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Guida a Wimbledon 2019
01 lug 2019
01 lug 2019
Tutto quello che c'è da sapere sul torneo più prestigioso dell'anno.
(articolo)
31 min
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Qual è la strategia più efficace oggi per il tennis su erba?

Federico Principi

Il dibattito più acceso dell’opinione pubblica sui mutamenti portati dal tennis moderno si è sviluppato in relazione alle partite su erba, sottovalutando i paradigmi che sono invece cambiati negli ultimi due-tre decenni sulla terra battuta, che l’hanno resa ai giorni d’oggi probabilmente la superficie più completa e soprattutto raffinata dal punto di vista tattico. Questo non significa, ovviamente, che l’attenzione dedicata ai cambiamenti su erba sia ingiustificata e che la stessa erba non abbia subito altrettante trasformazioni negli ultimi anni nel modo di approcciarvisi.

Ormai non esistono più i giocatori cresciuti con l’obiettivo di performare sull’erba, ma è diventata una questione su chi riesce ad adattarsi meglio a questa superficie un po’ anomala in relazione alle proprie caratteristiche, sia tecniche che fisiche. Non esiste però una formula universale del successo: l’erba può aiutare enormemente sia giocatori molto alti e dal servizio devastante - Raonic, Cilic, Isner, Querrey o anche il nostro Berrettini, che si è recentemente svezzato su questa superficie grazie a enormi miglioramenti - che altri invece più piccoli di statura ma dotati di aperture brevi, di grande mobilità e con un ottimo timing sulla palla - Simon, Mannarino, de Minaur o il nostro Fabbiano, per rimanere a un esempio nei nostri confini.

In generale, però, quello dell’anticipo sulla palla e della capacità di colpirla tagliando l’angolo in avanti sembra ormai essere diventato il requisito principale per poter essere performanti su erba. Proprio da questi miglioramenti, soprattutto alla risposta e soprattutto con il rovescio, nasce ad esempio la nuova competitività di Matteo Berrettini, un giocatore più adatto alla terra battuta per caratteristiche naturali. Ovviamente è proprio alla risposta al servizio che si capisce maggiormente quanto sia necessario colpire la palla avanti: non solo l’erba non dà tempo di caricare la palla come invece fa la terra battuta, ma anche qualora un giocatore riuscisse comunque a completare il colpo giocando da dietro la sua palla risulterebbe comunque poco fastidiosa perché la superficie la appiattisce e non esalta invece il top spin caricato da lontano.

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La traiettoria media del servizio mancino slice da sinistra di Feliciano Lopez al Queen’s fa capire benissimo quanto sia necessario anticipare la risposta per poterla “tagliare”. Ribatterla da lontano, a meno di un’improbabile risposta violentissima e vicina alle righe, non servirebbe a nulla perché il ribattitore inizierebbe lo scambio troppo sulla difensiva e condannato a soccombere sulla superficie veloce.

In generale, oltre che essere veloce, l’erba è un superficie che appiattisce il top spin e fa rimbalzare la palla bassa. Il che, banalmente, penalizza le traiettorie arrotate sia dei colpi a rimbalzo che del servizio in kick, privilegiando invece le traiettorie piatte o tagliate. L’erba rimane anche la superficie dove in linea teorica il serve and volley e gli attacchi a rete vengono premiati maggiormente, anche se Federer in questa stagione su terra ha dimostrato come forse il servizio in kick sul rosso invoglierà in futuro molti giocatori a seguirlo a rete, forse anche più spesso rispetto all’erba in virtù dei ritmi ormai forsennati alla risposta.

Proprio in virtù della necessità di anticipare la palla, inoltre, il rovescio bimane sembra ormai sempre più indispensabile per adattarsi al meglio alla velocità dell’erba, potendolo colpire con un’apertura più corta rispetto al rovescio a una mano e anche in open stance in situazioni di scambio molto rapido, meglio quindi con la palla in fase ascendente. Il vecchio adagio secondo cui il rovescio a una mano si adatterebbe meglio sul veloce per favorire la maneggevolezza negli attacchi in slice e nelle volée sembra essere ormai spazzato via dalla velocità sempre più frenetica del tennis contemporaneo.

Emanuele Atturo

Nonostante le superfici corrano sempre di più verso un’uniformazione, l’erba continua a possedere caratteristiche leggermente anomale. Se è vero che “non è più l’erba di una volta”, d’altra parte il rimbalzo basso continua a porre ai tennisti contemporanei grossi problemi: le aperture ampie e macchinose, che preferiscono la potenza al timing, diventate sempre più comuni, su erba non trovano respiro. Da qui le difficoltà di tennisti come Alexander Zverev, Karel Chacanov, Dominc Thiem, Denis Shapovalov, Frances Tiafoe o Stan Wawrinka, per citarne alcuni. Nick Kyrgios fa una riduzione retorica di comodo quando dice che quello su quella è “il tennis in purezza”, ma è vero che rimane la superficie che più nasconde certi limiti fisici dei tennisti ed esalta una certa idea di talento più legata alla sensibilità tecnica, non tanto più nel tocco quanto nel tempo sulla palla e la capacità di giocare in anticipo e togliere ritmo all’avversario. Anche se la legge della completezza della contemporaneità del tennis non permette comunque a nessuno specialista di spingersi troppo in là nella seconda settimana.

In cosa Federer è ancora più forte di tutti e cosa invece sarà un problema per lui a questo Wimbledon?

Federico

Forse Roger Federer è rimasto invece proprio l’unico giocatore che con il proprio rovescio a una mano si trova meglio nel colpire la palla in anticipo sul veloce invece di caricarla di rotazione da più lontano. Ed è proprio grazie alla tenuta sul lato sinistro e nella maggiore efficacia su erba del suo meraviglioso back, anche in fase difensiva, oltre che nella varietà e soprattutto nella precisione del suo servizio e delle sue scelte a rete, che Federer può tuttora considerarsi - a quasi 38 anni - favorito per vincere Wimbledon alla pari con il detentore Novak Djokovic.

Senza dubbio Federer, insieme forse solo a Nicolas Mahut, appartiene alla categoria di giocatori erbivori ormai di vecchia generazione, pur essendo nato sulla terra battuta. Tutte le tipologie di tennisti più adatti all’erba ai giorni d’oggi sembrano ormai essere impostati con il rovescio a due mani: dai grandi battitori Raonic, Cilic, Isner, Querrey e Opelka, ai giocatori di serve and volley Herbert e Mischa Zverev, per arrivare ai lottatori da erba, soprattutto Medvedev, Simon e de Minaur. Proprio per questo motivo, per mantenere sempre alta l’efficacia del rovescio a una mano in anticipo, Federer necessita più degli altri di una condizione atletica di elevata brillantezza.

Così non è sembrato al torneo di Halle, dove ha ceduto un set sia a Tsonga che a Bautista Agut e dove non è parso estremamente in forma neanche nella finale contro Goffin, vinta 7-6 6-1 ma dopo un primo set dove si è salvato in modo miracoloso in almeno tre game al servizio. Federer è sembrato in leggero ritardo di condizione anche nei recuperi con il dritto: forse la lunga stagione su terra rispetto agli anni scorsi gli ha permesso di mantenere il ritmo partita che lo ha aiutato in molte fasi delicate durante le sue cinque partite ad Halle, ma al tempo stesso Federer potrebbe avere perso un po’ di timing sul veloce, oltre che quell’agilità e quella brillantezza che sono necessarie per muoversi bene su erba.

Nelle fasi finali dei quarti ad Halle contro Tsonga, Federer ha ritrovato la lucidità necessaria per piazzare questo punto, come altri importanti, grazie anche alle sue doti di timing sul rovescio.

Eppure Federer viene da una stagione dove la sua condizione fisica generale è cresciuta dopo i deludenti Australian Open e in particolare da Miami in poi, per cui dopo un’altra settimana di allenamento, di rodaggio e di recupero completo anche dal Roland Garros è facile ipotizzare che Federer possa ritrovare la condizione migliore fin dal primo turno di Wimbledon, forte anche della spinta positiva data dal decimo successo in carriera ad Halle. Il talento estemporaneo di Pouille o la follia di Bublik potrebbero essere solo delle minime insidie per lui al terzo turno, mentre prima dell’eventuale semifinale contro Nadal o Cilic la partita più affascinante potrebbe arrivare agli ottavi contro Berrettini o Krajinovic, che gli diede filo da torcere a Miami regalando una partita di alto spettacolo e che è molto pericoloso soprattutto sull’erba anche in virtù di ottime capacità a rete.

Emanuele

È vero che la brillantezza fisica è fondamentale sull’erba per avere la giusta leggerezza sugli appoggi, ma il tennis su erba per Federer è dispendioso soprattutto dal punto di vista mentale. È un gioco che cerca di togliere continuamente tempo e respiro agli avversari, giocando sempre proiettato in avanti e facendo diventare normali i colpi di controbalzo da fondo. Per questo il problema per Federer mi sembra più la tenuta mentale. Sono anni che non riesce ad essere continuo nel gioco su una lunghezza di cinque set, prendendosi pause nella speranza che non assumano un peso decisivo nel punteggio. Il sorteggio se non altro lo aiuterà a non avere ostacoli troppo insidiosi fino ai quarti, se non alle semifinali, proprio per la tipologia di giocatori che si troverà davanti, che Federer dovrebbe riuscire a dominare tecnicamente e mentalmente senza problemi.




Guardando il tabellone, c'è qualche insidia per Djokovic verso la finale?

Federico

Come altri giocatori di primo piano, vale a dire Nadal, Thiem, Fognini e Nishikori, anche Novak Djokovic ha deciso di disertare i tornei di preparazione a Wimbledon partecipando alle esibizioni della settimana precedente ai Championships. Scelte che tra l’altro pongono ulteriori interrogativi su un eventuale allungamento della stagione su erba di un’altra settimana ancora, dopo che solo pochi anni fa si era deciso di aumentare giustamente da due a tre il numero di settimane in mezzo a due tornei così importanti e diversi come Roland Garros e Wimbledon.

Djokovic si è esibito a Boodles come Fognini, battendo in due set il cileno Garin ma perdendo in altrettanti parziali da uno Shapovalov abbastanza in crisi di risultati nei tornei ufficiali. Le partite non hanno lasciato grandi indicazioni se non che forse, dal punto di vista atletico, Djokovic non sembra aver aumentato la sua condizione ai livelli mostruosi dell’Australian Open ma sembra ancora ai livelli più umani di Roma e del Roland Garros, dove anche in semifinale contro Thiem - al di là della minore adattabilità al vento rispetto all’austriaco - è sembrato soffrire la sua pesantezza di palla di più rispetto a quando in passato disponeva di una forma fisica forse senza precedenti nella storia del tennis.

Il sorteggio di Wimbledon ha evitato a Djokovic qualsiasi tipo di trappola fino agli ottavi: quasi nessuna chance per Kohlschreiber al primo turno e nemmeno per uno tra Gulbis o Hurkacz - già massacrato al Roland Garros - al terzo. I nomi che potrebbero infastidire Djokovic prima della finale, forse più degli eventuali Alexander Zverev, Milos Raonic o dell’acciaccato Kevin Anderson, potrebbero essere quelli di Auger-Aliassime agli ottavi e soprattutto di Medvedev eventualmente nei quarti di finale, forse più di Tsitsipas. Se il giovane canadese dispone di un’esplosività fuori dal comune con il servizio e con il dritto, ma forse rischierebbe di bloccare troppo il gioco sulla diagonale del rovescio soccombendo, Medvedev ha invece già messo in crisi due volte Djokovic quest’anno e non lo ha fatto sull’erba, la superficie migliore del russo.

Sia sul cemento rapido dell’Australian Open sia sulla terra di Montecarlo, dove poi ha vinto, Medvedev ha dimostrato di non temere più gli scambi lunghi contro Djokovic in virtù della sua accresciuta solidità psico-fisica, così come sulle palle basse risulterebbe perfino più a proprio agio rispetto al serbo sulla diagonale del rovescio. Anche con il dritto, il meno solido dei suoi tre fondamentali, Medvedev può sicuramente avere più chance di fare male sull’erba in virtù delle frequenti soluzioni abbastanza piatte in lungolinea, che sopra i prati schizzano velocemente. Al contrario Tsitsipas può sorprendere Djokovic per la brillantezza con cui prende la rete tagliando il campo con il dritto, ma è troppo poco consistente per poter reggere al meglio dei 5 set, considerando anche l’incostanza del greco con il rovescio sugli scambi su erba.

Certamente l’urna è stata benevola nei confronti del serbo, che in semifinale ha anche evitato Nadal - che sull’erba consumata di fine torneo accresce enormemente la sua pericolosità - così come altri giocatori pericolosi come Cilic, Querrey, Isner, Shapovalov e soprattutto Kyrgios, l’unico tra questi escluso dalle teste di serie. In linea teorica, sempre premettendo prestazioni fuori dal comune di Auger-Aliassime o di Medvedev come detto, il percorso di Novak Djokovic verso la finale non dovrebbe presentare ostacoli e forse anche per questo motivo, a differenza di Federer che avrà Nadal o Cilic in semifinale, il serbo sembra leggermente favorito anche sullo svizzero nella griglia di partenza di inizio torneo.


Come cambia il tennis di Nadal su erba e in una gerarchia di favoriti dove lo metteremmo?

Federico

Nonostante i suoi numerosi successi su erba, relativamente alle sue caratteristiche tecniche, Rafael Nadal è arrivato al momento più difficile della stagione. Questo è il periodo in cui lo spagnolo deve apportare una significativa quantità di piccoli e grandi accorgimenti al suo tennis per rendersi un candidato credibile al successo di quello che sarebbe il terzo Wimbledon della sua carriera, dopo aver appena ritoccato il numero dei trionfi al Roland Garros verso una cifra - 12 - inimmaginabile per qualsiasi altro giocatore di cui ammireremo le gesta da qui a molti decenni.

Lo scorso anno Nadal a Wimbledon giocò forse la partita più generosa e ricca di qualità tecnica della sua carriera sull’erba, in semifinale contro Novak Djokovic, forse la sublimazione più evidente di quante piccole contromisure lo spagnolo debba adottare per snaturare in parte il suo naturale gioco di successo sulla terra battuta. Ovviamente la prima di esse riguarda la posizione in risposta: Nadal sull’erba riesce a stare un po’ più indietro solo sulla seconda dell’avversario e solo in alcune specifiche situazioni, mentre in risposta sulla prima è obbligato a piazzarsi a ridosso della linea di fondo e ad abbreviare l’apertura, una situazione su cui aveva insistito molto in allenamento a fine 2017.

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La modifica della posizione in risposta sull’erba è una costante di Nadal da molti anni in realtà. Il grafico mette in comparazione i punti di impatto della risposta dello spagnolo tra le due finali Slam del 2007 contro Federer: le palline blu sono le risposte di Nadal a Wimbledon, quelle arancioni invece nella finale di un mese prima al Roland Garros.

A parte situazioni particolari, come ad esempio nel fronteggiare il rovescio di del Potro lo scorso anno, Nadal sull’erba ricorre oltretutto più spesso ai colpi in lungolinea anche con il dritto, oltre che con il rovescio in anticipo che ha migliorato dopo il 2016. Su questa superficie lo spagnolo si dimostra inoltre sempre molto più proattivo a livello di pensiero nel cercare il prima possibile l’attacco in controtempo, per giocare le volée offensive o direttamente di chiusura, cercando sempre di leggere quando l’avversario sembra essere in ritardo e costretto a giocare un colpo difensivo in back.

Ovviamente, però, l’erba rispetto alla terra crea più problemi a Nadal di quanti gliene risolva. La risposta in anticipo tende a uscirgli più corta e ovviamente meno arrotata di quanto non riesca a fare sul rosso e sul cemento, e Nadal la soffre soprattutto sul lato del dritto perché con quel colpo, rispetto al rovescio, lo spagnolo fa più fatica ad abbreviare l’apertura. Patisce inoltre i recuperi sul dritto anche nel corso dello scambio, in virtù del fatto che la palla tende ad alzarsi ma non prende la rotazione e la pesantezza delle altre superfici, e può così essere più facilmente schiacciata dall’avversario. Come mostrato nell’esibizione di Hurlingham contro Pouille, inoltre, Nadal soffre anche l’uscita dal servizio su una risposta dell’avversario a media profondità e per questo motivo, a differenza della terra, sembra essere molto più legato all’efficacia e alle percentuali della prima di servizio.

Formalmente Nadal ha perso entrambe le esibizioni di Hurlingham, anche se in quella contro Pouille ha ceduto solamente al super-tiebreak sul punteggio di un set pari. I suoi problemi a Wimbledon arriveranno tuttavia da un tabellone difficilissimo: già il primo turno contro Sugita - giocatore molto rapido e abile ad anticipare la palla - presenterà delle difficoltà, anche in virtù del fatto che il giapponese si è qualificato, oltretutto battendo un erbivoro come Rosol all’ultimo turno, e quindi ha più partite vere su erba nelle gambe. Al secondo turno la minaccia numero uno si chiama Nick Kyrgios, mentre al terzo dovrebbe aspettarlo uno tra Tsonga e Shapovalov, con il francese che sembra in ripresa ed entrambi che amano giocare a braccio sciolto senza pressioni.

Anche agli ottavi di finale Nadal ha pescato uno dei giocatori peggiori tra quelli compresi tra la testa di serie 9 e la 16 - vale a dire Cilic, numero 13 del seeding, seppur in un periodo di discontinuità. Il problema principale, oltretutto, è che Nadal affronterebbe tutte queste mine vaganti nei primi turni, quindi con i campi ancora intonsi e molto veloci, con meno possibilità di effettuare spostamenti laterali rapidi e con l’erba ancora intatta che fa schizzare la palla bassa anziché farla saltare un po’ di più come a fine torneo quando è maggiormente consumata. Sostanzialmente per Nadal sarebbe un mezzo miracolo aggiudicarsi il torneo e forse, visto il percorso a ostacoli, lo spagnolo fa fatica a stare nell’elenco dei quattro o cinque principali favoriti, ma Nadal è forse l’ultimo di quelli che andrebbero dati per spacciati.


Kyrgios può battere Nadal?

Federico

Forse è proprio questo il passaggio più importante e più atteso del torneo di Nadal, il secondo turno contro Nick Kyrgios. Prima, però, il bad boy per eccellenza del circuito ATP dovrebbe passare sopra un derby australiano piuttosto sentito contro Jordan Thompson al primo turno. Una sfida carica di significati emotivi, in virtù del fatto che Thompson insieme a de Minaur è uno dei protégé del capitano di Davis aussie Lleyton Hewitt, con il quale tra l’altro Thompson disputa regolarmente il doppio, e lo farà anche proprio in questa edizione di Wimbledon. Hewitt che a gennaio era finito proprio nel mirino delle critiche, più o meno minacciose, proprio di Kyrgios e soprattutto di Bernard Tomic, i due che in un certo senso hanno creato una fazione a parte, contrapposta a quella guidata proprio da Hewitt con Thompson e de Minaur come suoi prediletti.

Nelle tre partite giocate nei suoi due tornei su erba - Stoccarda e Queen’s - Kyrgios ha assunto un atteggiamento di radicale menefreghismo, arrivando ad aggiungere alla sua collezione di siparietti il fatto di aver visto la partita sull’altro campo durante un cambio campo della propria, contro Carballes Baena al Queen’s.

Il dato di fatto è che il prolungato ed esasperato lassismo di Kyrgios abbassa di molto la tensione della partita e inevitabilmente va a creare momenti di distrazione e di condizionamento psicologico dell’avversario. Ci stava cascando in alcuni punti del primo set Berrettini a Stoccarda e in questa trappola ci è finito dentro anche Auger-Aliassime per buona parte del terzo e decisivo set al Queen’s, sbagliando una serie di soluzioni e conclusioni che sarebbero risultate semplici in partite normali. Forse Kyrgios ha capito anche che vincere richiede sacrifici che in qualche modo non si sente di affrontare, per cui il suo comportamento forse rientra anche in una sorta di pragmatismo: se non può vincere le partite soffrendo come tutti gli esseri umani, lo fa cercando di entrare sottopelle all’avversario mandandogli in tilt la trance agonistica.

Da questo scambio si notano due cose: il fatto che nonostante il punteggio (6-5 al terzo set e 40 pari) Kyrgios giochi un tweener frontale che poteva sicuramente evitare; e che proprio questo colpo deconcentri Auger-Aliassime, che fa carambolare sul nastro la volée successiva, chiudendo poi in ritardo con l’ultima volée di rovescio.

Forse prima ancora che il talento e soprattutto il servizio, Nadal teme di Kyrgios proprio questa sua capacità di giocare intere partite senza mai accendere l’interruttore della concentrazione, una condizione che deresponsabilizza l’australiano e gli permette così di giocare a braccio completamente sciolto. Kyrgios non ha fatto mistero di sentirsi il polo opposto di Nadal e forse sarà questa la sua arma principale nell’eventuale scontro di secondo turno, oltre alla superficie favorevole che gli permette di chiudere il punto rapidamente senza elaborare strategie. Forse anche il fatto di dover sconfiggere due sue nemesi nei primi due turni costituirà una motivazione ulteriore per Kyrgios, ma senza uscire da quella cornice in cui vuole lasciare la totale responsabilità di vincere la partita all’avversario.

Emanuele

Secondo me Kyrgios ha bisogno di dare l’impressione di fregarsene per la grande paura del fallimento. Se arriverà a sperperare il suo talento senza aver vinto niente di significativo potrà sempre raccontare - a sé stesso e agli altri - di non averlo avuto poi così a cuore. In questo non gliene farei una colpa: è il modo che ha trovato per uscire dall’assurda pressione mediatica che lo ha circondato sin da quando ha sconfitto proprio Nadal a Wimbledon nel 2014 in meno di tre ore. Colpevolizzarlo per buttare il suo talento ricalca troppo le dinamiche più tossiche della nostra società: se è voluto uscire dalla competizione per vivere più tranquillo ne ha tutto il diritto.

Detto questo la sfida con Nadal credo sia l’unica cosa capace di rendere Kyrgios ultra-competitivo, e Nadal stesso sta dimostrando in tutti i modi di soffrirlo: “[Kyrgios] non lo conosco, non so chi sia, non voglio parlarne” ha detto ai microfoni. Non credo che potrà metterlo in difficoltà solo sul piano mentale, ma anche tecnicamente Nadal soffre tremendamente i giocatori che gli tolgono ritmo e che accorciano gli scambi, e ha vinto appena il 50% di sfide contro Kyrgios, che da parte sua ha battuto lo spagnolo sul veloce 3 volte su 4. Per l’australiano sarà una guerra santa, e sembra disposto a spingere così in là coi limiti della sportività che questo secondo turno sarà un “da vedere” indispensabile per il tennis contemporaneo.




Dove può arrivare Felix Auger-Aliassime?

Federico

Felix Auger-Aliassime disputerà il suo secondo Slam - entrò nel tabellone principale solo allo US Open dell’anno scorso - e il suo primo Wimbledon, ma lo farà già con qualche aspettativa da non deludere. A Stoccarda è arrivato in finale, perdendo da Berrettini per pochi punti, e al Queen’s si è confermato cedendo solo in semifinale di fronte all’esperienza di Feliciano Lopez. I risultati di Auger-Aliassime erano attesi già da diversi anni ma forse sono arrivati all’improvviso, lasciando la netta sensazione di un ragazzo molto giovane ma già molto maturo e che migliora ogni partita.

Auger-Aliassime ha un tennis completo, che si adatta su ogni superficie, anche se nonostante il suo servizio devastante l’erba paradossalmente per alcuni aspetti potrebbe non essere il suo terreno migliore. Il canadese colpisce il dritto molto presto e quasi sempre in fase ascendente ma non si può dire altrettanto del rovescio. Il suo colpo bimane difetta nella precisione del lungolinea perché gira le spalle un po’ troppo presto, un problema che gli ha precluso ad esempio la possibilità di girare spesso lo scambio sul rovescio slice mancino di Lopez in semifinale al Queen’s. Inoltre, come ho avuto modo di osservare anche dal vivo a Roma contro Coric, Auger-Aliassime non colpisce il rovescio in anticipo impattandolo molto davanti, dall’alto in basso, e in questo modo soffre un po’ sull’erba con questo colpo.

Senza dubbio il tabellone non lo aiuta, avendo pescato da testa di serie uno dei giocatori più pericolosi, il connazionale Pospisil che da sempre sull’erba rappresenta una mina vagante. Al secondo turno potrebbe esserci la rivincita del Queen’s contro Grigor Dimitrov: nel torneo propedeutico il bulgaro ha giocato una buona partita ma ha perso 6-4 6-4 soprattutto per merito della prestazione scintillante di Auger-Aliassime, chiamato quindi alla responsabilità di ripetere una performance simile. E per raggiungere Djokovic agli ottavi potrebbe non bastare, perché al terzo turno dovrebbe arrivare Monfils.

Questo Wimbledon sarà quindi un torneo utile ad Auger-Aliassime per fare esperienza e per mettere alla prova per la prima volta la sua tenuta mentale nei match negli Slam in cui parte favorito. Raggiungere Djokovic agli ottavi vorrebbe dire godersi le sue prime vittorie Slam, confermare e solidificare la sua posizione di top 20-25 ormai fisso e togliersi tutta la responsabilità della vittoria nel match forse contro il principale favorito del torneo. Wimbledon 2019 sarà un’altra tappa importante della crescita di quello che molti, a ragione, considerano il vero grande tennista di successo del futuro.


Ci sono altre possibili sorprese?

Federico

Auger-Aliassime sicuramente può rientrare nell’elenco dei possibili outsider, così come al suo pari - come ormai ogni anno a Wimbledon - possono essere annoverati i soliti big server che arrivano però all’appuntamento dei Championships con qualche acciacco. John Isner deve difendere la semifinale ma manca nel circuito dalla finale di Miami persa contro Federer. Più o meno la stessa cosa per Kevin Anderson: è tornato a competere al Queen’s dopo uno stop iniziato sempre da una sconfitta contro Federer a Miami, ai quarti di finale. Anderson ha rischiato di perdere al primo turno e lo ha poi fatto contro Simon al secondo turno: è parso molto discontinuo, soprattutto nel primo set in entrambe le partite, e molto a disagio negli spostamenti laterali soprattutto verso destra, il che fa pensare che al primo turno contro il serve and volley di Herbert, contro un altro outsider, potrebbe esserci una probabilità su due di vederlo soccombere.

Se dovesse andare agli ottavi, Anderson se la vedrebbe con uno tra Wawrinka o Raonic. Lo svizzero, al Queen’s contro Mahut, ha mostrato i soliti problemi in risposta e con il dritto soprattutto che gli impediscono di avere un tennis costante ed efficace su erba, per cui il favorito per andare più avanti sembra essere il canadese. Pur non essendo nel suo miglior stato di forma in carriera, Raonic si sta piano piano riprendendo e ha ceduto solo al terzo set contro Feliciano Lopez al Queen’s. Dalla collaborazione con Piatti il canadese ha enormemente migliorato il suo gioco a rete e ultimamente ha compiuto progressi anche nelle demi-volée, anche se colpisce troppo indietro la volée di dritto. Considerato che è poi dalla parte dei più vulnerabili Alexander Zverev e Karen Khachanov, più a disagio su erba per le loro aperture di dritto, Raonic sembra essere il favorito per andare in semifinale a giocarsi le sue chance contro Novak Djokovic.

Proprio dal lato dei quarti di Djokovic c’è da aspettarsi buone prestazioni sia da Medvedev che da Tsitsipas, oltre che anche da un ritrovato Goffin. Il greco rispetto alla terra battuta perde però solidità sul rovescio in anticipo durante gli scambi,avendo invece lavorato molto bene sulla risposta in avanti, per cui non è ancora chiaro se il trade off tra pregi e difetti sia a lui favorevole sulla terra o sull’erba. Goffin sembra invece essere migliorato con il dritto giocato in anticipo e anche in quello lungolinea, ma in un eventuale scontro contro Djokovic sembra avere molte meno chance rispetto a Medvedev.

Nella parte bassa, se dovesse saltare Nadal, occhi puntati per la semifinale sui bombardieri Cilic, Kyrgios e Tsonga, sull’estro di Shapovalov o sulla solidità su erba di Simon. Il croato in particolare sembra essere il giocatore con il potenziale più elevato ma dallo stato di forma molto traballante, avendo perso al Queen’s per 6-4 6-4 contro un giocatore non esattamente erbivoro, Schwartzman, mettendo a referto 19 errori di dritto contro i 5 dell’argentino.

Nella parte di Federer le sorprese potrebbero arrivare da Struff o da Fritz visti gli stati di forma, oltre che da Berrettini e Krajinovic. La rosa dei nomi per la vittoria finale, tuttavia, considerato anche il tabellone, potrebbe essere ristretta a una cerchia di cinque nomi al massimo, considerate le sorprese: Djokovic, Federer, Nadal, Cilic, e Raonic che è stato piuttosto fortunato nella sua sezione fino alla semifinale.


Record di italiani in gara: cosa ci aspettiamo da tutti, e in particolare da Berrettini?

Federico

Matteo Berrettini è stata forse la più grande sorpresa non solo nel panorama italiano, ma più in generale di tutto il circuito ATP in questa stagione su terra. Fino a pochi mesi fa le sue lacune in risposta non gli consentivano assolutamente di poter essere annoverabile tra i giocatori più forti e pericolosi sul veloce e sull’erba soprattutto, ma in poco tempo Berrettini ha compiuto enormi progressi prima nel gioco di volo, sia nella tecnica delle volée che nella scelta anche sul tipo di volée da effettuare in base alla situazione - profonda, stoppata, corta o stretta - e successivamente sulla risposta e più in generale sul rovescio in anticipo.

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Nonostante i suoi miglioramenti, tuttavia, Berrettini mantiene un'impostazione che lo favorisce sulla terra battuta. Ma pur colpendo piuttosto spesso dietro la riga di fondo, riesce comunque ad andare bene incontro alla palla e a giocare molti dritti spinti e molti rovesci tagliati, soprattutto lungolinea, che gli fanno immediatamente guadagnare campo anche su erba.

Anche Lorenzo Sonego, vincitore del torneo di Antalya, ha sorpreso enormemente smentendo il luogo comune che lo vedeva efficace e performante solo sulla terra battuta. Berrettini e Sonego che avevano già iniziato a contribuire al sorgere del filone sulla rinascita del movimento del tennis italiano, e lo stesso ha fatto Salvatore Caruso che si è qualificato per la seconda volta consecutiva in uno Slam dopo il Roland Garros, imitato da Andrea Arnaboldi per la terza volta in carriera, la prima a Wimbledon. Il che ha portato a 9 il numero di partecipanti azzurri nel tabellone di singolare maschile a Wimbledon, anche se con meno chance rispetto al Roland Garros.

Il giocatore più quotato per andare avanti è proprio Berrettini che sembra avere i primi due turni abbastanza agevoli contro Bedene e contro il vincente tra Schnur e Baghdatis al suo ultimo ballo. Già al terzo turno, per aggiudicarsi Federer agli ottavi, berrettini dovrà lottare di più contro Schwartzman o Krajinovic. Piuttosto sfortunato Fognini che, da numero 12 del tabellone, ha pescato Tiafoe al primo turno, attaccabile però dal lato del dritto in virtù della sua apertura molto ampia ma difficile da arginare per esplosività.

Anche gli altri italiani, pur non essendo compresi nelle teste di serie, sono stati piuttosto sfortunati. Il sorteggio migliore è capitato forse a Sonego contro Granollers, per aggiudicarsi un francese al secondo turno in un match non impossibile contro Monfils o Humbert. Strada totalmente chiusa per Lorenzi contro Medvedev e pochissime chance anche per Fabbiano contro Tsitsipas, con il quale il pugliese può almeno provare a giocare la carta del ritmo e dell’anticipo sulla diagonale di rovescio, ma sembra destinato a soccombere. Rivincita del Roland Garros per Caruso contro Simon, ma stavolta sull’erba la maggiore esperienza e i risultati accumulati nelle partite dei tornei propedeutici fanno pendere il pronostico dal lato del francese. Molto difficile il primo turno anche per Cecchinato, che contro de Minaur aveva già faticato a Roma su una superficie nettamente favorevole all’italiano, anche se lo stesso australiano non viene da un periodo eccezionale e deve difendere gli ottavi dello scorso anno.

Se la giocheranno forse alla pari, invece, sia Seppi contro Nicolas Jarry sia, forse, proprio Arnaboldi contro Ivo Karlovic. L’altoatesino ha pescato un giocatore sicuramente più in forma ma con minori capacità di adattamento sull’erba, con Seppi che farà valere tutto il suo timing che gli aveva consentito di mettere a segno grandi risultati nella stagione australiana. Arnaboldi parte invece leggermente sfavorito ma il suo servizio mancino in slice - ad evitare la risposta di dritto di Karlovic - e la sua apertura ridotta di dritto potrebbero consentirgli di giocarsi le sue chance, soprattutto se la partita si prolungasse, considerato anche che il croato viene da sconfitte su erba contro Donskoy al Challenger di Nottingham e contro Ward nelle qualificazioni del Queen’s.




Andy Murray giocherà in doppio con Herbert che ha “tradito” Mahut. Vale la pena seguirlo?

Federico

Nel suo iniziale addio al tennis a gennaio, Murray ha mostrato per l’ennesima volta tutta la sua ambivalenza e incompiutezza. Aveva inizialmente dato certezze sul suo abbandono al termine di questa stagione a Wimbledon, ma ha poi deciso di farsi operare all’anca e di rientrare solo per la passione del gioco. «Tornare tra i top 10 sarà improbabile», ha detto poi a marzo, «ma invece sarà possibile stare tra i top 50 o 100. Se riuscirò a tornare sarò felice, altrimenti farò altro».

Murray ha deciso inizialmente di partecipare ai tre tornei inglesi su erba in doppio, come rodaggio in vista di un suo possibile ritorno. Lo ha fatto con tre partner diversi: al Queen’s ha vinto il torneo in coppia con Feliciano Lopez, a Eastbourne ha perso al primo turno insieme a marcelo melo e a Wimbledon ha fatto rimangiare la parola a Pierre-Hugues Herbert, che aveva lasciato a piedi il suo storico compagno Mahut qualche settimana fa per concentrarsi unicamente sul singolare. Il rendimento di Murray è stato piuttosto positivo, nonostante non sia uno specialista: ha faticato nella corsa a rete e nel tempo di esecuzione della prima volée dopo il suo servizio, un difetto che in realtà si porta dietro da sempre, mentre ha mostrato la solita eccezionale solidità in risposta anche nella sconfitta piuttosto pesante contro Cabal/Farah al primo turno a Eastbourne per 6-2 6-4.

Non casualmente Murray si è scelto come compagni tre doppisti classici, più abili di lui nel serve and volley e nel gioco a rete, per questi tornei su erba, cercando di incastrare le sue caratteristiche con quelle differenti del suo compagno. Con Herbert sarà interessante capire soprattutto come decideranno di disporsi in campo: Murray ha risposto a sinistra sia con Lopez che con Melo, proprio la posizione che adottava anche Herbert in coppia con Mahut. In linea teorica - proprio come visto nella coppia Lopez/Murray - lo scozzese dovrebbe disporsi a destra con il francese a sinistra: nel doppio moderno accade sempre più di frequente - ad esempio con i mancini schierati a destra - che si privilegi la disposizione in risposta con i colpi migliori al centro, visto che la maggior parte delle volte gli avversari giocheranno la volée proprio al centro. Herbert, destrorso, gioca di rimbalzo sicuramente meglio con il dritto e Murray invece di rovescio, ma i due potrebbero invece assecondare le certezze accumulate in queste due settimane dal giocatore meno esperto dei due in doppio - ovviamente Murray - lasciandolo a sinistra, con Herbert che si disporrebbe a destra.

Herbert e Murray non sono teste di serie e hanno pescato una coppia piuttosto abbordabile al primo turno, Copil/Humbert. Il secondo turno potrebbe essere più impegnativo soprattutto eventualmente contro i croati Mektic/Skugor, che si conoscono molto bene. Ma se dovessero passare, come da pronostico, Andy Murray potrebbe ritrovare agli ottavi suo fratello Jamie in coppia con Neal Skupski, dopo aver rifiutato la richiesta di Andy per mancanza di certezze fisiche, ma senza risentimento da parte di suo fratello.

Difficile ipotizzare se Herbert e Murray arriveranno in fondo, essendo capitati dalla parte di coppie molto più rodate come Kubot/Melo, Mahut/Roger-Vasselin e soprattutto i Bryan, ormai acciaccati ma aiutati dall’erba. Senza dubbio, però, la risposta di tifo che c’è stata negli stadi è stata straordinaria e le partite in doppio di Andy Murray hanno avuto una copertura mediatica decisamente eccezionale per dei semplici match di doppio a livello ATP. Più in generale la presenza di Murray che non solo disputa il doppio, ma lo pone in cima alla lista dei suoi obiettivi, potrà far salire l’interesse sulla disciplina e dare un quadro più ampio sulla sua valutazione in relazione al singolare, per capire meglio quanto e come un abituale singolarista debba adattarsi e in cosa invece si esprime meglio rispetto ai doppisti più puri. Forse l’interesse verso il doppio, così come lo è per Murray come giocatore, potrà essere una buona cartina di tornasole per valutare la passione profonda verso il tennis anche da parte degli spettatori.


Quali primi turni da seguire assolutamente?

Emanuele

Questa guida esce a lunedì inoltrato quindi ci perdiamo le primissime partite. Andando al martedì: se Kyrgios al secondo turno ha il quadro mentale teoricamente perfetto per provare a prendersi lo scalpo di Nadal, per arrivarci dovrà sconfiggere Jordan Thompson, che invece ha tutta l’inerzia mentale dalla propria parte. Provenienti dalle stesse scuole tennistiche, Thompson rappresenta la corrente pro-Hewitt mentre Kyrgios quella contro. Thompson peraltro ha un gioco che potrebbe funzionare molto su erba. Prepariamoci a un possibile psicodramma.

Occhio ovviamente anche a Bernard Tomic che al primo turno affronta Tsonga. Tomic aveva un talento del tipo e lo spessore per vincere Wimbledon un giorno ma si sta buttando via. In ogni caso non si sa con quale piede si alzerà dal letto domani: Tsonga farebbe bene a stare attento. Al secondo turno il vincitore potrebbe affrontare Shapovalov, penalizzato dalla superficie ma di certo sempre divertente.

Sempre in tema canadesi, al secondo turno potremmo vedere la sfida un po’ malinconica tra il sacerdote della generazione perduta - Grigor Dimitrov - e l’emblema di quella nuova che non sembra voler fare sconti a nessuno, Auger-Aliassime. Ho un eterno feticismo per Ivo Karlovic, i cui 40 anni si stanno facendo sentire ma che su questi campi rimane competitivo nel suo modo anomalo e per certi versi anti-tennistico. Dovesse battere Arnaboldi al secondo turno troverebbe Tsitsipas (che deve battere Fabbiano): un La Bella e la Bestia da non perdere.

Se vi piacciono specialisti della superficie che sconfiggono tennisti altissimi in classifica occhi puntati su Querrey-Thiem, dove forse c’è il mismatch più grosso di superfici. Per il resto, cercate di guardare tutte le partite che vedranno in campo Feliciano Lopez.




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