre, quando il Modena perde la quarta gara a tavolino e viene definitivamente escluso dal campionato.

 

Il 9 novembre Capuano è di nuovo in viaggio verso San Benedetto, ma stavolta lo fa da allenatore in pectore: quella sera assiste all’allenamento, la mattina del 10 torna a Modena per completare lo svincolo e l’11 fa la sua prima conferenza stampa da allenatore della Sambenedettese calcio.

 

«Ogni volta che venivo a San Benedetto del Tronto sono stato insultato – dice alla presentazione – e questo mi dava una carica adrenalinica notevole. Però mi dicevo che un giorno avrei voluto essere io l’allenatore. Quella curva, quello stadio… Oggi ci sono riuscito».

 

La Sambenedettese non è una squadra come tutte le altre nel panorama della Serie C, dove per storia, blasone e tifo è poco sotto le grandi piazze del Sud. Nel 2017 i rossoblu erano tornati tra i professionisti da appena due anni, ma le ambizioni erano molto alte. Il presidente era Franco Fedeli, un piccolo Berlusconi con una forte tendenza alla

: nei due anni e mezzo da presidente aveva riportato la Samb tra i professionisti e consolidato la categoria, ma aveva anche esonerato o portato alle dimissioni quattro allenatori diversi, cambiando tre direttori sportivi. La stagione era iniziata con Francesco Moriero, un nome di impatto per la terza serie, ma non era andata benissimo. Capuano arrivava per rivitalizzare una squadra che dopo una buona partenza aveva raccolto appena due punti in quattro giornate e si avvicinava pericolosamente alla seconda metà della classifica.

 

L’impatto è immediato: il giorno dopo la presentazione Capuano vince la partita di esordio a Ravenna, e nelle settimane successive si impone anche in casa di Teramo e Albinoleffe. Il 29 dicembre – dopo alcuni tentativi a vuoto – i rossoblu tornano alla vittoria anche in casa, travolgendo 3 a 0 la Fermana. La vittoria contro i rivali marchigiani è il sunto della squadra di Capuano: una partita giocata con un ritmo forsennato, nonostante il campo molto pesante, con palla sempre in verticale e riaggressioni in ogni zona di campo, con un’aggressività al limite del fanatismo.

 

https://youtu.be/GIeobz83VOU

 

È momento più alto della stagione: dall’arrivo di Capuano i rossoblu sono imbattuti, hanno subito solo 3 gol in sette giornate e sono a soli 6 punti dal primo posto, con una partita da recuperare. Nella conferenza post-partita Capuano parla apertamente del calciomercato,

la Samb aveva «l’obbligo morale» di rinforzare la rosa, «per la piazza e per la classifica». Tutto sembra andare per il verso migliore, ma durante il mercato invernale le cose non vanno come previsto: nelle prime settimane partono quattro giocatori, altri due sono sul punto di andare, e non arriva nessuno.

 

A San Benedetto iniziano a circolare voci incontrollate: Capuano e il direttore sportivo Panfili sembrano aver già trovato l’accordo per due giocatori, ma per la società sono troppo costosi. A pochi giorni dal ritorno in campo Andrea Fedeli, amministratore delegato e figlio del presidente, fa un’intervista alla stampa quasi minacciando l’esonero di allenatore e DS, e per alcune ore la separazione è una possibilità tangibile. Il 20 gennaio la Sambenedettese va in trasferta a Salò con 19 giocatori, 5 dei quali dalla Juniores, e perde la partita.

 

Nella conferenza stampa il presidente Fedeli (che per amor di telecamera è solito partecipare a tutte le conferenze stampa, in casa e fuori) dà la colpa della sconfitta alla squadra «spaventata» e «timorosa». Capuano risponde poco dopo in conferenza, citando i tanti assenti e chiosando con un messaggio non troppo criptico: «Chi fa l’oculista non può fare il ginecologo». È l’inizio di una lunga e sfiancante guerra a distanza, e nonostante l’arrivo di quattro giocatori alla fine del mercato invernale le cose non migliorano.

 

I rapporti tra Capuano e la società si fanno sempre più aspri, la squadra inizia a perdere pezzi e gli episodi non aiutano. Col Gubbio i rossoblu sono costretti al pari dopo aver subito un gol da metà campo; nello scontro diretto a Padova falliscono il gol del 2 a 1 con Marchi, a tu per tu col portiere; nella partita con la Reggiana il gol vittoria viene annullato per un fuorigioco segnalato dall’arbitro, con il guardalinee già a metà campo che aspettava la convalida. Il sogno promozione svanisce, ma nel momento più complicato gli uomini di Capuano tornano ad essere squadra, e mettono in fila una serie di risultati che sembrano risollevare la stagione.

 

È in questo momento che la Sambenedettese fa vedere il suo calcio migliore, con un gioco molto più sofisticato di quanto suggerisca la retorica sul tecnico campano: un 3-4-2-1 asimmetrico che pressava altissimo e al momento giusto colpiva in verticale, con giocate di qualità, passando su canali di gioco che sembravano filastrocche recitate a memoria.

 

https://youtu.be/XQX9ZoPXkjQ

 

Per Capuano, però, è il canto del cigno: la stampa gli continua a rinfacciare le difficoltà di inizio anno, la rosa è sempre più corta e nelle sue frequenti conferenze stampa il presidente attacca costantemente lui e i suoi giocatori. Capuano fa buon viso a cattivo gioco, ma dietro le quinte

contro il presidente, che ritiene il principale responsabile della situazione.

 

Le cose precipitano abbastanza in fretta: i rossoblu perdono prima a Pordenone e poi in casa con l’Albinoleffe, in una partita stregata dove la Sambenedettese (senza Capuano, squalificato) si mangia almeno tre gol. Manca una giornata, la Sambenedettese è ancora seconda, ma il presidente decide di completare il regolamento di conti, e dopo aver condotto una conferenza stampa molto aggressiva opta per l’esonero.

 

https://youtu.be/cHyY9as4GRM

 

La stagione finisce praticamente lì. Per chiudere la stagione Fedeli decide di richiamare Francesco Moriero, che termina la stagione al terzo posto ed esce col Cosenza ai playoff. Negli ultimi anni la Sambenedettese non è più tornata così in alto. Dopo due stagioni mediocri (e altri tre allenatori diversi) Franco Fedeli ha rotto definitivamente con la piazza, e nel 2020 ha venduto la squadra a un cantante calabrese che l’ha fatta fallire per la quinta volta.

 

Capuano ha più volte ricordato l’esonero di San Benedetto come uno dei più ingiusti della sua carriera, uno «scippo» che non gli ha permesso di giocarsi la promozione in Serie B. Sul suo rapporto col presidente dirà che «resistere a Fedeli è come resistere all’Afghanistan quando ti bombardano». Dopo la Sambenedettese Fedeli non è più tornato nel mondo del calcio, Capuano ha cambiato cinque squadre negli ultimi quattro anni (al Foggia ha lasciato senza neanche iniziare il campionato), e al momento è senza panchina.

 

Di quella stagione restano solo i ricordi,

e il rammarico per quello che poteva essere e non è stato. Per San Benedetto e soprattutto per lui.

 



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