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Dario Saltari
Guida alla Salernitana 2023/24
15 ago 2023
15 ago 2023
Dal calciomercato sono arrivate poche certezze e qualche tensione.
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Dario Saltari
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IMAGO / Fotoagenzia
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Piazzamento lo scorso campionato: 15°

Chi in più: Benoit Costil.

Chi in meno: Federico Bonazzoli, Pawel Jaroszynski, Tonny Vilhena, Krzystof Piatek.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: La stagione della Salernitana si è divisa in un prima e un dopo Paulo Sousa. Senza l’allenatore portoghese i granata hanno fatto 21 punti, con lui sempre 21. La differenza sta nelle partite giocate e quindi nella media punti: con Davide Nicola 22 e 0,95, con Sousa 16 e 1,31.

Formazione tipo: 3-4-2-1: Ochoa; Pirola, Gyomber, Lovato; Bradaric, Coulibaly, Bohinen, Sambia; Kastanos, Candreva; Dia.

Il salto dalla stagione 2021/22 alla 2022/23 per la Salernitana è stato come il passaggio alla vita adulta. Il salvataggio della società all’ultimo momento, l’ingaggio di Walter Sabatini, i fuochi d’artificio nel calciomercato, la salvezza all’ultima giornata sono stati sostituiti dal grigiore degli esoneri, dai prestiti senza speranza, in generale da una stagione non certo disperata ma senza particolari entusiasmi. Quasi tutti gli eroi che avevano permesso alla Salernitana di rimanere in Serie A nel frattempo se ne sono andati. Sabatini è stato allontanato ancora prima di poter lavorare alla scorsa sessione estiva per motivi mai chiariti. Davide Nicola è stato esonerato a metà febbraio dopo una striscia terribile di 7 sconfitte e 2 pareggi in 10 partite. Rimane il presidente Danilo Iervolino, che dopo i primi entusiasmi adesso affronta le complicazioni della gestione di una piccola squadra in continua lotta per la sopravvivenza ai massimi livelli.

Certo, poteva andare peggio. Poteva, cioè, non esserci Paulo Sousa. L’allenatore portoghese ha raddrizzato la rotta di una nave che si stava addentrando in acque pericolose, ottenendo anche diversi risultati di prestigio (come i pareggi in trasferta contro Napoli e Roma, e la vittoria casalinga contro l’Atalanta), e questo gli è bastato per riaccendere l’interesse intorno al proprio nome, tanto che la stessa società di De Laurentiis per un attimo ha pensato seriamente a lui come sostituto di Spalletti. Alla fine non se n’è fatto più niente, ma Sousa ha comunque voluto far capire che la sua permanenza a Salerno non è stata una cosa scontata. «Avevo una finestra fino al 20 giugno in cui avrei potuto parlare con altre società e questo è successo: ho parlato con 3 club italiani, 2 francesi, il mio agente ha avuto offerte dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dagli Emirati, però io ho voluto rimanere a Salerno perché credevo e credo nel progetto, nel presidente, in De Sanctis. Ho scelto di restare qui per quello di bello che ho passato negli ultimi mesi, con i calciatori, con il mio staff e con la città. Ho provato qualcosa che è difficile da ritrovare nelle mie esperienza passate».

È abbastanza incredibile quanto poco ci abbia messo l’allenatore portoghese a tornare ad essere credibile in un campionato competitivo come la Serie A, dopo che le sue esperienze tra la sua ultima panchina italiana e questa erano state il Tianjin Quanjian, il Bordeaux, la Polonia e il Flamengo. Evidentemente ciò che si è visto in campo, al di là dei risultati, ha parlato molto più forte del recente passato.

In poco tempo, con una squadra che sembrava fare fatica a trovare una propria identità, si sono rivisti sprazzi di ciò che avevano reso Paulo Sousa uno tra gli allenatori più innovativi della Serie A poco meno di una decina d’anni fa. Un’uscita palla dal basso molto sofisticata, delle rotazioni raffinate per risalire il campo, un utilizzo pragmatico del pallone nell’attacco dell’ampiezza e della profondità. Certo, questo non significa che la Salernitana fosse diventata improvvisamente un’altra squadra, e anzi anche con Paulo Sousa ha continuato ad avere grossi problemi difensivi soprattutto nella gestione delle transizioni, ma è vero che lo stile dell’allenatoreportoghese è stato subito riconoscibile.

La domanda adesso, a pochi giorni dall’inizio della nuova stagione, è se la Salernitana possa andare avanti in questo processo, diventare ancora di più una squadra di Paulo Sousa aspirando a quella classe media che mette al riparo dalle angosce della retrocessione. Il mercato, per adesso, ha dato risposte contrastanti. Da una parte è sicuramente confortante che la società abbia speso molto per confermare una parte importante della squadra. Sono stati spesi 12 milioni di euro per riscattare Boulaye Dia, una delle rivelazioni dello scorso campionato, e, nonostante tutto sembrasse dire il contrario qualche settimana fa, potrebbero non essere solo soldi spesi per realizzare una plusvalenza. Oltre a questo sono stati spesi 5 milioni di euro per acquistare a titolo definitivo Lorenzo Pirola, con Paulo Sousa diventato definitivamente titolare, e altri 500mila per riscattare Antonio Candreva, vero leader tecnico della squadra.

Sono cifre non banali per una società come la Salernitana, che però ha perso molti altri giocatori per la fine di prestiti su cui non è stata esercitata alcuna opzione. E così se n’è andato Krzystof Piatek, che comunque l’anno scorso ha assicurato 4 gol e 5 assist, e soprattutto Tonny Vilhena, uno dei perni attorno a cui girava il centrocampo della Salernitana. Se a questo aggiungiamo la cessione in prestito di Federico Bonazzoli è chiaro che il solo arrivo del 36enne Benoit Costil come secondo portiere alle spalle di Ochoa non può che essere guardato come un’ombra di preoccupazione. «Il mio obiettivo era partire molto bene in campionato, cercando di cogliere le opportunità e fare tanti punti. Ma credo che non sarà possibile», ha dichiarato Paulo Sousa con un po’ di ostentata rassegnazione, «Questo è quello che ho a disposizione, cercherò di trasformare le difficoltà in opportunità. Col presidente avevo definito delle cose a inizio campionato, lui e il direttore sanno cosa serve, a questo punto aspetto. Io ed i giocatori dobbiamo pensare al campo».

Pochi giorni dopo, però, Paulo Sousa è tornato a parlare di mercato, specificando in maniera molto chiara cosa manca a questa squadra. «C'era bisogno della punta centrale, di due esterni alti, di due centrocampisti, di un centrale difensivo che possa agire da terzino. Volevamo cambiare caratteristiche. Oggi questa rosa ha bisogno anche di un trequartista in più». È plausibile aspettarsi che arrivino tutti questi giocatori negli ultimi giorni di mercato, stravolgendo la fisionomia della rosa? Nelle ultime settimane i nomi fatti per la Salernitana sono stati tantissimi. Si è parlato di Batshuayi per l’attacco, con la Juventus del ritorno di Nicolussi-Caviglia, di Miretti, di Soulé, per l’esterno sinistro anche di nomi più esotici, come quello di Leo Fuhr Hjelde (diciannovenne terzino inglese del Leeds) e Kristoffer Lund (21enne danese della squadra svedese Hacken). Di tutti questi nomi uno potrebbe diventare finalmente realtà nei prossimi giorni, quello di Augustin Martegani. Classe 2000, argentino, ricorda Ricky Alvarez nel fisico e nelle movenze. Mezzala dalla grande ambizione tecnica e con un sinistro molto dolce, sembra ancora un po’ troppo leggero negli uno contro uno difensivi e un po’ troppo lento per i problemi a difendere le transizioni della Salernitana. Avrà bisogno di una grande stagione senza palla di Coulibaly per poter brillare già al primo anno.

Nel frattempo, comunque, la Salernitana è già scesa in campo per il suo primo impegno ufficiale di questa stagione, ovvero i 32esimi di finale di Coppa Italia contro la Ternana, e, in attesa di altro, Paulo Sousa è stato costretto ad aggrapparsi alle vecchie certezze. L’importanza di Candreva, decisivo con il suo gol su punizione dal limite; la crescita di Coulibaly, forse il giocatore che ha fatto vedere di più in questo pre-campionato; le difficoltà in transizione e nelle fasi di difesa di difesa posizionale, con la Ternana diverse volte vicino al gol che avrebbe complicato non poco le cose. Nel secondo tempo si è anche infortunato al ginocchio Lovato e se la faccenda dovesse essere seria alla lunga lista presentata da Paulo Sousa a Morgan de Sanctis si aggiungerebbe anche un centrale di difesa. Forse non il miglior modo per cominciare una stagione, ma è questa la realtà delle piccole squadre che lottano per non retrocedere, anche se la Salernitana ci aveva illuso di non appartenerle.

Miglior scenario possibile

All’esordio in campionato la Salernitana va allo Stadio Olimpico di Roma ed è subito giant killing. La partita finisce 3-4, un risultato zemaniano che fa mangiare le mani a tutte le squadre che hanno rinunciato a puntare su Dia (tripletta per lui) e che fa quasi esplodere una rissa tra Mourinho e Paulo Sousa. La stagione continua seguendo questa direzione. I granata vogliono sempre segnare un gol più dell’avversario fregandosene delle conseguenze e a volte gli riesce, seppur in un’altalena di emozioni. A gennaio sono a metà classifica ma una striscia di tre sconfitte consecutive convince Iervolino a esonerare Paulo Sousa. La piazza insorge, lui ci ripensa. Da quel momento le frecciate tra i due sono continue, nonostante la Salernitana nella seconda metà di stagione faccia ancora meglio. La salvezza arriva con cinque giornate d’anticipo, dopo una clamorosa vittoria casalinga contro la Fiorentina di Vincenzo Italiano.

Peggior scenario possibile

All’esordio in campionato la Salernitana va allo Stadio Olimpico di Roma e tutti i nodi vengono subito al pettine. La partita finisce 5-0, con Dia in panchina e Botheim in campo senza sapere a quali santi appellarsi. Paulo Sousa va davanti ai microfoni e con una poker face invidiabile si dimette in diretta nazionale. «Non salverò la Salernitana quest’anno ma oggi ho salvato una vita: la mia. Questo fa di me un eroe? Non sta a me dirlo». Al suo posto viene richiamato Davide Nicola, scottato per essere stato appena scartato per la panchina della Nazionale. La minestra riscaldata non funziona: la Salernitana imbarca acqua da tutte le parti e davanti Dia non è più quello dello scorso anno. A gennaio, con la squadra penultima in classifica, anche Nicola viene esonerato e a Salerno compare Walter Mazzarri. Porta con sé il 3-5-2 dei tempi migliori e un briciolo d’orgoglio. La seconda metà di stagione fa ben sperare: Fazio sembra tornato quello di un tempo, Coulibaly è una furia e Botheim ha finalmente un senso. All’inizio la salvezza sembra cosa fatta ma il calendario non lascia scampo: le sconfitte con Atalanta, Juventus e Milan nelle ultime quattro giornate fanno tornare la Salernitana in Serie B.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Su Boulaye Dia potrebbe valere la psicologia inversa: tutti si aspetteranno un prezzo esagerato e quindi forse in pochi ci punteranno davvero. Rimanete sornioni quando viene chiamato il suo nome: se rimane sotto i 50 crediti (su 500 totali) avrete fatto un buon affare, se invece va sopra virate altrove.

Oltre al suo, altri due nomi potrebbero essere inaspettatamente sottovalutati in sede di asta. Il primo, visto il suo passato da crossatore compulsivo, è quello di Antonio Candreva, che la scorsa stagione nella nuova posizione da trequartista ha messo insieme 7 gol e 5 assist. Il secondo è Lassana Coulibaly, tanti cartellini gialli ma anche tanti bonus a sorpresa: la scorsa stagione 3 gol e 3 assist, nonché il miglior terzo tasso di conversione della squadra, 18%.

Giocatore di cui avere la maglia

È vero, le maglie da portiere sono difficili da portare, ma non succede tutti i giorni quello che sta avvenendo a Salerno tra Ochoa e i tifosi granata. La connessione che si è venuta a creare era del tutto impronosticabile, così come il fatto che quello che una volta veniva definito “il portiere più forte del mondo ogni quattro anni” si rivelasse davvero uno dei migliori portieri della Serie A. Tra qualche tempo rimpiangeremo tutto questo, meglio avere un ricordo tangibile.

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