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Dario Saltari
Guida alla Serbia
11 giu 2024
11 giu 2024
Una Nazionale piena di talento e di problemi.
(di)
Dario Saltari
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IMAGO / MN Press Photo
(foto) IMAGO / MN Press Photo
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Negli ultimi due tornei per Nazionali a cui ha partecipato, la Serbia ha fatto parlare di sé quasi solo per ciò che è successo fuori dal campo. Ai Mondiali del 2018 il “gesto dell’aquila” dei giocatori svizzeri di origine albanese e kosovara aveva riaperto ferite ancora lontane dall’essersi rimarginate; quattro anni dopo, sempre durante una sconfitta contro la Svizzera, il CT Dragan Stojkovic è stato ripreso mentre proferiva insulti razzisti nei confronti degli avversari mentre la squadra ha lasciato nello spogliatoio una bandiera con i confini del Kosovo riempiti dai colori serbi e la scritta “non ci arrenderemo”.

Al di là delle controversie politiche, il problema per la Serbia è che dentro al campo non c’era molto da guardare. Ai Mondiali del 2018, quando il CT era ancora Mladen Krstajic, fu eliminata alla fase a gironi proprio per via della sconfitta con la Svizzera; a quelli del 2022, già con Stojkovic, è arrivata addirittura ultima in un girone in cui il secondo posto non sembrava impossibile (gli avversari, a parte il Brasile, erano il Camerun e di nuovo la Svizzera). In mezzo, durante la reggenza di Ljubisa Tumbakovic, la mancata qualificazione agli Europei del 2021.

Nonostante il brutto risultato agli ultimi Mondiali, la federazione serba ha deciso di continuare con Dragan Stojkovic, che per lo meno ha ottenuto il risultato minimo della qualificazione a questi Europei. Certo, lo spettacolo in campo non è stato proprio confortante. La Serbia è arrivata seconda in un girone in cui la “testa di serie” era l’Ungheria (una delle Nazionali meglio allenate di questo Europeo, ma pur sempre l’Ungheria), e si è qualificata all’ultima giornata disponibile con un pareggio strappato a otto minuti dalla fine con la Bulgaria ultima in classifica (che in fin dei conti non sarebbe stato nemmeno necessario, vista la contemporanea sconfitta del Montenegro contro l’Ungheria). La Serbia ha perso entrambi gli scontri diretti con la Nazionale di Marco Rossi, con risultati più stretti (2-1) di quanto la mancanza di controllo in campo non abbia detto. Un percorso che di certo non fa sognare in vista degli Europei che iniziano tra pochi giorni.

Una Nazionale umorale

Guardando la rosa a disposizione di Stojkovic viene da chiedersi come è possibile che la Serbia abbia tutti questi problemi e trovare delle ragioni dentro le Nazionali balcaniche è un’operazione che non vi consiglio. Parlare di calcio, in questo senso, sembra quasi un’operazione superflua.

Stojkovic sembra avere poche idee chiare ma tutte non negoziabili. La difesa a tre, il centrocampo a due, una coppia di esterni a tutta fascia che corrono sul binario. L’unico, flebile, dubbio riguarda come comporre il tridente d’attacco. Mettere due trequartisti (Tadic e Milinkovic-Savic) dietro un’unica punta (Vlahovic o Mitrovic) o un unico trequartista dietro una coppia di punte? Tatticamente, vista la propensione di Milinkovic-Savic a muoversi anche da seconda punta, è una distinzione di lana caprina, ma in campo potrebbe comportare delle esclusioni importanti. Con un solo trequartista, in panchina ci rimarrebbe uno tra Sergej Milinkovic-Savic e Dusan Tadic, che è vero che va per i 36 anni ma è pur sempre il capitano di questa squadra. Con una sola punta invece ad essere escluso sarebbe uno tra Vlahovic e Mitrovic. Se dal nostro punto di vista questo ballottaggio può apparire semplice, per la Serbia tenere in panchina Mitrovic non è una scelta da poco. L’ex attaccante del Newcastle in Nazionale sembra sempre ispirato (ed è lui il capocannoniere del girone di qualificazione, con 5 gol) e, al netto dei legittimi dubbi sulla competitività della sua nuova squadra, viene da una stagione in cui ha raso al suolo il campionato saudita (sono addirittura 40 i suoi gol stagionali con l’Al-Hilal). Sicuri che tenerlo fuori sia una buona idea?

Il peso carismatico di Mitrovic non va sottovalutato in una squadra che, in sostanza, non segue principi tattici, e più che altro si affida ai suoi giocatori migliori. In fase di non possesso la Serbia aspetta che l’avversario faccia una mossa, e lascia ai giocatori l’interpretazione di come adattarsi di conseguenza; in fase di possesso si affida completamente alle invenzioni dei suoi talenti più brillanti o al massimo al cross in area, che comunque con gli attaccanti che ha non è una cattiva idea (solo Spagna, Francia, Repubblica Ceca e Svizzera hanno fatto più cross della Serbia tra tutte le squadre che hanno partecipato alle qualificazioni europee; dati StatsBomb).

La Serbia è una Nazionale che vive di momenti, in grado di sfoderare una grande prestazione dal nulla così come perdere contro il più impensabile degli avversari. Persino i suoi risultati sono difficili da leggere. Nelle ultime due amichevoli di preparazione, ha prima perso contro una squadra tosta come l’Austria nonostante l’abbia messa molto in difficoltà; poi ha vinto nettamente contro la Svezia contro cui invece ha subito moltissimo. Come ha scritto Uros Jovicic sul Guardian: “Per decenni tutto ciò che ha riguardato la Nazionale serba ha avuto più a che fare con la psicologia che con il calcio”.

Per questa stessa ragione, il calendario del girone potrebbe dirci di più sul cammino della Serbia di quanto ha fatto vedere finora in campo. La Nazionale di Stojkovic esordisce subito contro una delle favorite alla vittoria finale, cioè l’Inghilterra, e la possibilità di “uccidere il drago” (come disse il nuotatore di origini serbe Milorad Cavic prima di andare a un soffio dal battere Michael Phelps nella leggendaria finale dei 100 metri farfalla alle Olimpiadi di Pechino) potrebbe essere un fattore psicologico da non sottovalutare. Poi affronterà la Slovenia, di gran lunga la Nazionale balcanica con cui condivide meno di quelle rivendicazioni politiche che l’hanno sempre zavorrata (anche se non sono del tutto assenti, ovviamente). Infine si giocherà la qualificazione con la Danimarca, forse la partita in cui la sua tenuta mentale verrà più messa alla prova.

Il peso degli anni

Lo stato psicologico della Serbia influenzerà e sarà influenzata dallo stato di forma dei suoi giocatori, che è un’altra delle incognite che si porta dietro questa Nazionale. La rosa è una delle più anziane del torneo (le uniche ad avere una età media più alta sono la Scozia, la Croazia, la Germania e la Polonia) e sembra un po’ ingrigita rispetto a qualche anno fa. Il capitano, Dusan Tadic, si avvia come detto verso i 36 anni; Milinković-Savić e Mitrović vengono dalla loro prima stagione in Arabia Saudita e non è chiaro quale sia il loro livello competitivo attuale; Kostić viene da una stagione pessima con la Juventus, in cui è stato relegato a un ruolo da comprimario (e anche in Nazionale potrebbe perdere il posto); Lukić, alla sua prima stagione completa in Premier League, ha giocato pochino.

Per fortuna di Stojkovic, i due leader di difesa - Nikola Milenkovic e Strahinja Pavlovic - vengono da stagioni piuttosto positive, ed è una notizia importante perché dalle loro prestazioni passerà buona parte della solidità difensiva della Serbia. Con gli esterni molto larghi e il centrocampo a due, infatti, la Nazionale balcanica fa sempre grande fatica a coprire il campo in orizzontale e concede molte ricezioni pericolose ai fianchi dei due mediani. Per tamponarle, quindi, potrebbero aiutare le uscite aggressive proprio di Milenkovic e Pavlovic, che dovrebbero giocare da “braccetti” della difesa a tre, e che nei rispettivi club sono abituati a difendere in avanti. Certo, c’è da dire che la Serbia non sembra esattamente quel tipo di squadra. La Nazionale di Stojkovic è contraddistinta da una generale passività difensiva, che la porta a volte a schierare un centrale di difesa a centrocampo (Nemanja Gudelj) per seguire a uomo i tagli in area avversari, e ha una grossa reticenza a giocare col pallone nonostante la qualità tecnica a sua disposizione.

Basterebbe davvero poco coraggio, anche nelle scelte di formazione, per iniettare nuova vitalità in una squadra che sembra averne disperato bisogno. Nonostante la media età piuttosto alta, le scelte in panchina per rinverdire un pochino il talento serbo non mancherebbero. Se volesse aggiungere un po’ di qualità a centrocampo, per dire, Stojkovic potrebbe per esempio optare per uno tra Ivan Ilic e Lazar Samardzic. Il primo viene da una stagione non entusiasmante al Torino, è vero, ma potrebbe aiutare la Serbia a far uscire il pallone dalla difesa con un po' più di brillantezza. Il secondo sappiamo bene cosa può fare con il pallone e all’Udinese si è ormai abituato a un gioco di sofferenza. È davvero così difficile dargli una chance?

Nel girone in cui si ritrova, e con la regola molto lasca sulla qualificazione delle migliori terze, la Serbia ha un’occasione troppo ghiotta per non provarci. Fallire un’altra volta la qualificazione agli ottavi con questo gruppo di giocatori sarebbe davvero imperdonabile.

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