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Redazione

Il bello dell’Europa League 2020 vol. 5

I momenti più sgargianti di una competizione in sconto col Black Friday.

 

Conosci la tua squadra Europa League: Trabzonspor

 

 

Trebisonda è una città che si affaccia sul Mar Nero, la sua posizione geografica la rendeva un riferimento fondamentale nelle navigazioni. Quando si perdeva il riferimento di Trebisonda, a causa di condizioni meteorologiche proibitive, morire in mare diventava facile.

 

In ogni caso “Perdere la Trebisonda” è diventata un’espressione idiomatica che equivarrebbe a “Perdere la bussola”, cioè perdere l’orientamento e che spesso usiamo per riferirci a una persona che non è più in sé, es.: «Da quando ha conosciuto Martina Luca ha perso la Trebisonda». È ironico che un anno fa un aereo sia uscito di pista proprio a Trebisonda, dando vita a una foto unica, con un velivolo spiaggiato verso il mare come uno strano scivolo gonfiabile.

 

In un affresco del XV secolo viene rappresentata la conquista di Trebisonda da parte dell’Impero Ottomano nel 1461, dopo due secoli di indipendenza. A quanto pare fu decisiva la mancanza di contatti diplomatici dell’imperatore Davide II, uno degli ultimi esponenti della dinastia dei Paleologi. La sua caduta ha determinato la fine dei romei, ovvero dei romani di lingua greca, e quindi di una delle culture più affascinanti e peculiari della storia.

 

 

La storia del calcio a Trebisonda è una storia di conflitti. Una storia che riassume bene la follia con cui il popolo turco vive il gioco del pallone. Vi basti sapere che a Trebisonda nella prima metà del ‘900 esistevano diversi club che giocavano un campionato speciale di Trebisonda, fra cui due che erano i principali club, quelli con più tifosi e più blasone. La rivalità che li divideva superava persino quella delle squadre di Istanbul e creava un clima insostenibile in città. La situazione andava fermata. Nel 1962 il presidente della Federcalcio Turca chiese alle città di fondere i club in un’unica squadra, ma a Trebisonda non ci pensarono proprio, e l’odio fra le due squadre – İdmanocağı e İdmangücü – le tagliò fuori dalla massima serie. Cinque anni dopo l’İdmanocağı organizzò una fusione con altri due club e costrinse l’İdmangücü a fare lo stesso poco dopo. Ma quest’ultima fusione fu osteggiata e arrivò fino in tribunale, senza però impedire la nascita del glorioso Trabzonspor.

 

È quindi per odio, dispetto e rivalità che nasce uno dei club più importanti di Turchia, che oggi nell’albo può vantare 6 campionati turchi, 8 coppe e 8 supercoppe nazionali. Stiamo parlando del quarto club turco per popolarità. Se vi trovate casualmente nella bollente curva del Trabzonspor state attenti al minuto 61. I tifosi di solito tirano fuori il loro personale arsenale di fumogeni, petardi e carta igienica. Qualcosa che si ricollega – e scommetto che non ve l’aspettavate – alla caduta dell’impero di Trebisonda, proprio nel 1461.

 

 

Non è stata tra le più esaltanti campagne di Europa League del Trabzonspor, che nonostante il buon curriculum europeo ora langue all’ultimo posto del gruppo B, con appena 1 punto guadagnato contro Basilea, Getafe e Krasnodar.

 

Le squadre che dobbiamo prepararci a salutare

Trabzonspor

 

Dopo la caduta di Trebisonda la caduta del Trabzonspor, protagonista di uno dei peggiori gironi della propria storia europea. Ti ricorderemo a ogni minuto 61 delle nostre partite di calcetto, quando ci hanno già chiamato per le docce e ripenseremo alla caduta dell’impero bizantino.

 

Rosenborg

 

A Trondheim c’è troppa neve per giocare a calcio, arriveranno tempi migliori grazie al riscaldamento globale.

 

Rennes

 

Una delle migliori squadre della scorsa edizione ci ha già salutato, sfiorendo in tutti i suoi migliori elementi. Che tristezza vedere appassire i giovani.

 

Vitória Guimarães

 

Sic gloria transit mundi ma non passa di certo la bellezza del tuo logo, glorioso Vitoria Guimaraes.

 

CSKA Mosca

 

L’eliminazione ai gironi è la lezione per chi prova a rinnovarsi nella grande Madre Russia.

 

Oleksandrija

 

È finita quest’edizione e neanche il nome di un tuo giocatore è rimasto impresso nella nostra memoria, oh Oleksandrija, ci mancherà la tua incollocabilità geografia e i tuoi colori sociali che fanno a pugni l’uno con l’altro come nelle migliori famiglie ucraine.

 

Saint-Étienne

 

Come hai fatto, Saint Etienne, a non qualificarti con in squadra tutti quei fenomeni? Come hai fatto a non concedere la fase ad eliminazione diretta al fenomeno Wahbi Khazri, tunisino nato ad Ajaccio come un personaggio di Jacques Audiard; come hai fatto a non godere di bomber Robert Beric, bomber sloveno nato a Krsko; come hai fatto, a non far brillare i dribbling di Ryad Boudebouz, che dribblerebbe anche un’intelligenza artificiale programmata per non farsi dribblare? Ci hai deluso, Saint Etienne.

 

Wolfsberger

 

Vai via dall’Europa League ma non dai nostri cuori. Torneremo a visitare il tuo castello e a bere i tuoi vini.

 

Beşiktaş

 

Cos’è successo, caro Besiktas: due anni fa furoreggiavi in Champions League e da due anni marcisci nei bassifondi dell’alta classifica della Super Lig e in Europa League non ti fai valere per niente. Ma proprio per niente. Preso a pizze dal Braga, dominato dal Wolverhampton. Non sarà mica stato Ljajic, che tutto ciò che tocca diventa merda?

 

Slovan Bratislava

 

Te ne vai e neanche un “Conosci la tua squadra d’Europa League” ti abbiamo dedicato. Allora scriveteci se volete che lo Slovan venga raccontata per bene la prossima puntata.

 

Partizan

 

Non sono bastati Umar Sadiq in campo e Savo Milosevic in panchina a guidare la carica. Assurdo che tu ti sia fatto cacciare, caro Partizan, negli ultimi 5 minuti della partita di ieri contro l’AZ. Bastava stare più attenti per passare questo turno, ma te la sei giocata e non ti rispettiamo.

 

 Astana

 

Tra tutte le squadre esoteriche e in posti incredibili dell’Europa League, cara Astana, tu sei la più lontana. Devo estendere al massimo il mio concetto d’Europa per immaginarti, cara Astana. Cosa c’entravi, tu, nelle trasferte a Belgrado, nel cuore del vecchio impero austro-ungarico, o a Manchester, dove i bambini chiedono se è nebbia e i papà rispondono che no, sono le ciminiere. Ci rivediamo il prossimo anno.

 

Lugano

 

Tra tutte le squadre anonime dell’Europa League, caro Lugano, tu sei la più anonimo. Non un giocatore mi sovviene alla mente pensando alla tua squadra, e per questo tu sei e sarai sempre l’Europa League al suo massimo grado.

 

F91 Dudelange

 

Tra tutte le squadre scrause e surreali dell’Europa League, caro F91 Dudelange, tu sei la regina. Signora dei difensori lenti, imperatrice degli attaccanti nani, baronetta dei centrocampisti coi bozzi sui piedi. Per questo ci mancherai sempre, ti seguiremo in campionato, su tutti i campi del Lussemburgo, da Weiswampach a Esch-sur-Alzette (i due punti estremi del paese, che poi stanno appena a un’ora di macchina).

Giocatore più Europa League: Maximilian Arnold

Quanto ci abbiamo creduto: 9

Quanto è stato realmente forte: 8

Quanto è caduto in disgrazia: 8

Quanto sembra depresso: 10

 

Il 6 aprile 2016, Maximilian Arnold -detto Max – si inseriva nel cuore dell’area di rigore del Real Madrid e con il piatto batteva Keylor Navas, per il 2-0. Al ritorno la furia di Cristiano Ronaldo impedì al Wolfsburg di eliminare il Real Madrid dei fenomeni, ma per Arnold (e forse anche per il Wolfsburg) quella partita sembrava il trampolino verso le vette del calcio mondiale.

 

L’estate dopo vinceva l’Europeo U21 con la Germania, brillando particolarmente in un contesto d0ve Arnold era quasi fuori categoria (23 anni, oltre 100 presenze in Bundesliga, 1 coppa di Germania). In quel momento sembrava uno dei talenti più interessanti del calcio tedesco, che però allo stesso tempo ne stava producendo di tantissimi altri. Nella stessa estate la Nazionale maggiore vinceva la Confederation Cup piena di elementi più giovani e meno esperti di Arnold (Leon Goretzka, Julian Draxler, Timo Werner solo per rimanere all’attacco).

 

In quell’estate Arnold ha perso i due treni che sembra ormai obbligatorio prendere per sbocciare definitivamente se sei un talento con passaporto tedesco: il Bayern Monaco o il Borussia Dortmund. Rimasto al Wolfsburg è appassito insieme ad una squadra che per un attimo è sembrata poter ambire ad un posto al sole, ma non ci è riuscita.

 

https://twitter.com/VfLWolfsburg_US/status/1199484242763403265

 

Oggi Arnold è stempiato e dimostra molto più dei suoi 25 anni. Con quella barbetta rossa sembra un padre attento o un allenatore delle giovanili particolarmente dedito al suo lavoro. In campo è ancora, sempre, il miglior giocatore della sua squadra. In questa Europa League ha già segnato un gol e servito 3 assist, sempre con il suo sinistro che è sempre un po’ speciale.

 

Per me è difficile parlare di Arnold, uno dei primi in questa rubrica in cui ho creduto veramente. Ogni giorno che passa sembra meno un calciatore e più un tizio che potrei incontrare ad un concerto degli Uochi Toki. Eppure non ho perso le speranze: magari sarà proprio questa Europa League a togliere di dosso da Arnold l’odore di Europa League. Sarebbe strano, ma dopotutto il calcio è strano, no?

Bruno Fernandes è il Cristiano Ronaldo dell’Europa League (ancora una volta)

 

Ieri Bruno Fernandes ha continuato a dominare la sua competizione preferita. Se l’anno scorso aveva segnato 3 gol e servito un assist in Europa League, ora è già a 5 gol segnati e 3 assist serviti. Ieri, contro il PSV, ha contribuito a tutti i gol dello Sporting Lisbona, con 2 gol e 2 assist. La prima rete l’ha segnata con un suo classico tiro che sembra ciabattato ma che risulta imprendibile. Tocca 20 volte terra prima di baciare il palo ed entrare. Ma a sintetizzare il suo dominio sulla competizione soprattutto uno stranissimo calcio di rigore, davvero unico per come è stato calciato.

 

Bruno Fernandes carica il tiro, poi rallenta e tocca sotto il pallone. Sembra un cucchiaio ma la palla non si alza e muore rasoterra dalla parte opposta a quella in cui si è buttato il portiere. Fernandes tiene gli occhi fissi verso la porta, da vero torero, con una solida fama di assassino di portieri nord-europei di Europa League.

Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League

Dice il saggio: “Sai quante parole hanno gli eschimesi per dire neve?” per intendere che queste parole sono tante, tipo 14, 41 addirittura 99. Quando lo dice, il saggio vuole intendere che insomma il mondo varia in base al clima dentro il quale ti ritrovi a crescere. Qualcuno ha provato a rispondere davvero a questa domanda, in questo approfondito articolo, perché a noi quello che interessa è se – per caso – c’erano degli eschimesi ieri a Trondheim, dove era visibile una specie di neve, che però potevamo chiamare anche nevischio, neve che non attacca bene, nevetta magari nevina.

 

Insomma volendo anche noi possiamo trovare tante parole per definire la neve, ma abbiamo altro a cui pensare, tipo a come esprimere il nostro amore per le squadre di Europa League quando siamo in trasferta. Il nostro quiz è quindi: come si dice? (le traduzioni potrebbero, come non potrebbero, essere state fatte con traduttori automatici).

 

 

1) Come si dice in tedesco “Kamada è il Kakà giapponese, ma con un miglior tiro da fuori”?

 

a) Kamada ist das japanische Kakà, aber mit einem besseren Wurf.
b) Kamada ist der japanische Kakà, aber wenn er ein Zombie wäre.
c) Kamada ist der japanische Kakà, aber ohne den verdammten Bruch der Religion.

 

2) Come si dice in turco “Mi sa che Erdogan porta sfiga”.

 

a) Bence Erdoğan alay eden bir faşist.
b) Bence Erdoğan kötü kokuyor.
c) Erdoğan’ın kötü şans olduğunu düşünüyorum.

 

3) Come si dice in portoghese “Forse era meglio se a Guimaraes rimaneva la nebbia”.

 

a) Talvez fosse melhor se em Guimarães organizassem um grande festival de fado.
b) Talvez fosse melhor se o nevoeiro permanecesse em Guimarães.
c) Talvez fosse melhor se a ditadura permanecesse em Guimarães.

 

4) Come si dice in ungherese “Ho pagato 26 fiorini per vede’ Varga”.

 

a) 26 florint fizettem, hogy elkerüljük Varga látását.
b) 26 florint fizettem az új Zalone film megtekintésére.
c) 26 florint fizettem, hogy megnézze Varga-t.

 

5)  Come si dice in russo “Ari è il miglior essere umano sulla terra”.

 

a) Ари — это лучшее человеческое существо на земле
b) Ари должен играть в Барселоне
c) Возможно, Ари не должен играть в футбол

 

Risposte: 1. a, 2. c, 3. b, 4. c, 5. a

Gol più Europa League

Virilità: 1

Assurdità: 9

Anti-epicità: 9

Paura della morte: 10

 

L’AZ Alkmaar è una delle sorprese più inaspettate della stagione. Seconda nel campionato olandese, davanti a Feyenoord e PSV, ieri sera è riuscito anche a strappare con un turno d’anticipo il pass per le montagne russe dei 32esimi di finale. Eppure la serata non si era messa bene per la squadra di Arne Slot, colpita due volte nel primo tempo dal Partizan e rimasta con un uomo in meno per l’espulsione di Boadu all’83esimo.

 

Eppure, dovreste saperlo, l’Europa League è quel torneo dove tutto può succedere perché quando sei nell’orlo del baratro può accadere sempre qualcosa di incredibile, tipo quello che è successo a Ferdy Druijf, che secondo Wikipedia è ancora un giocatore del NAC. Buttato nella mischia alla disperata, l’attaccante dell’AZ ha segnato due gol in pochi minuti, regalando di fatto la qualificazione alla sua squadra. Il primo, quello della speranza, è arrivato al minuto 88 e a dirla tutta qualcuno potrebbe quasi obiettare che non è suo.

 

Su un lancio pazzo e disperato dalla difesa di Teun Koopmeiners, Druijf prova a fare quello che può fare un attaccante quando un lancio è troppo lungo e lui è solo al limite dell’area: la spizza, ma la spizza appena, il pallone non cambia davvero traiettoria, non accelera, non diventa una scheggia impazzita. Bisogna allora chiedersi cosa ha pensato Vladimir Stojković, 36enne portiere d’esperienza che avrà visto milioni di spizzate in giro per l’Europa (ha giocato davvero ovunque), che si è fatto trovare da tutt’altra parte, come se le due squadre non stessero davvero giocando a pallone, ma piuttosto fossero 22 persone in cortile per la ricreazione.

 

Stojković prova a recuperare, ma finisce solo per accapottarsi dentro la rete, rendere ancora più ridicolo un momento abbastanza ridicolo. Insomma l’Europa League è la risurrezione di uno e la morte dell’altro ed è per questo che è più religione che calcio di periferia.

Il momento catartico Europa League

Magari vi ricordate di Markus Rosenberg, l’attaccante svedese più simile a Joel Kinnaman che mi viene in mente al momento. Dopo aver iniziato la carriera al Malmo è tornato a casa nel 2014 (a Malmo è anche nato) dopo aver giocato in Olanda, Germania e Spagna. Per la tifoseria è un idolo, avendo segnato quasi 100 gol per la squadra svedese. Ieri giocava la sua ultima partita con il Malmo e pensava che forse non potesse vivere momento più emozionate della coreografia iniziale, la sua faccia gigante in primo piano con lui bambino sullo sfondo (ha iniziato a giocare per il Malmo a 5 anni, proprio sullo stesso campo).

 

https://twitter.com/davidebig10/status/1200187348161646593

 

Ma insomma questa è l’Europa League, l’unica competizione che riesce a regalare finali da fiaba ad attaccanti svedesi non più giovanissimi. Rosenberg prima ha segnato il gol del 2-2, poi ha fatto quello che solitamente si sogna solo la notte: girando di piatto un cross dalla destra ha realizzato il gol del 4-3 per la sua squadra al minuto 96. Il gol che mantiene vive e probabili le speranze di qualificazione per una squadra che da anni sta provando ad ottenere risultati anche in Europa.

 

Tuttavia forse più del gol ad accapponare la pelle è stata l’esultanza successiva. Rosenberg è corso verso la curva dei suoi tifosi, distante pochi metri, salendo su una scaletta di metallo per riceverne l’abbraccio. Nel giro di pochi secondi è stato circondato da una folla di cappotti, sciarpe e cappellini di lana, una folla festante e riconoscente che arrivava da tutte le parti.

 

 

Qualcuno lo ha baciato, qualcuno ha provato a staccarne un pezzetto, per ricordo, qualcun’altro all’orecchio gli avrà chiesto di restare perché, dai, dove le trovi le gioie dell’Europa League?

Cosa ricordano le treccine di Adama Traore

Foto di Octavio Passos / Getty Images.

 

Magari vi siete persi di vista Adama Traore nelle ultime settimane (difficile, ma chissà) e vi siete persi il passaggio della sua capigliatura da lanetta bionda a treccine estive. Ieri contro il Braga Traore ha continuato a dimostrare i progressi fatti in questa stagione, ma i suoi capelli hanno rubato tutta l’attenzione.

 

Tendine tipo porta di un alimentari di paese

 

 

Spaghetti di soia

 

 

Monica quando si fa le treccine

 

 

Il cane Puli

 

Luis Alberto + Correa = una connection troppo elegante per l’Europa League

In una partita in cui la Lazio si porta via l’amarezza di un girone che poteva tranquillamente dominare, continuano a brillare i suoi due giocatori più tecnici per distacco, ovvero Luis Alberto e Correa. Lo spagnolo, abbassato più in un ruolo di mezzala, sta mostrando una capacità trascendentale di mandare in porta i suoi compagni (ieri due passaggi chiave). Oltre che di verticalizzare rompendo le linee avversarie, come nel gol di Correa, che nasce da un suo filtrante che attiva una serie di combinazioni sulla trequarti. La metafora della verticalità di una squadra come la Lazio è proprio il fatto che schieri un rifinitore come Luis Alberto nel ruolo di mezzala.

 

Joaquin Correa è un altro splendido interprete della verticalità con le sue corse palla al piede. Non sembra andare effettivamente veloce, ma i difensori non riescono a comunque a fermarlo, e ieri ha mostrato il suo meglio e il suo peggio davanti al portiere. Ha realizzato un gol complicatissimo e sbagliato uno facilissimo.

L’oroscopo di Niang 29 novembre / 12 dicembre

Scorpione – Jeremy Mathieu

 

Siete ghiotti di dolciumi natalizi, il natale sta arrivando ma la vostra gastrite è ora più bruciante che mai. Che fare? Non lo so, decidete voi, siamo un oroscopo mica il vostro medico.

 

Pesci – Timo Baumgartl

 

Venerdì prossimo andrete alla festa natalizia dell’ufficio e comincerete a guardare la vostra collega del piano di sotto con occhi diversi. Sarà lo spumante da quattro soldi o quel maglione a V casto ma provocante che ha deciso di indossare? Durerà poco, scoprirete che sta con il nuovo arrivato che tanto odiate. È stata lei a portarlo in azienda.

 

Acquario – Olivier Ntcham

 

Per il Black Friday troverete sconti pazzeschi per le casse bluetooth e il rasoio elettrico di cui avevate bisogno. Dov’è la fregatura? Da nessuna parte, non è che quest’oroscopo esiste solo per darvi brutte notizie.

 

Bilancia – Markus Rosenberg

 

Sei troppo preoccupato della giustizia, bilancia. Eri sulla metro e un ragazzo non cedeva il posto a un’anziana signora con indosso un golfino marrone. La cosa ti ha innervosito, bilancia, ma il ragazzo era marocchino e quindi avevi paura di passare per razzista, e non hai fatto niente, ti sei tenuta tutto dentro. Prova a rilasciare un po’ di emozioni nel futuro.

 

Vergine – Dominik Frieser

 

Sono settimane pigre. Non cambiate le lampadine dell’ufficio e vi accontentate di lavorare nella semi-oscurità; il tupperware con la frittata giace in frigo ormai dall’ultima vittoria europa del Lugano e non avete il coraggio di aprirlo per vedere la selva di funghi che può esservi cresciuta. Provate Polase ricarica inverno.

Le migliori foto di Morelos

Alfredo Morelos è alto appena 1,77 ma ieri ha segnato due gol di testa in mezzo alla difesa del Feyenoord. Perché è astuto, lesto e difficilmente sbaglia quando può dare un dispiacere alla squadra avversaria. Con i due di ieri Morelos è arrivato a 24 gol in 27 partite stagionali: tanti comunque vogliate pesare le reti che si segnano nel campionato scozzese. Per celebrarlo ecco 5 foto di Morelos particolarmente divertenti e che racchiudono la sua anima di brighella.

 

1.

 

Alfredo Morelos detto il Cobra è una persona molto sicura di sé. Quando segna si scompone poco e fa la faccia cattiva.

 

2.

Una foto di Morelos o una foto di un cartonato di Morelos che indica i 4 gol con i suoi denti rifatti?

 

3.

Professionista sì, in forma pure, ma senza rinunciare ai piaceri della vita 😉

 

4.

La vita in Scozia non è tutta gol al novantesimo e curve pazze. Certe volte viene da stendersi sul prato e provare un senso di nostalgia per la natia Colombia.

 

5.

Ma dopotutto quando sei Alfredo Morelos e sei stato pagato 25 milioni di sterline i tifosi contano su di te. E allora tu quando segni puoi rassicurarli, indicare il suolo e gridare “Yo estoy aqui”.

La busta epica di Nicolò Zaniolo in mezzo a due

Si narrava di un ragazzo la cui portentosa forza nasceva dalla sua fluente chioma; di un ragazzo che negli ultimi decadenti anni della Roma imperiale creava arte futurista su un campo da calcio. Si narrava di una sua busta in mezzo a due giocatori in una trasferta a Istanbul di cui non sono rimaste tracce, a parte un video pixelato dove a malapena riusciamo a distinguere la sua figura vagamente cristologica.

 

https://twitter.com/MicheleGioia12/status/1200146739602300928?s=20

Una birra una squadra: Kaiser - LASK

Come tutti i paesi della Mitteleuropa, l’Austria è un paese di grande birra, che condivide con la Bavaria una passione per la birra Marzen. Nell’Alta Austria, a Linz, dove il LASK regala ogni 3 giorni una grande espressione del gioco del calcio, nei bar e nei supermercati la Kaiser Beer va molto forte.

 

Si tratta della classica birra che non potete conoscere se non facendovi una bella vacanza a Linz (città con una certa offerta culturale peraltro). Etichetta bianca come l’albume d’uovo, austera scritta rossa OSTERREICHISCHE, una bottiglia affusolata come una gamba di una gemella Kessler.

 

 

Potete comprare una latta da 0,5 su questo sito a 2,20 euro. La descrizione dice che odorandolo potreste trovare un leggero aroma di malto e cereali, che poi è esattamente l’odore che dovrebbe emanare una birra. Su Beer Advocate riceve uno score di 66 che la classifica come “Poor”. La Kaiser Beer però, lo avrete capito, è una birra affidabile e rientra alla perfezione nel tipo di birra da accompagnamento di una partita mediocre ma spettacolare di Europa League. Una birra leggera, insapore, che provoca un vago senso di nausea, ma rassicurante.

Momento pazzo Europa League

La partita tra Lugano e Copenaghen può essere inserita tra le più dimenticabili della storia della competizione. Giocata in uno stadio diverso da quello dei padroni di casa svizzeri, praticamente eliminati, si è risolta in un gol di testa di Thomsen, un centrocampista che sembra nato per segnare gol di testa da inserimento in partite di poco prestigio. Per il resto 4 tiri totali, possesso palla equamente diviso, 4 cartellini gialli e un momento di assoluta follia.

 

Al minuto 84:07 secondi il portiere del Lugano Baumann rilancia lungo, lunghissimo, alla disperata. La palla rimbalza in un punto vuoto della trequarti e schizza verso l’altro portiere, Johnsson che gli va incontro per bloccarla. Dal nulla però compare Bottan, che riesce ad anticiparlo e portarsi la palla verso l’esterno da dove non può far altro che provare a metterla in rete con un piatto quasi dalla linea di fondo. Il pallone arriva sulla linea di porta dove viene intercettato facilmente da un difensore del Copenaghen che dopo averlo stoppato lo lascia al ritorno del proprio portiere, che intanto correva all’indietro, per non rischiare di colpirlo qualora avesse provato a spazzare. Johnsson a quel punto ha un lampo di genio: invece di spazzare verso il lato prova a servire un compagno al limite dell’area di rigore, ignorando la corsa di un avversario verso di lui, addirittura si sposta sul destro, perdendo ulteriore tempo.  Quando parte il passaggio l’avversario è praticamente ad un metro ed ovviamente colpisce la sua gamba protesa e gli torna indietro. Come per magia il portiere riesce a toccarla con il braccio, alzandola di quel tanto che basta per farla rimbalzare sotto la traversa e poi uscire dalla porta, per far tornare la partita sui binari della noia (da qui si vede meglio).

 

 

Una situazione così impredicabile da essere sfuggita all’algoritmo che regola il commento live della partita, che finisce per ignorare l’unico momento topico.

 

Breve storia di Just can’t get enough

1981, l’Inghilterra è scossa dalla recessione che ha colpito la parte più povera della popolazione. Le misure di Margaret Thatcher inaspriscono un conflitto già forte, che sfocia in vere e proprie rivolta violente, tra cui la più famosa è quella di Brixton dove per giorni la polizia si scontra con gli abitanti di questo quartiere povero alla periferia sud di Londra. Nello stesso periodo nel carcere di Long Kesh, Bobby Sand iniziava lo sciopero della fame con le famose five demands (le cinque richieste) che lo portò alla morte il 3 ottobre.

 

Due giorni dopo, i 5 ottobre, per l’etichetta Mute Records esce il primo album dei Depeche Mode Speak & Spell. A scrivere quasi tutte le tracce è Vincent Clark, fondatore del gruppo che qualche mese prima aveva avuto l’intuizione di affidare il microfono a Dave Gahan e alla sua voce profonda e sensuale nel gruppo. Clarke ama il suono della new-wave di quel periodo e da il meglio di sé in quella che diventerà la prima hit del gruppo Just can’t get enough.

 

 

Just can’t get enough è una canzone synth-pop guidata da un riff di sintetizzatore acuto e preciso che non può non rimanere nella testa di chi l’ascolta. Pochi mesi dopo Clark lascerà i Depeche Mode per divergenze creative, e il gruppo prenderà un percorso artistico molto diverso rispetto a questa canzone. Tuttavia la sua melodia rimarrà aggrappata al mondo della musica, finendo per diventare una cover qui e là, nonché un classico delle discoteche di tutto il mondo.

 

https://twitter.com/Chri6ViF/status/1200369235597377536

 

Nel 2009 viene adottata anche dalle Green Brigade, uno dei gruppi del tifo organizzato del Celtics, durante una partita contro il Glasgow Rangers. Oggi viene sparata dalle casse del Celtic Park dopo ogni gol e cantata a squarciagola dal pubblico. Ieri è risuonata particolarmente forte dopo il terzo gol, segnato da un ragazzo di Glasgow, il ventenne Michael Johnston.

Vita di Kamada dalla nascita alla cacciata di Emery

Daichi Kamada è nato nella prefettura di Ehime, sull’isola di Shikoku. Si fa notare fin dalle elementari, giocando per alcune delle migliori scuole sportive del paese, passando per il Gamba Osaka e il liceo Higashiyama di cui è per 3 anni il capitano. Qui viene preso dal Sagan Tosu una delle migliori squadre del Giappone, dove completa il suo percorso di crescita venendo allenato anche da Massimo Ficcadenti. Dopo tre stagioni di alto livello, approda in Europa, all’Eintracht Francoforte.

 

https://twitter.com/eintracht_eng/status/899607439980548097

 

Sono diversi i giapponesi che finiscono in Bundesliga, anche perché non avendo limiti per gli extracomunitari posso puntare senza rischi anche in mercati meno sicuri (altri motivi potete trovarli in questo pezzo). Kamada è a tutti gli effetti una scommessa dell’Eintracht, che dopo una prima stagione in cui vede poco il campo ad appena vent’anni. Nell’estate del 2018 viene dato in prestito al Sint-Truden, squadra belga diventata un cuscinetto per molti dei prospetti giapponesi che arrivano in Europa (con Kamada ci sono altri 5 giapponesi, tra cui Tomiyasu).

 

Un’ottima stagione da trequartista (36 partite, 16 gol, 9 assist) convince i tedeschi a riportarlo alla base anche per ovviare alle partenze di tutto il pacchetto avanzato. Nel 3-4-2-1 di Adolf Hutter, Kamada agisce da trequartista di sinistra, scambiandosi spesso la zona di competenza con Gacinovic. A vederlo giocare sembra uno dei tanti giocatori che si ispirano a Kakà, conduzioni palla al piede e testa alta.

 

Ieri contro l’Arsenal ha segnato i due gol che hanno permesso alla sua squadra di rimontare e vincere. Il primo con un gran sinistro dopo essersi liberato bene al limite dell’area di rigore, il secondo sempre da fuori area, questa volta col destro di prima intenzione, mettendo in mostra una delle sue qualità migliori, quella di essere praticamente ambidestro.

 

 

Da oggi grazie a questi gol è diventato un idolo dei tifosi dell’Arsenal: questa mattina infatti Unay Emery, uno degli allenatori meno amati dai sostenitori della squadra londinese, è stato licenziato. Non sappiamo cosa preveda il futuro di Kamada, ma avrà sempre un posto speciale nella storia di una delle squadre più riconoscibili della storia del calcio.

Quale accendino ha colpito Pellegrini?

All’inizio del secondo tempo di Istanbul Basaksehir – Roma, Lorenzo Pellegrini è stato colpito alla nuca da un oggetto lanciato dagli spalti mentre si apprestava a battere un calcio d’angolo. Il giocatore della Roma si è procurato una ferita alla testa, ma fortunatamente niente di troppo grave ed è rimasto in campo, un gesto apprezzabile visto che avrebbe facilmente potuto far sospendere la partita (cosa che anche l’arbitro avrebbe potuto fare, ma vabbè).

 

Ma con cosa è stato colpito Pellegrini? La vulgata comune parla di un accendino, ma quale accendino? L’accendino è uno degli oggetti più importanti della storia dell’uomo, il fuoco in tasca, assumendo nel corso della storia un valore altamente simbolico che ne ha fatto un oggetto di culto. Ecco alcuni degli accendini che potrebbero aver colpito la testa benedetta di Pellegrini.

 

L’accendino del film Delitto per delitto

 

 

Film di Hitchcock, alla cui sceneggiatura inizialmente lavora Raymond Chandler. C’è un morto e questo accendino svolge un ruolo fondamentale nel risolvere il mistero.

 

L’accendino sbagliato di Don Draper

 

 

Don Draper prende in mano il suo accendino, l’inquadratura stringe, leggiamo la frase “in life we often have to do things that just are not our bag”.

 

Lo zippo con cui Vincent Vega accende la sigaretta di Mia Wallace

 

 

Beh insomma, non devo dirvi nulla.

L’accendino de Er Faina

 

 

Dopotutto è della Lazio.

 

L’accendino gigante in questa foto con Bob Dylan

 

 

No, forse questo no, altrimenti non sarebbe qui a raccontarlo.

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