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Dario Saltari
Guida all'Empoli 2023/24
09 ago 2023
09 ago 2023
Con la conferma di Zanetti si va alla ricerca della terza salvezza consecutiva.
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Dario Saltari
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IMAGO / Gruppo LiveMedia
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Piazzamento lo scorso campionato: 14°

Chi in più: Emmanuel Gyasi, Filippo Ranocchia, Samuele Angori, Giuseppe Pezzella, Daniel Maldini, Elia Caprile, Stiven Shpendi.

Chi in meno: Guglielmo Vicario, Fabiano Parisi, Mattia Destro, Filippo Bandinelli.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: L’Empoli è la squadra che più ha sofferto il pressing avversario nella scorsa stagione. In Serie A è stata quella che ha subito più tiri a seguito di un possesso perso nella propria metà campo entro 5 secondi da un’azione difensiva avversaria (3.61 a partita).

Formazione tipo: 4-2-3-1: Caprile; Pezzella, Luperto, Walukiewicz, Stojanovic; Grassi, Marin; Gyasi, Baldanzi, Maldini; Piccoli

L’Empoli ha chiuso la stagione allo stesso posto (14°) e con appena due punti in più (43 contro 41) rispetto a quella precedente, che aveva portato alla separazione con Aurelio Andreazzoli. Basta questo a spiegare la conferma di Paolo Zanetti sulla panchina azzurra, una stagione tutto sommato tranquilla nonostante un mercato che sembrava aver tolto molto? L’ufficialità che l’allenatore veneto sarebbe rimasto a Empoli è arrivata in realtà relativamente tardi, intorno alla fine di giugno, secondo alcuni perché legata alla permanenza del DS Pietro Accardi, a sua volta in attesa di sapere se avesse dovuto riempire il vuoto lasciato a Napoli da Cristiano Giuntoli. Alla fine hanno rinnovato sia Accardi che Zanetti e, almeno a parole, con grande soddisfazione di tutti. Il presidente Fabrizio Corsi ha dichiarato che «la volontà è sempre stata quella di proseguire insieme», Accardi che «la conferma di Zanetti è stata fortemente voluta da tutta la società», Zanetti che «quando si fa un buon lavoro le richieste ci stanno ma al primo posto c'è sempre stata questa società».

Al di là delle dichiarazioni di facciata, comunque, è vero che, come già aveva fatto a Venezia, Zanetti sembra essere riuscito a creare una connessione con l’ambiente che va oltre ai risultati e alle prestazioni. In una delle prime amichevoli estive, contro il Certaldo, i tifosi lo hanno omaggiato con dei cori e lui a fine partita, dopo una facile vittoria per 8-0, ha detto che «queste cose valgono molto di più delle vittorie» ammettendo che «si è creato un legame fantastico». Forse proprio il modo in cui Zanetti ha cambiato l’Empoli ha contribuito a rendere più viscerale il rapporto tra l’allenatore e i suoi tifosi.

L’Empoli che abbiamo visto nella scorsa stagione non è stato infatti l’Empoli a cui eravamo abituati. Una squadra cioè che cerca di manipolare l’avversario con il possesso con raffinate rotazioni intorno al pallone, che cerca coraggiosamente di tenere il baricentro alto senza palla. Zanetti ha mantenuto il 4-3-1-2 a rombo (almeno inizialmente, ci torneremo) ma ha progressivamente cambiato i principi di gioco, abbassando il baricentro senza palla, giocando più con lo spazio che con il pallone, impostando una manovra prevalentemente diretta e verticale. Il mutamento è palese già dalla statistica sulla resistenza al pressing alto avversario segnalata in apertura di questa guida, ma si potrebbero citare anche altri dati: la distanza media degli interventi difensivi dalla propria porta (41.95 metri, meglio solo di Cremonese e Salernitana); il numero di pressioni nella metà campo avversaria (56 a partita, più solo del Monza); i passaggi concessi dentro la propria area di rigore (3.37 a partita, meglio solo della Samp); il possesso palla medio (47.1%, 14° dato in Serie A); il numero di passaggi, dribbling e conduzioni nell’ultimo terzo di campo (33 a partita, meglio solo di Salernitana e Verona).

È stato un cambiamento copernicano per uno dei pochi club della Serie A ad avere un’identità tattica definita al passare del tempo che però non ha prodotto vantaggi tattici evidenti. L’Empoli non è diventata una squadra più solida (solo quattro squadre hanno fatto peggio in termini di Expected Goals subiti e nessuna se si prendono i tiri) o più spensierata nella metà campo avversaria. Eppure, forse per merito di una necessità di soffrire sconosciuta finora, forse una squadra più solida e furba, questo sì. L’Empoli ha avuto meno picchi rispetto alla stagione precedente (forse l’unico è stata la vittoria a San Siro contro l’Inter a fine gennaio) e non ha avuto il lusso di poter staccare completamente la spina nella seconda metà di stagione come aveva fatto con Andreazzoli, ma forse anche per questo non è mai sembrata una squadra completamente in balia dell’avversario o battuta in partenza.

Non è un caso allora che sia stata una delle squadre della Serie A a segnare più gol e a guadagnare più punti nei minuti di recupero (rispettivamente 5 e 4). Tra questi, due hanno segnato più di altri la stagione dell’Empoli: il 2-2 di Marin all’Olimpico contro la Lazio, in una partita che la squadra di Zanetti stava perdendo per 2-0 fino all’83esimo; e soprattutto l’1-1 di Piccoli al Marassi contro la Samp, che ha regalato la matematica salvezza. «Questo gruppo non mi ha mai tradito, ha buttato il cuore oltre l’ostacolo», ha dichiarato piuttosto drammaticamente Zanetti dopo quella partita.

A questo punto, però, non è retorica dire che il difficile arriva adesso. Da una parte perché l’Empoli nella sua storia non è mai riuscito a salvarsi per tre volte di fila. Dall’altro perché come ogni estate il mercato gli ha tolto molti dei suoi giocatori migliori nella stagione precedente. Se n’è andato Guglielmo Vicario, forse il miglior giovane portiere italiano in circolazione, al Tottenham per 20 milioni. Se n’è andato Fabiano Parisi, al termine della sua seconda stagione nel giro dei titolari (come vuole la dottrina Accardi), alla Fiorentina per 10 milioni. Se n’è andato, e questa forse è la partenza più sorprendente di tutti, anche Filippo Bandinelli, che sembrava avere un ruolo importante anche dentro lo spogliatoio, dopo quattro stagioni da titolare e perno del centrocampo sia in Serie A che in Serie B. Per lui si sono aperte le porte dello Spezia, che evidentemente è riuscito a vendere cara la pelle nella trattativa che ha portato Emmanuel Gyasi all’Empoli.

Il mercato ovviamente non è ancora finito e questa non è del tutto una buona notizia per Zanetti, che da qui al primo settembre potrebbe perdere altri pezzi pregiati, come quel Tommaso Baldanzi che, dopo la scorsa stagione e il buon Mondiale Under 20, continua ciclicamente a riemergere tra i rumor delle trattative. Nel frattempo, però, Accardi non è stato a guardare e ha portato avanti il solito mercato in entrata interessante, ricco di colpi sotto traccia. Per sostituire Vicario, in prestito dal Napoli è arrivato ad esempio Elia Caprile, a Bari forse il miglior portiere della Serie B lo scorso anno. Dalla società di Aurelio de Laurentiis è stato anche riscattato Sebastiano Luperto, l’anno scorso inaspettatamente leader difensivo della squadra di Zanetti.

La conferma di una parte della squadra dello scorso anno è stata una parte importante (anche economicamente) del mercato dell’Empoli finora, che comunque per la fine dei prestiti ha perso diversi giocatori che hanno avuto un ruolo significativo la scorsa stagione (come Akpa-Akpro, Satriano, Vignato e soprattutto Cambiaghi). È rimasto invece in Toscana, si potrebbe dire inaspettatamente visti gli appena 600 minuti giocati in stagione, Sebastian Walukiewicz, prelevato definitivamente dal Cagliari per un milione di euro. Lo stesso hanno fatto anche Ciccio Caputo, dalla Samp retrocessa, e Alberto Grassi, la cui conferma è stata definita «importante» da Zanetti. Dal Parma, almeno nominalmente visto che l’anno scorso ha giocato a Lecce, è arrivato anche Giuseppe Pezzella, che teoricamente dovrebbe sostituire Parisi con caratteristiche molto più difensive. È un ruolo su cui l’Empoli potrebbe tornare ad investire a meno che non decida di fare all-in sulla crescita di Liberato Cacace.

In entrata, però, il lavoro più grosso è stato fatto sulle ali, il che potrebbe sembrare strano per una squadra abituata a giocare con il rombo. Ancora prima della salvezza matematica, però, la scorsa stagione Paolo Zanetti ha cominciato a lavorare sul 4-2-3-1, modulo su cui ha detto esplicitamente di voler puntare anche nella prossima (e con cui ha giocato nelle amichevoli estive). Mancavano degli esterni offensivi, quindi, e un paio sono già arrivati. Come detto dallo Spezia è stato acquistato Emmanuel Gyasi, il prototipo del giocatore offensivo di Paolo Zanetti: di grande personalità, sgobbone, con una buona tecnica in conduzione, che non segna quasi mai. Da ala potrebbe giocare anche Daniel Maldini che, dopo l’annata interlocutoria allo Spezia, a Empoli proverà di nuovo a prendere la rincorsa per il volo tra i grandi. Come ala (destra) ha giocato nelle amichevoli anche Emmanuel Ekong, punta svedese classe 2002 cresciuta dal vivaio che ha fatto vedere buone cose in queste prime partite estive e forse potrebbe ritagliarsi un suo spazio nella stagione che sta per aprirsi. È chiaro però che in questa zona di campo qualche altra operazione dovrà essere fatta e infatti nelle prossime ore potrebbe arrivare ad Empoli anche Matteo Cancellieri, alla ricerca della sua occasione per poter chiarire una volta per tutte il suo valore.

Dai giocatori che stanno arrivando - quasi tutti grandi portatori di palla - sembra sempre più chiara la nuova fisionomia dell’Empoli, che il prossimo anno con ogni probabilità sarà una squadra da compattezza nella propria metà campo e transizioni lunghe (una squadra in cui Liam Henderson, anche se solo in amichevole, può prendersi la numero 10). Lo stesso lo si può dire anche per alcuni degli arrivi meno pubblicizzati. Forse il più interessante di tutti è Stiven Shpendi, che nel 2023 ha fatto i fuochi d’artificio a Cesena, in Serie C (9 gol e 3 assist nelle 18 partite giocate nell’anno in corso). Albanese nato ad Ancona, vent’anni compiuti da poco, Shpendi è uno di quegli attaccanti che è difficile buttare giù quando inizia a prendere velocità palla al piede. Il suo destro, poi, sa essere molto raffinato quando cerca la conclusione e sembra essere sempre al posto giusto al momento giusto quando la palla rimbalza in area. Se non dovesse soffrire troppo il (doppio) salto di categoria potrebbe ritagliarsi un suo spazio nell’incertezza che regna sovrana nell’attacco dell’Empoli (ormai da diversi anni).

Discorso diverso va fatto invece per Filippo Ranocchia, che dopo un prestito con più ombre che luci al Monza arriva a Empoli con un paio d’anni di ritardo. Se con il pallone Ranocchia sembra infatti un giocatore di grande prospettive (ottimo controllo tecnico con entrambi i piedi, visione di gioco tutt’altro che banale), senza palla accusa una lentezza eccessiva sui primi passi che lo rende un po’ troppo leggero difensivamente negli uno contro uno. Di fronte alla concorrenza dei demoni Marin, Henderson e Grassi sarà difficile per lui scalare la gerarchia. L’Empoli ormai ha scelto una nuova strada per arrivare alla storica terza salvezza consecutiva e non ha intenzione di voltarsi indietro.

Miglior scenario possibile

Come l’anno scorso, l’Empoli soffre l’avvio di stagione. Perde contro il Cittadella, in Coppa Italia, poi l’esordio in campionato contro il Verona, e poi anche contro il Monza, la Juventus, la Roma e l’Inter, che in casa gli rifila un sonoro 0-4. L’Empoli sembra aver rigettato il nuovo modulo e Zanetti si presenta in panchina alla sfida successiva, contro la Salernitana, già in evidente stato di burnout. In quella partita, però, qualcosa fa click: vengono messi titolari Cacace a sinistra e Guarino al centro della difesa, in attacco Shpendi. L’Empoli diventa finalmente quell’inferno di attesa e contropiede che Zanetti sognava, aiutato anche da un Caprile in stato di grazia che si rivela essere la grande rivelazione della Serie A. Da quella vittoria con la Salernitana, l’Empoli non si ferma più e diventa il nuovo dentista del campionato italiano. Al Castellani cadono il Napoli, la Juventus, l’Atalanta. A fine campionato i punti sono 55, uno in più del record storico della società, valgono un ottavo posto da cui si vede la qualificazione in Conference League. La stagione diventa la origin story di Paolo Zanetti, “il nuovo Cholo Simeone” come titola la Gazzetta il giorno in cui prende il posto di quello vecchio sulla panchina dell’Atletico Madrid.

Peggior scenario possibile

Come l’anno scorso, l’Empoli soffre l’avvio di stagione. Perde contro il Cittadella, in Coppa Italia, poi l’esordio in campionato contro il Verona, e poi anche contro il Monza, la Juventus e la Roma. Contro l’Inter, invece, qualcosa sembra fare click. L’Empoli soffre da pazzi, ha bisogno di almeno quattro miracoli di Caprile per rimanere a galla, ma al 90esimo passa per 1-0 con un gol fantasmagorico di Ciccio Caputo. Zanetti corre in campo come un pazzo indicando il cielo senza accorgersi che il VAR ha annullato tutto. Sull’azione successiva un cross apparentemente inoffensivo scivola dalle mani di Caprile ed entra in porta. Per Fabrizio Corsi è la goccia che fa traboccare il vaso: Zanetti viene esonerato e sulla panchina dell’Empoli torna Marco Giampaolo, nella sua versione più lynchana mai vista. In panchina si presenta con un pesante impermeabile nero, la barba sfatta, la cicca in bocca, sulla testa un cappello che ricorda quello di Jigen. In conferenza stampa non parla, bofonchia. L’Empoli inizia a giocare un calcio incomprensibile, forse esoterico. Contro il Cagliari, nell’ultima partita dell’anno, arriva ad avere il 79% di possesso palla senza mai tentare una conclusione verso la porta. A metà aprile l’Empoli è ancora terzultimo. Viene richiamato Andreazzoli in fretta e furia ma, nonostante le prime vittorie, non c’è niente da fare. La terza salvezza consecutiva sfuma all’ultima giornata.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

L’attacco dell’Empoli segna poco ed è quindi il regno delle scommesse per il terzo/quarto slot offensivo. Se siete tra quelli che hanno il coraggio di usare l’espressione “usato sicuro” a voce alta puntate su Ciccio Caputo, se siete affascinati dalle persone giganti su Roberto Piccoli, se volete una scommessa a uno su Stiven Shpendi. Come ogni anno da non sottovalutare la presa Razvan Marin, che per ruolo e spesa contenuta regala sempre grandi soddisfazioni (l’anno scorso due gol e quattro assist, accompagnati però da sette ammonizioni).

Giocatore con cui andare in vacanza

Le vacanze estive sono belle che finite ma se siete dei late traveler (si dice?) c’è ancora la finestra della pausa per le Nazionali da sfruttare. E allora il prossimo 10 settembre, subito dopo l’asta del fantacalcio, prendete sotto braccio Liam Henderson e fatevi accompagnare per un bel giro nelle Highlands, non troppo lontane dalla sua cittadina di nascita, Livingston. Per gli appassionati di whisky: qui troverete anche la distilleria della Glenmorangie.

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