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Daniele Manusia
Boulaye Dia, artista del gol in caduta
07 apr 2023
07 apr 2023
La tecnica di tiro dell'attaccante della Salernitana è unica.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Pacific Press Agency
(foto) IMAGO / Pacific Press Agency
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Perché cade sempre quando tira? E perché un terzo dei suoi tiri entra in rete? Saranno domande superflue ma sono i chiodi che fissano l’ossessione per Boulaye Dia tra i miei pensieri più costanti. Forse il singolo più giocatore che guardo con più interesse in Serie A, puntando i gomiti sulle ginocchia e piegandomi in avanti sul divano, attivando la tecnologia “sound cancelling” del mio cervello, aspettando il momento in cui Boulaye Dia si libera in qualche modo del marcatore, trova lo spazio sul destro o sul sinistro, calcia in porta e poi, inevitabilmente, cade a terra. Rotola dopo il tiro come un judoka intrecciato a un avversario invisibile, per semplice inerzia, come se cadere a terra sia il punto alla fine della sua frase-giocata, dopo il quale andare a capo (o forse come analogia è meglio quella con i tre puntini di sospensione?); ma sembra che cada anche perché per calciare, per coordinarsi e dare direzione alla palla, è costretto a togliere l’equilibrio al suo corpo, come se non riuscisse a fare quelle due cose insieme, calciare e stare in piedi, come se svenisse per l’emozione; o magari è semplicemente che calcia meglio cadendo, come un tennista che preferisce colpire in tuffo che in piedi, come se calciare in porta per lui sia un atto vicino al volare. Sembra godersi il momento, cadendo, lasciandosi letteralmente andare, arrivando lì dove un giorno arriveremo tutti, la destinazione finale di ogni corpo: a terra. Ma non prima di essersi goduto il volo.Sto parlando dei tiri migliori di Boulaye Dia, perché a volte resta anche in piedi mentre calcia in porta. E che delusione. Ad esempio contro il Milan, un mese fa, ha calciato due volte in porta. La prima su cross da sinistra di Bradaric, una palla tesa che rimbalza a qualche centimetro da terra, che Dia impatta al limite dell’area piccola con l’interno del piede destro, togliendo la gamba sinistra senza motivo, atterrando sul fianco sinistro e poi sul sedere, con le gambe alzate come sullo slittino per guardare dove finisce la palla. È il gol del 1-1, a San Siro. Non di poco conto. Più tardi avrebbe una palla non male dal limite dell’area per segnare la doppietta ma ci pensa troppo, carica il tiro, lascia andare la gamba ma si contiene, resta in piedi, e il tiro viene respinto da un difensore. Sarà un caso?

Contro il Mozambico, nella pausa per le Nazionali di pochi giorni fa, ha segnato il gol con cui il Senegal campione in carica si è qualificato alla prossima edizione della Coppa d’Africa. Bel filtrante di Sadio Mané, controllo con cui Dia si porta la palla dentro l’area, sul centro destra, e poi conclusione in caduta libera, dopo aver resistito al rientro di un difensore avversario. Cioè, è caduto calciando ma quando un avversario, Edmilson (terzino sinistro con la maglia numero 8), gli è andato addosso a tutta velocità Boulaye Dia non si è mosso di un centimetro, anzi è stato Edmilson a saltare in aria come se Dia fosse stato elettrificato. Domenica scorsa, Spezia-Salernitana, nel secondo tempo se ne va sul centro sinistra, punta Ampadu al limite dell’area, lo rincoglionisce di doppipassi, rientra sul destro e calcia dal limite dell’area. E siccome sta facendo le cose in grande, è un’azione che se si concludesse con un gol sarebbe forse tra le più belle della sua prima stagione in Italia, calcia cadendo. Si avvita su se stesso al punto che chiude la caduta con una magnifica capriola all’indietro. Il tiro, però, è finito di poco alto. Peccato.Dicevamo che Boulaye Dia manda in rete un terzo dei suoi tiri. Per la precisione lo 30.3% del totale: quasi un terzo. Nessuno come lui in Serie A e solo 4 giocatori meglio di lui nei principali campionati europei: Breel Embolo (Monaco), Kevin Behrens (Union Berlino) e Terem Moffi (Lorient) hanno segnato con esattamente un terzo dei loro tiri, poi c’è Choupo Moting che ha trasformato il 32.2%. Subito dopo indovinate chi c’è? Un mostro. Erling Haaland, che però segna praticamente un gol a partita. Tutti hanno segnato più di Dia, ma tranne Choupo-Moting nessuno ha avuto un valore di xG per tiro più basso di lui. In teoria, quindi, secondo il modello statistico degli xG, i gol di Dia non sono arrivati da tiri con un potenziale alto di pericolosità (in media), eppure uno su tre è diventato gol. Una squadra come la Salernitana, che di occasioni pulite e pericolose per i suoi attaccanti, per forza di cose, non ne costruisce tante, può chiedere meglio di così? Il che significa anche che la tecnica di tiro di Dia, questa tecnica in caduta, questo microfono droppato dopo l’ultima barra, è una tecnica efficace. Forse - non è detto ma non lo possiamo escludere e, anzi, è la mia teoria - è proprio la ragione per cui Dia ha una conversione di tiri in gol così alta.

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Torniamo quindi sulla firma Boulaye Dia nell’angolo in basso a destra dei suoi tiri. Perché lo fa, al di là del fatto che è una cosa che funziona? Perché Dia cade quando calcia? Una possibile risposta sarebbe che, semplicemente, non ha un grande equilibrio. La sua altezza è un mistero, tutti i siti lo danno a un metro e ottanta ma a me sembra più alto. Nell’azione qui sopra, in cui pur di cadere stringe troppo il tiro - ma quanto è più bello, quel tiro, con quella splendida ed elegante caduta? - se ne va a Giangiacomo Magnani dell’Hellas Verona che è dato a oltre un metro e novanta. Dia non sembra molto più basso al suo fianco e resiste con agilità e forza al suo intervento. Lo rimbalza, come si diceva venti anni fa nel gergo dei club. In ogni caso, anche se Dia fosse più alto di un metro e ottanta ciò non giustificherebbe tutte le sue cadute. Né spiegherebbe il fatto che Dia non cade quando fa altre cose, quando corre lontano dalla porta, quando dribbla, quando un difensore come Magnani cerca di spostarlo e fargli perdere, appunto, l’equilibrio. Dia invece resiste e si coordina per il tiro. È dopo il tiro, mentre tira, che cade. E scusate ma messa così sembra proprio una scelta di stile. Ho molti esempi a riguardo. Qualche bel gol senza cadere lo ha anche fatto - con il Lecce, dove per tirare al volo da fuori area ha dato grande slancio alla gamba e forse non cade per non rompersi l’osso del collo - ma i più belli sono senza dubbio quelli cadendo. Contro l’Atalanta ha segnato il gol del momentaneo 1-1 (in una partita che sarebbe finita 8-2 per gli avversari) dopo la più semplice delle giocate: lancio lungo di Ochoa e spizzata profonda di Piatek. Dia arriva davanti a Musso che si apre come un fiore in primavera, come una macchia di sugo che si espande al centro di una camicia bianca, un’uscita plastica che però lascia molto spazio tra le sue gambe, rasoterra, Dia lo vede e conclude di piatto sinistro proprio nello spazio sotto al portiere. Poi si lascia cadere sulle ginocchia, anzi arriva sulla palla già quasi con le ginocchia a terra ed esulta restando in quella posizione. In ginocchio davanti al suo stesso gol. Bello.

Contro la Fiorentina, lo scorso novembre, dopo un triangolo con Piatek si è liberato perfettamente al centro dell’area di rigore. Arriva sulla palla senza avversari addosso, può coordinarsi e calciare in tutta calma di sinistro, incrociando il tiro sul palo alla sua destra. Non c’è nessuna ragione - nessuna - perché Boulaye Dia lo faccia quasi scivolando, con la gamba destra sotto al sedere. Contro la Lazio non sarebbe potuto arrivare sul cross basso di Bradaric se non allungandosi a terra come una scopa che prova a pulire sotto al divano e anche contro il Bologna, nella partita di andata, scivola per anticipare il difensore sulla ribattuta del portiere, ma contro la Fiorentina o contro il Verona (il gol molto bello nel video sopra) arriva benissimo sulla palla, la colpisce perfettamente in equilibrio, non ha motivo di cadere a terra.Sembra una cicogna che calcia su una gamba sola, sembra anche che cada a terra per guardare meglio dove finisce il tiro, per godersi a pieno il momento erotico in cui la palla entra in rete, come se si sporgesse oltre i giocatori che ha davanti, se cadesse dalla finestra per guardare il suo pallone attraversare la riga. Persino uno dei gol più belli della sua carriera, forse il più bello in assoluto, lo ha segnato in caduta. E che meravigliosa caduta.Il gol è questo:

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Lo ha segnato con la maglia del Reims, che lo ha portato a giocare in Ligue 1 dal campionato dilettanti. Allo Stade de Prince contro il PSG. E che cos’è, una rovesciata, una mezza rovesciata, o semplicemente Boulaye Dia che colpisce una palla di spalle cadendo?Boulaye Dia cade, come l’uomo della storiella raccontata anche nell’Odio, film francese precedente alla sua nascita che ha dettato il tono delle rivolte sociali degli anni successivi. Quell’uomo, cadendo da un palazzo si dice: “Fino a qui tutto bene”. Il film in questione però è molto lontano da lui culturalmente, cresciuto in un paesino sotto le Alpi dalle parti di Lione, così come la storiella: quando Dia atterra va ancora tutto bene. Va detto a questo punto, come fosse il plot-twist di questo pezzo, che in passato Boulaye Dia non cadeva così spesso. La sua è una carriera singolare. Il provino saltato quando aveva dodici anni perché la macchina del padre si rompe, il Lione che lo scarta dicendo che sarebbe rimasto piccolo dopo un esame al polso (e che pensava mentisse sulla sua età, anche se è nato in Francia), e poi quasi da un giorno all’altro Dia passa dagli studi per diventare elettricista alla prima divisione francese. E dalla prima divisione francese alla nazionale senegalese, alla scorsa stagione in Liga, con tanto di semifinale in Champions League (e gol contro il Liverpool). Alla fine, la Serie A, dove è venuto cercando più minuti di gioco. Sì, ogni tanto anche da giovane ha fatto qualche gol cadendo, ma raramente. È dovuto arrivare in Italia, a ventisei anni, per essere finalmente se stesso, un artista del gol in caduta, un angelo che cade dal proprio paradiso ogni volta che deve mettere la palla in porta, un frutto che si stacca dall’albero. Adesso che scrivo Boulaye Dia ha segnato 10 gol (con 4 assist) alla sua prima stagione in Italia. Personalmente spero che resti a lungo e che sviluppi il suo stile unico, da parte mia prometto di coltivare la mia piccola ossessione, di non annoiarmi mai e di seguirlo sempre con interesse. Aspettando quei tiri in cui pare che la palla si allontani da lui portandosi via qualcosa di intimamente suo, qualcosa che lo lascia senza terra sotto ai piedi, incerto e sospeso in attesa dell’atterraggio, della conferma del gol. Quei pochi secondi tra cielo e terra che Boulaye Dia estende, dilata il più possibile, sospendendo qualsiasi altra attività che non sia l'osservazione stessa del suo gol, diventando spettatore di se stesso, della sua vita pazza e bellissima. Boulaye Dia sospeso nel vuoto, come se ogni suo gol avvenisse in uno spazio mentale equivalente a una piattaforma spaziale senza gravità. Boulaye Dia l'artista della caduta, perché nella vita sono importanti tante cose, ma forse quella più importante di tutte è proprio questa. Sapere cadere.

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